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Martini, Mario

Pittore italiano, XX - XXI sec.

Mario Martini

Roma 21/10/1931 - 03/03/2007

 

La modernita' di Mario Martini

 

Il concetto di modernità come progresso illimitato è stato sostituito da una retorica della modernità. Non c’è più l’impulso ideologico della ragione e del progresso, ma, come dice Baudrillard, si confonde sempre di più con “il gioco formale del cambiamento, del modello, della simulazione”. Moderno, però, è il costante spirito critico che ha rimesso molte verità in discussione. In quest’ambito si può esaminare l'azione degli artisti, sempre i più sensibili ai mutamenti.
E' il caso di Mario Martini, ciociaro, d’origine spagnola; finanziere in Sicilia, ha conosciuto, alla fine degli anni 50, il manicomio di Palermo con lunghe cure mal fatte; in pensione per cause di servizio, ha trovato nella pittura il suo riscatto in una lunga carriera, svolta per lo più in strada, .... proiettato ad esorcizzare l’imprevisto del futuro ed un raggrumarsi di memorie lasciate in sospeso; ha sviluppato una pittura dell’attesa, del frammento, del caos.
“Come, senza inutili illusioni, è possibile poter ricomporre l’infranto, risintetizzare il molteplice, in un tempo che non permette alcun accordo fra pienezza e molteplicità?” al di là del vuoto, del caos, senza storia e senza dialettica.
E' difficile entrare nei ragionamenti di un artista che spesso agisce inconsciamente e che non sempre é criticamente motivato.
In Martini vi è la coscienza di una situazione-limite, limite che egli cerca sempre di superare. Non teme il caos delle cose; ha imparato l’ontologia del presentimento, cioè prendere coscienza dei più deboli indizi: è come vivere in un pre-terremoto, sotto muri che crolleranno.
In una situazione così instabile egli continua ad andare avanti; si adatta a questo presentimento del caos, cerca di conviverci e di trovare il modo per esorcizzarlo anche correndo dietro a fantasmi.
Ogni piccolo avvenimento diventa causa di un qualcosa i cui effetti sono considerevoli in una sproporzione tra gli avvenimenti e le loro conseguenze; in effetti, in una tale situazione il controllo razionale completo in un ordine strutturato ha le stesse possibilità di riuscita che l’affidarsi al caso, perché basta una piccola cosa a scardinare tale ordine e provocare caos. Affidarsi al caso può rappresentare una soluzione e costituire un principio di spiegazione del reale; Martini ne assume spesso la filosofia. In un momento in cui la scienza e la ragione sembrano prevalere, si ripropone alla coscienza il “caos” come valore simbolico.
Martini si è adoprato per incorporare nella sua pittura tutte le qualità del fortuito, dell’apparentemente accidentale, con una composizione instabile in una sorta di collage disagevole e inquietante di tutti gli elementi. Vicino al senso del tragico, ha un’accettazione quasi divertita della realtà con la sua imprevedibilità, una reazione ironica verso il compiuto, l’equilibrio, la simmetria, verso un ordine che è spesso solo apparente. La figura é sempre presente, non in uno spazio obiettivo, ma in una realtà distorta della proiezione degli spostamenti psicologici e visivi della mente.
Vi è un complesso interscambio di tradizione e modernità con l'uso di metodi de-compositivi o de-costruttivisti. Non c’è solo frammentazione e ricomposizione, ma spesso è una composizione basata sull’animazione di funzioni e di un discorso nella giustapposizione
e differenziazione d’elementi anche surreali. Se la casualità, il presentimento del caos, l’imprevedibile, l’inabituale, sono i valori che sottendono l’opera di Martini, questi sono visti senza nessuna posizione intellettualistica, ma ricercati in una certa inconsapevole giocosa maniera di fare pittura.

La spiritualita' di Martini

Mario Martini ha ripreso a frequentare la gradinata della chiesetta dei Greci al Babuino e ne ha fatto (in parte) di nuovo il suo studio di pittore. Si è posto così ancora in mostra, insieme alle sue più recenti opere, tutte riguardanti il messaggio di Cristo, i luoghi del cristianesimo. E lo fa perché è convinto che da quelle parti e, poi in generale non vi sia più nulla di sacro.
Afferma:- Sono riusciti nell'intento di far sparire la sacralità, anche nelle cose... hanno ucciso il senso del sacro! . .. E' tutto marcio: governo e gonzi che imitano quegli imbecilli al governo! –
E le opere, anche se viste di sfuggita lasciano il segno. Sono realizzate con un vigore marcato in misura maggiore rispetto a quelle che le hanno precedute (che non erano affatto distensive) e, ciò lo si deve ai temi affrontati: i volti di Cristo, le figure ieratiche, le chiese nelle facciate e negli interni. L'espressione già forte di per se è questa volta acutizzata, appassionata: si erge a strenuo difensore del sacro. Più si guarda attorno, più avverte la necessità di dipingere il contrario.
I colori: giallo gridato, rosso cupo, blu e tutta la gamma delle terre sono piegati al volere dell'artista non per abbellire od ornare, ma per denunziare la perdita in crescendo dei sentimenti, lo smarrimento delle emozioni, di tutto ciò che vi è di più sacro in questo mondo ormai offeso, martoriato da guerre insensate.
Mario Martini accentra l'attenzione nella città in cui vive, Roma, e cerca disperatamente di coglierne gli aspetti secolari, quelli che danno in maggior misura il senso lieve ed essenziale della spiritualità.
Anche il "Babuino" guarda con apprensione l'ulteriore trasformazione a cui è sottoposta la sua via: negli anni passati scomparvero gli studi degli artisti, le gallerie d'arte e le librerie per cedere lo spazio alle sartorie e ai mobilieri alla moda, da qualche tempo chiudono pure gli antiquari e sempre per lo stesso motivo.
Da ciò è scaturito un passaggio di persone diverso, agghindate ma meno attente, più leste ma vanitose, vuote. Per nostra fortuna la metro permette a innumerevoli folle periferiche (guardate con sufficienza) di riversarsi con estremo folclore nel centro storico, per bilanciare con la freschezza insita lo sfacelo "creato" dai nuovi e ricchi barbari che, suppongono d'essere apportatori di novità, mentre non fanno altro che distruggere.
Non che a Martini mancassero gli argomenti per attaccare a fondo i mistificatori "sociali (?)", tuttavia con le attuali opere ha potuto dare un contributo intelligente e analitico alla denunzia: il sacro che contrasta l'idiozia, l'inettitudine, lo spirituale che smaschera le basse manovre dei faccendieri e dei loro accoliti che vorrebbero copulare Roma.
Se l'opposizione allo scempio fa fatica ad ottenere risultati concreti, allora che si contrapponga il sacro al nulla proposto dagli speculatori di ogni risma.
Davanti allo sfacelo anche gli agnostici come me sentono il dovere di salutare la difesa del sacro della spiritualità che, Martini ha così ben espresso in maniera esauriente.

 

 

da: www.studiodr-arte.com

 

 

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