Pittura in rete
Galleria
Pittori e scultori presenti nel sito
Biografia:
(Treviso 1914 - Firenze 1996)
Renzo Biasion nacque a Treviso il 30 maggio 1914 da famiglia veneziana; si è spento a Firenze nel 1996. Ha vissuto e lavorato dal dopoguerra a Torino, a Torri del Benaco sul lago di Garda, a Bologna e a Firenze. È stato pittore, incisore, scrittore, giornalista e critico d’arte. Il suo percorso artistico è legato a varie città: la Venezia degli studi giovanili, la Torino del dopoguerra, la Bologna che lo consacrò all’arte e alla critica, la Firenze in cui tornò all’insegnamento d’arte.
Si iscrive al Liceo artistico di Venezia e, conseguito il diploma, inizia ad insegnare disegno nelle Scuole industriali di Feltre. Appartengono a questi anni (1938-40) i primi ‘interni’, le prime ‘periferie’ e alcuni ‘ritratti’ a olio e ad acquerello.
Renzo Biasion, a sinistra, prima di partire per il fronte
Chiamato sotto le armi nel 1940 e inviato al Brennero, scoppiata la guerra viene mandato sul fronte greco-albanese col grado di sottotenente di fanteria, iniziando un’esperienza che avrà durevoli influssi sul suo lavoro avvenire. Tiene un diario e disegna dal vero i soldati. Durante l’avanzata in Grecia e i rastrellamenti nel Peloponneso dà corso a una serie di disegni di ‘bambini greci’ laceri e denutriti (tale serie, in parte perduta durante la guerra, precede di alcuni anni la poetica e la pittura neo-realista). Sbarcato a Creta e aggregato alle truppe tedesche, diventa comandante del Presidio di Kalò Koriò, Prina e Messeleri. Inizia la serie dei ‘paesaggi cretesi’ e collabora con disegni al “Giornale di Roma” di Atene, diretto da Paolo Cesarini. Dopo un breve soggiorno a Rodi, dove esegue vedute della città, da Creta è trasferito all’aeroporto di Iraclion: disegna gli sfollati dei “ricoveri” e una serie di “prostitute greche”, il tutto perduto 1’8 settembre 1943. Dopo questa data segue le sorti della Divisione “Siena” e, attraverso Grecia, Bulgaria, Ungheria, Austria, Germania, è condotto in prigionia in Olanda e successivamente in Polonia, poi a Norimberga. In questi campi di concentramento disegna dal vero soldati italiani e tedeschi e vedute del lager. Perduto il diario di guerra, inizia un diario di prigionia. Fuggito nel giugno del 1944, fece rientro in Italia. Sarà insignito della ‘Croce di guerra‘ al valor militare per la sua lunga prigionia.
Finita la guerra ritorna a insegnare disegno nella Scuola media di S. Bonifacio e successivamente a Caprino Veronese. Nel 1946 espone alla Piccola Galleria di Venezia, una serie di ‘interni’ che attirano l’attenzione di Sergio Solmi, direttore della rivista milanese “Le Arti”. Nel 1948 pubblica Tempi bruciati (Ed. della Meridiana, Milano) che ottiene successo di critica. È invitato a collaborare sulla terza pagina della “Gazzetta del Popolo” di Torino e, due anni dopo, lasciato l’insegnamento e trasferitosi a Torino, diventa inviato speciale del medesimo giornale. È un periodo di intenso lavoro letterario e giornalistico. Scrive i racconti di Sagapò, che saranno raccolti in volume soltanto nel 1953, scelti da Elio Vittorini per la sua celebre collana I gettoni (Einaudi, Torino); un grande successo tradotto in varie lingue e più volte ristampato in varie edizioni sino all’ultima uscita in occasione del centenario della nascita dell’artista. In seguito al successo di Sagapò gli viene offerta la rubrica d’arte sul settimanale “Oggi” di Milano, della quale è stato titolare per 34 anni. Trasferitosi a Bologna, lascia la letteratura e il giornalismo militante per ritornare alla pittura.
Biasion davanti ad una delle sue note ‘case rosse’ a Bologna
Continua le ‘periferie’ e inizia la serie delle ‘case rosse’, riprendendo pure a dipingere, su dimensioni maggiori, ‘ritratti’ e ‘interni’. Nel 1963 un’antologia di Piccoli interni pubblicati da Scheiwiller è presentata da Sergio Solmi. Espone all’Annunciata e alla Barbaroux di Milano. L’editore Macchi di Pisa gli dedica una grande monografia con un saggio di Corrado Corazza e con scritti dei maggiori critici italiani del momento. Nel 1964 pubblica, in edizione numerata, Pasqualino Locoforte (Ed. Bucciarelli, Ancona) e nel 1966 L’obiettore di coscienza, pure in edizione numerata, con due incisioni (Ed. Bischi, Urbino). Nel medesimo anno è nominato membro dell’Accademia Cherubini di Firenze. Ritorna all’insegnamento ottenendo, per concorso, la cattedra di Figura disegnata al Liceo artistico di Firenze. Successivamente verrà nominato membro dell’antica Accademia delle arti del disegno di Firenze.
Ha compiuto lunghi viaggi all’estero per la rivista “Pirelli” di Milano, illustrandoli con disegni e acquarelli. Ha illustrato con incisioni poesie di Vittorio Sereni, racconti di Fruttero e Lucentini e di Mario Pomilio. Oltre alla collaborazione con “Oggi”, ha scritto anche sulle riviste “Antiquariato” e “Arte”. Tra le molte mostre personali, da ricordare quelle alla Piccola Galleria (Venezia, 1948), alla Bussola (Torino, 1947 e 1953), all’Arte Antica (Torino, 1973), all’Annunciata (Milano, 1949 e 1958), alla De Foscherari e alla Loggia (Bologna, 1971), alla Michaud (Firenze, 1976 e 1978), all’Aglaia (Firenze, 1979), alla Galaverni (Reggio Emilia, 1985), l’antologica al Museo Civico L. Bailo di Treviso (1986), l’antologica di Imola (1973), alla Mazzoni (Bologna, 1996), alla Fondazione Giorgio Cini (Venezia 2004) e alla Ponte Rosso (Milano, 2004). I 100 anni dalla nascita sono stati ricordati con tre mostre antologiche: la prima si è tenuta al Museo Magi ‘900 di Pieve di Cento (Bo) nel settembre-ottobre 2014. La seconda a Torri del Benaco (Vr) presentata da Vittorio Sgarbi che ha tenuto una “Lectio Magistralis” sui suoi dipinti (giugno 2015). La terza è stata alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza nell’ottobre 2015.
Autoritratto. L’opera si trova al Museo L. Bailo di Treviso
Biasion ha esposto, come invitato con gruppi di opere, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, nelle maggiori mostre italiane e all’estero, tra cui le mostre itineranti della pittura italiana, in Germania e nell’America del Sud, alle maggiori mostre internazionali di arte grafica: S. Paulo Brasile, Parigi, Mosca, Stoccolma, Intergraphic di Berlino, Firenze, Leningrado, Giappone. Sue opere figurano in diverse gallerie d’arte italiane e straniere: Bologna, Firenze, Torino, Verona, Venezia (Ca’ Pesaro e Fondazione Cini), nei Musei di Lucca, Imola, Treviso, Rovigo, Rodi, Rovigno, Benevento, Belluno, Feltre, Pisa, Vicenza, San Pietroburgo (Ermitage), Lima. Un suo ricco corpus di incisioni è stato acquisito dal Gabinetto delle Stampe degli Uffizi di Firenze (105 tra acqueforti e puntesecche); l’Autoritratto di Biasion è stato acquistato dalla Galleria degli Uffizi di Firenze; alla Fondazione Giorgio Cini a San Giorgio, Venezia, sono custoditi 73 disegni e acquarelli eseguiti tra il 1941 ed il ’44, durante la Seconda Guerra mondiale; il Museo di Senigallia gli ha dedicato una sala permanente; altre opere figurano in vari altri musei. Numerosissime sono state le sue mostre personali, in Italia e all’estero.
Ha conseguito vari premi, tra cui il Premio Napoli delle Nove Muse, il Premio Verona (I° premio), il Premio Gonzaga (I° premio), il Premio Antoniano (I° premio), il Premio Capo d’Orlando (I° premio), il Premio Ginestra d’oro, il Premio per il disegno (I° premio) alla Mostra dell’arte figurativa (Milano 1966), la medaglia d’oro per la pittura alla Quadriennale di Torino (1968), la Tanagra d’argento (I° premio per il disegno) alla Biennale di Torino (1969), il Premio Giuseppe Viviani per l’incisione (I° premio, Pisa 1977).
Gli fu inoltre conferita la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica come “benemerito delle arti figurative”.
I maggiori critici d’arte italiani si sono occupati dell’opera pittorica e grafica di Renzo Biasion.
Numerosi i saggi e gli interventi critici sulla sua attività artistica. La sua “voce” è inclusa in tutte le più importanti pubblicazioni specializzate, in varie antologie scolastiche e storie dell’arte moderna.
da: https://renzobiasion.com/info/
Biografia:
(Firenze 1943)
Luca Alinari nasce il 27 ottobre 1943 a Firenze, nei cui dintorni, a Rignano sull'Arno, vive e lavora.
Giovanissimo, scopre la passione per la pittura e, come tutti i bambini, disegna e dipinge: ma Luca disegna e dipinge sempre e questa passione diventa il suo modo preferito per comunicare.
Dopo aver frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia, all'inizio della sua carriera si è occupato di critica letteraria: sarà redattore di riviste e recensore di testi di narrativa.
Per alcuni anni lavora nel settore della comunicazione scritta e televisiva e nel 1979 fonda e dirige la rivista d’arte “Signorina Rosina” mentre vive attivamente all'interno del mondo intellettuale ed artistico.
La sua prima mostra personale risale al 1969 a Firenze e da allora Luca Alinari è considerato un intellettuale, attivissimo nel panorama culturale italiano, che si interessa non solo di arti figurative, ma un personaggio che ha dato il proprio contributo ad eventi happening (ove l'arte non è il solo tema trattato) e a numerose pieces teatrali d'avanguardia.
Le sue sperimentazioni anticiperanno gli spunti e le idee di tanta pittura italiana sviluppatasi a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, come il movimento “Nuovi-Nuovi” e la “Transavanguardia”.
Dopo esperienze nella grafica e in altre forme espressive artistiche, negli anni ottanta è approdato alla formulazione suggestiva e fantastica di paesaggi immaginari.
Luca Alinari diventa presto uno degli autori più significativi dell’arte contemporanea, il punto di raccordo fra la generazione del post Pop Art degli anni tra il Settanta e Ottanta e le sperimentazioni neofigurative degli anni Novanta".
I suoi primi riferimenti stilistici infatti sono legati alla corrente “Neodada”, in adesione alla quale utilizza le tecniche più diverse: disegno con uso di colori fluorescenti, decalcomania, collage, trasposizioni fotografiche.
Nel corso degli anni Luca Alinari ha dipinto sui materiali più vari, spaziando dall'affresco al plexiglass, dal legno alla stoffa colorata che, fissata sulla tela, permette all'artista di ottenere cromatismi personalissimi.
La sua vena artistica ha spaziato anche nella sculture in vetro di Murano, opere intensissime sia nelle forme che nei colori.
Ormai famoso e conosciuto Luca Alinari viene invitato alle maggiori manifestazioni artistiche e, nel 1982 partecipa a "Arti visive '82", Biennale di Venezia; nel 1986 partecipa alla XI Quadriennale di Roma.
Nel 1990 ha l'onore di dipingere il "Cencio" per il Palio di Siena.
Nel 1999 il Museo degli Uffizi acquisisce un autoritratto dell'artista da inserire nella famosa collezione di autoritratti collocata nel Corridoio del Vasari a Firenze.
Le sue opere, che costituiscono il diario fantastico ed affascinante delle vicende del nostro tempo, si esprimono attraverso una notevole precisione figurale, legata all'osservazione della natura, nelle evoluzioni delle stagioni, nei colori del cielo, nei colori delle foglie, nei gesti delle persone.
I quadri di Alinari possono essere apprezzati e condivisi o turbare l'osservatore, ma certamente non lo lasciano indifferente, essi attirano lo sguardo e coinvolgono la natura più intima dell'uomo.
da: http://www.settemuse.it
Biografia:
(Lodi 1937 - Lodi 2009)
- 1937, 18 marzo
Nasce a Lodi, in via Santa Maria del Sole, secondogenito di sei figli.
La famiglia si trasferisce poco dopo in piazzale Barzaghi, dove Luigi Volpi trascorre gli anni dell’infanzia.
- Fine anni ‘50
Frequenta i corsi serali di pittura alla Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco di Milano e i corsi liberi di nudo all’Accademia di Brera.
Si dedica a varie attività, lavorando anche come grafico pubblicitario
- Anni ‘60 e ‘70
Vive a Milano
- 1967
Consegue da privatista il diploma di Maestro d’Arte presso l’Istituto Venturi di Modena
- 1971 - 1983
Insegna disegno e tecniche progettuali presso la Scuola d’Arte Ceramica “Cova” di Milano
- 1983
Inizia a dedicarsi professionalmente alla pittura e all’incisione
- Metà anni ‘80 - metà anni ‘90
Vive sulle colline di San Colombano al Lambro, nella frazione Valbissera
- Primi anni ‘90
Ritorna definitivamente a Lodi, con abitazione in via Cavezzali e poi in via XX Settembre
- 2009
Muore a Lodi il 31 marzo
PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI
1965 Milano, circolo “Elio Agresti”
Milano, Libreria Rinascita
1973 Lodi, galleria “Il Gelso”
1974 Cremona, “Galleria 23”
Riva del Garda (Tn), galleria “La Firma”
1975 Livorno, galleria “Il Cavallo”
1978 Milano, Scuola degli Artefici, Accademia di Brera
1981 Modena, galleria “Artestudio”
1983 Lodi, Centro “Il nuovo Broletto”
Lodi, Casa Editrice “Il Pomerio”
1984 Milano, Spazio espositivo “Corte Regina”
1986 Lodi, Centro Culturale “Ezio Vanoni”,
Milano, galleria “Il Quadrangolo”
1987 Milano, Centro dell’Incisione "Alzaia Naviglio Grande"
1991 Cremona, galleria “Sant’Antonio”
1992 Milano, “Spazio Ergy” (opere grafiche)
1993 Sant’Agata dei Goti (Bn), centro storico, “Tra le antiche mura”
1996 Milano, Biblioteca Comunale di Palazzo Sormani (opere grafiche)
1999 Londra, “Zebra two Gallery”
2000 Varese, "Galleria d’Arte Armanti"
2002 Milano, "Spazio Ergy", “Dieci anni dopo”
2006 Pisa, Spazio espositivo "Inclub Editore", “Pisa all’acquaforte”
2012 Lodi, Museo “Ettore Archinti”, “Il silenzio inciso” (mostra postuma)
2014 Lodi, Bipielle Arte, "Luigi Volpi 1937-2009. Opere" (mostra postuma)
2014 Lodi, Biblioteca Comunale Laudense, "Luigi Volpi 1937-2009. Incisioni" (mostra postuma)
2016 Lodi, Chiesa dell'Angelo, "Luigi Volpi 1937-2009. Disegni" (mostra postuma)
PRINCIPALI MOSTRE COLLETTIVE
1956 Milano, Premio San Fedele 1972
1957 Orzinuovi (Bs), III Premio Orzinuovi
1964 Milano, Premio “La parete d’oro”
1973 Milano, IX Premio Diomira (premio acquisto)
1965 Milano, Palazzo della Permanente, XXIV Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano
1966 Saronno (Va), IV Premio di pittura, “Città di Saronno” (segnalato)
1967 Sorrento (Na), Biblioteca Civica, “Sei giovani pittori”
Sesto San Giovanni (Mi), Concorso Scuola XXV Aprile (segnalato)
Modena, IX Mostra Interregionale Città di Modena (Primo premio per la sezione pittura)
Milano, Palazzo della Permanente, 1975 XXV Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano
Cernusco sul Naviglio (Mi), Premio di pittura e grafica “Villa Visconti” (premio acquisto)
Milano, Galleria delle Ore, XI Premio del Disegno
Sesto San Giovanni (Mi), Premio “Piazzetta”
Milano, galleria “Le Firme” (Gruppo di intervento grafico)
Milano, galleria “Ciovasso”
Rapallo (Ge), Sala mostre dell’antico castello, “Immagine 10”
1969 Sesto San Giovanni (Mi), Premio Piazzetta (premio acquisto)
1970 Sesto San Giovanni (Mi), Premio Piazzetta (premio acquisto)
Milano, Libreria di Brera
1971 Cremona, Club Turati
1976 Faenza (Ra), Palazzo delle Esposizioni, “Alternative 76”
Suzzara (Mn), XXVIII Premio Suzzara
Paliano (Fr), Palazzo Colonna, “Evidenza dell’immagine”
Berlino, Museum fur Deutsche Geschichte, “Inter Grafik 76”
1974 Saronno (Va), Biblioteca Civica, “L’uomo, la città” (a cura di Mario De Micheli)
Milano, Casa della cultura, “Rassegna dell’immagine critica a Milano” (a cura di Mario De Micheli)
Milano, Galleria delle Ore, XII Premio del Disegno
1977 Lubiana (Rep. Slovena), Moderna Galerija, “Grafici italiani contemporanei”
Milano, galleria Gipico Arese Torretta, “24+4, disegni e sculture”
1978 Milano, Palazzo della Permanente, “Una situazione, nove testimonianze”
Milano, galleria “Litta”
Lissone (MB), galleria Radice
Valenza Po (Al), Centro Comunale di Cultura, “Una situazione, nove testimonianze”
1979 Brescia, “Testimonianze di una situazione”
Rho (Mi), Rassegna Nazionale del Disegno e dell’Incisione”
Sorrento (Na), Centro d’Arte Antiope, “Realisti della quarta generazione”
1980 Modena, Centro Studi Ludovico Antonio Muratori
1982 Milano, galleria “Lo Zibetto”, “Cantonetti Dattelis Volpi”
Vizzolo Predabissi (Mi), Palazzo Comunale “Il buon lavoro di tredici artisti”
Torbole (Tn), Spazio espositivo “Colonia pavese”, Gruppo proposte grafiche
Torino, Liceo Artistico Vittorio Veneto, “Sei incisori”
1984 Lodi, galleria “Il Gelso”
1985 Lodi, Studio Quadraroli, “L’autoritratto”
Konstanz (Germania), “Zeitgenossische Kunst aus Lodi Konstanz”
1986 Biella, Galleria Arte Dialoghi Club, “Incontro con la grafica contemporanea. Quaranta nature morte”
Milano, Centro dell’incisione “Alzaia Naviglio Grande”, “Fior da fiore”
Milano, La bottega di arti incisorie Milano, Ponte delle Gabelle, “Trenta incisori per Natale”
1987 Taipei (Taiwan), III International Biennal Print Exhibit 1987 ROC
Milano, Centro dell’Incisione "Alzaia Naviglio Grande", “Favole padane”
Lodi, Studio Quadraroli, “Ritrattare”
1988 Londra, Royal Academy, “The Royal Academy Illustrated 1988”
Milano, Centro dell’Incisione "Alzaia Naviglio Grande", “Artisti per gli amici”
1989 Londra, “The Royal Academy Illustrated 1989”
Milano, Centro dell’Incisione Alzaia Naviglio Grande, “Tale e quale a Natale”
1990 Milano, Palazzo della Permanente, VI Triennale dell’Incisione
Londra, Royal Academy, “The Royal Academy Illustrated 1990”
Milano, Centro dell’Incisione "Alzaia Naviglio Grande", Natale sul Naviglio
1991 Milano, galleria Ciovasso, “Autoritratto d’Artista”
Milano, Centro dell’Incisione "Alzaia Naviglio Grande", “L’artista e il suo insolito”
1992 Treviso, galleria “La Roggia”, “Artisti lodigiani”
Sassari, Teatro civico, “L’incisione calcografica italiana negli anni 90”
1993 Bologna, galleria Forni, I Biennale dell’incisione “Romeo Musa”
Milano, "Spazio Ergy", “Nero su bianco”
Bagnacavallo (Ra), Museo civico delle Cappuccine, “Repertorio degli incisori italiani”
Milano, Spazio Finarte, “Arte per la vita”
1994 Milano, "Spazio Ergy", “Nero su bianco. Altri segni altri maestri”
Milano "Spazio Ergy", Senigallia (Giardini della Rocca),
Fabriano Complesso di San Domenico, “L’altoparlante. Musica suono comunicazione”
1995 Lodi, Rassegna d’arte “Oldrado da Ponte” Conferimento del premio “Oldrado da Ponte”
1996 Modica (Rg), I Rassegna Nazionale dell’acquaforte figurativa contemporanea
Codogno (Lo), Ospedale Soave, “Quaranta artisti per Lodi provincia”
Milano, Castello Sforzesco, “Matera e i suoi dintorni psicologici”
1997 Bagnacavallo (Ra), Museo civico delle Cappuccine, “Repertorio degli incisori italiani”
Milano, Centro dell’Incisione "Alzaia Naviglio Grande", “C’era una volta”
1998 Serra San Quirico (An), I Premio Internazionale d’Arte “Ermanno Casoli” (finalista)
Milano, galleria Ciovasso, “L’oggetto e lo sguardo”
Roma-Milano, Premio Leonardo Sciascia “Amateurs d’éstampes”
Milano, Centro dell’Incisione "Alzaia Naviglio Grande", “Ritratti di cose ferme”
Lodi, Rassegna d’arte “Oldrado da Ponte”
1999 Milano, galleria Nuovo Aleph, “Una rosa d’artista”
Lodi, Archivio Storico, “Carte d’arte in archivio”
Lodi, Naturarte 1999
Milano, galleria Ciovasso, “Artisti contemporanei. Collezione Duilio Zanni”
Atri (Te), “Casoli pinta”, Murales in estemporanea
Lodi, rassegna d’arte “Oldrado da Ponte”
Bagnacavallo (Ra), Pinacoteca Comunale, “Aqua fortis. Quaderni di grafica”
Milano, Centro dell’Incisione "Alzaia Naviglio Grande", “25 per Natale”
2000 Parma, “Artisti in fiera”
2001 Lodi, Spazio Bipielle Arte, “Realtà e realismi del Lodigiano” (a cura di Raffaele De Grada)
Lodi, Naturarte 2001
2004 Lodi, Naturarte 2004
2005 Lodi, Naturarte 2005
2006 Lodi, Naturarte 2006
2007 Sant’Angelo Lodigiano (Lo), Castello Bolognini, rassegna “Naturarte”
2009 Lodi, Rassegna d’Arte “Oldrado da Ponte”. Conferimento del Premio “Una vita per l’arte” (alla memoria)
2012 Lodi, Spazio Bipielle Arte, “L’arte s’è desta. 150 anni di pittura a Lodi, 1861-2011” (postuma)
2013 Milano, Università Bocconi, “1966-1976 Milano e gli anni della grande speranza” (postuma)
PRINCIPALI CARTELLE E PUBBLICAZIONI
1986 “Quaranta nature morte”, Dialoghi Club, Biella
“Natura morta con carciofi e limoni”, edizioni Olivetti
1987 “Natura morta d’autunno” Amici della Grafica, Casalpusterlengo (Lo)
1988 “Due paesaggi”, Club della Grafica Forni, Bologna
Edizioni varie, Inclub, Firenze
1990 Edizioni varie, Inclub, Firenze
1991 Edizioni varie, Inclub, Firenze
1993 “Vedute di Sant’Agata”, Edizioni Russo, Sorrento
1995 Edizioni varie, Inclub, Firenze
1996 Edizioni varie, “Zebra One”, Londra
“In ricordo di un amico”, Associazione culturale “Monsignor Quartieri”, Lodi
1998 “Dal mare all’entroterra attraverso secoli di storia”, Provincia di La Spezia (promossa dalla Società Autostrada Ligure-Toscana)
“Graffiti lodigiani”, Provincia di Lodi
1999 Edizioni varie,“Zebra One”, Londra
“Aqua fortis”, quaderni di grafica, Bagnacavallo (Ra)
“Camaiore e dintorni”, Camaiore (Lu)
2001 Edizioni varie, Inclub, Firenze
da: http://www.luigivolpi.it
Biografia:
Cronologia:
1939
Nasce in Lancashire, Inghilterra.
1956-60
Frequenta la Scuola d’arte di Wigan e consegue il diploma nazionale di pittura.
Vince la medaglia Governors e la borsa di studio per Parigi.
1960-63
Frequenta l’Accademia d’Arte di Edimburgo e vi consegue il diploma di pittura.
1961-63
Ottiene il premio Sketch Club e vari premi-viaggio in capitali europee.
1962
Borsa di studio per un anno post-diploma.
1963
Vince il premio Andrew Grant per un anno, sceglie di soggiornare e dipingere in Spagna.
1964
Viaggia e dipinge in Norvegia.
1964
Insegna alla Scuola d’arte di Wigan.
1965-66
Corso per insegnanti d’arte all’Università di Londra.
1966
Lavora alla sezione Ricerche Televisive per la Scuola presso l’Università di Londra.
1966-68
Insegna alla scuola d’Arte di Wigan.
1969
Primo viaggio in Italia. Soggiorna e dipinge per un anno in Sicilia e Toscana.
1970
Insegna alla Scuola d’arte di High Wycombe.
1971
Soggiorna in Sicilia. Costruisce lo studio permanente a Militello Rosmarino.
1972-4
Insegna Pittura al Politecnico di Manchester.
1973
Eletto socio dell’Accademia d’Arte di Manchester.
1974-77
Dipinge in Sicilia.
1978-79
Disegna e produce programmi televisivi per bambini in ospedale, Comune di Manchester.
1979-90
Dipinge in Sicilia.
1981
Film documentario sul suo lavoro e vita in Sicilia intitolato Il Nostro John Picking girato da Lancastria Television per ITV2.
1981
Riceve la cittadinanza onoraria di Militello Rosmarino.
1990
Stabilisce un secondo studio a Clusane, sul Lago d’Iseo. Divide il suo tempo dipingendo tra la Sicilia e Brescia.
1993
Sposta il secondo studio in Via Sant’Afra, Corte Franca (Brescia).
1998
Primo viaggio a New York.
2000Stabilisce studio a New York e lavora per Monique Goldstrom Gallery, Broadway.
2001 -
Continua a dipingere nei due studi italiani.
Mostre personali:
PERSONALI
Paperback Gallery, Edinburgh, 1961
ESU Gallery, Edinburgh, 1964
Berry Gilmore Gallery, Manchester 1967
New 57 Gallery, Edinburgh, 1967/70
Museum and Art Gallery, Salford, 1970
Colin Jellicoe Gallery, Manchester,
1972/74/76/78/81/83/84/87/89
Mercury Gallery, London 1973/76/81
Scottish Gallery, Edinburgh, 1977/81
Arts Club, London, 1977
Galleria d’Arte Antares, Catania, 1981
Centro Arti Visivi, Capo D’Orlando, 1981
Arte Grafica Club, Catania, 1982
Artists Club, Liverpool, 1983
La Nuova Barcaccia, Palermo, 1984
Galleria La Gradiva, Roma, 1984
La Barcaccia, Napoli, 1984
Galleria L’Incontro, Fiuggi, 1985
Galleria Agatirio, Capo D’Orlando, 1988, 1999
Galleria Russo e Russo, Fiuggi, 1991/94
Palazzo degli Affari, Firenze, 1992/94
Telemarket, Brescia, 1995
Monique Goldstrom Gallery, Broadway,
New York, 2000
Castello di Brolo, Messina, 2003
Galleria La Rocchetta, Pavia, 2003
Castello Gallego, Sant'Agata di Militello, 2004
Villa Piccolo, Capo d'Orlando, 2006
Associazione Culturale Mediterranea, Acquedolci, 2011
Comune di Corte Franca, 2011
Casa del Pittore, Chiari 2011
Comune di Rovato, 2012
Studio Aperto, Militello Rosmarino, 2013
Museo Gadam, San Marco d'Alunzio, 2014
Castello Gallego, Sant'Agata di Militello, 2015
Salone Comunale, Torrenova, 2016
Ellearte, Palermo, 2017
FILM
Il Nostro John Picking 45min. documentario diretto da Elizabeth Leigh, Lancastria Television per Channel Four 1982.
MURALI
Trappeto (Palermo), 1985
Barcellona Pozzo di Gotto, (Messina), 1986/87
Militello Rosmarino (Messina), 1989
Castellana Sicula (Palermo), 1995
Caltavuturo (Palermo), 1999
Cosenza, 2015
Mostre collettive:
Royal Scottish Academy, 1963-73
Society of Scottish Artists, 1964-67
Northern Young Contemporaries, Manchester, 1966
Arts Council touring Exhibition NYC’s, 1967
Liverpool Academy, 1967/68
Glasgow Institute of Contemporary Arts, 1967
Colin Jellicoe Gallery, Manchester, 1967-99
Piccadilly Gallery, London, 1971
Sheffield Open Exhibition, 1972
Mercury Gallery, London, 1972-81
New 57 Gallery Anniversary Exhibition,
Edinburgh Festival, 1972
Scottish Gallery, Edinburgh, 1973-83
Manchester Academy, 1973-1996
Royal Academy, London, 1974/75
Northern Images, Manchester, 1974
Galleria La Robinia, Palermo, 1977-79Arte Club, Catania, 1981-85
Palazzo Communale, Acireale, 1982
Galleria Mercede, Roma, 1982
Galleria L’Incontro, Fiuggi, 1982-84
Arte/Presenze, Museo Civico, Gravina di Catania, 1984
La Barcaccia, Fiuggi, 1986-89
Mulli-Gallerie, Weisslingen, Zurigo, 1984
Vitalità nell’Arte Contemporanea, Roma, 1986.
Incontro D’Arte, Messina 1986
La Mistica nell’Arte odierna, Monreale, 1985
Galleria La Meridiana, Messina, 1985-89
Comune di Partinico, 1986
Artisti Messinesi, Chiesa dei Catalani, Messina, 1987.
Centro La Sirena, Roma, 1987-89
Una Città per l’Arte, Capo d’Orlando, 1987-90
L’Acquerello Italiano a Messina, 1990
Comune di Palermo, 1992
Arte Fiera, Bologna, 1991-94
Circuiti D’Acqua, Comune di Trapani, 1993
I Figurativi, Basilica di S. Lorenzo, Firenze, 1994
Bruton Street Gallery, London 1994-95
Rassegna Internazionale D’Arte Contemporanea, Sant’Agata Militello, 1996
Telemarket, Fiuggi, Brescia, Bari, Milano, Roma, Bologna 1989-99
Prima Colletiva di Pittori Bresciani, Corte Franca, 1996
Galleria D’Arte Moderna, Agatirio, Capo D’Orlando, 1986-2000
Galleria D’Arte ‘Il Salotto’, Milano, 1999-2000
Comune di Ventimiglia di Sicilia, 1999
Galleria Tronci, Cuneo 1998-2000
Monique Goldstrom Gallery, New York, 2000
Galleria La Rocchetta, Pavia e Capo D’Orlando 2001-
Bienale, Osio Sotto, Bergamo, (vince il Gran Premio), 2002
Pittori Bresciani, Corte Franca, Brescia 2003
Arte e Sapori, Corte Franca, Brescia 2003
Mio Cinema, Festival del Film Messina, 2006
Meeting Art, Vercelli 2006-13
Associazione Culturale Dionysos, Forza d'Agro e Monte Pietà, Messina 2011
Palazzo della Ceramica, Caltagirone, 2012
Tre Dimensioni dell'arte, Catania, 2013
40° Anniverario Galleria Triangolo, Museo Civico, Cosenza 2013
Premio Internazionale Limen Arte, Vibo Valentia 2013
Arte e Scienza, Galleria Ortiga, Siracusa, 2013
Blackmore Gallery, Lymm, Inghilterra 2016
Galleria Ellearte, Palermo 2016, 2017
Montemiletto, Avellino, 2017
da: http://www.johnpicking.com
Biografia:
Sergio Melloni nasce a Pieve di Cento, Ferrara, nel 1938
Biografia:
Maurizio Rinaudo, nasce a Venasca (Cuneo) il 15 luglio 1946, vive e opera a Osasco e Pinerolo (Torino).
Uomo di pittura e scultura, Esponente del “METAFORMISMO”, Creativo nel FIGURATIVISMO dell’ARTE SACRA, Delegato Regionale dell’Accademia A.I.A.M. di Roma e fondatore della Scuola di pittura ad Osasco e Pinerolo. Attivo in campo artistico dagli anni 70.
Nel 1978 viene premiato dall’Unione Ind. Torino per un importante disegno, con brevetto depositato alla CCIAA di To. e poi a Bruxelles, Sede della Comunità Economica Europea. Da quel momento inizia un percorso in costane ascesa che lo impegna in vari eventi nazionali, internazionali e premiazioni d’arte eloquenti.
Si interessano alle sue opere valenti critici d'arte ed entra negli spazi di pubblicazione in riviste ufficiali; viene pertanto pubblicato nei cataloghi annuari e mensili Edizioni Bolaffi; nei Volumi di Arte Italiana nel Mondo; nei cataloghi e annuari Edizioni La Ginestra; nei cataloghi Edizioni Il Quadrato; nei mensili e volumi della Mondadori Editore. Grande risalto viene dato alla sua attività pittorica ed alle sue lucenti sculture in bronzo. Notevole risalto ai suoi lavori vengono dati, con ampio rilievo, nei cataloghi di Vittorio Sgarbi in ‘’SELEZIONI’’ e ‘’ITALIANI’’; ‘’Effetto Arte’’ e ‘’IMMAGINI’’ di Paolo Levi; Nei volumi di ‘’IL METAFORMISMO’’ a cura di Giulia Sillato (Ed. Mondadori); Nei volumi ‘’L’ARTE e il TEMPO’’ – ‘’Città EXPO’’ (Ed. Mondadori), nonché nel Catalogo d’Arte Moderna - CAM degli anni 1947, 48, 49, 50, 51 e 52; Nei cataloghi di Arte Moderna Edizioni Mazzotta ; Nei Cataloghi Edizioni il Sole 24ORE.
tratto da: www.mauriziorinaudo.it
Biografia:
ENZO PREGNO (Il Cairo, 1898 - Firenze, 1972).
Nato da genitori italiani, nel 1934 si stabilì a Firenze. Lavorò come operaio, decoratore, disegnatore, restauratore, ceramista, prima di dedicarsi alla pittura con rara capacità d’indagine, restando appartato e lontano dai clamori. Apprezzato da Kokoschka e da De Pisis, si interessò all’espressionismo, ma nella sua pittura seppe infondere concretezza ed energia, riuscendo sempre ad immedesimarsi nei luoghi, nelle persone, nelle cose. La maestria e la rapidità di esecuzione testimoniano l’urgenza di esprimere l’essenziale nella realtà e il tormento interiore che l’accompagna.
GABRIELLA GENTILINI
da: Firenze Art Gallery
Biografia:
Anzor Salye è un pittore uzbeko del XX - XXI sec. Noto essenzialmente come acquarellista di paesaggi orientali.
Biografia:
Roberto Sguanci è nato a Firenze nel 1948 e dopo aver frequentato fino al 1968 i corsi della Scuola d'Arte si è dedicato alla grafica pubblicitaria fino al 1973, anno in cui è stata inaugurata la sua prima personale. Pittore, poeta e scrittore ha conosciuto negli anni '80 il grande maestro Beppe Serafini, dal quale ha appreso la tecnica pittorica dell'incisione su pasta di legno, altrimenti detta "Olio graffiato", che ha poi rafforzato e personalizzato. Le sue opere sono ispirate da un'inquietudine espressiva, poiché traggono origine da sentimenti, paradossi e filosofie di vita quotidiana, ma si esprimono con forza creativa infondendo nella forma e coloristica del quadro e nello stesso fruitore che lo guarda, sensazioni rassicuranti di calma e tranquillità. Per tutto questo Sguanci può definirsi un Artista completo e contemporaneo.
Dal 1983 due sue opere sono in permanenza al Museo Nazionale delle Arti Naives di Reggio Emilia.
Le Mostre
Tra le tante mostre personali, le più importanti da ricordare sono:
-
1974 ROMA X Quadriennale d'arte di Roma
-
1981 SESTO FIORENTINO(FI) Palazzo Pretorio
-
1981 CAMPI BISENZIO(FI) Galleria l'Ariete
-
1982 POGGIO IMPERIALELa Storia di Pinocchio Villa Medicea, Citta' degli Uffizi, Poggio Imperiale
-
1982 FIRENZEGalleria dei Benci
-
1983 FORTE DEI MARMI(LU)Galleria Faustini
-
1983 LUZZARA (RE)In permanenza due opere nel Museo Nazionale delle Arti Naives ideato da C. Zavattini
-
1987 FIRENZE Galleria Bottega di Cimabue
-
1991 LIDO DELLE NAZIONI(FE) Galleria d'Italia
-
1993 MONTECATINI TERME (PT) Galleria "I Platani"
-
1994 PERUGIA Galleria IL GIANICOLO
-
1998 ADRIA (RO) Antologia alla Galleria IL CASTELLO
-
2000 PAESTUM (SA) Antologia delle Opere dal 1968 al 2000 Pal Maria
-
1999-2002 PADOVA, BOLOGNA, BARI, REGGIO EMILIA Partecipazione alle Fiere Nazionali
-
2002 MONTECATINI TERME(PT)Personale alla Galleria "LE FONTI"
-
2003 PRATO Personale antologica a Palazzo Datini
-
2004 NEW YORK Art Fair
-
2004 PADOVA Arte Padova
-
2005 REGGIO EMILIA Expo Arte
-
2005 VERONA Arte Fiera
-
2005 BARI Expo Arte
-
2007-2008 PRATO Personale nella Sede di Maliseti di Confartigianato Imprese Prato
-
2011 Athens Greece Copelouzos Family Art Museum
-
2011 Mostra/Eventi ( Prato, dettagli a breve sul portale )
-
2012 GALLERIA DEL TEATRO ROMANO GALLERIA DEL TEATRO ROMANO
Biografia:
Ennio Tortoli è nato a Livorno nel 1928. Pittore, autodidatta quanto alla formazione artistica, rinnova nella sua espressione la tradizione dei macchiaioli. Ha tenuto mostre personali in varie città: Livorno, Firenze, Siena. Ha partecipato a numerose rassegne in Italia e all’estero ottenendo moltissimi premi. Hanno scritto di lui critici, giornali e cataloghi d’arte quali: La Nazione, Il Giorno, Il Messaggero, Il Quadrato, Bollaffi. Le sue opere si trovano nelle migliori collezioni in Italia, Francia, Svizzera e USA.
La pittura di Ennio Tortoli nasce dalla diretta osservazione di una realtà ambientale profondamente amata dall’artista, che la trasfonde nelle sue raffigurazioni con immediatezza e ritmi e di colori, in una vibrante articolazione d’atmosfere. L’attenzione alla strutturazione dinamica delle forme è una delle caratteristiche salienti dello stile di questo pittore, che sa imprimere ai segni e alle masse cromatiche movimento e vivacità, in una forte tensione espressiva che suggella efficacemente i mutevoli effetti di luce e le suggestive coloriture dei paesaggi analizzati. Dall’ambiente maremmano, che più lo ispira, Ennio Tortoli coglie le essenze tonali, il respiro ampio e solenne dei pianori, la fatica operosa dell’uomo, il tumultante ondeggiare di mandrie equine in libertà fra i campi. Fremiti di vita, caldi colori, cieli percorsi da nuvole bianche si intessono ai sentimenti e alle emozioni, che invadono l’animo dell’artista e si trasmettono ai fruitori dei suoi dipinti, mediante la pregevole sintesi pittorica, concepita con cristallino equilibrio formale e compositivo.
da: http://www.deodato-arte.it/macchiaioli/ennio-tortoli/
Biografia:
GREGANTI, Guido. - Nacque a Livorno il 3 genn. 1897. Iniziò la carriera militare come ufficiale macchinista di complemento nella Marina militare durante la prima guerra mondiale; nel 1919 si sposò a Taranto con Ida Casavola da cui ebbe quattro figli.
Nel 1921 decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura e l'anno seguente si trasferì a Roma, dove iniziò una lunga e fertile carriera di ritrattista durante la quale mantenne sempre una posizione isolata, estranea ai fermenti innovativi delle correnti artistiche contemporanee, rispettando attentamente le indicazioni di una tradizione rigorosamente figurativa (Biancale).
Agli esordi della sua carriera, difficili e gravati da difficoltà economiche, risalgono il ritratto del Cardinale V. Vannutelli (1924: ubicazione ignota), quello di Pio XI (1925: proprietà della diocesi di San Paolo del Brasile) e il primo ritratto di Benito Mussolini (1929: già proprietà dell'Associazione nazionale della stampa di Roma, ora perduto).
Il primo riconoscimento ufficiale delle capacità tecniche del G. giunse nel 1939, quando il Gruppo Medaglie d'oro al valor militare gli affidò l'incarico di realizzare i ritratti dei militari che tra il 1848 e il 1939 avevano ottenuto la medaglia d'oro. Il risultato fu una cartella di 61 disegni, pubblicata poi in cinque volumi, a cura del gruppo stesso (Bianchi). Tra il 1948 e il 1950 realizzò la seconda serie per gli ufficiali della seconda guerra mondiale.
Nel 1942 per incarico del ministero della Marina eseguì il ritratto di Vittorio Emanuele III(proprietà del ministero della Difesa, Marina militare, Roma). È questo solo l'inizio di una lunga carriera legata alle committenze dell'ambiente militare, che lo avrebbe portato a diventare il pittore ufficiale dell'Arma dei carabinieri.
Risale a quegli anni l'inizio della sua collaborazione come disegnatore con l'Enciclopedia Italiana per la quale realizzò una serie di circa 1000 disegni di macchinari.
La prima personale risale al 1947 quando il G. espose alla galleria romana La Conchiglia. Nelle opere presentate, tra cui il ritratto di Pio XII (proprietà del Pontificio Collegio americano del Nord, Roma). emergeva nettamente il carattere del suo stile, attento alla tradizione e destinato soprattutto a soddisfare le esigenze di una certa ritrattistica ufficiale.
Nel 1950 vinse due concorsi nazionali: il primo con il ritratto di Pio X (chiesa di S. Onofrio, Roma); il secondo con un dipinto raffigurante S. Barbara (chiesa di S. Francesco, Villafranca Lunigiana). Sempre nello stesso anno in un'altra personale ancora alla Conchiglia il G. fu consacrato pittore di ritratti: tra gli altri si ricorda quello della Signora Aolia (ubicazione ignota) notevole per l'eleganza della pennellata e per la suggestione dei toni cromatici.
Nel 1953 espose per la prima volta a Milano presso il centro d'arte S. Babila: nella mostra, presentata da G. Prederali, oltre a ritratti di uomini politici e di esponenti della borghesia romana, erano presenti anche interessanti vedute di Roma quali Il giardino del lago, Il faro del Gianicolo, Rovine del tempio di Cerere.
Ma il punto di svolta della carriera artistica di G., che gli consentì di ottenere riconoscimenti anche all'estero, fu l'intensificarsi nel 1952 dei rapporti con il Pontificio Collegio americano del Nord. Da allora il G. iniziò un'attività di ritrattista ufficiale molto fertile legata agli ambienti ecclesiastici.
Per la nuova sede romana del Collegio, costruita nel 1953, realizzò nel decennio 1953-63, la serie completa dei ritratti di tutti i rettori del Collegio a partire dal 1868, quando l'istituto era ancora situato in via dell'Umiltà. Ebbe l'incarico di realizzare ritratti di cardinali e vescovi per decorare la sede dello stesso Collegio, alcune diocesi americane e la sede della delegazione apostolica di Washington. Nel 1958 a Miami in Florida dipinse il presbiterio (circa 100 m2) della chiesa annessa al Mercy Hospital con la Madonna della Misericordia e temi legati al concetto di pietà umana e divina, nonché il ritratto di Monsignore Hurley, arcivescovo di Miami.
Dal 1962 il G. fu scelto come ritrattista ufficiale del presidente della Repubblica tunisina al-Ḥabīb Bū Rqība (Burghiba), per l'esecuzione di tre suoi ritratti e di quelli della prima moglie Maffida e della seconda Wassila (proprietà del palazzo presidenziale di Tunisi) e per alcuni quadri di soggetto storico, di cui il più importante raffigura Ritorno di Burghiba a Tunisi dopo l'ottenuta indipendenza della Tunisia (proprietà del palazzo presidenziale di Cartagine).
Nel 1968 la University of California di Berkeley gli affidò l'esecuzione di alcuni ritratti di scienziati per il grande palazzo della Scienza intitolato al premio Nobel per la fisica Ernest Lawrence, di cui peraltro eseguì il ritratto (proprietà University of California).
Ultima committenza ufficiale di un certo prestigio fu nel 1975 la Crocifissione, conservata nella basilica di Nazareth in Israele.
Il G. morì a Roma il 6 sett. 1986.
Fonti e Bibl.: L. Bianchi, G. G., in L'Osservatore romano, 2 giugno 1939; Seconda Mostra d'arte marinara, a cura di U. degli Uberti, Roma 1943, p. 41; G. Carolei, Il Risorgimento italiano. Le medaglie d'oro al valor militare dal 1848 al 1870, Roma 1950; G. Vittori, G. alla Conchiglia, in Il Corriere di Roma, 15 giugno 1950; M. Biancale, G. G. (catal., galleria S. Marco), Roma 1952; G. Prederali, G. G. (catal., centro d'arte S. Babila), Milano 1953; C. Pizzinelli, Bourghiba e il pittore, in La Nazione, 21 giugno 1964; A. Crucillà, G. G., in Voce del Sud, 12 maggio 1984; B. Bruni, G. G., Roma s.d.; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori, e incisori italiani moderni e contemporanei, III, Milano 1972, p. 1542.
da: http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-greganti_(Dizionario-Biografico)/
Biografia
Spalato 1847 - Radebeul 1936
Donadini wurde 1847 in Spalato (heutiger Name: Split) / Dalmatien geboren, zu jener Zeit Teil von Österreich-Ungarn. Er studiert mit einem Stipendium für die „Ausbildung als Künstler“ an der Akademie der vereinigten bildenden Künste in Wien, dann verlegte er sein Studium nach Venedig. Dort lernte er die Maler Hans Makart und Heinrich Lossow kennen, mit dem er nach München ging. Im Jahr 1872 wurde er an der Münchner Akademie Meisterschüler von Carl Theodor von Piloty, einem bekannten Genre- und Historienmaler.
Im Jahr 1877 wurde Donadini Professor an der Kunstgewerbeschule in Wien. Da er mit seiner Wiener Arbeit unzufrieden war, wechselte er 1881 auf die Professur für figürliche Malerei sowie die Leitung des Ateliers für Theaterdekoration an der Akademie für Kunstgewerbe in Dresden mit Sitz am Antonsplatz. Unter Protektion des sächsischen Regentenpaars war Donadini dort über 30 Jahre eine geachtete Künstler-Persönlichkeit.
Donadini schuf für die Villa Bleyl, die Villa Eschebach und den Wettinersaal im Dresdner Stadtschloss zahlreiche monumentale Wand- und Deckengemälde mit mythologischen und historischen Themen, von denen die meisten im Zweiten Weltkrieg zerstört wurden. Im Albertinum in Dresden befindet sich eines der wenigen erhaltenen Exemplare seiner Gemälde, das Werk Ansicht vom Dresdner Eliasfriedhof. Er restaurierte in Dresden und in Leipzig zahlreiche Fresken von Louis de Silvestre, Moritz von Schwind und Friedrich Preller dem Älteren. Darüber hinaus verfasste Donadini mehrere Werke zur sächsischen Kunstgeschichte.
Der Hofrat Donadini war ein Pionier der Fotografie, viele seiner Glasnegative kamen in den 1980er- und 1990er-Jahren in den Besitz der Deutschen Fotothek der Sächsischen Landesbibliothek.
Im Jahr 1882 kaufte er als Sommersitz und Atelier ein Weinberghaus im Rietzschkegrund von Zitzschewig, einem heutigen Stadtteil von Radebeul. In den Folgejahren erweiterte er die Baulichkeiten durch ein Ateliergebäude und ein Sammlungsgebäude. Nach seiner Pensionierung 1913 ließ er sich dort vollständig nieder und duldete familiären Besuch nur noch durch seinen Sohn Carlo, da er mit Frau und Töchtern zerstritten war. Sein Haus wurde museumsartiger Aufbewahrungsort für seine immer größer werdenden Sammlungen, zu deren Themen auch die Verehrung für Napoleon gehörte.
Am 14. Oktober 1936 kurz vor seinem 90. Geburtstag starb Donadini in einer Dresdner Klinik an den Folgen eines Schlaganfalls. Er ist auf dem Alten Katholischen Friedhof in Dresden-Friedrichstadt beerdigt.
da: https://de.wikipedia.org
Biografia:
Trieste 1903 - Milano 1970
Franco Atschko nacque nel 1903 a Trieste da madre di origine polacca e padre toscano che però non lo riconobbe trattandosi di una relazione segreta.
Ospitato dalla Pia Casa dei Poveri nel 1916, dato che la madre, attenta alla sua istruzione, non poteva curarsene per le difficoltà finanziarie, dette immediatamente prova di precoce talento nella scultura tanto che, nel 1917, realizzò un busto dell'imperatore Francesco Giuseppe. Grazie all'interessamento del Direttore dell'Istituto si iscrisse all'Accademia di Vienna e in seguito frequento quelle di Venezia e Roma. Con l'avvento del fascismo, il suo nome venne italianizzato in Asco e fu amico e inizialmente maestro del più giovane Marcello Mascherini. A Trieste realizzò le figure a bassorilievo per il coronamento della Stazione Marittima e per la Capitaneria di Porto, mentre assieme a Mascherini completò le statue di giuristi romani sul palazzo del Tribunale. Sempre nel camposanto si rese protagonista della realizzazione di numerosi monumenti funebri. Nei primi anni Trenta abbandonò Trieste per approdare a Milano, ove divenne uno dei principali artefici della decorazione scultorea del Cimitero Monumentale di Milano con numerosi interventi. Dopo aver partecipato alla Biennale di Venezia nel 1941, si ritirò in un lungo isolamento dal quale uscì con una originale polemica esposizione triestina nel 1949. Personalità schiva e artista isolato nel tumulto artistico del dopoguerra, compì, nella sua città natale, la figura della Vergine dorata sulla sommità della colonna di Piazza Garibaldi. Si spense a Milano nel 1970.
da: http://www.nightwings.org
Biografia:
San Lorenzo a Colline (FI) 1898 - Firenze 1996
Nato a San Lorenzo a Colline, in provincia di Firenze, nel 1898 lo scultore, pittore e ceramista Giuseppe Piombanti Ammannati frequenta la Scuola Professionale per le Arti Decorative e Industriali Santa Croce di Firenze e poi i corsi di scultura di Libero Andreotti all’Istituto Statale d’Arte di Porta Romana a Firenze.
Nel 1918, diplomato da poco, gli viene affidata la cattedra di Storia e Arte della Ceramica alla Scuola d’Arte della Ceramica di Sesto Fiorentino.
Alla fine del decennio lavora alcuni mesi presso la manifattura ceramica "Florentia Ars"
Dai primi anni Venti realizza alcune ceramiche artistiche, pezzi unici, ispirate al mondo della campagna.
Nel 1925 è chiamato ad insegnare ceramica alla Scuola d'Arte di Sesto Fiorentino
Nel decennio successivo realizza numerosi modelli realizzati in serie dalla manifattura "Fantechi" con la quale collabora, come esterno, fino a tutti gli anni Quaranta, mantenendo parallelamente l'attività di insegnante presso vari istituti d'arte (Sesto Fiorentino, Grottaglie, Urbino ecc.).
Nel 1933 partecipa alla Triennale d'Arte di Milano ottenendo una menzione d'onore.
Dal 1934 al 1936 è direttore della Scuola d'Arte Ceramica di Sesto Fiorentino e, in questi anni, tiene la sua prima personale a Firenze.
Nel 1936 si trasferisce a Grottaglie dove ottiene la cattedra nella locale Scuola d'Arte.
Nel 1937 vince il Gran Premio per la Ceramica alla Mostra Universale di Parigi.
Negli anni successivi tiene mostre personali a Taranto nel 1939 e a Forlì nel 1942.
Parallelamente alla ceramica approfondisce le sue tematiche pittoriche e scultoree realizzando lavori ispirati alla vita della campagna, studi e ritratti di persone e temi di soggetto religioso.
Nel 1940 è nominato direttore della Scuola d'Arte di Urbino.
Muore a Firenze nell’estate del 1996.
da: http://www.archivioceramica.com
Biografia:
Santo Stefano Belbo (CN) 1901 - Torino 1986
Biografia:
Forgiòli, Attilio. - (n. Salò 1933).
Ha eseguito i suoi primi lavori nel campo della Nuova Figurazione, riuscendo con perizia ad affrontare temi di grande impegno civile e politico. In tal senso, ha scelto di dedicarsi alla raffigurazione di paesaggi dai toni cupi e drammatici. Del 1962 è il ciclo di pastelli La Senna, dipinti dopo un soggiorno a Parigi. Nel 1965 ha completato il ciclo Animali nel paesaggio e nel 1968 il ciclo delle Isole. Nel 1976 è stato invitato alla Biennale di Venezia e negli anni Ottanta ha iniziato l’importante sequenza delle Montagne. Ha tenuto mostre personali alla galleria Bambaia di Busto Arsizio (1989), al Palazzo Sarcinelli di Conegliano (1992, 1995, 1997, 1998, 1999), alla galleria Rafanelli di Genova (2001) e al Museo della Permanente di Milano (2006).
da: http://www.treccani.it
Biografia:
Mauro Staccioli nasce nel 1937 a Volterra e si diploma all’Istituto d’Arte nel 1954. Nel 1960 si trasferisce in Sardegna dove intraprende l’attività di insegnamento nella provincia di Cagliari e fonda, insieme a giovani artisti e intellettuali sardi, il Gruppo di Iniziativa. Nel 1963 si trasferisce prima a Lodi e successivamente a Milano; assumerà l’incarico di direttore del Liceo Artistico di Brera nel 1974/75 e 1978/79 e successivamente del Liceo Artistico Statale di Lovere (BG). Gli inizi della sua attività artistica sono saldamente intrecciati all’esperienza didattica e a quella di intellettuale e politico militante.
Dopo un primo periodo in cui sperimenta la pittura e l’incisione, dalla fine degli anni Sessanta si dedica alla scultura, concentrandosi sul rapporto tra arte e società e sviluppando l’originale idea di una scultura che si pone in stretta relazione con il luogo - inteso nella sua concezione sia fisica che sociale - nel quale e per il quale è stata realizzata. Il luogo assume così nel lavoro di Staccioli un ruolo centrale in quanto senza di esso non esisterebbe nemmeno la scultura. E’ nel 1972 che Staccioli matura l’idea di organizzare una serie di “sculture-intervento” nella città di Volterra; la mostra Sculture in città segna una svolta aprendo agli spazi urbani quel che fino ad allora era relegato solo negli spazi chiusi di gallerie e musei. Staccioli ricerca e genera una “scultura-segno” che nasce dall’attenta osservazione di uno spazio e che dialoga con esso sottolineandone le caratteristiche e alterandone la consueta percezione, suscitando domande e possibili risposte. Dalla mostra del 1972 prende corpo la manifestazione Volterra ’73 curata da Enrico Crispolti che sancisce l’inizio di un nuovo modo di intendere la scultura che trova completa espressione nella mostra Lettura di un ambiente - realizzata a Vigevano nel 1977 - che nel titolo stesso ne formula il principio.
Dopo una serie di mostre organizzate in gallerie e spazi milanesi (Studio Sant’Andrea, Studio Marconi, Galleria Bocchi) arriva l’invito alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1978, anno in cui realizza il celebre Muro, una parete di cemento di 8 metri che ostruisce la visuale del viale d’accesso al Padiglione Italia ponendosi quale segno critico e provocatorio. L’artista sviluppa fin da principio un linguaggio caratterizzato da una geometria essenziale e dall’uso di materiali semplici come il cemento e il ferro, non senza un implicito rimando all’uso che se ne faceva nelle città in quegli anni.
Gli anni Ottanta si aprono con un intenso intervento, uno squarcio lungo il pavimento dello Studio Mercato del Sale di Milano, che provoca il visitatore a riflettere e a partecipare attivamente attraversando l’opera stessa. Dopo aver realizzato una grande installazione in cemento nel parco di Villa Gori a Celle di Santomato (PT) - intervento che segna anche l’inizio di dialogo proficuo tra scultura e ambiente naturale - il lavoro di Staccioli riscuote una crescente attenzione all'estero. Le sue “idee costruite” trovano infatti collocazione in Germania (Stadtische Galerie, Regensburg; Fridericianum Museum, Kassel), in Gran Bretagna (Hayward Gallery, Londra), in Israele (Tel Hai College) e in Francia (ELAC, Lione). In questi anni il linguaggio dell’artista perde la durezza e l’aggressività che lo caratterizzavano, e che rifletteva l’aspro e violento clima politico, per sviluppare nuove forme sculturali. Nascono così opere che sfidano gli equilibri statici generando effetti di straniamento nell’osservatore, come la forma in equilibrio sulla scalinata della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma del 1981, o il grande plinto sospeso sulla scalinata della University Gallery di Amherst in Massachussetts nel 1984, realizzato in occasione della sua prima personale negli Stati Uniti. Il confronto con l’architettura e l’ambiente urbano trova nuove soluzioni nella genesi dei grandi archi rovesciati realizzati all’interno della Rotonda della Besana a Milano (1987), davanti al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (1988) su invito di Amnon Barzel e nel piazzale principale del Parco Olimpico di Seul (1988) su invito di Pierre Restany. L’attività negli Stati Uniti prosegue con una mostra al Museum of Contemporary Art di San Diego e con la serie di installazioni realizzate nel parco della Djerassi Foundation di Woodside in California (1987-1991), seguite negli anni Novanta da nuovi interventi e da importanti mostre tra cui quella tenutasi alla Shoshana Wayne Gallery nel 1993.
Negli anni Novanta l’artista continua a sperimentare nuove forme: anelli che mettono in risalto il paesaggio, come a Ordino d’Arcalis nel Principato di Andorra (1991) e a Monaco di Baviera (1996); tondi “costretti” negli spazi della Fondazione Mudima di Milano (1992) o in precario equilibrio nel Parco della Fara a Bergamo (1992); sfere che appaiono quasi metafisicamente nella piana di Ozieri in Sardegna (1995). Profondo e proficuo è il legame dell’artista con il Belgio, dove è chiamato a realizzare un intervento al Parc Tournay Solvay di Bruxelles per la Fondation Européenne pour la Sculpture (1996) e dove eseguirà numerosi interventi in spazi sia pubblici che privati, tra cui l’ormai celebre Equilibrio sospeso al Rond Point de l’Europe a Bruxelles (1998). Nello stesso decennio la Corea si fa promotrice di diversi interventi pubblici tra cui l’opera per il Contemporary Art Museum di Kwacheon (1990).
In anni recenti la feconda ricerca di Staccioli si è concretizzata in diverse installazioni in Italia e all’estero: Lapiz Building a La Jolla (San Diego 2003), dove una trave di acciaio attraversa la facciata dell’edificio, Taiwan (2003), Porto Rico (2004), Carrazeda de Ansiães (Portogallo 2008), Voisins-le-Bretonneux (Francia 2008), Greve in Chianti (2009) e Parco della Cupa a Perugia (2009).
Nel 2008, in occasione di MiArt, la Galleria Il Ponte unitamente alla Galleria Niccoli hanno eretto temporaneamente in Piazza Duomo a Milano una sua scultura di grandi dimensioni Quadrato dai lati curvi. La collaborazione tra le due gallerie nel 2009 ha prodotto la grande mostra celebrativa, nella sua città natale, Volterra - Luoghi d'esperienza, composta da tre mostre e venti sculture ambientali, di cui tredici ancora visibili.
Viene inaugurata il 21 marzo 2010 a Motta D'Affermo (Messina) l'imponente Piramide 38° parallelo nel parco di sculture Fiumara d'Arte, ideato da Antonio Presti.
Nel 2011 vengono presentate a Catanzaro due importanti mostre monografiche dal titolo Cerchio imperfetto, a cura di Alberto Fiz: una sulle opere degli anni '70 all'interno del museo MARCA, l'altra con opere di grandi dimensioni al Parco archeologico di Scolacium (Roccelletta di Borgia). Di queste, l'opera Anello - Catanzaro 2011, è in fase di installazione nel Parco di Scultura della città di Catanzaro. Nel dicembre dello stesso anno è stata installata nel parterre di fronte alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma la scultura in acciaio corten Roma 2011.
Il 2012 si apre con la collocazione dell'opera Cerchio imperfetto nel giardino interno dell'Università Bocconi di Milano. In febbraio le gallerie Niccoli a Parma e il Ponte a Firenze inaugurano in contemporanea Mauro Staccioli - Gli anni di cemento, un'articolata esposizione delle sue opere in cemento degli anni '70, frutto di una ricostruzione filologica, svolta insieme all'artista, del suo lavoro iniziale.
Staccioli è membro associato dell’Académie Royale des Sciences, des Lettres et des Beaux-arts de Belgique e Accademico Nazionale di San Luca.
Vive e lavora a Milano e Volterra.
da: http://www.galleriailponte.com/index.php?it_staccioli-mauro-bio
Biografia:
Cesano Boscone (MI) 1941. Ha studiato a Brera, ottenebndo il diploma di maturità artistica e ha frequentato i corsi di pitturadell'accademia sotto la guida del maestro Domenico Cantatore.
Nel 1972 è entrato a far parte del gruppo "Il Pentacolo". Di lui è stato scritto: "Il processo che lo riguarda condotto alla cosmodinamica è ideato partendo da presupposti surreali. Tuttavia ci par di sorprendere nelle sue opere recenti, anche qualche vaga eredità futuristica. Il che d'altronde non si oppone affatto ad una concezione che nel dinamismo delle linee e dei colori ritrovala sua ragion d'essere. Il surrealismo o com'egli preferisce, il post-surrealismo, ha caratterizzato un momento, anzi un settore della sua attività, ora proiettata maggiormente verso un convulso ma raffinato accavallarsi di forme in movimento, dietro alle quali è però sempre riconoscibile un sostrato figurativo."
da: "Pittori e pittura conntemporanea" a cura di Giorgio Falossi - Il Quadratio - Milano - 1975 - Catalogo delle quotazioni degli artisti italiani - p. 859
Biografia:
Vincenzo Iustini was born in Vasto (Chieti Abruzzo Italy) on 21 April 1934. He completed his secondary education in Vasto and then migrated to Australia, sponsored by Angelo Sputore. He arrived in Fremantle 11 July 1952 on the ship Australia.
Biografia:
di Paola Pietrini
GUIDI, Virgilio. - Nacque a Roma il 4 apr. 1891, primo di nove figli, da Guido Costantino e da Caterina Rischia. La sua inclinazione artistica si sviluppò già nell'ambito familiare a contatto con il padre, scultore e poeta, e il nonno, architetto e decoratore. Nel 1904 si iscrisse all'istituto tecnico dedicandosi con particolare passione al disegno e alla geometria, mentre di sera frequentava la Scuola libera di pittura. Nel 1907, abbandonato l'istituto tecnico, andò a bottega dal restauratore e decoratore G. Capranesi, ricoprendovi incarichi di responsabilità e decorando importanti palazzi romani. Vi lavorò fino al 1911, anno in cui si iscrisse all'Accademia di belle arti, seguendo il corso di pittura tenuto da G.A. Sartorio.
I rapporti con il maestro furono da subito assai tesi, per motivi di scelte estetiche e stilistiche, tanto che dopo soli due anni il G. abbandonò anche l'Accademia. In questo periodo egli si dedicò allo studio dei maestri del passato: fra gli altri, Giotto, Piero Della Francesca, il Correggio, J.-B.-S. Chardin e G. Courbet. Ma la sua attenzione si rivolse anche all'arte contemporanea: fu particolarmente influenzato dai risultati espressivi raggiunti da P. Cézanne e H. Matisse (i cui dipinti ebbe modo di vedere nel 1914 alla mostra della Società amatori e cultori di belle arti di Roma) e anche, nell'ambito culturale romano, dal cromatismo di A. Spadini. A partire dal 1915 e fino al 1924 il G. occupò per brevi periodi uno degli studi per artisti di villa Strohl-Fern a Roma; e qui, durante l'ultimo soggiorno, conobbe la sua futura moglie, la scultrice Adriana Bernardi. Sempre nel 1915 il G. fece la sua prima apparizione a una mostra ufficiale importante, partecipando alla III Esposizione internazionale d'arte della Secessione romana. Necessità economiche lo costrinsero, nel 1916, ad accettare un impiego come disegnatore al genio civile e a tornare, nel 1919, a bottega da Capranesi; nonostante tutto, continuò a dipingere ritratti e paesaggi portando avanti le ricerche sul rapporto spazio-luce, che fu nodo centrale e costante di tutta la sua produzione pittorica.
Nel 1922 entrò a far parte della cerchia di artisti e letterati che nella capitale frequentava la terza saletta del caffè Aragno, dove conobbe il poeta V. Cardarelli, con il quale instaurò una duratura amicizia, e approfondì il rapporto di stima reciproca con Spadini, tanto che nel 1925, alla morte del pittore, la vedova Pasqualina volle che fosse il G. a occuparne lo studio, all'uccelliera di villa Borghese. Sempre nel 1922 espose alla XIII Biennale di Venezia Madre che si leva (1921: Venezia, collezione privata).
Nel 1923 il G. dipinse uno dei suoi quadri più famosi, Il tram (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), in cui, servendosi di un'impostazione ancora classica, ritrasse l'interno della vettura inondando la scena di una luce quasi irreale che pareva bloccare le figure in una sorta di fissità metafisica, rendendo così monumentale l'intera composizione. Fu proprio grazie a quest'opera, esposta nel 1924 alla XIV Biennale di Venezia, che il pittore raggiunse un definitivo riconoscimento da parte della critica. Il successo gli diede la possibilità di dedicarsi unicamente alla propria arte e di partecipare con regolarità alle più importanti esposizioni collettive ufficiali: le Biennali veneziane (dove gli furono dedicate anche sale personali nel 1940, nel 1954 e nel 1964), le Quadriennali romane, le Sindacali di Padova e Roma e altre ancora (per un elenco dettagliato delle mostre, pubbliche e private, alle quali partecipò in Italia e all'estero vedi Bizzotto - Marangon -Toniato, pp. 1683-1690).
Già dagli anni romani la ricerca pittorica del G. prese a seguire una propria necessità di indagine e di conoscenza del reale, che portò l'artista a servirsi talvolta dei linguaggi formali elaborati dai vari movimenti pittorici che si susseguirono a partire dal secondo decennio del ventesimo secolo. Il G. fu tra gli esponenti di Valori plastici, Novecento (partecipando alle due mostre del Novecento italiano nel 1926 e nel 1929) e più tardi del Movimento spaziale ideato da L. Fontana (il G. fu tra i firmatari del IV Manifesto dell'arte spaziale nel 1951), ma la sua posizione rimase sostanzialmente solitaria, critica e mai di adesione programmatica assoluta ai dettami estetici di questi o di altri gruppi o correnti, anche se fu sempre portatore di significativi contributi personali alle nuove ricerche pittoriche.
Nel 1927 succedette a E. Tito nella cattedra di pittura all'Accademia di belle arti di Venezia; ma qui incontrò subito una forte ostilità da parte dei colleghi, che lo ostacolarono anche nel libero svolgimento della didattica, finché il G., per avere un proprio spazio culturale, occupò nel 1930, insieme con alcuni allievi, la villa di Stra.
Nel febbraio del 1928 sposò Adriana Bernardi, e nel novembre dello stesso anno nacque la figlia Maria Vittoria. Nei quadri di questo periodo tornò più volte il tema intimista della moglie incinta ritratta in varie pose e atteggiamenti, accanto a opere quali la Giudecca (Venezia, collezione R. Camerino), in cui si ritrova uno dei primi esempi di quella luce spaziale che caratterizzò la produzione degli anni veneziani, con il progressivo dissolversi delle forme nell'atmosfera rarefatta della città lagunare.
Il 1931 vide ampliarsi ulteriormente l'orizzonte del G. che iniziò a frequentare l'ambiente milanese della galleria Il Milione, tornò a Roma per visitare con Cardarelli lo studio di Gino Bonichi (Scipione) e si recò in Francia, dove realizzò tra l'altro le due versioni di Notre-Dame (entrambe oggi in collezione privata a Roma), che furono esposte l'anno successivo alla III Mostra del Sindacato a Roma. Contemporaneamente approfondì lo studio dell'impressionismo e dei pittori francesi coevi e avviò la sua riflessione sulla teoria dei colori di J.W. von Goethe. Nel 1932 tenne la sua prima mostra personale a Firenze, presso la sala d'arte La Nazione.
Nel 1935 iniziò il periodo bolognese del G. che, non tollerando più l'ostilità dell'ambiente culturale veneziano, accettò di insegnare all'Accademia di belle arti del capoluogo emiliano, seguito da numerosi suoi allievi. A Bologna rimase fino al 1944, quando tornò stabilmente a Venezia. Questa fase fu considerata di passaggio dall'artista, ma non per questo poco significativa, perché il G. portò avanti nei paesaggi e nelle figure di quegli anni, in cui entrò in contatto diretto anche con l'arte di G. Morandi, le ricerche sulla luce spaziale iniziate a Venezia.
Nel 1937 venne pubblicata a New York la prima monografia sul G., scritta dalla giornalista americana di origine russa Nedda Arnova. L'Arnova compare nel Ritratto di americana (Roma, Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea) databile agli anni 1934-35 ed esposto, insieme con altri dipinti, nella sala personale dedicata al G. dalla II Quadriennale d'arte nazionale di Roma del 1935. In tale occasione il G. fu premiato insieme con G. Severini.
Gli anni Quaranta costituirono un momento importante nella carriera artistica del G.: nel 1942 cominciò a dedicarsi sistematicamente alla poesia, anche se la sua prima raccolta di versi, Spazi dell'esistenza, fu pubblicata solo nel 1959 da Rebellato a Padova. A essa fecero seguito, sempre presso lo stesso editore, Poesie (1968), 1959 poesie 1971(1971), L'ingiuria delle nubi (1973) e L'età improbabile (1979). La raccolta La ragione di essere (1967) fu pubblicata a Roma; mentre Poesie-Gedichte (1977) vide la luce a Tubinga. Nel 1946 prese avvio la sua attività grafica con la sperimentazione della tecnica litografica.
In questi stessi anni il G. iniziò a sviluppare sistematicamente i grandi cicli, con i quali indagò reiteratamente uno stesso nucleo soggetto-composizione, continuando a seguire il filo conduttore di tutta la sua arte: la luce. La ripetizione di uno stesso tema, oltre a dimostrare la ricchezza di soluzioni formali cui il G. seppe giungere, fu forse anche una risposta a quella ricerca di unità nel molteplice e a quell'ansia di esperienza e di verità, che sempre lo spinsero a non accontentarsi dei risultati raggiunti e a cercare nuovi traguardi espressivi. I grandi cicli sviluppati tra gli anni Quaranta e Cinquanta - dalle "Visite" alle "Marine" (che costituirono una nuova riflessione sull'opera di P. Mondrian), alle "Figure nello spazio" - videro il pittore allontanarsi progressivamente dall'arte figurativa e in questo cammino verso l'astrazione si compì l'ultima trasformazione della luce nell'opera guidiana: la luce "meridiana" del periodo romano, divenuta "spaziale" a Venezia, si sostanziò allora come "cosmica".
Oltre ai cicli già citati, si possono ancora ricordare "Cielo antico", che avrebbe dovuto trovare completamento nel ciclo "Cielo moderno", mai realizzato; e le "Angosce" (1949-53), cariche di un'ansia esistenziale che traspariva attraverso l'evidenza di una gestualità più concitata, che le accomunava peraltro ai "Giudizi" (1950-54) e ancora ai "Tumulti", che con le loro valenze cromatico-segniche rappresentarono un personale avvicinamento al linguaggio informale. Seguirono le "Riflessioni del tempo" e le "Architetture umane" (dette anche "Presenze" o "Condizione attuale"), che ebbero ulteriori sviluppi tra il 1960 e il 1962 nelle "Architetture cosmiche" con le quali il G. abbandonò l'arte figurativa. Il ritorno alla figura si ebbe intorno alla metà degli anni Sessanta nei cicli "Occhi" e "Prigioniera", in cui l'artista, influenzato anche dalla pop art, portò in un primo piano assoluto l'immagine definita attraverso i pochi particolari utili a renderla riconoscibile.
Nel 1972 il G. fu invitato a Recanati in occasione delle celebrazioni leopardiane, che si aprirono in quell'anno proprio con la poesia guidiana; e durante quel viaggio l'artista, impressionato dal paesaggio marchigiano, elaborò il ciclo dei "Grandi alberi" che segnò un ritorno alla natura, pur non essendoci nulla di naturalistico nella resa delle grandi piante che occupano l'intera tela, dove restano ancora protagonisti la luce, lo spazio e il colore. Altri cicli seguirono nel corso degli anni Settanta quali "Geometrie spaziali" o ancora gli "Incontri" e "Figure agitate", con cui l'artista giunse a una sintesi cromatica di bianco su bianco.
Nel 1983 il G. concluse il suo ultimo ma significativo ciclo "L'uomo e il cielo", iniziato già nel 1980 ed esposto ancora a Venezia, presso la galleria Il Traghetto. E a Venezia il G. morì il 7 genn. 1984.
Negli ultimi anni della sua vita il pittore volle che un cospicuo numero di suoi dipinti andasse ad arricchire il patrimonio artistico di due delle città che lo avevano ospitato, perché vi rimanesse una testimonianza significativa di una fase importante del suo percorso creativo: nel 1974, trentacinque dipinti realizzati tra il 1957 e lo stesso 1974 e undici opere grafiche furono donati alla Galleria d'arte moderna di Bologna e, nel 1980, ottanta dipinti databili fra il 1950 e il 1975 al Comune di Venezia: con questi si inaugurò il Museo Guidi a palazzo Fortuny (spostato nel 1991 nella chiesa di S. Giovanni Novo, è oggi chiuso).
Un'ultima notazione merita la corposa produzione di testi critici e teorici con i quali il G. diede lucida testimonianza di tutta la propria vicenda artistica e umana, come nel saggio di presentazione della sua sala nel catalogo della I Quadriennale nazionale d'arte di Roma del 1931 o nel testo pubblicato nel volume Pittura d'oggi nel 1954 (con testi e riproduzioni, oltre che del G., di F. Casorati, R. Barilli, M. Maccari, D. Purificato, M. Campigli, M. Mafai).
Fonti e Bibl.: U. Nebbia, La quattordicesima Biennale veneziana. I pittori italiani, in Emporium, LIX (1924), 353, pp. 292, 295; A. Gatto, 12 opere di V. G., Milano 1944; Id., V. G., Milano 1947; Pittura d'oggi, Firenze 1954, pp. 87-109; Mostra di V. G. (catal.), a cura di P. Zampetti, Venezia 1962; S. Branzi, V. G., Bologna 1965; Omaggio a G., in Il Poliedro, IV (1967), nn. 6-7; V. G.: mostra antologica (catal.), Bologna 1971; V. G.: opere donate alla Galleria comunale d'arte moderna (catal.), a cura di M. Azzolini, Bologna 1974; L. Bortolon, V. G., Milano 1978; R. Bossaglia, Il "Novecento italiano", Milano 1979, ad ind.; A. Gorini Santoli, V. G. poeta, Milano 1981; A. Quaiotti Pareschi, in Mostra del Novecento italiano (1923-1933)(catal.), a cura di D. Formaggio - R. Bossaglia - A. Pica - R. De Grada, Milano 1983, pp. 326-328; E. Di Martino, Il G. che ricordo con nostalgia, in Arte, 1985, n. 148, pp. 50-57, 104; V. G. 1912-1948 (catal., Mesola), a cura di F. Benzi - V. Sgarbi - T. Toniato, Milano 1987; Spazialismo a Venezia (catal., Venezia), Milano 1987, pp. 34, 36, 115; L'Accademia di Bologna. Figure del Novecento (catal.), a cura di A. Baccilieri - S. Evangelisti, Bologna 1988, pp. 36-41, 51 s., 81-91, 292 s.; G.: opere astratte (catal., Urbino), a cura di M. Apa - T. Toniato, Milano 1989; V.G.: disegni inediti, 1911-1982 (catal., Ravenna), a cura di E. Di Martino, Milano 1990; V.G. (catal., Acqui Terme), a cura di M. Rosci, Milano 1991; V. G. (catal.), a cura di T. Toniato, Venezia 1991; F. Bizzotto, in La pittura in Italia, Il Novecento, I, 1900-1945, Milano 1992, pp. 920 s.; G. Di Genova, Storia dell'arte italiana del '900. Generazione maestri storici, I-II, Bologna 1993-94, ad indices; P. Ferri, in Catalogo generale della Galleria d'arte moderna e contemporanea, a cura di G. Bonasegale, Roma 1994, pp. 333, 335-337, 532-534; Arte italiana. Ultimi quarant'anni. Pittura iconica (catal., Bologna), a cura di D. Eccher - D. Auregli, Milano 1997, pp. 46-49, 78; L'officina del contemporaneo. Venezia '50-'60 (catal., Venezia), a cura di L.M. Barbero, Milano 1997, pp. 76-79; F. Bizzotto - D. Marangon - T. Toniato, V. G.: catalogo generale dei dipinti, Milano 1998 (con bibl.); La pittura a Venezia dagli anni di Ca' Pesaro alla Nuova oggettività, 1905-1940 (catal., Modena), a cura di L.M. Barbero, Venezia 1999, pp. 85 s.; G. Autre. 1974 Donazioni V. G. a Bologna 1998 (catal.), a cura di A. Baccilieri - T. Toniato, Bologna 2000; Le stanze dell'arte. Figure e immagini del XX secolo (catal., Rovereto), a cura di G. Belli, Milano 2002, pp. 235, 498 s.
da: http://www.treccani.it/enciclopedia/virgilio-guidi_(Dizionario-Biografico)/
Biografia:
n. 1860 - m. 1924
Like many American artists of his generation, Robert Van Vorst Sewell studied painting in Paris with the French Academic painters Gustave Boulanger and Jules Lefebvre. Boulanger painted mythological and ancient Greek and Roman subject matter as well as decorative schemes. Famously he decorated the Casino in Monte Carlo. Sewell, like his teacher Jules Lefebvre, also had great interest in the female figure - frequently scantily clad. The style and subject matter of Nymphs in a Landscape has elements of both Boulanger's and Lefebvre's work; a combination of mythology, female subject matter and a mural-like decorative quality.
A native of New York City, Sewell returned to New York after his time in France and settled in Oyster Bay on Long Island. Later he moved to coastal California where he probably painted Nymphs in a Landscape. In the late 1890's and early 1900's Sewell exhibited widely including at the National Academy of Design, the New York Architectural League, the Pan American Exposition of 1901 and the Louisiana Purchase Exhibition in St. Louis, frequently garnering prizes or medals.
The St. Regis Hotel in New York City has a fine example by Sewell. Nymphs in a Landscape must have graced a large home or public space at one time. Sewell traveled widely. He painted in Europe, the Middle East, Alaska as well as along the East and West Coasts of the United States.
da: http://www.tillouantiques.com/robert-van-vorst-sewell-american-1860-1924
Biografia:
(Santhià 1926 _ Rivoli 2016)
Nasce a Santhià nel 1926, autodidatta, diventa ufficialmente artista alla scuola grafica milanese di Boccasile: lancia sul mercato famosi richiami nella cartellonistica murale dal Galup alla Polenghi-Lombardo, dal borotalco Robert alla Ambrosoli, dalle colombe Zapparoli alla Bertolli. Esordisce con la prima personale nel 1968 alla Galleria Daly di Ivrea.
da: http://www.tinberartgallery.it/index.php/artisti/104-teresio-zucca.html
Biografia
Kenjirō Azuma (吾妻 兼治郎 Azuma Kenjirō), italianizzato in Kengiro Azuma (Yamagata, 12 marzo 1926 – Milano, 15 ottobre 2016) è stato uno scultore e pittore giapponese naturalizzato italiano.
Nato in una famiglia di artigiani del bronzo, il padre produceva campane per i templi in Giappone, a 17 anni entra nella marina come pilota-kamikaze, ma non arriva a sacrificarsi per la fine della guerra. Finita la seconda guerra mondiale, in Giappone la scoperta dell'umanità dell'imperatore (fino a quel momento considerato di origine divina) crea un grande shock nella popolazione; in Azuma, questa scoperta crea un enorme vuoto spirituale spingendolo verso l'arte. Tra il 1949 e il 1953 si laurea in scultura all'Università di Tokyo, nel 1956 ottiene una borsa di studio dal governo italiano e si trasferisce in Italia. Presto diventa allievo di Marino Marini all'Accademia di Belle Arti di Brera, in seguito ne diverrà l'assistente e la sua opera è sintesi dell'arte Zen e della lezione di Marino Marini e Fontana. Nel 1962 partecipa, insieme ai più importanti scultori internazionali dell'epoca, alla mostra Sculture nella città organizzata da Giovanni Carandente nell'ambito del V Festival dei Due Mondi a Spoleto. Presenta l'opera MU in gesso patinato. Da allora tutte le sue opere prendono il nome di "MU" ed un numero a fianco intero per le sculture e 0.il numero per i pochi e rari dipinti eseguiti dall'artista, come il MU 0.000 il primo dipinto del 1961 ai Musei Vaticani, o il MU 0.103 di una collezione privata. È stato docente della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano dal 1980 al 1990, risiedendo per alcuni anni a Gattico, un comune in provincia di Novara. Vive e lavora a Milano. Nel 2015 dopo aver esposto opere permanenti in diverse città mondiali, inaugura la prima a Milano nel piazzale del Cimitero Monumentale la MU 141.
Considerato un artista per molti anni troppo moderno, è stato per diverso tempo difficile da capire, ora con una maggiore apertura alla cultura orientale il suo stile sta diventando di grande interesse è quasi futuristico.
Allievo di Marino Marini all'Accademia di Belle Arti di Brera, in seguito ne diverrà l'assistente; oggi è famoso, e la sua opera è sintesi dell'arte Zen e della lezione di Marino Marini e Fontana. È stato premiato dall'imperatore del Giappone (premio “Shijuhosho”) nel 1995.
Curiosità
-
È stato premiato dall'imperatore del Giappone con il premio “Shijuhosho” nel 1995
-
Una sua importante e famosa scultura intitolata "La Goccia" si trova a Matera davanti a Palazzo Lanfranchi
-
All'interno del Parco Naturale di Montemarcello e della Magra, nella frazione di Ameglia (La Spezia) si trova la scultura "Il Sogno"
Bibliografia
-
Giuseppe Appella, Kengiro Azuma, Opere dal 1948 al 2010, Edizioni della Cometa, Roma, 2010
-
Ultime tendenze nell'arte d'oggi Dall'informale al Neo-oggettuale di Gillo Dorfles Editore Feltrinelli
-
Kengiro Azuma: il sogno Autori Maurizio Maggiani, Rossana Bossaglia Editore Libri Scheiwiller, 2002
-
Sculture contemporanee nello spazio urbano: Kengiro Azuma, Iginio Balderi, Giacomo Benevelli, Gianfranco Pardi, Giò Pomodoro, Carlo Ramous, Mauro Staccioli. Giugno-luglio 1973 Autori Kenjirō Azuma, Parma (Italy). Assessorato alle attività culturali Illustrato da Kenjirō Azuma Editore Tipo-lito Nuova Step
-
Azuma. Ediz. italiana e inglese di Scheiwiller Vanni - Garbellini Gianluigi - Corrieri Libero Editore: Charta Data pubbl.: 1999
da: Wikipedia
( https://it.wikipedia.org )
Biografia:
Brescia 1925 - 2003
Lamberto Lamberti è nato a Brescia nel febbraio del 1925, e morto a Milano il 26 ottobre 2003, all'età di settantotto anni.
Lo stile per certi aspetti impressionista di Lamberti, che sembra quasi ispirarsi a Cèzanne, si unisce ad un intenso lirismo cromatico, che gioca sapientemente con i colori trasfigurando le immagini in sfumature e tocchi di pennello.
I soggetti delle sue opere sono prevalentemente i paesaggi, dove la natura appare quasi come la dominatrice incontrastata, talvolta benevola, talvolta furibonda.
Spesso vengono rappresentate le scene di un ambiente devastato dopo un temporale, ancora scosso e segnato dal passaggio della tempesta, eppure paradossalmente ormai già così calmo e placido nella sua serenità ritrovata.
Nei suoi quadri emerge un forte spirito vitalistico ed una grande carica empatica nei confronti della natura in sé, trasmessa dalla stessa atmosfera naturale che l'artista voleva fa convogliare e ricreare all'interno dei suoi dipinti.
di: Luca Vittorello da: www.artevarese.com
Biografia:
Francesca Spanio nasce a Pordenone l'11 febbraio 1958.
Frequenta l'Istituto d'Arte di Udine e successivamente l'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si diploma nel 1980 con una tesi sul manierismo Veneto.
Già da due anni, accanto alla passione per la pittura, prova forte interesse per la fotografia. Decisivo in questo senso è l'incontro, in occasione di “Venezia '79 la Fotografia”, con alcuni grandi maestri americani dell'obiettivo e soprattutto con lo storico Romeo Martinez che la incita a proseguire su questa strada.
Trasferitasi a Milano frequenta i corsi alla Scuola Superiore di Comunicazione Visiva, dove si diploma con il massimo dei voti nel 1982. Realizza il suo primo servizio di moda per “Vogue Italia” nell'ottobre 1984. Nel dicembre 1986 Lanfranco Colombo ospita la sua prima personale alla Galleria “Il Diaframma” di Via Brera, presentando un lavoro in bianco e nero su personaggi in costume teatrale. Nel 1990 la stessa Galleria espone un suo portfolio dedicato al tema della maternità. L'interesse per la fotografia non le impedisce di applicarsi con impegno al suo primo amore, il disegno e la pittura.
Parallelamente allo studio delle nature morte e del paesaggio, realizza disegni per l'industria tessile, collaborando tra gli altri con Ratti, Mantero, Rubelli, Missoni, Bassetti, Ed. Tessili E. Palmisani.
da: www.craf-fvg.it
Biografia:
Rino Sernaglia nasce nel 1936 a Montebelluna. Studia pittura e mosaico all’Istituto d’arte di Venezia e nel 1959 si trasferisce a Milano dove collabora come disegnatore per una nutrita serie di pubblicazioni culturali e per la televisione italiana. Dal 1965 inizia una serie di viaggi di studio all’estero che lo aiuteranno a confrontarsi con le ultime tendenze artistiche e a superare definitivamente un’arte di ispirazione naturalistica ed evocativa a favore dell’astrattismo geometrico. Sernaglia si fa così pionere di queste ricerche, ideando geniali cicli creativi che dalla fine degli anni ’60, con i “cicli di purificazione”, passando poi attraverso i “positivo-negativo” degli anni ’70, si protraggono fino ad oggi. La sua ricerca lo porta a definire percorsi tridimensionali di luce bianca, meccanica, organizzati all’interno da uno spazio passivo, delimitato ai suoi margini da un cornicione virtuale, ma concedendosi anche ad esercizi più vivamente cromatici e cinetici. La sua estetica è rigorosamente razionale e si articola sulla forma del quadrato poligonale e del movimento cinetico, suggerendo l’invenzione di forme dinamiche, ritmate, moltiplicate. Nel 1990 aderisce al movimento internazionale “arte madì” e all’associazione culturale Arte Struktura, partecipando a numerose mostre e iniziative su questi temi. Vanta ad oggi il conseguimento di numerosi premi e riconoscimenti, e le sue opere sono esposte in numerosi spazi pubblici nazionali ed internazionali. Tra le mostre più importanti cui ha partecipato, ricordiamo: 1964- Firenze, “Arte italiana Contemporanea” 1966- Milano, Galleria del Corso Venezia, Sernaglia 1969- Cantù, Galleria Pianella, Rino Sernaglia 1970- Milano, Galleria Il Giorno, Rino Sernaglia 1972- Como, Galleria Il Salotto 1973- Padova, Galleria A10, Pongo, senesi,Ssernaglia 1974- Milano, Arte Struktura, Rino Sernaglia e la luce 1975- Milan, Galleria Gastadelli 1977- Milano, Galleria Schubert, Geometrie: Bonalumi, Carmi, Pardi e Sernaglia 1979- Milano, Arte Struktura, Nomi e cose: Campus, Colombo, Pardi, Sernaglia 1981- Milano, Galleria Gastadelli 1984- Milano, Arte Struktura, il quadrato 30x30 1989- Milano, Arte Struktura, Un’altra luce, Rino Sernaglia 1991- Cologno Monzese, Villa Casati, Arte Madì internazionale 1994- Bucarest, Museo delle Collezioni - Perugia, Sala Grande, 99 idee per l’arte, l’arte costruisce l’Europa 1994- Avellino, Centro culturale l’approdo, Miscellanea 1996- Saragozza, Centro dee Expociones, Madì internacional; 50 ans despues 1998- Revere, Joung Museum, Costruttivismo, concretiamo + nuova visualità internazionale 1998- Napoli, Villa Campolieto, Movimento arte Madì 1999- Gallarate, Civica Galleria d’Arte Moderna, Da Madì a Madì 2000- Montebelluna, Museo Civico - Milano, Arte Struktura - Carnate, Villa Fornari Banfi Rino Sernaglia dal 1970 al 2000 2003- Milan, Fiera Internazionale Intel - Pieve di cento, Museo Bargellini, Per un progetto fatto ad Arte 2003- Novara, Salone Arengo del broletto, solo 2004- Milan, Palzzo della Ragione, Tremend-Art 2004- Albissola, Galleria Osemont, Arte Madì Italia 2006- Trento, Palazzo della Ragione Tondo d’autore 2006- Sesto Calende, Spazio Cesare da Sesto, La collezione Cesare da sesto 1945-2005 2011- Desenzano del Garda, Galleria Arte e Design 2011- Ville de Cholet, Musee d’Art, Madì’ 2013- Milano, Università Bocconi, 1966-1976, Milano e gli anni della grande speranza 2014- Vittorio Veneto, Palazzo Todesco, Collezionare arte optical e programmata a nord-est.
da: www.studioartegr.com
RINO SERNAGLIA PITTORE CONCETTUALE DELLA LUCE
Fra il tanto parlare che si fa di pittori, può finire che resti sotto silenzio una figura autentica, una storia precisa e coerente come quella di Rino Sernaglia. Forse uno dei pochi, nel boom della comunicazione di massa, che ancora non ha una monografia. Eppure la storia di Brera degli anni 50-80 non si potrebbe scrivere senza lui, senza il suo lavoro, condotto con senso continuo e logica acuta, da meritare d’essere studiata secondo uno strumentario esegetico anticonformista.
Rino Sernaglia è artista noto ai lodigiani: per la sua partecipazione alle Oldrado da Ponte del 1971 e 1972, per le due personali organizzategli da Giovanni Bellinzoni al Gelso (1973, 1989) e per l’evidenza strappata in alcune collettive in via Marsala degli anni Ottanta. E’ pittore presente nel collezionismo privato locale ma anche del Sudmilano, grazie alle esposizioni a Cascina Roma a San Donato e al Castello di Melegnano e i riscontri ottenuti un po’ su tutta l’informazione del territorio ( Il Cittadino, il Broletto, il Giornale del Lunedì, Il Bollettino della Pubblicità, Forme ’70, Dialogo Lodigiano, L’Eco Sudmilanese).
Nato a Montebelluna nel 1936, vive a Milano da giovanissimo, prima degli anni ’50 ed è considerato un “personaggio storico” di Brera. Con esclusione della fase iniziale, il colore-luce è sempre stato elemento centrale della sua attività artistica. Non nel senso inteso di un rapporto emblematico con lo spazio reale, bensì come modello concettuale. Differente dalle esperienze condotte in chiave astrattista da altri pittori come Mauro Reggiani, per intenderci.La luce è sempre stata il suo idolo, ma anche la tecnica. La tecnica come pulizia, la tecnica come calcolo, la tecnica come integrale artificialità. E la luce. Una luce che accompagna la tecnica, la precede o la segue indifferentemente, e che s’introverte per diventare un pensiero insistente. Il centro del suo sillogismo, un pensiero non di panico ma sottile e puntuale.
Anni fa Sernaglia l’otteneva con sapientissime gradazioni di grigi fino alla lama bianca con cui chiudeva i corpi geometrici. La luminosità raggiungeva l’incandescenza bianca. Era uniforme e fredda da provocare effetti illusionistici su quei fondi piani, quasi a creare una sorta di inquietante contrapposizione tra geometria e vuoto. Negli anni 80-90 la sua ricerca si era orientata più verso esperienze cromatico-cinetiche. Poi l’artista aveva aderito al movimento di “arte madi”, un gruppo che in via Broletto a Milano promuoveva una estetica assolutamente razionale, di pura visualità, compatta e autonoma tra forma e colore. In Sernaglia, comunque, la luce è rimasta al centro del suo impegno. Non la luce mistica, ma scientifica, tecnologica. La luce intesa come “agente attivo, pulsante, energetico”, che sviluppa sollecitazioni percettive e costringe a riflettere.
Ogni suo quadro è modulare a un altro, ogni geometria ne presume un’altra, ogni particolare è figlio di un altro. In questo produrre e procedere c’è una sorta di germinazione continua lungo i sentieri di una geometria che non potrebbe essere che “illuminante”. Ma per Sernaglia la visibilità è anche opposizione e confronto. Ha funzione dialettica. Rivaleggia con l’invisibilità. Sfiora il mondo psichico, senza escludere che l’organica energia coinvolga il mondo interiore.
da: https://formesettanta.wordpress.com
Biografia:
Firenze 1917 - Firenze 2006
Sirio Salimbeni è nato a Firenze, dove ha vissuto e ha insegnato all’Accademia di Belle Arti. Pittore, ha tenuto diverse personali e numerose collettive. Ha sempre scritto poesia, ma la sua opera prima è del 1997: Camminare (Polistampa). Salimbeni è stato poeta colto, formato sia sui classici che sui contemporanei.
È morto il 30 settembre del 2006.
da: www.polistampa.com
Biografia:
Firenze 1920 - Arezzo 2001
Pirzio, al secolo Elio Fiore, nasce nel 1920 a Firenze in una famiglia che gli trasmette le antiche tradizioni fiorentine, tradizioni che resteranno profondamente radicate in lui e lo accompagneranno per tutta la vita: l’amore immenso per la sua Firenze, che vedrà nel tempo cambiare e “sciupata” dal caos, lo studio ed il rispetto per le opere d’arte che, da buon fiorentino sente proprie, le ammira e ne percepisce tutto il fascino che emanano, infine un carattere forte e sanguigno mai disposto al silenzio se c’è da parlare e battagliero fino in fondo per i propri valori; si dichiara egli stesso polemico: per lui polemica è onestà “ …guai a chi gli va bene tutto e non discute…”
A soli 20 anni è chiamato a partecipare alla Seconda Guerra Mondiale: parte, ignaro di quanto sarebbe cambiata la sua vita. Catturato dai tedeschi è costretto a sei lunghi anni di prigionia durante i quali promette a se stesso che, se fosse riuscito a tornare a casa vivo, avrebbe dedicato il resto della sua vita alla sua unica passione: la pittura. Scrisse di sé in occasione di una mostra personale alla Chiostrina:
“ Nacqui nel 1920, in Via Romana, dove i fiorentini nascono fiorentini. Cominciai a disegnare ch’ero ragazzo, così per istinto, da solo, nella venerazione per il mondo dell’arte. Col tempo sensazioni e sentimenti presero consistenza, nel piacere di costruire giorno per giorno una realtà prima inseguita come sogno d’amore. Poi la triste esperienza di sei lunghi anni di guerra e di prigionia in Germania lasciarono irrisolti problemi tra me e la vita…”
1947-1970
A partire dal 1947, nel suo primo studio in Via Panicale, rigorosamente in pieno centro di Firenze così come i successivi, si dedica completamente al suo mestiere e dopo qualche traccia lasciata dalla guerra ed impressa nella tela con il solo colore grigio, si cimenta in sperimentazioni, sfidando tecniche a lui non consuete, sempre con la passione del suo temperamento: dipinge nature morte, composizioni, interni del suo Studio, paesaggi; si dichiara un Artigiano dell’arte. Affronta le composizioni materiche: si tratta di assemblaggi, di vicinanze casuali, di oggetti trattati con una pennellata carica di colore, ridondante, ben sensibile al tatto e a volte addirittura ammucchiato. E’ la moda del momento, del successo immediato che trova rispondenza nel mercato non solo italiano. Si registrano consensi e commissioni dagli Stati Uniti ma questo successo non appaga l’Artista. La pittura materica, infatti, è ripetitiva ed uccide la ricerca. Così dopo cinque anni abbandona questa tecnica. Trova riferimenti in fiori immaginari che sembrano fissi nel tempo, non freschi non secchi, somiglianti a rose, che sembrano parlare e raccontare tutto dell’ambiente e delle persone che hanno intorno: sono i fiori che hanno visto molte epoche, conoscono molto dell’uomo, ecco perché li dipinge all’interno di una stanza, è come se dipingesse l’uomo che la abita.
Carattere impetuoso, artista di grande talento, era considerato nell’immediato dopoguerra uno dei più impegnati esponenti della contestazione giovanile toscana, culminata con quella clamorosa impresa del 1956 - realizzata insieme a Pietro Annigoni, Mario Romoli - che fu l’occupazione della Torre di Arnolfo in Palazzo Vecchio finalizzata ad evitare l’espatrio per una mostra itinerante in America di 45 opere d’arte della Galleria degli Uffizi. Barricato sulla torre campanaria della Torre al grido “adunate il popolo di Firenze” Pirzio imprime anche sulla tela quei giorni nel quadro Sulla Torre d’Arnolfo 45X60 olio su cartone telato; la folla si raccoglie in Piazza della Signoria, il Sindaco La Pira incontra i quattro pittori barricati nella Torre e fa da mediatore: la notizia arriva subito a Roma e va ad ingigantire la confusione che si è creata in tutto il Paese per l’espatrio di tali opere d’arte. Al Ministero incontri e scontri si fanno più fitti. Annigoni tiene contatti con il Governo; il giorno dopo alle 18,30, tra una folla esultante, i quattro arditi escono dalla Torre trionfanti: le opere d’arte non partiranno più per la tournee di oltre oceano.
La notorietà improvvisa non si è ancora spenta che il 16 Aprile del 1957 Pirzio, insieme ad Annigoni, Romoli, fonda l’Associazione Torre d’Arnolfo per la costruzione del nuovo Palazzo per le Esposizioni, di cui Firenze sente ormai la mancanza. L’Associazione dà il via ad iniziative per la raccolta di fondi: sottoscrizioni e vendite di opere a prezzo fisso. Neanche un anno più tardi, con la vendita di oltre 400 disegni, raccoglie oltre un milione e mezzo di Lire. Pirzio e Romoli, esaltati per aver ricevuto un quadro da Jean Cocteau, vorrebbero coinvolgere allo scopo altri grandi: è così che nel 1958 si recano a Cannes per essere ricevuti da Pablo Picasso. Dopo inutili tentativi ricorsero all’astuzia comprando un toro da portargli in dono; Picasso, che ne era appassionato, di fronte a tale stratagemma ricevette i due pittori. Durante il tempo trascorso insieme, Picasso chiede a Pirzio come è possibile fare arte a Firenze con tutti quei Maestri alle spalle e lui risponde
“ l’arte è un’altra cosa, è una cosa dell’anima. Se c’è viene fuori. Non vale allora abitare a Firenze, Milano, New York. Se c’è ti prende ed è lei che comanda. Tu senti un gran bisogno che viene da dentro e non ce la fai ad opporti; non ti resta che prendere il pennello e se quel bisogno è tanto forte non resta che seguirlo”. Picasso licenzia i due audaci pittori fiorentini con un disegno di un toro più vivo di un toro vivo, disegno che và ad impinguare la già abbondante raccolta della Torre d’Arnolfo. Come riconoscimento Pirzio viene nominato membro dell’Antica Compagnia del Paiolo, della quale per molti anni sarà Segretario.
1970-1990
Dall’inizio degli anni ’70 Pirzio diventa quasi pittore di moda: sono oltre cento i ritratti che in questo periodo escono dal suo Studio. Ma il ritratto su commissione lega la mano dell’artista come la catena il condannato, così si dedica alla ricerca di materiali primari tra i quali le scorie di ferro, trovato sulle spiagge dell’ amato Golfo di Baratti: assembla insieme i piccoli pezzetti e ne ricava forme, modelli da dipingere poi su tela: è così che nascono “Meteoriti”, quadri che raffigurano momenti della vita quotidiana ambientati negli interni, dove i personaggi sono le nature morte dei modellini da lui creati, quadri esposti a varie mostre personali e collettive (Firenze, Milano, Roma) che hanno ricevuto premi e riconoscimenti di critica e di pubblico. Le “Meteoriti” hanno affascinato Pirzio che tramite loro è riuscito a rappresentare il suo Uomo, spesso grondante di pessimismo ma sempre sorretto dall’amore.
La forte interiorità dell’Artista è espressa in uno splendido dipinto L’ultimo dei saggi 300X200 che segna una svolta decisiva e riassume tutto il suo pensiero, il suo essere in questo mondo: è il dipinto di un uomo, già in decomposizione per un’esplosione atomica che, come ultimo gesto di amore e di speranza, va a proteggere con le sue mani scarne un fiore che sta nascendo; da questo momento in poi, per esprimere meglio il suo concetto di Uomo, Pirzio apre una nuova collana gli “Uomini di Sempre” raffigurati come essenzialità di antichi valori. L’Artista ritrae i loro volti in maniera essenziale trasmettendo all’osservatore le loro impressioni, i loro sentimenti: non sono precisi nei lineamenti, ma carichi di sensazioni. Sono i nuovi uomini, sopravvissuti a questa esplosione atomica, tramite i quali lancia messaggi forti, incisivi, inequivocabili alternando ai grovigli interiori degli Uomini di Sempre la calma assoluta dei suoi deserti paesaggi marini, quasi a voler rilassare la mente con solitudine ed oblio. Possono essere figure sole oppure in gruppo come le “dinastie”, che rappresentano il ciclo dell’uomo ed il suo tempo, spesso però Pirzio rappresenta la famiglia dipingendo madre e figlio vicini ed il padre, a volte lontano dal centro del quadro, spesso mimetizzato nell’ambiente circostante, quasi a non voler turbare l’alone creato dall’amore tra madre e figlio; la maternità, infatti, è un tema che l’artista dipingerà con particolare intensità per tutta la vita. La Maternità verde dipinta nel 1964 e La fonte della vita del 1970 ne sono chiari esempi.
Uno stadio successivo della sua ricerca che investe soprattutto il colore sono le Figure Nere, figure intere isolate nella loro scultorea e primordiale bellezza, invadono la tela, non hanno bisogno di alcun supporto, sono adagiate su sfondi dai colori brillanti che sembrano riflettere di luce propria, sfondi che si ritirano via via che l’osservatore trattiene lo sguardo sulla tela.
“per fare arte - scrive - bisogna capire, capire un’anatomia, una figura, un colore, una forma, uno scorcio, una luce e capirli tutti insieme, vederli con gli occhi di oggi, con tanto amore e senza pietà, in una libertà che è conquista di tutti i giorni e che non sopporta altre leggi o altre regole che non siano le sue”
in queste poche righe c’è la sua teoria dell’arte. Libertà, da tutte le convenzioni umane: comincia il suo isolamento “…vivo e dipingo a Firenze dove gli artisti lottano gomito a gomito per la medaglia o il pezzetto di critica da attaccare alla parete” .. “vivo e mi muovo in un’atmosfera pesante che opprime ogni respiro, che decide i limiti della cultura e dell’arte di questa città che vive solo del suo grande passato”.
A metà anni ‘80 prende una decisione: rinuncia all’amata Firenze ben consapevole che si preclude la possibilità di essere visto ed apprezzato ma lui vive solo per la sua arte e, sempre convinto che il cliente cerca l’Artista e non deve essere viceversa, si trasferisce prima in Versilia, troppo “borghese”, poi nelle campagne Toscane dove finalmente trova il silenzio, la natura. E prosegue la sua vita e con essa l’instancabile ricerca di mezzi espressivi sempre più diretti, sempre più essenziali. Inizia in questo periodo il percorso della scultura. La materia da scolpire non è di primaria importanza, per lui è importante scolpire, sia esso Onice, Quarzo rosa o Serpentina verde di Prato. Il taglio diretto, incancellabile, lo sfida e lo porta al confronto diretto con la materia. Anche quando dipinge la pennellata è più forte, diretta, intensa: gli “Uomini di sempre” acquisiscono segni metafisici ed il ritratto lascia il suo significato tradizionale di somiglianza visiva e assume quello di somiglianza interiore: è il ritratto del carattere, della personalità del soggetto e dice: “chi desidera un ritratto può appendere al muro una gigantografia io dipingo il dentro”.
1991-2001
Il tema ricorrente di questo ultimo periodo è Il Desco, inteso da lui come l’incontro più naturale tra gli Uomini di Sempre; la composizione del desco è sempre ridotta all’essenziale: due figure, siano esse una coppia o due amici seduti ad un tavolo sul quale troviamo una mensa frugale, una mela, sempre simbolica, con due piatti che aspettano di essere riempiti, oppure un pezzo di pane o un grappolo d’uva: nel Convivio un olio su tela di 5 metri, il tavolo è addirittura semi vuoto: Gesù seduto di fronte ai suoi, volge le spalle all’osservatore ed i commensali sono Uomini di Sempre tra i quali l’Artista si raffigura insieme alla figlia intenta a porgergli un pezzo di pane.
Scrive ripensando alla sua vita “…vado via con l’età della ragione, la quale mi dice e indica quel poco che mi serve, mi basta la pace in me stesso e la LIBERTA’ di dire fare e pensare, naturalmente nei miei limiti…”
Fino alla fine ha dipinto i suoi Uomini di Sempre per se stesso, mai per un pubblico, mai per un mercato. Uomo di gran carattere, brillante fiorentino polemico, è la grande voce ribelle, mai rassegnata, che si è sempre alzata contro tutto e tutti quando c’era qualcosa per cui protestare. Quanti uomini consumano la loro vita come ombre senza lasciare un segno dietro di loro: certo questo non si può dire di Pirzio perché fino all’ultimo battito del suo cuore ha gridato contro tutte le infamie e le ingiustizie che vedeva intorno a lui, e queste grida le ha lasciate impresse nei suoi dipinti, nelle sue sculture, e noi - non completamente sordi - riusciremo ad udirle ancora adesso e se avremo coraggio e orgoglio cominceremo anche noi a gridare. Questo è il messaggio che Pirzio ha voluto lasciarci.
da: www.pirzio.it
Biografia:
Reggello (Fi) 1910 - Palazzuolo 1988
Il sindaco pittore
ricerca di Claudio Mercatali
Francesco Pagliazzi nacque a Reggello nel 1910. Studiò all’ Istituto d’Arte di Firenze e nei primi anni Trenta, giovanissimo, partecipò alla Seconda Quadriennale Romana e alla XX Biennale di Venezia del 1936.
Durante la seconda guerra mondiale si ritirò a Palazzuolo sul Senio, dove si sposò e dove nacquero i suoi due figli. Pagliazzi fu anche sindaco, nel dopoguerra (1948).
Negli anni Cinquanta visse a lungo a Parigi e le sue vedute della città assieme a quelle di Venezia, Milano, Viareggio sono fra le sue opere più note.
Dipinse molte volte soprattutto la sua amata Palazzuolo, e anche Marradi. Morì nel 1990.
I marradesi lo vedevano talvolta nel greto del Lamone a pitturare o al mercato con il suo cavalletto, e le prime volte, siccome lo conoscevano come sindaco di Palazzuolo ma non come pittore, si chiedevano un po' perplessi:
"... sa fàl e sindic ed Palazò? ..."
poi lo apprezzarono e da un suo quadro, con il titolo "Il mercato del lunedì", venne ricavata questa cartolina ricordo che è diventata una delle più tipiche immagini di Marradi anni '50.
E' sua anche la veduta del Castellone sullo sfondo del quartiere degli Archiroli e quella di Cardeto dal fiume, prima che fosse costruita la diga dell'Annunziata.
Non c'è dubbio che i suoi paesaggi preferiti fossero quelli della valle del Senio e di Palazzuolo, il paese tanto amato. Come si vede confrontando i quadri di Pagliazzi con le fotografie di oggi i posti non sono cambiati tanto da allora, e questo è un buon segno.
...
da: http://ilkiblog.blogspot.it/
FRANCESCO PAGLIAZZI
Francesco Pagliazzi nacque a Reggello (FI) il 14 febbraio 1910.
Ha frequentato l’istituto d’arte di Porta Romana a Firenze, avendo come maestri Libero Andreotti e Giuseppe Lunardi. Fin dai primi anni trenta inizia l’attività artistica nel suo studio di Firenze al Conventino improntando il suo stile pittorico in maniera espressiva di gusto impressionista, che gli valse subito il favore della critica e del pubblico.
Partecipa a varie mostre non solo in ambito fiorentino ma anche in campo nazionale,lo troviamo come espositore alla Seconda Quadriennale romana del 1935 e alla XX Biennale di Venezia nel 1936.
Durante il periodo bellico, si ritira a Palazzuolo sul Senio, dove forma la sua famiglia e dove nascono i due figli Adelina ed Enrico,protagonisti della sua toccante pittura.
Pagliazzi è anche molto attivo politicamente e ricopre la carica di sindaco del paese dal 1948 al 1952 ,anni molto difficili del dopoguerra .
Nel 1945 a Palazzo Strozzi di Firenze,viene allestita la sua prima mostra personale,e la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti acquisisce per la sua raccolta,il dipinto “ Interno –Palazzuolo di Romagna, di chiara impronta pittorica macchiaiola.Per ampliare le conoscenze sulla pittura francese ed internazionale ,comincia a viaggiare di frequente per L’Europa ed in special modo i suoi soggiorni parigini formano e rafforzano le sue forme stilistiche.
Alterna come produzione vedute di Parigi,Venezia Milano,Viareggio a nature morte,ritratti di persone a lui care e paesaggi dell’amata Palazzuolo,ben presto arriva il meritato successo e le importanti mostre personali allestite a Firenze,Parigi,New York e Roma.
Nel 1972 la morte della figlia Adelina segna una brusca interruzione alla sua attività artistica ,e Pagliazzi trova rifugio nella campagna Palazzuolese.Sarà il matrimonio del Figlio Enrico e la nascita di un nipotino,ad offrire all’artista nuovi stimoli con una buona produzione pittorica e molte mostre personali.
Muore nel 1988 e dopo due anni nel 1990 Firenze dedica al maestro toscano un’importante mostra retrospettiva a palazzi Strozzi.
Nel Luglio 2001 viene inaugurata a Palazzuolo,nella nuova sede della biblioteca comunale,in palazzo Strigelli una sala dedicata a Francesco Pagliazzi che grazie alla donazione Luigi Biancalani ,ospita un importante nucleo di 13 dipinti dell’artista.
Nell’estate del 2005 Palazzuolo gli ha reso omaggio con l’allestimento di una mostra temporanea intitolata “ Un Maestro e la poesia dipinti di Francesco Pagliazzi” curata da Sivestra Bietoletti e Barbara Montevecchi.
Nel 2007 la manifestazione Il genio Fiorentino, offre l’occasione all’Assiciazione Culturale Palazzuolo per le Arti di rinnovare la memoria di Pagliazzi con una giornata di studio sull’artista, la trasformazione della mostra in esposizione permanente ospitata nei locali della sua casa Palazzuolese e la pubblicazione come volume n. 2 della collana “ Quaderni di Palazzuolo arte “ del relativo catalogo a cura dell’Assessorato alla cultura del comune di Palazzuolo sul Senio.
Infine come fiore all’occhiello ,L’Associazione Culturale Palazzuolo per le Arti, può vantare l’allestimento ,avvenuto ala fine del 2008, della mostra del maestro Pagliazzi dal titolo “ Armonie di forme e colori “ opere 1942-1955 nei preziosissimi spazi della Limonaia di Palazzo Medici Riccardi sede dell’Amministrazione provinciale di Firenze.
In occasione di questa importantissima mostra fiorentina, la Dott.ssa Silvestra Bietoletti ha curato la pubblicazione del catologo uscito con i tipi delle Edizioni Polistampa di Firenze.
da: http://www.palazzuoloperlearti.it/
Biografia:
Nato a Penne nel 1933 e morto a Pescara nel 2012
…
Antonio Di Fabrizio è nato a Penne e vissuto a Pescara, dove negli anni Settanta fondò insieme ad altri coraggiosi insegnanti l’Istituto Statale d’Arte “Vincenzo Bellisario” con indirizzi di studio: stampa, fotografia e grafica pubblicitaria. In questa scuola ha insegnato ininterrottamente fino al 1994, anno del suo pensionamento.
L’artista e docente in pensione era afflitto da un grave problema cardiaco: una caduta accidentale, con la conseguente rottura del femore ha in pochi giorni peggiorato il suo stato di salute, fino alla morte improvvisa e inattesa. Sono state le due figlie, Antonella e Paola (la moglie era scomparsa quattro anni prima) a dare la notizia ai numerosi amici che Antonio Di Fabrizio aveva in tutta Pescara, in tutto l’Abruzzo, in tutta l’Italia. Diplomatosi nel 1954 nell’Istituto d’arte di Firenze, Di Fabrizio insegnò materie plastiche negli istituti d’arte di Isernia e Chieti, per poi approdare al neo istituto di via Vittoria Colonna a Pescara insieme ad Aldo Laurenti, Gino Di Paolo, Giancarlo Di Donato, Gianfranco Abelardo, Fabio Ubaldi e tanti altri pionieri, quell’istituto d’arte Vincenzo Bellisario (molti si chiesero del perchè un istituto professionale d’arte non era stato intitolato a un grande artista, ma a un deputato lancianese esponente della Sinistra democristiana) ora diventato MiBe dopo l’unione con il liceo artistico Giuseppe Misticoni.
Tantissimi i premi prestigiosi, le mostre e le partecipazioni in collettive importanti dell’artista pennese. La sua opera si collocò dagli anni Settanta in maniera indipendente rispetto alla Scuola Romana e ai Postcubisti, optando subito per le poetiche iperrealistiche, fortemente sostenute da quell’uso della fotografia che si andava sempre più affermando come nuovo mezzo artistico per “leggere” il mondo. Per poi tornare
alla dolcezza intimista tra gli anni Ottanta e Novanta. La sua ultima mostra, Omaggio a Di Fabrizio, venne organizzata dalla Pro loco di Ripattoni nell’agosto 2010.
…
da: Il Centro Edizione di Pescara ( http://ilcentro.gelocal.it/ )
___________________________________________________________
Rivista Madonna dello Splendore n° 22 del 22 Aprile 2003
Antonio Di Fabrizio
di Marialuisa De Santis
La fattura preziosa e delicata si sposa ad una pittura “eminentemente mentale; pittura di memoria e di trasfigurazione onirica” (1), lontana da ogni soluzione sbrigativa o dilettantistica, cosa che caratterizza e si rende facilmente riconoscibile in tutta l’opera di Di Fabrizio.
La sua Madonna dello Splendore suggerisce atmosfere ed armonie rinascimentali ma nello stesso tempo è espressione precisa della contemporaneità: desiderio, aspirazione ad una perduta armonia pacificante che passa attraverso le lacerazioni psicologiche, ideologiche, religiose e di valori del nostro secolo. Alla Madonna Di Fabrizio ricorre come all’icona che funge da tramite con la realtà superiore di Dio, armonia e compostezza mai infranta dalla caducità e vanità umane.
Antonio Di Fabrizio è nato a Penne nel 1933. Ha concluso i suoi studi a Firenze presso il Magistero d’Arte di Porta Romana. E’ stato docente di Discipline Pittoriche negli Istituti d’Arte di Isernia, Chieti e Pescara dove attualmente vive.
La sua “carriera espositiva” inizia nel 1953 con la partecipazione al Premio Avezzano; già nel 1959 ottiene il prestigioso e gratificante riconoscimento dell’ammissione di un suo dipinto alla VII Quadriennale d’Arte di Roma. Da questo momento la sua carriera si dipana costante in selezionate mostre, personali e collettive, che suscitano l’attenzione e l’apprezzamento degli storici d’arte più accreditati come Enrico Crispolti, Mario De Micheli, Giorgio Di Genova, Rossana Bossaglia, Domenico Guzzi, Renato Barilli e tanti altri.
Giorgio Di Genova nella sua Storia dell’Arte del ‘900 (2) lo accomuna al giuliese Gigino Falconi come rappresentante di una ben definita “figurazione abruzzese” e lo stesso fa Enrico Crispolti in La Pittura in Italia (3).
Scrive Crispolti: “Negli abruzzesi Di Fabrizio e Falconi si sviluppa un’attenzione (nel primo maggiormente psicologica) di commento al quotidiano d’una società borghese un po’ irreale nel suo livello di acquisita opulenza, nei modi di un figurare elegantemente illustrativo”.
Per l’omaggio tributatogli dalla sua città natale nel 1992, il Comitato organizzatore affidò al Professor Renato Barilli, docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Bologna, il compito di analizzare la sua opera. E Barilli sottolineò la coerenza di un pittore che da sempre, per motivata scelta, è stato un figurativo, sensibile alla ricerca di nuovi linguaggi e attento alle più innovative correnti, ma capace di trasformare i suggerimenti che ne derivavano in una personale e riconoscibilissima resa pittorica, frequentando egli “ simili territori con discrezione, con mano leggera”. (4)
La lettura più vera di Antonio Di Fabrizio resta, anche a distanza di anni, quella autorevole di Mario De Micheli, storico e critico dell’arte con il pregio assai raro di un non criptico linguaggio. Proprio per la chiarezza ritengo opportuno riportare quasi integralmente questo suo testo.
Una pittura precisa, definita, frutto di una circostanziata coscienza del mestiere, in odio a qualsiasi soluzione sbrigativa; questa è la prima impressione che si riceve guardando i quadri di Antonio Di Fabrizio. Ma che cosa sta dietro una simile pittura? Non sembra che in essa ci sia trepidazione o fervore, evidente comunicazione di sentimenti. Le immagini sono enunciate sulla tela come per una sorta di esercizio intellettuale, che esclude l’emozione diretta, l’effusione, l’enfasi. Eppure i temi che egli sceglie e dipinge, i suoi giardini sul mare o davanti agli alberi di un bosco, le sue ragazze sull’erba, accanto a specchi d’acqua e fontane, non dovrebbero indicare impassibilità e indifferenza. Che senso ha dunque questa pittura e quale significato hanno dunque queste immagini?
Sono le domande che mi sono poste qualche mese fa, nello studio pescarese di Antonio Di Fabrizio, davanti ai suoi quadri. Uno dopo l’altro, li guardavo, e la loro luce ferma e uguale, mi colpiva per qualcosa di innaturale che vi andavo scoprendo, una specie di incantato stupore. Il verde era vivo, l’azzurro intenso, le vesti delle ragazze trasparenti, i loro volti luminosi, ma tutta la scena, al tempo stesso, m’appariva remota, come separata dal presente.
E’ forse questo il nucleo poetico che vive nelle immagini di Di Fabrizio? Dalle prime domande, mi sgorgavano quindi altre domande. Perché quella luce d’assenza nelle sue opere? Perché tanta dolcezza e bellezza nei volti, nei gesti delle sue ragazze, ma come se fossero al di là di un diaframma invisibile?
Non è possibile capire il lavoro di un artista se non se ne penetra la sostanza dell’ispirazione: solo a questa condizione è possibile quindi rendesi conto anche dei suoi procedimenti, delle sue scelte tecniche, dei suoi modi, di tutto ciò insomma che costituisce la base del suo linguaggio. Ecco: è chiaro, almeno per me, che le immagini di Di Fabrizio nascono da un’intima esigenza di salvaguardare quei valori d’integrità che sono la dote più preziosa della nostra condizione umana, valori oggi più che mai minacciati e violati. Le sue immagini, le immagini dei suoi quadri, non sono che le metafore di questa sua intima esigenza: Mettere questi valori al riparo di ogni deturpante violenza: questo ne è il vero significato, l’intenzione di fondo. Metafore, traslati, allegorie: in tale senso si devono interpretare dunque le sue bellissime fanciulle, le sue dolci ragazze, in piedi o sdraiate sui prati; e così vanno pure interpretati i sereni giardini, i boschi che le circondano: un mondo salvato dalla nostra storia, dalla cronaca brutale dei nostri giorni. Questo mondo poetico, Di Fabrizio lo dipinge con amorosa pazienza, con gelosa perizia, con la qualità contemplativa della sua natura sensibile che reclama la salvezza di ciò che ama. Ma dove salvare oggi ciò che si ama se non in un mondo separato dal mondo in cui viviamo?
Ancora una domanda dunque. Desiderio e nostalgia: desiderio di uno spazio non avvelenato, intatto, limpido, sereno; nostalgia non per il passato, ma per un futuro dove sia possibile vivere con integrità. Le immagini di Di Fabrizio si collocano in questo spazio, in questo futuro.
Ne sono, appunto, il segno poetico. Non dunque impassibilità e indifferenza esiste nei suoi quadri, bensì una tensione intellettuale che si muta in visione, la visione appunto di una natura “innaturale”, cioè sottratta alla natura offesa in cui siamo costretti a muoverci. Non dunque assenza di fervore o astratta separazione, ma pungente, acuta aspirazione ad una possibile felicità dipinta come un miraggio. (5)
Il colore preminente nelle tele di Di Fabrizio è il verde: appare quasi gioco forza legarlo a concetti di kandiskiana memoria: il verde è, tra i colori il più quieto, perché unisce in sé la natura terrestre del giallo e quella spirituale del blu, ricomponendo, in un certo senso, l’unità cosmica: vagheggiamento di pace, armoniosa espressione di speranza.
Il Ragveda evocando la totalità del mondo si riferisce al cielo, all’acqua e alla terra, elementi che, colorati di verde e di azzurro, appaiono sempre nella pittura di Di Fabrizio.
L’acqua, essenziale per la vita è cosoante nell’immaginario collettivo, religioso e non. Essa è generatrice, sorgente di forme di energia creativa, spesso collegata a poteri divini.
Il cielo è il principio cosmico direttamente complementare alla terra, produce e nutre tutti gli esseri viventi fecondandola con i suoi umori acquei. Rappresenta la coscienza e una dimensione superiore a quella sensuale e terrena. L’elemento terra in Di Fabrizio è sempre “fecondato”. E’ un giardino, un Eden a cui cerca disperatamente di ritornare: un luogo in cui l’azione ordinatrice dell’uomo sulla natura e della ragione sulle pulsioni inconsce si mostra rispettosa e non arbitraria. Il suo Eden pur apparendo uno spazio “sacro”, una dimensione iniziatica e distinta dalla realtà quotidiana, non si presenta come un hortus conclusus ma solo come uno spazio “a misura d’uomo”, finalizzato all’esercizio dell’otium e all’elevazione dell’anima. Nella sua ultima pittura la città, scenario del commercio e del lavoro, esclusione della “lentezza” come paradigma di vita, appare lontana e dimenticata, proprio nella dolorosa consapevolezza della sua scomparsa come manifestazione armonica delle virtù civili e politiche,frutto dell’umanesimo: quello che dipinge è ciò che vorrebbe vedere e non ciò che vede.
Ultima riflessione sui quadri di Di Fabrizio: le stagioni in cui vivono i suoi quadri sono, non a caso, la primavera e l’estate. Anche questo fatto sottende dei significati. Bandire l’inverno è bandire la stagione della morte e dell’oscurità, privilegiare la primavera è privilegiare la rinascita della natura ( e cristianamente, non è difficile aggiungere, la redenzione umana). L’estate poi è la stagione in cui maturano i frutti della terra e si raccoglie ciò che di positivo si è seminato. E’ anche la stagione in cui prorompe il giallo, che Di Fabrizio però stempera nel verde. Anche la sua estate non è accecante ma appare purificata da ogni eccesso meteorologico, in una rappresentazione soprattutto mentale.
In occasione della sua mostra personale intitolata “L’Eden ritrovato”, tenutasi a Giulianova nella Sala “ G.Trevisan” della Piccola Opera Charitas, nell’estate del 2001, intervistai Antonio Di Fabrizio e lui mi parlò della pittura come mezzo per rivivere l’armonia della natura oggi insidiata quando non già irrimediabilmente offesa dall’incoscienza dell’uomo. L’intervista finiva con una riflessione che spiega Di Fabrizio, oltre che come pittore, anche come uomo, limpido e fermo come i suoi quadri: “ Io dipingo così, è la mia natura. Colore e armonia sono le cose che la mia natura mi porta a ricercare. A proposito di “ Eden ritrovato “, devo dire che nella mostra di Giulianova appaiono ben tre quadri con questo stesso titolo, dipinti in un arco di tempo di venti anni. Ma molti miei quadri fanno pensare all’Eden. L’Eden qui sulla terra non c’è più, ma all’Eden aspiro. Sulla tela si può ancora sognare e questo è il privilegio del pittore”. (6)
(1) Carlo Fabrizio Carli, Antonio Di Fabrizio, Giulianova, Centro Culturale San Francesco, 2001
(2) Giorgio Di Genova, Storia dell’Arte Italiana del ‘900, Bologna, Ediz. Bora, 2000
(3) Enrico Crispolti, Il Novecento, vol.III, Milano, Electa, 2000
(4) Omaggio ad Antonio Di Fabrizio,città di Penne, 1993
(5) Mario De Micheli , Antonio Di Fabrizio,
(6) Marialuisa De Santis, Intervista a Antonio Di Fabrizio, in Piccola Opera Charitas Notizie, anno I, n. 2, 2001.
da: www.madonnadellosplendore.eu
Biografia:
Roma, 19 febbraio 1924 – Roma, 26 aprile 2001
Nacque a Roma il 19 febbraio 1924 da Guido Vespignani ed Ester Molinari, bisnipote di Virginio Vespignani, famoso architetto. Dopo la morte del padre, stimato chirurgo e cardiologo, dovette, giovanissimo, trasferirsi con la madre nella zona proletaria di Portonaccio, adiacente al quartiere San Lorenzo, dove crebbe.
Qui, durante il periodo di occupazione nazista della Capitale, alla macchia come tanti suoi coetanei, cominciò a disegnare, cercando di rappresentare la realtà crudele, sporca e patetica attorno a lui: lo squallore del paesaggio urbano di periferia, le rovine e le macerie causate dai bombardamenti, il dramma degli emarginati e la povertà del quotidiano.
La sua arte non si limitò alla sola esperienza pittorica, fu illustratore di moltissimi capolavori. Importante anche la sua attività di scenografo: lavoro' per “I giorni contati” e “L'assassino” di Elio Petri, “Maratona di danza” e “Le Bassaridi” di Hans Werner Henze, “I sette peccati capitali” e “La madre” di Bertolt Brecht, “Jenufa” di Leoš Janáček. Come incisore produsse più di quattrocento titoli in acquaforte, vernice molle e litografia.
Iniziò a dipingere durante l'occupazione nazista, nascosto presso l'incisore Lino Bianchi Barriviera, suo primo maestro. Altri importanti punti di riferimento, che influirono sui suoi esordi artistici, furono Alberto Ziveri e Luigi Bartolini mentre, soprattutto nei suoi primi quadri, sembra evidente l'influsso di espressionisti come George Grosz e Otto Dix. Nel 1945 espone la sua prima personale e comincia a collaborare a varie riviste politico-letterarie (Domenica, Folla, Mercurio, La Fiera Letteraria) con scritti, illustrazioni e disegni satirici.
Il suo lavoro, tra il '44 e il '48 descrive il volonteroso e maldestro tentativo[non chiaro] di resurrezione di un'Italia umiliata, affamata e distrutta dalla guerra.
Nel 1956 fonda, con altri intellettuali, la rivista Città Aperta, incentrata sui problemi della cultura urbana.
Tra gli artisti a lui vicini si ricordano Giuseppe Zigaina (e la cosiddetta Scuola di Portonaccio) e, dopo il '63, quelli del gruppo denominato Il pro e il contro, da lui fondato insieme a Ugo Attardi, Fernando Farulli, Ennio Calabria, Piero Guccione e Alberto Gianquinto.
Dal 1969, Vespignani lavora a grandi cicli pittorici dedicati alla crisi della società del benessere: Imbarco per Citera (1969), riguardante il ceto intellettuale coinvolto nel '68; Album di Famiglia (1971), uno sguardo polemico sulla sua personale quotidianità; Tra due guerre (1973-1975) un'analisi inflessibile sul perbenismo e l'autoritarismo piccolo-borghese in Italia; Come mosche nel miele (1984) dedicato a Pier Paolo Pasolini. Nel 1991 espone a Roma 124 opere, tra le quali il ciclo Manatthan Transfert, una critica all’insostenibile delirio esistenziale dell’American way of life.
Strettissimo il suo rapporto con la letteratura. Vespignani illustra il Decameron del Boccaccio, poesie e prose del Leopardi, le Opere Complete di Majakowskij, i Quattro Quartetti di Eliot, i Racconti di Kafka, i Sonetti del Belli, le Poesie del Porta, il Testamento di Villon e La Question di Alleg.
Nel 1999 viene eletto Presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca e nominato Grand'ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Opere di Renzo Vespignani sono presenti al Museo d'arte - MdAO di Avellino e al Museo d'arte Costantino Barbella di Chieti.
[Wikipedia]
Biografia:
Messina 1937
Pittore autodidatta, anche se con un piccolo bagaglio tecnico ottenuto grazie ai corsi di disegno della Società Operaia di Messina, Giorgianni esordisce nel figurativo, dedicandosi quasi subito all’informale. Consegue per il 1971 e il 1972 il premio Capo d’Orlando, nel 1974 il Premio Naxos, nel 1978 la Tavolozza d’Oro del Fondaco. Numerose sono le sue presenze in collettive sul territorio nazionale ed estero: Taranto, Venezia, Torino, Catania etc. Sarà anche tra i fondatori della Galleria Arteincontro, spazio autogestito da un’associazione che per un breve periodo organizzerà mostre di artisti locali e nazionali. Parallelamente all’attività di pittore, Giorgianni realizza anche alcune scenografie: per la sala Laudamo di Messina nel 1974, per il San Carlino nel 1984 e per il Teatro in Fiera nel 1986 e nel 1987. Dal 1992 Carlo Giorgianni vive in Polonia, pur mantenendo vivo il legame con la città natale. La sua è una pittura di spazi, una pittura di geometrie, segni e superfici indagate da varianti cromatiche in bilico tra la ricerca intellettuale dell’astrattismo e la forza espressiva dell’informale.
Courtesy Carlo Giorgianni
da: www.lescalinatedellarte.com
Biografia:
Giuseppe Cavallini (Livorno, 1916-2000)
Come molti altri artisti dilettanti di Livorno, Giuseppe Cavallini era autodidatta e operaio. Lavorava presso il Cantiere Navale Orlando come vigile del fuoco e nell’immediato dopoguerra riuscì a trasformare quella che era un’attrazione giovanile per la pittura in una vera passione cui si dedicò totalmente fino agli ultimi anni della sua vita. Formatosi respirando l’aria della pittura macchiaiola labronica, Cavallini fin dal principio della sua ricerca artistica ha ripudiato lo stanco repertorio pittoresco locale per affermare la sua forte e libera personalità. Pur nell’innegabile influsso della pittura espressionista e postimpressionista, l’artista livornese ha ricercato un suo linguaggio d’espressione oggettivo e al tempo stesso lirico.
L’esordio di Cavallini avvenne nel 1949 con la pubblicazione di alcune illustrazioni su “Il Martello”, periodico di informazione interna degli operai del cantiere (Patti 2004, p. 12). Sullo stesso periodico, nel 1951 il pittore prese parte al dibattito sulle due principali tendenze artistiche che dividevano i critici e gli artisti italiani: il realismo e l’astrattismo (Carpita1 2004, pp. 38, 70). Dagli anni Sessanta ha cominciato a dipingere su carta di giornale incollata alla tela e raschiata, accentuando su tale supporto la sua carica emotiva e trasfiguratrice grazie a colpi di spatola sempre più franti, vibranti e materici, talvolta uniti a pennellate addirittura gestuali. Giovanni March definì Cavallini “‘pittore d’assalto’ per l’impeto con cui afferra il motivo” (1962 in Cavallini 1998, p. 4 e in Donzelli 1987, pp. 116- 117). Numerose personali di Cavallini, oltre che in Italia, si sono svolte in tutta Europa.
Di lui hanno scritto con sincero apprezzamento molti critici legati dapprima al realismo socialista e successivamente alla pittura figurativa in genere: Guttuso, Treccani, Carrà, De Grada, Trombadori, Loffredo. Lo stesso Raffaele De Grada apparteneva alla giuria della prima edizione del Premio Modigliani che assegnò a Cavallini il riconoscimento per la sua opera “Raffineria”. Come ha giustamente notato Mattia Patti (Patti 2004, p. 12), se a Livorno i temi centrali del dibattito sul realismo innescato dal PCI furono prontamente accolti, ciò nonostante la ricezione strettamente pittorica fu molto limitata nella città labronica. Eccezion fatta per alcune opere raffiguranti scene di lavoro e paesaggi industriali di Giulio da Vicchio e Alfredo Mainardi, Cavallini fu il testimone più significativo della pittura realista socialista a Livorno.
Le sue successive partecipazioni senza successo alle edizioni del Premio Modigliani (vedi Patti 2004, p. 220) furono probabilmente all’origine della dichiarazione polemica rilasciata nel 1968 a “Paese Sera” (“Paese Sera”, 12 marzo 1968), dove il pittore esprimeva la necessità di “rifare il ‘Premio Modigliani’, ogni anno, con più serietà e convinzione. Aperto a tutte le valide forze livornesi. Che sia il ‘nostro’ premio, soprattutto il nostro stimolo per misurarsi e migliorarsi”. V.C.
da: www.comune.livorno.it
Biografia:
Nacque a Torino nel 1891, morì a Torino nel 1959 all'età di 68 anni.
Allievo di Andrea Tavernier e di Lidio Ajmone, fu del primo che, almeno inizialmente, subì l’influenza, allorquando eseguì un notevole numero di tavole e tavolette con soggetti alpestri. Predilesse il paesaggio, presentando le sue opere alle mostre torinesi della Promotrice (1920, Minaccia un temporale; 1925, Stradetta di Vinadio; 1927, Case a Pradlèles; 1930, Demonte), del Circolo degli Artisti (dal 1919 al 1946 quasi ininterrottamente) e degli “Amici dell’Arte”.
Biografia:
Livorno 1942 - 1995
L’11 Giugno 2005 ricorreva il decimo anniversario della scomparsa di Masaniello Luschi, considerato dagli addetti ai lavori , il massimo esponente della pittura Labronica tradizionale del secondo novecento toscano.
Una tradizione che trae origine da quello che fu uno dei più innovativi movimenti artistici , “ i macchiaioli”
Questo movimento, nato nella seconda metà dell’800, ebbe come maestro fondatore , il pittore Giovanni Fattori, il quale, riuscì ,a radunare attorno a sé ,un nutrito gruppo di giovani talenti della pittura e ,ad intraprendere il difficile cammino che si rivelerà più avanti la fortuna della “macchia”.
Quello storico gruppo seminò un credo e, seguendo i dettami del maestro, fece nascere nei decenni successivi, nuovi e validi apostoli della pittura convenzionale livornese.
Seguendo quei dettami, Masaniello Luschi cominciò a dipingere come autodidatta, affascinato dall’arte di quegli insigni maestri , studiandone e carpendone i segreti .
In pochi anni divenne , con un impronta del tutto personale, anch’esso un maestro per le giovani generazioni e, permise a cavallo degli anni ’70 e ’90 di continuare una tradizione che costituisce ancora oggi un perno indissolubile della cultura italiana.
Aveva la pittura nel sangue e , dotato di importanti basi grafiche, riuscì ad immortalare sulla tela con estrema semplicità , ogni visione reale gli si presentasse ai suoi occhi.
Le scene bucoliche della sua Toscana , le campagne in primavera, gli autunni e gli inverni innevati, gli scorci caratteristici della sua città come ,la vecchia Venezia, la fortezza vecchia, i becolini scomparsi, le zone del pontino.
Ritratti e nature morte, studi di animali, mareggiate, una poliedricità di soggetti, ognuno dei quali affrontati sempre con estrema passione e forza pittorica.
La sua era una pittura fatta di semplicità e modestia, ricca di colori, materica , reale; lontana dal moderno e dalle nuove forme espressive.
Amava dipingere dal vero, al contatto quotidiano con la natura, con la gente, con i suoi luoghi, con i profumi della terra.
Le sue pennellate erano decise, sicure, cariche di colore e creavano, sulla tela ,scenari tipici dal sapore macchiaiolo.
Numerosi i capolavori eseguiti in particolare tra il 1985 e il 1994 nel pieno della maturazione artistica , quando galleristi, critici e collezionisti ne tessevano quotidianamente le lodi.
Importanti mostre in tutta Italia ( Firenze, Ferrara, Modena, Bologna, Torino, Soave ecc.) rappresentarono la notorietà di questo artista al quale, fu addirittura commissionata dalla Curia Vescovile di Livorno per il Duomo la celebre “Ultima cena”, un dipinto di notevoli dimensioni, simbolo della qualità pittorica acquisita.
Purtroppo, nel pieno dell’ascesa artistica , una grave malattia lo portò via l’11 Giugno del 1995, seppellendo per sempre quei fantastici ed inimitabili “pennelli” , eccezionali testimoni di un tempo e di una passione vera, lasciando comunque ai posteri, il segno del suo passaggio, i suoi impareggiabili dipinti.
Masaniello Luschi è attualmente considerato il massimo esponente della pittura labronica tradizionale, una tradizione che trae origine da quello che fu uno dei più rivoluzionari movimenti artistici del passato: la MACCHIA.
Tale movimento nato nella seconda metà dell'800 ebbe come artefice il pittore livornese Giovanni Fattori che radunò attorno a sé un nutrito gruppo di giovani talenti, i quali, pur non vedendo un immediato riconoscimento della propria vena artistica, continuarono a credere ciecamente nei dettami dei Maestro; ed è seguendo quei dettami che Masaniello Luschi molti anni orsono ha incominciato a dipingere, affascinato dall'arte di quegli insigni maestri ne hanno studiato le opere con amore e abnegazione fino a carpirne i più reconditi segreti tanto che oggi, lui stesso viene considerato il maestro in grado di continuare, seppur con un'impronta dei tutto personale, quella tradizione che non deve assolutamente andare dispersa, perché costituisce una delle piu' significative tappe della cultura italiana. Dotato di una notevole base grafica, che gli permette di fermare sulla tela con immediatezza il soggetto prescelto, egli dedica gran parte dei suo tempo alla pittura dal vero, sempre alla ricerca di soggetti che il trascorrere dei tempo ha lasciato inalterati. La sua stessa Toscana, ricca di scorci suggestivi fonte di sempre nuove ispirazioni. Introverso, silenzioso sempre attorniato da devoti allievi, Masaniello Luschi vive come racchiuso in un mondo poetico rifuggendo da coloro che vorrebbero il "Moderno ad ogni costo" non perché rifiuti a priori nuove forme espressive ma perché crede con assoluta convinzione che il suo modo di dipingere fatto con semplicità e modestia, con il solo ausilio dei colori e dei pennelli abbia tutt'oggi un significato. Anche i notevoli successi che ottengono le sue personali stanno a confermare la validità delle convinzioni radicate in lui.
"L'ultima cena" commissionatagli dalla Curia Vescovile per il Duomo di Livorno è la sicura prova della raggiunta maturità artistica.
Qualcosa che rimarrà nel tempo.
Maurizio Ansaldo
Mostre personali
Boutique dei Quadro, Livorno, 1968; Galleria 33, Lucca, 1969; Galleria Andrea, Pontedera, 1970; Enoteca ltalica, Siena; Galleria Spinetti, Firenze; 1971; Galleria d'Arte G. Romiti, Livorno, 1974; Galleria Milan Arte, Bologna, 1975; Galleria Il Collezionista, Bologna, 1977; Galleria 33, Castiglioncello, 1977; Galleria Alcyone, Firenze, 1977; Galleria 33, Castiglioncello, 1978; Galleria S. Isaia, Bologna, 1979; Galleria dei Barcon, Milano, 1979; Galleria 33, Castiglioncello, 1979; Galleria Cancelli, Firenze,1980; Galleria 33, Castiglioncello, 1980; Teatro Boldini, Ferrara, 1981; Galleria 33, Castiglioncello; Circolo Sportivo Santacroce, S. Croce S.A.; Hotel Fini, Modena, 1982; Fortezza Nuova Omaggio a Livorno, Livorno,1982; Galleria S. Isaia, Bologna, 1983; Galleria d'Arte Internazionale, Francoforte, 1983; Studio d'Arte Lanza, lntra, 1983; Galleria Berman, Torino, 1983; Palazzo Comunale, Soave, 1984; Bottega d'Arte 33, Castiglioncello, 1984; Galleria d'Arte Andrea, Pontedera, 1984; Galleria S. Isaia, Bologna, 1985; Centro Culturale l'Antica Farmacia, Palaia, 1987; Nuova Galleria, Castiglioncello, 1987
da: www.firenzeart.it
Biografia:
Torino 1869 / 1933
Nacque in Torino nel 1869. A 15 anni entrò nella R. Accademia Albelrtina, ove studiò alla scuola del Gilardi e del Gastaldi, ottenendo numerosi premi di primo grado, medaglie d'oro e d'argento, e borse di studio. Nel 1891 esordì all'Esposizione Promotrice di Torino con un ritratto ad olio, in grandezza naturale, che lo affermò tosto ritrattista valente. Produsse in seguito molte ed importanti opere, specialmente di genere sacro, al quale si è dedicato con particolare studio, ottenendo numerosi successi.
Tratto da: Guide Marini - AVGVSTA TAVRINORVM
Biografia
Nato a Modena nel 1931 ma ora residente nel Milanese, precisamente a San Donato Milanese, Giorgio Bossola ha da sempre avuto in anima la «passione» per la pittura, e alla pittura si è dedicato con singolare impegno, riuscendo ad ottenere risultati che la critica e gli appassionati d’arte hanno necessariamente sottolineato con unanimi consensi di ammirazione. E a testimonianza dei risultati che la pittura gli procurava, sono venute le sue esposizioni sia personali che collettive nelle principali Gallerie d’arte italiane. Tra queste ci piace ricordare soltanto la sua presenza alla XX Biennale di Milano nel 1954, mentre è del 1961 la sua prima personale. Delle altre mostre che Giorgio Bossola ebbe a presentare con risultati sempre più che lodevoli, non facciamo l’elenco essendo molto numerose. È quanto basta per affermare la prestigiosa personalità di questo artista.
di A. Campoleoni da "Giorgio Bossola espone a Seriate" www.ecodibergamo.it
Biografia
- Nasce a Mesagne il 25 febbraio 1910 da Francesco e Maria Olive. Muore a Mesagne il 30 settembre 1996.
- Notizie del primo periodo della formazione tratte da un suo breve racconto autobiografico.
"La mia infanzia non è stata priva di costrizioni: si usava in quel tempo affidare i bambini a dei maestri artigiani per apprendere il mestiere e, contemporaneamente, frequentare la scuola pubblica. Avevo quattro anni. Durante l'asilo infantile e la scuola elementare volli più volte cambiare mestiere e per ultimo quello di falegname mobiliere. E fu appunto qui che scoprirono in me una certa tendenza per il disegno. Avevo, credo, dieci o undici anni. Mi prese con sé un bravo pittore del posto: il prof. Francesco Epicoco, che, forse, qualcuno ricorderà. Questi, senza percepire alcun compenso, mi tenne con sé alcuni anni, facendomi disegnare, disegnare, disegnare; e posso affermare senz'altro che a Lui devo la mia prima vera formazione. Di quel periodo si conservano migliaia di disegni.
Questo tirocinio un giorno ebbe termine, non so dire né come né quando, e mi ritrovai a contatto con la vita senza un mestiere, abbandonato a me stesso e sempre a carico dei genitori. Più di una volta tentai l'avventura: la prima, allontanatomi da casa con due lire in tasca e senza altri mezzi, volevo raggiungere Napoli comodamente installato in un vagone merci; ma non ce la feci: a Metaponto fui costretto da un ferroviere mesagnese a riprendere la via del ritorno. Però scesi a Taranto che era mezzanotte e, alle prime luci dell'alba scoprii il mare più bello del mondo, in tutto il suo incanto. Sul tardi, nella stessa mattinata, mi raggiunse mio fratello proprio in tempo per non morire di fame.
Qualche anno dopo, ne avevo forse venti, mi venne commissionato un lavoro di decorazione in casa dei genitori dell'On. Santo Semeraro, allora "fuoruscito" in Francia. Qualcosa è ancora visibile. Col ricavato, e questa volta con le carte in regola, ritentai l'avventura.
Raggiunsi Roma: ma anche questa volta fu un fallimento: non riuscii a procurarmi un lavoro, e feci ritorno in famiglia. Ricominciò il vagabondaggio, finchè venne bandito il concorso per la borsa di studio "Muscogiuri" (illustre benefattore nostro concittadino), fino ad allora goduta dal mio amico e collega Prof. Salvatore Scoditti. Avevo ventitrè anni suonati quando potetti fare il mio primo ingresso al Liceo Artistico di Napoli".
- L'iscrizione al primo anno di corso del Liceo Artistico di Napoli risale all'anno scolastico 1933/34. Il diploma di maturità viene conseguito al termine del corso quadriennale, nell'anno scolastico 1936/37.
- Nell'anno scolastico 1937/38 si iscrive al corso di pittura presso la Reale Accademia di Belle Arti di Napoli e prosegue negli studi assiduamente fino al conseguimento del diploma, avvenuto nell'anno scolastico 1940/41. Ogni anno è dispensato dal pagamento delle tasse "per merito".
Egli stesso racconta di quest'ultimo suo periodo di formazione:
"Frequentai l'Accademia con assiduità e profitto e non mi mancarono grandi soddisfazioni. Era mio maestro e titolare Pietro Gaudenzi, Accademico d'Italia per meriti artistici. Al terzo anno, per concorso, vinsi una borsa di studio di tremila lire, e l'anno successivo mi venne assegnata la borsa di perfezionamento intitolata a Domenico Morelli, di cinquemila lire, quale migliore licenziato dell'anno".
- Nell'anno scolastico 1941/42 frequenta dunque il primo anno del corso di scultura, sempre presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
- Nel maggio del 1942 viene assunto quale disegnatore edile alla “Navalmeccanica”, ma il 1° ottobre dello stesso anno è richiamato alle armi; il servizio militare prosegue fino all'armistizio.
- Il 15 settembre del 1944 sposa a Napoli la sig.na N.D. Ildegarda Natale, e si stabilisce poi definitivamente a Mesagne.
- Nel dopoguerra insegna Materie Artistiche nelle scuole medie. La gran parte della sua carriera di docente si svolge nella Scuola Media Statale "M. Materdona" di Mesagne, dove assume anche, per un anno, l'incarico di preside. Un suo dipinto è esposto nell'Aula Magna della Scuola.
- Nel 1950 organizza una mostra personale a Francavilla F.na, nell'ambito della X Fiera dell'Ascensione, suscitando notevole interesse e vivo apprezzamento.
Ecco alcuni giudizi della stampa dell’epoca.
“Il Giornale d’Italia” (Quotidiano) n. 117 del 18 maggio 1950:
“Grande ammirazione e stupore per l’inaspettata sorpresa desta un angolo del salone centrale, dove fanno bella mostra di sé 22 quadri del pittore Giovanni Avasto. In ciascuno d’essi l’intramontabile sogno d’arte d’ogni vero artista traluce in forme e colori che avvincono anche lo sguardo più distratto, proprio per la potenza suggestiva della “vera” Arte, intesa come estrinsecazione d’un intimo ed insopprimibile tormento. E di tale lotta, e della ricerca avida e minuziosa di forme libere e sintetiche, l’Avasto ci dà ampia documentazione nelle sue belle nature morte, negli occhi e nell’atteggiamento della sua Madonna, nei ritratti che sono una sintesi mirabile tra la forza dell’espressione e lo sprezzo delle forme accademiche e consuete, nel suo “Nudo” ecc. Ci auguriamo che il pubblico decreti a questa autentica rivelazione della Fiera tutto il successo che l’artista merita, in attesa che l’Avasto, mettendo da parte la sua ritrosia, ci allestisca la mostra di tutte le sue opere, che senza sforzo figurerebbero degnamente in ben più importanti Esposizioni.”
“La Freccia” (Settimanale politico indipendente della Provincia di Brindisi) n. 20 del 20 maggio 1950:
“Oscar Wilde disse che un vero artista non si cura del pubblico. Evidentemente egli sottintendeva quello – numeroso – dal palato grosso e dal facile gusto corrente al quale è – pertanto – costituzionalmente vietata la comprensione dell’attimo sublime della creazione che l’artista attua per un suo insopprimibile bisogno di esprimersi. Giovanni Avasto c’è parso “wildeggiare” con questa mostra di suoi lavori alla Fiera Campionaria di Francavilla; e dico subito perché: per aver tenuto fino ad oggi il pubblico (che non è poi tutto quello di Wilde) all’oscuro della bella arte maturata in lui in forme ed in linee d’una intensa significazione e d’una morbidissima trattazione. C’è nei lavori luminosi che egli oggi finalmente s’è deciso a mostrarci, un intimismo rivelato cautamente con un pudore finanche un po’ scontroso e come offerto paurosamente preoccupato del “palato grosso” cui Wilde raccomandava non curarsi. Senza giungere alla esasperazione della linea e del concetto cui gli estremisti hanno “malmenata” l’arte moderna, Avasto inquadra con encomiabile buon gusto e studiata e vigilante armonia di dimensioni, dolci figure di Madonne e vivide nature morte che balzano dagli sfondi accurati in pennellate dense di colore ed immediate di significato. La innata riserbatezza dell’artista si dilegua però di fronte al ritratto e lì, dietro il tenue schermo del “soggetto vivo” egli si effonde e spazia nel cielo sconfinato del sogno puro, che mette negli occhi e nel palpito delle sue figure, tutto il cuore e tutta l’anima del ritrattato, che perciò deve avere ben schietti e puri l’uno e l’altra per superare senza timori la tremenda prova di rivelazione cui Avasto lo sottopone. D’una efficacia pronta e sicura questo nostro artista merita d’essere incoraggiato e viepiù valorizzato nella nostra provincia che per la sua geografica posizione confinaria impedisce l’affermazione che nei centri più fortunati viene facile e remunerativa ad artisti della sua vaglia. E’ questa la prima mostra dell’Avasto, fatta dopo vive pressioni di amici e colleghi. Il pubblico, se non si sente d’essere quello di Wilde, dia ad essa il meritato incoraggiamento visitandola e soprattutto dimostrando con degli acquisti, che non ha scordato (nel naufragio bellico di tutti i valori) quello dell’Arte come formazione spirituale dell’individuo e come forza civilizzatrice dei costumi di un popolo. Anche se relegati tra due mari e lontani dai grandi centri, non priviamoci della gioia di avere dei bravi artisti nostri. Gustiamo la loro arte come centelliniamo l’essenza della nostra vite e del nostro ulivo, mostriamo ad essi il riconoscimento che meritano, coopereremo così più d’ogni astratto “piano del Mezzogiorno” alla rinascita ed alla valorizzazione della bella provincia nostra”.
“Il Popolo” (Quotidiano) n. 121 del 23 maggio 1950:
“Visitando la Fiera dell’Ascensione, divenuta ormai manifestazione di primo piano in tutta la nostra regione, particolare interesse, ammirazione consensi ed anche vivacissime polemiche ha suscitato l’artistica mostra personale del nostro concittadino pittore Giovanni Avasto. Egli si è presentato alla Fiera dell’Ascensione con una lunga serie di suoi lavori tutti improntati ad un indirizzo nuovo, in cui lo spirito nettamente prevale sulla materia. Padrone della tecnica e della forma, il nostro artista procede oltre, insistendo nella ricerca di ritmi e motivi sempre diversi e nuovi. Fra le numerose opere esposte non possiamo non ricordare: “Ritratto di vecchio”, “Il ritorno”, “Circoncisione”, “Gente che va”, che rispecchiano un determinato stato d’animo. Molto ammirati anche gli autoritratti e alcune nature morte. L’autore, nella sua comprensione geniale e nella sua incomparabile sensibilità interiore, ha fatto veramente sentire che <>.”
“Momento Sera” (Quotidiano) n. 124 del 28 maggio 1950:
“…Da uno sguardo d’assieme, appare evidente il carattere antiaccademico ed antinaturalistico della produzione…Ogni opera reca la prova d’uno studio nuovo…ti stupisce per l’impasto e l’accostamento dei colori, ti convince per l’ardita umana concezione…”
Ecco infine cosa scrive l’artista presentando la mostra:
“ In questa mia rassegna di lavori, ho cercato di sintetizzare il cammino percorso durante alcuni anni di esperienze formali.
Ho cercato di delineare, sia pure sommariamente, l’intima lotta per il raggiungimento d’una visione nuova della realtà, direi quasi antinaturalistica, nel tentativo, svincolato dalla sottomissione a forme accademiche e su di un piano libero da preconcetti, di tendere ad una meta più poetica e significativa. Il derivante tormento, che dura da vari anni, spero possa, in un prossimo avvenire, essere coronato da intima soddisfazione.
La meta prefissami non è quella del raggiungimento di una fedele e facile copia della realtà visiva, ma quella della concretizzazione, coi soli mezzi pittorici, forse anche naturalistici, di una realtà interiore, mettendo completamente al bando: il gioco di virtuosismi formalistici, ricerche accademiche di volume, di valori atmosferici, ecc.. Giungere con forme più libere e sintetiche ad una visione più idealistica e personale.” ”
- L’artista, in seguito, non allestirà altre mostre personali, limitandosi a partecipare, di tanto in tanto, a rassegne collettive in ambito regionale.
- Nell’Ufficio “Affari del Cerimoniale” della Presidenza della Giunta Regionale di Puglia è esposto un suo dipinto, intitolato “Figure”. (La foto del quadro e brevi notizie biografiche sull'autore sono contenute nel volume "Arte in Regione", a cura di Mirella Casamassima e Giustina Coda - Adda Editore – Bari).
- La Pinacoteca Comunale di Mesagne, istituita nel 2001, ospita una mostra permanente dell’artista con l’esposizione di numerosi dipinti, i più rappresentativi della sua produzione, eseguiti nel periodo che va dall’anno 1925 all’anno 1989.
da avasto.altervista.org
Biografia
Nato a Bagheria (Palermo) il 4 giugno 1943, giovanissimo si trasferisce a Roma dove frequenta lo studio del suo concittadino Renato Guttuso. Nel 1964, a soli 21 anni, la Galleria Consorti di Roma gli organizza la sua prima mostra personale che rievoca i luoghi della sua infanzia.
I luoghi natali, i volti dei contadini scavati dalle rughe del tempo e dal duro lavoro, la campagna con i colori del dramma e della tragedia che rimanda alla cultura greca antica, influenzano profondamente la sua formazione artistica.
Alla fine degli anni ‘60 la sua pittura si avvicina alla sensibilità di quella inglese e in particolare di Francis Bacon. Si tratta del periodo figurativo in cui l'artista risente anche di influenze Sironiane e predilige soggetti che affrontano attraverso la drammaticità della figura umana le difficili condizioni esistenziali di un'intera classe sociale alle prese con gli effetti del processo di industrializzazione e di sfruttamento dell'uomo.
Nel 1974 l'artista, a seguito di ripetuti incontri con il matematico-filosofo Lucio Lombardo Radice, attinge alla teoria di Lobacevskij circa la sfericità del corpo e la geometria intesa come struttura dello spazio fisico. La geometria diviene sferica, le strutture sembrano levitare, le forme dinamiche, in una ricerca concettuale dove la matematica assomiglia sempre di più all'arte per l'essenza intuitiva e creativa come origine di ogni percorso teorico ed empirico.
Nel 1979 un viaggio in Perù porta Provino a vivere nella sua pittura una straordinaria dialettica tra le geometrie e la filosofia, tra il visibile e l'invisibile. Si inaugura dunque quello che può essere considerato a tutti gli effetti il periodo della piena maturità dove la pittura fatta di materia e colore diviene lo strumento principe per sviscerare quella ricerca espressiva di un mondo dinamico e infinito, attraverso la maniacalità dell'esecuzione pittorica e la gestualità del segno trova la strada per interpretare quello che lo spazio fisico della tela non consentirebbe.
Nel 1986 è chiamato per “chiara fama” alla cattedra di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Palermo, per poi passare all'Università di Napoli.
A partire dagli anni ‘90 si succedono mostre personali in importanti spazi pubblici nazionali alternate da prestigiose esposizioni di caratura internazionale: tanto per citarne alcune Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, Castel dell’Ovoa Napoli, Cervia ai Magazzini del Sale.
Nel 2002 espone come primo artista occidentale nel Museo Nazionale di Storia Cinese a Pechino e successivamente nei musei più importanti delle città di Shenzhen, Shenyang, Canton, Shanghai, Hong Kong e Changshu. Inizia così una decade di mostre internazionali che lo porteranno dalla Grecia agli Stati Uniti e dalla Bulgaria all'Argentina tornando periodicamente ad esporre nella sua Sicilia.
Mostre Personali
1964
-
Roma. Galleria Consorti.
1966
-
Roma. Galleria Il Girasole.
1967
-
Roma. Galleria Il Vertice.
-
Palermo. Galleria L'Incontro.
-
Ragusa. Galleria Sud-Sudest.
1968
-
Tripoli (Libia). Galleria Leyla Tohdemir Khalil.
1969
-
Roma. San Lorenzo.
-
Bari. Galleria La Bussola.
1970
-
Milano. Galleria Ciovasso.
-
Bagheria (Pa). Galleria il Nibbio.
1971
-
Roma. Galleria Molino.
-
Reggio Calabria. Galleria La Vernice.
-
Bagheria (Pa). Galleria Valguarnera”.
1972
-
Milano. Galleria Ciovasso.
-
Bagheria (Pa). Galleria Il Nibbio.
-
Roma. Galleria La Nuova Pesa.
-
Teramo. Galleria G4.
1973
-
Napoli. Ritmo della città. Galleria Schettini.
1974
-
Roma. Galleria Cà d'Oro.
1975
-
Roma. Galleria Il Giornale di Roma.
-
Venezia. Galleria Fiamma Vigo.
-
Firenze. Galleria Giorgi.
-
Porto Potenza Picena (Mc). Galleria La Margherita.
1976
-
Orvieto. Galleria Maitani.
-
Taranto. Galleria In Primo Piano.
-
Rieti. Galleria Numero Uno.
-
Palermo. Galleria La Robinia.
1977
-
Cortona. Galleria Arcaini.
-
Roma. Galleria Nuovo Carpine.
1978
-
Bagheria (Pa). Galleria Il Poliedro.
-
Arezzo. Galleria Comunale d'Arte Contemporanea Palazzo Guillichini.
1979
-
Ferrara. Palazzo dei Diamanti.
-
Bologna. Galleria Quartirolo.
-
Orvieto. Palazzo dei Papi.
1980
-
Roma. Galleria Cà d'Oro.
-
Roma. Galleria Carte Segrete.
-
Palermo. Galleria La Tavolozza.
-
Catania. Galleria Arte Club.
-
Spoleto (Pg). Galleria Internazionale Fontana Arte.
1981
-
Reggio Calabria. Galleria Il Messaggero.
-
Porto Potenza Picena (Mc). Galleria La Margherita.
1982
-
Latina. Galleria La Colomba.
1984
-
Roma. Galleria La Gradiva.
1985
-
Roma. Galleria MR.
1986
-
Padova. Galleria La Chiocciola.
-
Stoccolma (Svezia). Galleria Art Atrium.
1987
-
Boston (USA). Galleria Irmtraud Ann-Thiel.
-
Nizza (Francia). Art Jonction International.
1988
-
Bagheria (Pa). Galleria Artecontemporanea.
1989
-
Vercelli. Meeting Art.
-
Orvieto. Palazzo Netti.
-
Roma. Opere 1979-1989. Ministero dei beni culturali e ambientali, Complesso Monumentale San Michele a Ripa.
1990
-
Los Angeles (USA). Galleria Ashkenazy Galleries.
-
Macerata. Pinacoteca e Musei Comunali.
1991
-
Bagheria (Pa). Opere dal 1963-1991. Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea.
-
Roma. Terra. Palazzo delle Esposizioni.
-
Palermo. Studio 71.
1995
-
Vercelli. Meeting Art.
-
Cosenza. Galleria Marano.
1996
-
Los Angeles (USA). Galleria Ashkenazy Galleries.
1997
-
Cosenza. Galleria Merano.
-
Salerno. Galleria Grassi.
1998
-
Morlupo (Roma). Galleria Comunale.
-
Roma. Anatomia sul corpo della pittura. Galleria Cà d'Oro.
-
Boston (USA). Galleria Irmtraud Ann-Thiel.
2000
-
Bruxelles (Belgio). Centro culturale italiano.
-
Seul (Corea del Sud). Spazio Multimediale Rotunda.
-
Palermo. Superfici gassose. Galleria Studio 71.
2001
-
Palermo. Fuochi ed altre folgori. Palazzo dei Normanni.
-
Salonicco (Grecia). Istituto Italiano di Cultura.
2002
-
Cavaso del Tomba (Tv). Asalo Golf Club.
-
Portobuffolè (Tv). Casa di Gaia Da Camino.
-
Milano. Sussurri / Fragori. Palazzo del Senato, Archivio di Stato.
-
Shenyang (Cina). Palazzo dell'Università.
-
Pechino (Cina). Museo Nazionale della Storia Cinese (primo artista occidentale ad esporre in questo museo).
-
Catania. Opere 1978-2002. Castello Ursino.
2003
-
Foggia. Museo Palazzetto dell'Arte.
-
Taormina (Me). Palazzo Duci di Santo Stefano.
-
Napoli. Sedimenti della materia. Castel dell'Ovo.
-
Sofia (Bulgaria). Galleria Sredets.
2004
-
Monticello Conte Otto (Vi). Galleria Sante Moretto Arte Contemporanea.
-
Madrid. Galleria “Artemix”.
-
Cervia. Sedimenti della materia. Magazzini del sale.
-
Varna (Bulgaria). Galleria d'Arte Civica.
-
Plovdin (Bulgaria). Galleria d'Arte Civica.
-
Botevgrad (Bulgaria). Galleria d'Arte del Museo Storico.
-
Russe (Bulgaria). Galleria d'Arte Civica.
-
Chiustendil (Bulgaria). Galleria d'arte Vladimir Dimitrov.
-
Pleven (Bulgaria). Galleria d'arte Ilia Bescecov.
-
Sofia (Bulgaria). Galleria Sredets.
2005
-
Guangzhou (Cina). Guandong Museum of modern Art.
-
Shenzhen (Cina). He Xiangning Art museum “Vestiges of space”.
-
Forlì. Fiera Contemporanea Collaterale.
2006
-
Maribor (Slovenia). Galleria Dlum.
-
Changshu (Cina). Changshu Museum Arts.
-
Capua (Ce). Stratificazioni. Museo Campano.
-
Trabia (Pa). Sedimentazione – natura. Centro sociale Ex Case Sanfilippo.
2007
-
Napoli. Fuga dallo sguardo. Castel dell'Ovo.
-
Buenos Aires (Argentina). Geometrias del alma. Centro Cultural Borges.
-
Roma. Fuga dallo sguardo. Galleria Michelangelo.
2008
-
Civitavecchia. La fenice della pittura. Galleria Michelangelo.
2010
-
Marino (Roma). Natura e materia. Museo civico “U. Mastroianni”.
-
Crotone. Pittoriche anatomie luce e spazio. Galleria d'arte contemporanea “Lucia Messina”.
-
Catania. Verticalità. Galleria Brucastudio.
2011
-
Palermo. Terra crisalide, anni luce fa. Galleria Mercurio Arte.
-
Roma. Opera incisa, l'Evoluzione del segno. Stamperia del Tevere.
-
Arcevia (An). Attraversando la vita. AR(t)CEVIA International Art Festival 2011.
2012
-
Palermo. Effetti Collaterali. Provincia Regionale di Palermo, Palazzo Sant'Elia.
2013
-
Jakarta (Indonesia). Attraversando la natura. Museum Gedung Arsip Nasional
Mostre Collettive
1964
-
Roma. Galleria Il Girasole.
1965
-
Roma. Rassegna di Arti Figurative di Roma e Lazio.
-
Mantova. Premio Revere.
1966
-
Roma. Rassegne Prospettive Uno.
1968
-
Bagheria (Pa). Rassegna di Arti Plastiche e Figurative.
1972
-
Celano (Aq). III Biennale d'Arte.
1973
-
Firenze. Rassegna Aspetti dell'Arte Contemporanea in Italia.
-
Chieti. Premio Vasto.
1974
-
Rassegna Incontri Silani.
1975
-
Roma. Galleria Alzaia.
-
Roma. Rassegna Via Condotti.
1976
-
Bari. Expò 1ª Edizione.
-
Palermo. Rassegna Il Sacro nell'Arte. Palazzo Arcivescovile.
1977
-
XX Biennale Premio Alatri. Palazzo Gentili.
1978
-
Celano (Aq). II Triennale Europea.
1979
-
Acireale (Ct). Rassegna di Pittura. Palazzo comunale.
-
San Gemini (Tr). Rassegna di Sculture Lignee.
-
Acireale (Ct). Rassegna Omaggio alla Sicilia.
1982
-
Perugia. Mostra Nazionale di Pittura.
1985
-
Bagheria, Catania, Gibellina. Rassegna Circumnavigazione Due. Galleria Ezio Pagano
-
Assisi. L'Isola e Il Segno.
1986
-
Sulmona (Aq). XIII Rassegna Nazionale di Pittura.
-
Aquila. Triennale Europea di Arte Sacra. Castello Trecentesco.
-
Pescara. Biennale Nazionale di Arte Sacra.
-
Nizza (Francia). Rassegna Art Jonction International.
1987
-
Campobello di Mazara (Tp). Premio Nazionale di Arte Contemporanea.
-
Varna (Bulgaria). IV Biennale Internazionale di Varna.
-
Stoccolma (Svezia). Arte Fiera Konstmassan.
-
Bagheria (Pa). Rassegna Circumnavigazione Galleria Ezio Pagano.
-
Sibari (Cs). I Premio Le Città della Magna Grecia.
1988
-
Palermo. Rassegna Nazionale di Arte Contemporanea Tota Pulchra.
-
Modica. (Rg). Rassegna Ibla Mediterranea.
-
Catania. Rassegna di Scultura e Pittura nell'Area Mediterranea.
-
Premio Fimis ‘88.
-
Roma. Arte contro L'AIDS.
1989
-
Roma. Rassegna Presenze Siciliane. Complesso Monumentale San Michele A Ripa.
-
Milano. Biennale di Milano.
-
Sulmona (Aq). XVII Premio Sulmona.
-
S. Flavia (Pa). I Rassegna d'Arte.
1990
-
Roma. Art Solidarity.
-
Celano. Celano Oggi Memoria d'Arte.
1991
-
Trapani. Sicilia Mito e Realtà. Museo Pepoli.
-
Roma. Rassegna Arte Roma ‘91. Palazzo dei Congressi.
-
Termoli (Cb). Esaedro. Galleria Civica Arte Contemporanea.
-
Roma. Rassegna Art Solidarity.
-
Palermo. Rassegna Lux Mundi. Albergo delle Povere.
-
Siracusa. Rassegna di Arte Sacra.
-
Termoli. XXXVI Rassegna. Galleria Civica.
1992
-
Vercelli. Meeting Art.
-
Roma. Arteroma.
1993
-
Roma. Arteroma.
-
Erice (Tp). Circuiti d'Acqua. Palazzo dei Militari.
1995
-
Civitella Roveto (Aq). Versanti dell'Arte Italiana II Novecento.
1997
-
Catania. La Questione Siciliana.
-
Modica (Rg). Ibla Mediterranea.
-
Seravezza (Lu). Il Girasole Trent'anni dopo.
1998
-
Roma, Mostra. L'Isola Dipinta. Palazzo Vittoriano.
-
Morlupo (Rm). Palazzo comunale.
1999
-
Tindari (Me). Ave Crux. Rassegna Nazionale di Arte Contemporanea.
2000
-
Coutances (Francia). Sicilie ile de beautè.
2001
-
Teramo. 100 Artisti rispondono al PAPA. Museo Stauròs.
-
Canton (Cina). Guangdong Museum of Art.
-
Dalian. Settant'anni di carte italiane. Palazzo Belle Arti.
-
Pechino. Istituto Italiano di Cultura .
-
Buenos Aires. Trazos para una memoria. Incontro della pittura italiana contemporanea.
2002
-
Mosca. Generazioni. Galleria Beleyevo.
-
Premio Bargellini.
-
Roma. Galleria Michelangelo.
-
Buenos Aires. Diez Años de Gráfica Italiana.
2004
-
Krakowia (Polonia). 70 anni di carte italiane. Galleria Wloskiego, Galleria Krzystofory.
-
Orvieto. La galleria Maitani 1967-1989. Galleria Zerotre.
-
Roma. Le ombre dei Maestri. Metropolitana di Roma.
2005
-
Catania. Percorsi etici. Galleria d'arte moderna e centro culturale “Le Ciminiere”.
-
Varna, Russe, Plovdiv (Bulgaria). Da Balla a Scialoja. Mostra itinerante nelle Gallerie Civiche.
-
Pleven (Bulgaria). Galleria Civica “Ilia Beshkov“.
-
Lovech (Bulgaria). Sala espositiva “Varosha“.
-
Sofia (Bulgaria). Unione dei pittori bulgari.
-
Albissola Marina (Sv). Arte senza confini. Museo civico d'arte contemporanea.
-
Roma. La notte bianca –Imago verba-Visioni e poetiche contemporanee. Galleria Tartaglia arte.
-
Palermo. Di sguardi, luoghi. Di ombre. Galleria Ellediarte.
-
Forlì. Fiera “Contemporanea“.
-
Roma. Matrice primaria. Galleria Michelangelo.
-
Loretto (Pennsylvania). Jacob's ladder southern alleghenies museum. VI international biennal regional artists sacred art.
-
Ortigia (Sr). Grandi meditazioni per un piccolo formato. Galleria Roma.
2006
-
Roma. Rassegna d'arte contemporanea “L'arte di amare l'arte“. Galleria Orsini
2007
-
Roma. Primaverile A.R.G.A.M. Museo Venanzio Crocetti.
2008
-
Rapallo (Ge). Centro d'Arte Mercurio.
2009
-
Agrigento. V edizione ARTE.
2010
-
Roma. I Triennale dell'astrattismo e del surreale .
-
Formello (Rm). Quattro rotte d'autore. Palazzo Chigi.
-
Arcevia. III edizione ArtCevia – International Art Festival.
-
Vibo Valentia. Premio internazionale “Limen –Art “.
-
Palermo. Novecento sacro in Sicilia.
2011
-
Catania. Made in Sicily. Museo Le Ciminiere.
-
Catania . “Il Bosco d'Amore” omaggio a Renato Guttuso. Palazzo Valle, Fondazione Puglisi Cosentino.
da: it.wikipedia.org
Biografia
Artista grafico, pittore, specialista in affresco e stucchi alla calce, dipinti ...
Biografia
di Rinaldo Capra
Roberto Farina,
Giandante X, Milieu Edizioni 2015, pp.272,
€ 14,90
Alessandro Capozza (a cura di), Giandante X artista della libertà, edito da AICVAS 2015, pp.141, € 14,00
Roberto Farina (a cura di), Giandante X l’eterno viandante, edito da Associazione Memoria Storica Giovanni Pesce 2013, pp. 79, € 22,00
Giandante X (1899-1984): prima di trovarmi tra le mani i volumi di Roberto Farina e di Alessandro Capozza, non lo avevo mai sentito nominare, non lo conoscevo. Mai visto un’opera, mai sentita una storia o incocciato in qualcuno che lo citasse o lo avesse conosciuto. Pittore, scultore, architetto, poeta, ma soprattutto militante ostinato, deciso e solitario, che ha messo al centro della sua ricerca artistica l’impegno politico senza riserva alcuna. I soggetti del suo lavoro sono archetipi epici legati alla sua visione mitologica delle grandi questioni del ‘900. I titoli sono inequivocabili ed esemplari: “Eroe”, “Verso la città futura”, “Combattente”, “Il grido del ribelle”, ecc.
Ha incarnato, di volta in volta, tutte le pulsioni di cambiamento del suo tempo, misurandosi con il rischio di cadere nella retorica, che inevitabilmente i movimenti proponevano, e nelle strumentalizzazioni politiche. Ha usato gli stilemi del Decò, del Futurismo, dell’Espressionismo tedesco, del Razionalismo italiano, ma senza mai deviare dalla sua concezione di arte militante. Anarchico per alcuni, comunista per altri, certamente è stato Ardito del Popolo, miliziano delle Brigate internazionali in Spagna e partigiano in Italia. Sempre con tutti, dove serviva, ma sempre da solo.
Eppure quest’uomo è sconosciuto ai più. Pur citato e ammirato da Sironi, Sassu, Lajolo, de Grada, Giolli, Carrà, Formaggio, Treccani, è rimasto nell’ombra.
Si è autoescluso dal mercato regalando quadri o vendendoli sottocosto quando le quotazioni aumentavano.
Unica biografia pubblicata fu “Giandante artista poeta combattente” di Silvio Biscàro (1963) e solo ora, dopo più di cinquant’anni, ecco due pubblicazioni uscite in contemporanea, che si aggiungono a “Giandante X l’eterno viandante”, ancora a cura di Roberto Farina, del 2013.
Giandante , nato Dante Pescò, è figlio dell’agiata borghesia milanese; cresce tra
l’anaffettività della madre e la severità del padre, che non vuole artisti in famiglia. Nel 1916 fugge di casa e rompe ogni relazione con la famiglia, studia architettura e filosofia e come scrive lui stesso: si butta sulla terribile strada fatta di fame, miseria e fango alla ricerca del Mito artistico. Nel 1919 si diploma Architetto Professore e assume il nome di Giandante X.
Giandante non è un refuso di viandante, come alcuni sostengono, ma Già-Andante, già in cammino nella vita di tutti, come un mistico che percorre la terra per costruire la sua piramide di coscienza, che in un suo scritto definisce costruita su “un’enorme zatterone di dolore”. Un cammino, per capire e lottare, fatto di semplici e umanissime cose. La X è l’incognita dell’eterno divenire, la croce della passione ideale e della compassione per gli oppressi, che non hanno cognome che li qualifichi e che in quella X sono tutti rappresentati. L’impressione è di trovarmi di fronte a un uomo con una biografia esemplare, una vita molto più rappresentativa della sua produzione artistica.
Ora Giandante mi guarda dalla bella foto di copertina del libro di Farina ed io guardo lui: è un ritratto, un bel ritratto. Ha in sé tutti i crismi del ritratto ufficiale, apologetico. La luce disegna il volto da sinistra verso destra, ne mette in risalto la tridimensionalità, la forza del naso e le mascelle serrate. L’espressione è molto intensa, ieratica, come quella che hanno i grandi mistici nell’iconografia classica. L’occhio sinistro è in penombra e il destro, appena più illuminato, non guardano nel centro ottico dell’immagine, ma poco più in alto, come per scrutare orizzonti lontani, ben oltre il fotografo che lo ritrae. Ignora la fotocamera, è totalmente assorto nei suoi pensieri e nelle sue visioni.
C’è in Giandante l’assoluta consapevolezza del proprio essere e dell’immagine che ne vuole dare. Quando si fa un ritratto fotografico, s‘instaura una relazione tra il soggetto, il fotografo e lo strumento di ripresa. Si ricerca una complicità tra l’immagine di sé che vuole dare il soggetto e quella che vuole ottenere il fotografo. L’obiettivo della fotocamera diventa l’ideale punto d’incontro e mediazione delle due esigenze: da questo nasce il ritratto. Invece Giandante guarda oltre, è già in viaggio, si percepisce la tensione ideale e l’assoluta certezza della propria identità. Il fotografo e la fotocamera è come non ci fossero, e lui non sta mettendo in scena la rappresentazione di se stesso, lui è se stesso.
Questa foto però non è un ritratto, ma una foto segnaletica del 1942, scattata in occasione della consegna degli internati dei campi di concentramento in Francia alle autorità italiane.
Ecco ancora più forte la certezza che Giandante aveva l’assoluta consapevolezza del proprio essere, al punto da dare nobiltà estetica allo scatto di un secondino. Riesce in un’opera mirabile: rende ritratto orgoglioso e deciso la foto segnaletica che è di sua natura umiliante e violenta e viene imposta sempre come atto di sopraffazione psichica. Per un attimo il secondino è un autore.
Un’altra foto mi ha colpito. Giandante è sfuocato, la grana molto pronunciata e la luce ancor più tenebrosa e drammatica. Le mascelle serrate, le protuberanze sulla fronte, il naso deciso. Gli occhi sono completamente in ombra e solo vagamente si intuisce la pupilla destra, ma una cosa è certa, anche nell’indeterminatezza delle forme, lo sguardo comunica esattamente la stessa determinazione della foto segnaletica. Nulla è cambiato tra le due foto, il carattere monolitico e irriducibile è uguale, la spinta emotiva grande. Farina la associa a una bella poesia:
Desertica
Sull’arcuata sforme faccia
baracollava l’ombra grigia e lunare dell’errante
sue svuotate pupille viaggiavano oltremare…
…nel suo tascapane teneva chiuso il suo gran cuore.
Aderisce agli Arditi del Popolo, fonda la setta delle Cappe Nere e alla morte del padre rifiuta l’eredità e si libera dei soldi ricevuti dandone parte a Leonida Repaci per la pubblicazione del romanzo L’ultimo Cireneo e comprando libri e armi.
Di scottante attualità il romanzo di Repaci, infatti Giandante vi compare come alter ego del protagonista Nullo Viandante, un pittore che si fa saltare in aria ad una festa danzante dell’alta società milanese. Evidente il riferimento dell’attentato del teatro Diana. Nel romanzo c’è un dialogo tra il pittore e l’amico scrittore poco prima dell’esplosione che racconta bene il pensiero di Giandante e dice: “La mia arte è una fontana senz’acqua… quando il mondo è fango, …è menzogna anch’essa”.
Nel 1923 viene arrestato e rasenta la follia per le torture subite, tuttavia Wildt lo invita alla prima Biennale di Monza, dove presenta un lavoro di 25.000 disegni. Collabora con l’Unità, ha un aspro contraddittorio con Marinetti e nel 1933 lascia clandestinamente l’Italia per la Francia. Come da suo stile, allo scoppio della guerra di Spagna, carica tutte le sue opere su un carretto, le getta nella Senna e parte per la Spagna. Colonna Rosselli, poi 134° Brigata mista, su incarico di Longo diviene responsabile della propaganda delle Brigate internazionali e illustra manifesti e volantini.
Preziosa e ampia la ricerca iconografica dell’attività di illustratore in Spagna nel volume di Capozza, che mostra la grande mole di lavoro fatto e in cui lo slogan più usato da Giandante è: Unità. Alla fine della guerra è tra gli ultimi a lasciare la Spagna, ripara in Francia, dove è successivamente consegnato agli italiani che lo mandano al confino. Dopo l’armistizio torna a Milano come ufficiale di collegamento nella formazione Matteotti 33 Fogagnolo vicina agli anarchici. Alla fine della guerra riprende a dipingere, stavolta con tratti meno ideologici, con più colori e coltiva una stretta amicizia con lo stalinista Pesce, quello che aveva difeso Vidali, e sua moglie Onorina, che acquistano molti suoi dipinti e si prendono cura di lui.
Chi è Giandante? Un mistico del comunismo che ha voluto esserci sempre, senza sottilizzare troppo. L’importante era l’azione, l’esempio per far fronte a un nemico comune. Ha gestito gli aspetti contradditori delle sue scelte, non aderendo integralmente al Partito Comunista, ma sempre in bilico per sfruttare tutte le possibilità d’intervento che si presentavano, privilegiando scelta delle persone prima che le posizioni ideologiche. Fedele a se stesso, solo e schivo, fuori dal mercato, nel 1984 ha un attacco di peritonite e muore in ospedale.
Farina mi ha raccontato che la storia della sua morte nel libro è fantasiosa, romanzata, ma ha avuto in seguito l’occasione di conoscere una persona che ha vissuto l’evento. Giandante è rimasto esamine sul selciato del giardino del palazzo dove abitava ed è stato soccorso solo dopo parecchie ore. Pare che all’ospedale , mentre lo stavano portando in sala operatoria, abbia esortato il chirurgo a “fare un bel lavoro”, come del resto lui aveva sempre cercato di fare proprio con la sua vita oltre che con le sue opere.
da: www.carmillaonline.com
Biografia:
Simon Karczmar, my father, was born in Warsaw, Poland, November 1rst, 1903. At age five, his parents took little Smaja (Simon) to his grand-father, in Juvenishki, a shtetl near Vilnius. There, he discovered the hatas (little wooden houses), the water carrier, Toive the milkman, and the horses which he loved to ride bareback and already then to draw.
Later, he went to the Warsaw School of Fine Art. He painted nature and portraits. To pay for his studies, he went regularly to Russia to buy furs for a cousin who is a furrier. He developed a great experience as a fur sorter
In 1929, he went to Paris to further his painting practice. He meet a young polish lady, Nechuma (Nadia) while taking french evening courses and in 1931 he married her. In 1933, I was born, their only child. To provide for the family, Simon was a fur sorter. Soon Nadia opened a perfumery at les Lilas, in Paris suburbs. When the second world war bursts out and the situation became unbearable for jews in Paris. In 1941, the family took refuge in Nice which was for a while non-occupied zone by the German. When the situation worsened, I was sent with some cousins in the countryside while my parents were hiding with other members of the family in a mountain village. They were denounced and Nadia's father is murdered by a french milician collaborating with the German. Nadia is deported to Auschwitz. Simon joins the resistance in the bush.
In 1945, at the end of the war, Nadia returns from deportation and recovers her store in the Lilas. In 1951, the family decides to emigrate to Israel where Simon enters in partnership with a brother in law in a small metallurgical factory. The business soon
gets bad and he must close it. At the invitation of a friend, the family moved in 1955 to Canada, in Montreal, where my father found work as a fur sorter.
In 1959, he got an allergy which affected his eyes and he had to interrup his work. Seeing him depressed, Nadia bought him 3 canvas, brushs and tubes of paint and reminded him that when she met him he was a painter. At that moment, Simon was reading works by Shalom Alechem and spontaneously started to paint his memories from the shtetl in a naive manner, the way he looked at it as a child.
Encouraged by the reception to his new works, he painted, until he had enough paintings to organise an exhibition at the Montreal WMHA. Then, in 1960, with Nadia he went to Mexico where were I was organising the Mexican Museum of Film on Art. He made a second exhibition at the Centro Deportivo and was invited to show at two other mexican galeries.
Simon painted and Nadia organised exhibitions during ten tears in the US and Canada. In 1962, they returned to Israel where Simon took a studio in Safed and became member of the artist colony. For long, they alternated between Safed in summer and New-York in winter. Having so accomplished to be a painter during the last 22 years of his life, Simon died in 1982, at 79 years old. He is resting at the Safed cemetery. He has narrated tiressly the shtetl daily life, lovers, weddings, births, holidays, musicians, dansers, markets, prayers to the moon and various figures, all this touching universe that he drew and painted with love. Then, in Safed, he found a new source of inspiration with its inhabitants ans its so picturesque alleyways, his second shtetl.
Natan Karczmar
da: www.artmag.com
Mario Martini
Roma 21/10/1931 - 03/03/2007
La modernita' di Mario Martini
Il concetto di modernità come progresso illimitato è stato sostituito da una retorica della modernità. Non c’è più l’impulso ideologico della ragione e del progresso, ma, come dice Baudrillard, si confonde sempre di più con “il gioco formale del cambiamento, del modello, della simulazione”. Moderno, però, è il costante spirito critico che ha rimesso molte verità in discussione. In quest’ambito si può esaminare l'azione degli artisti, sempre i più sensibili ai mutamenti.
E' il caso di Mario Martini, ciociaro, d’origine spagnola; finanziere in Sicilia, ha conosciuto, alla fine degli anni 50, il manicomio di Palermo con lunghe cure mal fatte; in pensione per cause di servizio, ha trovato nella pittura il suo riscatto in una lunga carriera, svolta per lo più in strada, .... proiettato ad esorcizzare l’imprevisto del futuro ed un raggrumarsi di memorie lasciate in sospeso; ha sviluppato una pittura dell’attesa, del frammento, del caos.
“Come, senza inutili illusioni, è possibile poter ricomporre l’infranto, risintetizzare il molteplice, in un tempo che non permette alcun accordo fra pienezza e molteplicità?” al di là del vuoto, del caos, senza storia e senza dialettica.
E' difficile entrare nei ragionamenti di un artista che spesso agisce inconsciamente e che non sempre é criticamente motivato.
In Martini vi è la coscienza di una situazione-limite, limite che egli cerca sempre di superare. Non teme il caos delle cose; ha imparato l’ontologia del presentimento, cioè prendere coscienza dei più deboli indizi: è come vivere in un pre-terremoto, sotto muri che crolleranno.
In una situazione così instabile egli continua ad andare avanti; si adatta a questo presentimento del caos, cerca di conviverci e di trovare il modo per esorcizzarlo anche correndo dietro a fantasmi.
Ogni piccolo avvenimento diventa causa di un qualcosa i cui effetti sono considerevoli in una sproporzione tra gli avvenimenti e le loro conseguenze; in effetti, in una tale situazione il controllo razionale completo in un ordine strutturato ha le stesse possibilità di riuscita che l’affidarsi al caso, perché basta una piccola cosa a scardinare tale ordine e provocare caos. Affidarsi al caso può rappresentare una soluzione e costituire un principio di spiegazione del reale; Martini ne assume spesso la filosofia. In un momento in cui la scienza e la ragione sembrano prevalere, si ripropone alla coscienza il “caos” come valore simbolico.
Martini si è adoprato per incorporare nella sua pittura tutte le qualità del fortuito, dell’apparentemente accidentale, con una composizione instabile in una sorta di collage disagevole e inquietante di tutti gli elementi. Vicino al senso del tragico, ha un’accettazione quasi divertita della realtà con la sua imprevedibilità, una reazione ironica verso il compiuto, l’equilibrio, la simmetria, verso un ordine che è spesso solo apparente. La figura é sempre presente, non in uno spazio obiettivo, ma in una realtà distorta della proiezione degli spostamenti psicologici e visivi della mente.
Vi è un complesso interscambio di tradizione e modernità con l'uso di metodi de-compositivi o de-costruttivisti. Non c’è solo frammentazione e ricomposizione, ma spesso è una composizione basata sull’animazione di funzioni e di un discorso nella giustapposizione
e differenziazione d’elementi anche surreali. Se la casualità, il presentimento del caos, l’imprevedibile, l’inabituale, sono i valori che sottendono l’opera di Martini, questi sono visti senza nessuna posizione intellettualistica, ma ricercati in una certa inconsapevole giocosa maniera di fare pittura.
La spiritualita' di Martini
Mario Martini ha ripreso a frequentare la gradinata della chiesetta dei Greci al Babuino e ne ha fatto (in parte) di nuovo il suo studio di pittore. Si è posto così ancora in mostra, insieme alle sue più recenti opere, tutte riguardanti il messaggio di Cristo, i luoghi del cristianesimo. E lo fa perché è convinto che da quelle parti e, poi in generale non vi sia più nulla di sacro.
Afferma:- Sono riusciti nell'intento di far sparire la sacralità, anche nelle cose... hanno ucciso il senso del sacro! . .. E' tutto marcio: governo e gonzi che imitano quegli imbecilli al governo! –
E le opere, anche se viste di sfuggita lasciano il segno. Sono realizzate con un vigore marcato in misura maggiore rispetto a quelle che le hanno precedute (che non erano affatto distensive) e, ciò lo si deve ai temi affrontati: i volti di Cristo, le figure ieratiche, le chiese nelle facciate e negli interni. L'espressione già forte di per se è questa volta acutizzata, appassionata: si erge a strenuo difensore del sacro. Più si guarda attorno, più avverte la necessità di dipingere il contrario.
I colori: giallo gridato, rosso cupo, blu e tutta la gamma delle terre sono piegati al volere dell'artista non per abbellire od ornare, ma per denunziare la perdita in crescendo dei sentimenti, lo smarrimento delle emozioni, di tutto ciò che vi è di più sacro in questo mondo ormai offeso, martoriato da guerre insensate.
Mario Martini accentra l'attenzione nella città in cui vive, Roma, e cerca disperatamente di coglierne gli aspetti secolari, quelli che danno in maggior misura il senso lieve ed essenziale della spiritualità.
Anche il "Babuino" guarda con apprensione l'ulteriore trasformazione a cui è sottoposta la sua via: negli anni passati scomparvero gli studi degli artisti, le gallerie d'arte e le librerie per cedere lo spazio alle sartorie e ai mobilieri alla moda, da qualche tempo chiudono pure gli antiquari e sempre per lo stesso motivo.
Da ciò è scaturito un passaggio di persone diverso, agghindate ma meno attente, più leste ma vanitose, vuote. Per nostra fortuna la metro permette a innumerevoli folle periferiche (guardate con sufficienza) di riversarsi con estremo folclore nel centro storico, per bilanciare con la freschezza insita lo sfacelo "creato" dai nuovi e ricchi barbari che, suppongono d'essere apportatori di novità, mentre non fanno altro che distruggere.
Non che a Martini mancassero gli argomenti per attaccare a fondo i mistificatori "sociali (?)", tuttavia con le attuali opere ha potuto dare un contributo intelligente e analitico alla denunzia: il sacro che contrasta l'idiozia, l'inettitudine, lo spirituale che smaschera le basse manovre dei faccendieri e dei loro accoliti che vorrebbero copulare Roma.
Se l'opposizione allo scempio fa fatica ad ottenere risultati concreti, allora che si contrapponga il sacro al nulla proposto dagli speculatori di ogni risma.
Davanti allo sfacelo anche gli agnostici come me sentono il dovere di salutare la difesa del sacro della spiritualità che, Martini ha così ben espresso in maniera esauriente.
da: www.studiodr-arte.com
Biografia
Giovanni Sangalli è nato a Milano, presso la Clinica Mangiabili, il 20 gennaio 1930 da una famiglia poverissima che non era in grado di mantenerlo. Il papà faceva il carabiniere ma un giorno l’hanno trovato ucciso nel mare di Sicilia.
All’età di 8 anni la mamma per mancanza di mezzi lo ha abbandonato nell’Istituto dei Piccoli Derelitti di Padre Beccaio, nella sede di piazza Firenze a Milano. Giovanni ha suonato il campanello del collegio, mentre la mamma lo sorvegliava nascosta dietro un albero. La porta gli è stata aperta e lui è entrato, accolto da una suora. Dalla sede di Milano è stato trasferito in quella di Viggiù, denominata Istituto Principe di Piemonte, dove è rimasto tre anni frequentando le prime tre classi elementari, passando poi nella sede di Bolzano, denominata Istituto Duchessa di Pistoia, dove ha frequentato le classi quarta e quinta elementare. Successivamente è stato spostato nella sede di Varese dove per tre anni ha frequentato l’Istituto tecnico-industriale di avviamento al lavoro.
Nel frattempo, durante il periodo della guerra, la mamma è stata deportata in Germania.
Nel 1946, quando aveva 16 anni, la mamma lo ha raggiunto per portarlo a Milano, in via Giovanni Labus, dove la Confederazione Elvetica aveva costruito un villaggio di quaranta casette in legno.
Sangalli e la madre hanno ricevuto in dotazione proprio la quarantesima abitazione. Per un certo periodo Giovanni ha lavorato alla costruzione delle penne biro.
Successivamente ha fatto il cuoco presso l’opera Cardinal Ferrari. Poi una signora di nome Sandra Paccioni, diventata sua madre putativa, l’ha consigliato, compiuti i 18 anni, di intraprendere la carriera militare. E’ stato inviato a Roma come allievo specializzato presso la scuola di motorizzazione, della Cecchignola..
Nel 1951 è andato ad Udine col grado di caporalmaggiore. A San Daniele del Friuli ha avuto un incidente con il camion , per cui si è fatto 50 giorni di prigione, dove si è ammalato. Ricevuto il foglio di via è tornato a Milano alloggiando presso un dormitorio pubblico e mangiando con i buoni mensa del comune. Un prete gli ha trovato lavoro presso una fabbrica di contatori del gas, reparto fonderia. Gli hanno riscontrato una infiltrazione polmonare per cui a Sondalo gli hanno praticato il pneumotorace. Guarito, nello stesso stabilimento dalla fonderia l’hanno spostato in minuteria a lavorare sul tornio.
A Milano ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove in soli due anni è riuscito ad effettuare gli studi dell’intero ciclo (che dura sei anni) diplomandosi a pieni voti. Si è sposato con Milvia, la prima moglie che gli ha dato due figli, ma dalla quale poi ha divorziato. Ha quindi conosciuto e sposato una donna indonesiana dell’isola di Bali, che gli ha dato altri due figli. Avendo acquistato una casetta con terreno a Montefiore Conca, cura i suoi animali la cortile e le piante da frutta che ha imparato ad innestare. C’è da dire che durante le traversie che hanno caratterizzato tutta la sua vita ha rgli ha smpre disegnato e dipinto.
da: www.neteditor.it
Biografia
1904 - 1989 (Figueres, Spagna)
Cocktail ben assortito di genialità e delirio, pittore del surreale e di mondi onirici, Salvador Dalì ha avuto una vita segnata dalla stranezza fin dal principio. Nato a Figueras il giorno 11 maggio 1904 - il nome completo è Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí Domènech, marchese di Pùbol - dopo tre anni dalla morte del primo fratello, il padre pensò bene di chiamarlo allo stesso modo, forse per non essere mai riuscito a dimenticare il primogenito. Una circostanza un po' "malata", che non ha certo giovato all'equilibrio mentale del piccolo Salvador, il quale, natìo della Catalogna, appena adolescente espone alcuni dipinti presso il teatro municipale della sua cittadina, riscuotendo un significativo apprezzamento critico.
Nel 1921 si iscrive all'Accademia di belle arti di San Fernando a Madrid, dove stringe amicizia con il regista Luis Buñuel e il poeta Federico Garcìa Lorca. Con quest'ultimo trascorre l'estate a Cadaqués nel 1925. L'anno successivo soggiorna a Parigi, dove incontra Pablo Picasso, e viene espulso dall'Accademia. La sua prima pittura è connotata dalle influenze futuriste, cubiste, e soprattutto dall'opera di Giorgio De Chirico. Negli anni successivi il suo sodalizio artistico e intellettuale con Lorcae Buñuel produce lavori di scenografia teatrale e cinematografica, come i due celebri film "Un chien andalou "e "L'âge d'or".
Sul piano pittorico ben presto la sua attenzione viene attirata dalle riproduzioni di dipinti di Max Ernst,Miró e Tanguy, i maestri dell'inconscio tradotto su tela. Nel 1929 entra finalmente nel gruppo dei surrealisti e nel 1931, insieme a Breton, elabora gli "oggetti surrealisti a funzione simbolica". Ma ilsurrealismo di Salvador Dalí è comunque fortemente personalizzato: ispirato a De Chirico ed imbevuto di richiami alla psicanalisi freudiana, é caratterizzato da una tecnica minuziosa, levigata e fredda.
Nel 1930 pubblica "La femme visible", saggio dedicato a Gala, sua moglie dal 1929, modella e musa per tutta la vita. Questo libro segna un nuovo orientamento di Dalí, che inizia a coniugare un realismo quasi accademico con un delirio deformante, talvolta macabro. Qualche anno dopo si scontra con i surrealisti a proposito del dipinto "L'enigma di Guglielmo Tell", sinché nel 1936 avviene una prima rottura con il gruppo di Breton, che diventerà definitiva tre anni dopo. Nel frattempo Dalí aveva partecipato all'Esposizione internazionale dei surrealisti a Parigi e ad Amsterdam.
Tra il 1940 e il 1948 vive a New York, insieme a Gala Éluard, occupandosi di moda e design. In questi anni ha occasione di esporre le sue opere al Museum of Modern Art insieme a Miró e di contribuire, con il disegno delle scene, al film di Alfred Hitchcock "Io ti salverò". Al termine del soggiorno statunitense rientra in Europa insieme a Gala.
Nel 1949 prosegue l'attività scenografica per il cinema collaborando con Luchino Visconti. Nel decennio sucessivo espone in Italia, a Roma e Venezia, e a Washington. Nel 1961 viene messo in scena a Venezia il Ballet de Gala, con coreografie di Maurice Béjart. Sono molte le esposizioni negli anni successivi, a New York, Parigi, Londra, sino all'importante antologica a Madrid e Barcellona nel 1983.
Sette anni dopo espone le sue opere stereoscopiche al Guggenheim Museum e a maggio del 1978 viene nominato membro dell' Accadémie des Beaux-Artes di Parigi. L' anno seguente si tiene una retrospettiva di Dalí al centre Georges Pompidou di Parigi, trasferita poi alla Tate Gallery di Londra. Il 10 giugno 1982 muore Gala e nel luglio dello stesso anno gli viene conferito il titolo di "archese di Pùbol" Nel maggio del 1983 dipinge "La coda di rondine", suo ultimo quadro. Nel 1984 riporta gravi ustioni a causa dell'incendio della sua camera al castello di Pùbol, dove ormai risiede stabilmente. Salvador Dalì muore il 23 gennaio 1989 nella torre Galatea a causa di un colpo apoplettico.
In rispetto alle sue volontà viene sepolto nella cripta del Teatro-Museo Dalí a Figueras. Nel suo testamento lascia allo Stato spagnolo tutte le opere e le sue proprietà. Viene organizzata una grande retrospettiva postuma nella Staatsgalerie di Stoccarda, trasferita poi alla Kunsthaus Zurich.
Opere significative di Salvador Dalì
-
Il grande masturbatore (1929)
-
La persistenza della memoria (1931)
-
Shirley Temple (o La sfinge di Barcellona) (1939)
-
Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio (1944)
-
La tentazione di Sant'Antonio (1946)
-
Madonna di Port Lligat (1949)
-
Madonna di Port Lligat - seconda versione (1950)
-
Corpus Hypercubus - Crocefissione (1954)
-
Dalì nudo (1954)
-
Ultima Cena (1955)
da: biografieonline.it
Biografia:
(Roma 1920 - Filacciano 2011)
La nuova rivoluzionaria ed utile teoria sul colore di Francesco del Drago
Nello Ponente nel 1978 scriveva: "Del Drago spinge in avanti tutti gli sviluppi della pittura contemporanea e in particolare quelli della grande tradizione francese". Con questo giudizio concordano Maltese, Rudel, Apuleo, Louis, Macacchi, Servera-Boutefoy che recentemente, presentando una sua mostra a Villefranche ha rimarcato: "La sua caratteristica rinnovatrice ha cambiato le fattezze della pittura contemporanea". Francesco Del Drago ha iniziato a dipingere con il padre pittore dilettante. A dodici anni ha seguito i corsi di L. Rosa, autore della "Tecnica della pittura". Si e' diplomato all'accademia di Belle Arti di Roma frequentando allo stesso tempo gli studi degli amici-maestri Guttuso, Severini, Birolli e Morandi. Nel 1951 a Parigi, dove si e' trasferito e risiede tuttora, si lega d'amicizia con Pignon, Dewanse, Matta, Leger e Picasso. Nei musei studia a fondo, per anni, i grandi coloristi francesi e su questi avanza per raggiungere verso il 1960 una pittura del tutto originale che si afferma nelle grandi manifestazioni internazionali e in numerose mostre personali e collettive. Ha svolto un'intensa attivita' interdisciplinare e scritto 30.000 pagine che sono la genesi di una nuova, rivoluzionaria teoria cromatica. Ha tenuto conferenze sulla ricerca nel 1973, '74, '75 al College de France, nel '78 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, nel 1983 e 84 al Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel 1987 presso l'istituto Surikov e alla Casa del Pittore di Mosca. E' al "Muchina" di Leningrado ed ancora negli Istituti Italiani di Cultura a Madrid, Parigi e New York, dove G. Macchiarella afferma: "I suoi risultati sono i piu' avanzati nell'arte contemporanea". Nel 1944 l'Accademia Nazionale della Cina a Hangzhou lo invita per una "Settimana professionale". Le conferenze che vi ha tenuto, illustrate dai suoi quadri astratti e figurativi, sono state pubblicate a Pechino da Xia Shuoqi nella importante rivista Art (aprile 1995). Per le mostre Alitalia di Roma e New York l'artista stesso ha scelto nella sua produzione recente alcuni quadri e polittici tra i piu' significativi.
da: www.net-art.it
Biografia:
Renato Volpini nasce a Napoli nel 1934 ma, di formazione urbinate, si diploma nel capoluogo marchigiano presso il Magistero Artistico cittadino nel 1957. Dall’anno seguente (1958), invece, vive e lavora a Milano. A Milano Renato Volpini si accosta inizialmente alla pittura informale. E’ la prima, questa, delle tre fasi attraverso le quali, per convenzione, la critica suddivide il percorso stilistico dell’autore. “Una liricità nervosa, che si manifesta per tratti, scavi, morsure, quasi segnali (forse perfino metafore) di fitti e intricati reticoli, dai quali cominciano tuttavia ad apparire personaggi(…)” connota, come ebbe a dire Roberto Sanesi, la produzione pittorica di Volpini nei primissimi anni Sessanta. Ma è già alla metà dello stesso decennio che l’artista si volge alla Pop Art, nell’ambito della quale esordisce con una mostra alla Galleria Profili di Milano. Quei primi personaggi assumono ora le forme di vere e proprie sperimentazioni in ambito figurativo, con l’invenzione di macchine e costruzioni “che si sviluppano sulla superficie e nello spazio con un andamento affabulatorio e ironico”. Proprio gli anni Sessanta vedono il raggiungimento della prima maturità artistica di Renato Volpini, partecipe di quel clima – dominato dai protagonisti della Pop Art e dell’Immagine Critica – che negli stessi anni caratterizza il capoluogo lombardo. Nel 1962 è già presente alla Biennale di Venezia, prendendo parte anche a importanti collettive, sia a livello nazionale che internazionale, fra le quali, nel 1967, a quella presso la Philadelphia Art Alliance con i colleghi Bonfanti, Capello, Nangeroni e Scanavino. E’ infine possibile, individuare, una terza fase nel percorso artistico di Renato Volpini – fase quest’ultima contrassegnata dalla summa delle due esperienze stilistiche precedenti – in cui “l’oggetto torna da essere immagine mobile, si animalizza o umanizza, si espone come meccanismo allucinato e spesso ironico (…)”. Non solo pittore, ma anche scultore e soprattutto incisore fra i più significativi del panorama artistico italiano del dopoguerra, Volpini si è dedicato altresì all’attività di stampatore in Urbino, attività, che lo ha condotto a cimentarsi nelle tecniche più diverse. Proprio questa eclettica sperimentazione, nel nuovo Millennio, dopo un lungo silenzio, ha condotto l’artista ad avvalersi, per la realizzazione delle proprie opere, delle più moderne tecniche di riproduzione, come, ad esempio, i recentissimi ODM (opere-originali-digitali). A dimostrazione delle continuità e dell’importanza di Volpini sulla scena artistica italiana, la personale a Palazzo Ducale di Urbino nel 2002, nonché quella organizzata allo Studio Ghiglione di Genova nel 2006. Ancora, la partecipazione alla mostra “Un Secolo Arte Italiana – Lo sguardo del collezionista – Opere dalla Fondazione VAF” al MART di Rovereto nel 2005. E’, infine, recente la pubblicazione, a tiratura limitata, delle due monografie “Volpini anni Sessanta” e “Renato Volpini anni Sessanta…e oltre”, ove accanto alle opere storiche dell’artista non mancano di figurare i nuovi ODM.
Caratterizzante dell’artista “urbinate” è l’aver mantenuto nel tempo un’autonoma e propria interpretazione della figurazione, del colore e dello spazio. Quest’ultimo non è mai volumetrico ma onirico mentre le immagini sono sempre anti-naturalistiche. Alla base della sua opera, l’intenzione di trasferire un mondo psichico in una realtà fenomenica.
da www.deodato-arte.it
Biografia:
Renata Boero vive e lavora a Milano
Principali esposizioni
2016
Riceve il premio BreraBicocca 2016 in occasione della mostra Percezione-Azione all’Università di Milano Bicocca
2015
Inclusioni, Sinagoga di Casale Monferrato
Made in Filandia, Pieve a Presciano (Ar)
2014
Contaminazioni, Museo Diocesano, Milano, a cura di Paolo Biscottini
2013
La seduzione del monocromo riflessioni contemporanee su Mattia Preti, Cosenza, a cura di Bruno Corà
La città salvata. Omaggio a Simone Weil, Archivio Storico Comunale, Palermo, a cura di Vittoria Surian, con saggi introduttivi di M. C. Sala e M. Pasinati
2012
Ciclo di conferenze e mostre personali in Argentina: Universita di Tucuman, Cordoba, Museo Salta
2011
Castello Aragonese, Ischia, a cura di Marilena Pasquali
Oro, Galleria Artiscope, Bruxelles, a cura di Jean Pierre Van Tieghem
La ragione della ragione, Artissima - Back to the Future, Cardelli & Fontana, Torino - Sarzana
2010
Bocconi Art Gallery, Milano, a cura di Severino Salvemini e Ettore Buganza
Oltre il giardino, XII Biennale di Architettura, Venezia, e. c.
2009
Venezia salva, LIII Biennale d’Arte, Venezia, e. c.
Museo Nazionale Arte Moderna, Minsk
2008
Cromogrammi, Umetnostna Galerija, Maribor, a cura di Luca Beatrice
Attraversamenti, Museo di Villa Croce, Genova
The bearable lightnessof being, XI Biennale di Architettura, Venezia, e. c., a cura di Lorand Hegyi e Davide Di Maggio
Anatomia dell’irrequietezza, Palazzo della Penna, Perugia, a cura di Luca Beatrice
2005
Borderline, UCSD - San Diego, California
2003
Il grande formato, Mart, Rovereto, a cura di Walter Guadagnini
1995
La grande scala, Galleria d’Arte Moderna, Bergamo, a cura di Vittorio Fagone
Palazzo Ducale, Genova
1993
Transiti, XLV Biennale d’Arte, Venezia, a cura di Achille Bonito Oliva
1992
Paesaggio con rovine, Museo di Gibellina, a cura di Achille Bonito Oliva
1989
Boero, Serrone della Villa Reale di Monza, Musei Civici, a cura di Paolo Biscottini
1987
Scenografia per Il suono giallo di Kandinsky, Teatro della Tosse, Genova, con Lele Luzzati
1982
XL Biennale d’Arte, Venezia, Padiglione Italia, a cura di Luciano Caramel
1981
XVI Bienal de Sao Paulo, Sao Paulo, Brasile, a cura di Bruno Mantura
1980
Biennale Van de la Kritiek, Antwerpen e Charleroi
Palais des Beaux Arts, Bruxelles
Galleria Artiscope, Bruxelles
Modern Art Galerie, Vienna
1979
Perspective Italienne, Musée de Saint Etienne, Saint Etienne
Le stanze del gioco, Pinacoteca Civica, Ravenna, a cura di Paolo Fossati e Pier Giovanni Castagnoli
Galleria Chantal Crousel, Parigi
Galerie Carinthia, Klagenfurt (Austria)
1978
Boero/Acconci, ICC, Antwerpen, a cura di Flor Bex
1977
Ipotesi ’80, Bari, a cura di Maurizio Fagiolo dell’Arco
Galleria d’Art Actuel, Knokke, Belgio
1976
Galleria Martano, Torino, a cura di Paolo Fossati
Per una tela di 20 metri, Galleria dei Carbini, Varazze
Colore, Modigliana (Forlì), a cura di M. Fagiolo Dell’Arco e L. Caramel
1975
Palazzo Ducale, Genova, a cura di Jack Lepage
La Fabrique, Toulouse
da www.cardelliefontana.com
Biografia:
Nato a Marsala (Trapani) il 16 Gennaio 1929, vive e lavora a Torino in Via Scarlatti 54. Già da bambino, alle Scuole Elementari, preferiva disegnare anziché studiare ed inoltre, nella fornace del padre imparò anche ad usare il tornio per fabbricare i vasi ed a maneggiare l'argilla. Giunto a Torino nel 1969 e pur lavorando (ha tre figli) si iscrive ai corsi serali di pittura dell'Accademia Albertina. Il passo da allievo a Maestro è la seconda fase del suo percorso artistico : Insegna sia all'Associazione del Gruppo Lancia di Torino che alla Scuola d'Arte di Settimo Torinese; i suoi allievi giovani e meno giovani lo seguono con la stessa passione con la quale lui insegna ed il loro connubbio è veramente positivo. Martinico ama la Pittura ad olio più di ogni altra tecnica pittorica ed è un instancabile produttore di opere Figurative che toccano tutti gli aspetti della Vita quotidiana: Paesaggi, Monumenti, Personaggi, Situazioni sono per il Pittore una "Fotografia" viva del sociale e dell'ammbiente in cui esso si esprime. Ha esposto un po’ ovunque nel Nord Italia ed in Sicilia ed ha ricevuto numerosissimi premi in vari concorsi.
da www.artigianandonellarte.it
Biografia:
Pittore, nato a Palestrina (Rm) nel 1974, vive ed opera a Valmontone (Rm). Autodidatta quanto alla formazione artistica, ha sempre manifestato viva sensibilità per l’arte; all’età di 31 anni viene “risucchiato” dal fascino della pittura e della creazione di forme astratte. Questa passione è nata in un momento di valutazione della vita e della sua importanza. La sua tecnica è molto personale: egli si fa trasportare dai colori e dalle forme creando il suo linguaggio e la sua armonia.
MOSTRA:
2006, collettiva, "FORMALE O INFORMALE?" GALLERIA PENTART trastevere ROMA.
2006, collettiva, "IL GIOCO DELLA MEMORIA" GALLERIA PENTART trastevere ROMA.
2006, Contemporanea di Pittura Venturina (Li)
2006, premio G. D'annunzio Pescara 22 - 28 ottobre
SERMONETA ART 2008 4°
SERMONETA ART 2009 4°
ARTEPADOVA 2009
ARTEGENOVA 2010
PREMANENZA:
GALLERIA ARTECAPITAL BRESCIA (BS) LA GALLERIA EFFETTUA L'ARCHIVIAZIONE DELLE OPERE !!
http: //www.artemodernaarte.com/home/home. asp?pr_vo=1
GALLERIA ROBERTO ARTE PISTOIA (PT)
LA GALLERIA PRESENTA LE OPERE SIA ONLINE, E SIA NELLE MIGLIORI FIERE D'ARTE CONTEMPORANEA
http: //www.robertoarte.com/
La ritualità del segno, della prestazionale essenza cromatica completa l'attraente strutturazione materica. Pittura e forma in un unico equilibrio fruitivo. Marco Recchia spinge la sua ricerca stilistica oltre lo steccato del comune osservare, oltre i passati stilemi vanificati del pensiero avanguardista. E di arte d'avanguardia ritengo in tale occasione si debba parlare. Arte repellente alla premeditazione estetica, evolutiva del pensieroin quanto portatrice di sani proponimenti stilistici, di percepibili ideali compositivi. Ideali che supportati da una notevole conoscenza tecnica divengono prova di virtuosismo genetico, di capacità rara nel nostro palcoscenico artistico.
Anna Francesca Biondolillo
da www.arterakugallery.it
Biografia:
(Napoli, 8 marzo 1920 – Anzio, 15 maggio 2008)
Nato a Napoli nel 1920, Caroli si è formato artisticamente a Roma dove la famiglia si era trasferita dal 1933. Nella capitale entra in contatto con Mafai e la Scuola Romana, segnatamente con Stradone, suo conterraneo. Nell'ultimo periodo della sua vita ha scelto di vivere ad Anzio, dove si è spento nel 2008, lasciando un patrimonio artistico di grande valore. Carlo Caroli, pittore espressionista, ha insegnato presso le Accademie delle Belle Arti di Foggia, di Carrara, di Napoli e di Roma. Alcune delle sue opere sono esposte ai Musei Vaticani e alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Nel 1948 e nel 1965 partecipa alla Quadriennale di Roma. Nel 1953, con l'opera “Periferia delle Fornaci”, il M° Caroli vince uno dei Premi Marzotto. Nel corso degli anni espone nelle gallerie d'arte più importanti d'Italia. Nel 1991 la Soprintendenza dell'Aquila gli dedica una mostra antologica nel Castello Spagnolo. Nella pittura di Caroli sono rappresentati i luoghi visitati nel corso dei suoi viaggi: Brasile, Svizzera, Turchia, Spagna.
da www.arteoggi.eu
Biografia:
Mario Grimaldi, nato a Campobasso nel 1923 alla fine degli anni Trenta si trasferisce a Napoli, in casa di parenti, e frequenta, per tre anni, la locale Accademia di Belle Arti.
Partito per la guerra è fatto prigioniero dagli anglo-americani e al termine degli eventi bellici si stabilisce a L'Aquila.
Nel 1953 è invitato a visitare Albissola e negli anni succssivi vi si stabilisce definitivamente e divenendo un ceramista decoratore specializzato nella riproduzione di fiori e paesaggi.
Collabora, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, con la manifattura per la produzione di ceramiche artistiche "Manifattura Ceramiche Italia" di proprietà di Ugo Michielotto e nel 1979 apre un laboratorio in proprio in Albissola Marina.
Pittore appassionato e ceramista muore ad Albissola Marina nel 1998.
da www.archivioceramica.com
Biografia:
Pittore professionista nato a Agropoli nel Salernitano il 13 dicembre 1945. Vive ed opera a Cologno Monzese - Milano. Sin da giovane si dedicò alla pittura, successivamente si diplomò alla Accademia Superiore di Brera. Sempre a Brera ha frequentato per due anni la scuola libera del nudo. Ha partecipato a numerosissime importanti rassegne. Di lui hanno parlato diversi autorevoli critici. Pittore allegorico, di contenuti altamente morali civili e religiosi.
Il cammino artistico di Luciano Cirillo, ha percorso tutti gli stadi più importanti della storia della pittura contemporanea: da quello figurativo, che comprende nature morte e paesaggi di notevole magia, a quello della piena libertà compositiva che costituisce la fase attuale della sua instancabile ricerca estetica.
Presentazione di Giorgio Falossi, sulla enciclopedia dei pittori e scultori del novecento I^ II^edizione anno 2000"
Colori raffinati e cantanti che aiutano a comporre il grande mosaico bizzantino, prezioso distillato di istinti, gioioso invito alla vita in una visione che dà apertura alla speranza. C'è un equilibrio di avventura fanciullesca ma anche un forte intuito in queste pitture specie quando si vedono gli interni centrali trasformarsi nelle varie successioni con la capacità di immettere, nella strada
mantenuta, un registro molto ampio di riflessioni, che sorgono, volute o spontanee, dagli slanci emotivi di Luciano Cirillo. Bisogna comunque tener presente che la pittura di Lucioano Cirillo non nasce così, nè così terminerà, ma è un cammino, un percorso inquieto e di ricerca, bisognoso di un continuo slancio che gli faccia sempre superare i pericoli della ripetizione o di una astrazione che può divenire rigida sino ad essere sclerotica. Due momenti di particolare rilievo: le opere strette e lunghe realizzate senza alterare la continuità del tratto grafico e dove il colore si insinua amabilmente e, opere quadrate o rettangolari che aprono ad un centro chiaramente leggibile, traboccante di chiarori cromatici, su cui gravitano episodi e, qualche volta anche spazi geometrici, sempre equilibrati da conclusioni sfumate verso l'intensità della periferia.
da www.lucianocirillo.it
Biografia:
Nasce nel 1959 a Messina, illustratore, pittore, restauratore, Guglielmo Bambino si forma presso l’Istituto d’Arte messinese e si specializza all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Docente di discipline pittoriche, dalla seconda metà degli anni ottanta insegna in molte sedi scolastiche siciliane, tra le quali: Caltagirone, Giarre, Capo d’Orlando, Milazzo fino a giungere, all’inizio degli anni ‘90, al Liceo Artistico Ernesto Basile di Messina.
Contestualmente, in veste di grafico pubblicitario impiegato presso l’agenzia Mark Studio di Cesare Campo, realizza le illustrazioni per marchi diversificati e nel ‘92 entra a far parte a pieno regime dello staff della neonata rivista messinese “Centonove” per la quale cura vignette e caricature a sfondo satirico prevalentemente rivolte a fatti e protagonisti della politica cittadina e regionale. Al frequente avvicendamento di vignette satirico-politiche abbina altresì la considerazione di temi locali decisamente evergreen, come i miti dello Stretto e la città in bilico tra pre e post terremoto.
Alla lettura di fumetti supereroistici firmati Marvel e del celebre Dylan Dog affianca, quali fonti di ispirazione per le sue opere illustrative e pittoriche, autori come Pollock, De Kuning, Vedova. L’influenza di Vespignani è determinante e rintracciabile, per sua stessa ammissione, soprattutto nelle più recenti realizzazioni di quadri oggetto di esposizione presso la Caruso Gallery di Milazzo.
Cura il restauro di alcuni elementi della “Vara” messinese (carro votivo portato in processione ogni anno il 15 di agosto e dedicato alla Madonna Assunta) e dei Giganti, Mata e Grifone, che vengono abilmente riportati al colore originale.
In qualità di copertinista veste graficamente il libro di storie dialettali di Peppino Caparra e, attualmente, è impegnato per Vittoria Arena nella creazione di alcune illustrazioni per un volume su vini e cucina mediterranea.
da: www.lescalinatedellarte.com
Biografia:
Nata a Messina nel 2002, frequenta per due anni l'atelier della pittrice Gabriella Raffa.
Biografia:
Guido Guidi (1901-1998) nacque a Livorno, generalmente indicato come anello di congiunzione tra i grandi Macchiaioli e le generazioni successive, dimostrò fin dalla tenera età una certa predisposizione per il disegno, attraverso il quale fissava le proprie osservazioni in merito a forme e colori, mostrando anche un certa abilità manuale.
Terminati gli studi alla scuola elementare, nel 1912 si iscrisse all’Istituto d’Arte e Mestieri, che frequentò solo per breve tempo, poichè fu richiamato presto al lavoro di ciabattino dalle gravi condizioni economiche familiari. In seguito a questa esperienza decise di aprire una propria bottega nel 1916, in pieno clima della prima guerra mondiale, ed infatti, fu chiamato alle armi presso il III Reggimento Cavalleria a Ferrara già nel 1919. Nonostante il lavoro per migliorare le condizioni economiche proprie e familiari, continuò ad esercitare la propria passione per il disegno attraverso studi dal vero. Anche gli eventi bellici non arrestarono la sua voglia di sperimentare e proprio di questi anni rimarranno alcune scene di vita militare, che ritornarono poi anche nella sua pittura, a testimoniare come l’artista visse intensamente questo periodo e di come certi avvenimenti rimasero impressi nella sua memoria.
Nel 1924 espose per la prima volta in pubblico i propri dipinti in una mostra collettiva denominata Cenacolo degli Illustri presso Firenze mentre, nel 1927, anno del suo matrimonio, espose presso Bottega d’Arte di Livorno con la sua prima mostra personale e legò la sua arte per diverso tempo al cognato Galliano Masini, già affermato tenore, il quale come un illuminato mecenate ne acquistò l’intera produzione, alleviando in questo modo anche le sofferenze psicologiche dell’artista.
Purtroppo, nonostante alcuni successi espositivi e riconoscimenti, come l’acquisto di un suo dipinto da parte della Real Casa nel 1936, l’artista non fu mai abbandonato da un certo malessere psichico, dovuto anche al termine del sodalizio con Masini, che lo costrinse a frequenti ricoveri a Volterra e a Pisa. Questa condizione di instabilità economica e soprattutto interiore, determinò un allontanamento dalla pittura, proprio in coincidenza con il secondo conflitto mondiale.
Riprese con entusiasmo la sua attività sul finire degli anni Quaranta ed il 1955 segnò il suo grande ritorno attraverso un esposizione per la Rassegna di Arte Popolare a Roma, seguita da un’altra mostra presso Bottega d’Arte a Livorno, nel 1956, che fu ripetuta nel 1959. Nel 1961 fu presente anche a Firenze alla Galleria Cancelli, come socio del Gruppo Labronico.
Dopo diversi anni vissuti praticamente in isolamento, a stretto contatto soltanto con la propria tavolozza, l’artista si trovò in breve tempo ad essere conteso tra i più importanti galleristi e collezionisti italiani che, colpiti dal suo modo personalissimo di dipingere, ne invasero lo studio.
Iniziò così per Guidi un periodo di intensissima attività espositiva, che lo portò a toccare tutte le più importanti città italiane, attraverso le più grandi manifestazioni artistiche del dopoguerra italiano.
Tappa ricorrente fu per l’artista Livorno, dove, nel 1966, tenne una Mostra Antologica organizzata dal Comune alla Casa della Cultura, che lo consacrò tra i maggiori pittori labronici nel Novecento, dando un definitivo riconoscimento alla sua arte.
Con gli anni Settanta continuarono le sue partecipazioni, sia a grandi manifestazioni internazionali, come la Biennale di Arte Contemporanea Europea, tenutasi ad Atene nel 1972, sia presso le più importanti Gallerie italiane.
Nel 1984, ad ulteriore conferma della popolarità e del successo raggiunti, venne pubblicata una monografia edita da Matteoni Editori di Lucca, curata da Piero Caprile, Elio Mercuri ed Adolfo Tucci. Le ultime mostre si tennero presso la Galleria Athena di Livorno, nel 1996, e presso il Giardino dell’Arte di Montenero, nel 1997.
Guidi scomparve nel 1998 e la sua memoria venne subito celebrata attraverso una serie di retrospettive dedicate alla persona e all’artista.
L’arte di Guidi nasce da un’esigenza propria, spontanea, che parte dalla sua interiorità. Fa parte della schiera di artisti che sono cresciuti sviluppando le proprie doti da autodidatti, vissuti un pò ai margini, ma questo non deve essere per l’artista visto come un qualcosa di riduttivo, al contrario, se non avesse vissuto un esperienza di questo tipo la sua arte avrebbe avuto certamente degli sviluppi diversi e forse, non sarebbe stata libera da condizionamenti esterni come invece fu. Egli ha saputo dare libero sfogo alla propria interiorità, al proprio sentire, senza servirsi di linguaggi già utilizzati da altri. Guidi costruisce le forme e le figure attraverso rapide pennellate, quasi sommarie, sfumando i contorni dei soggetti rappresentati. Il colore, sempre acceso e vivace, domina, ma mai arrivando ad annullare le figure ritratte. La sua pittura è spontanea, libera, non segue un percorso evolutivo predeterminato, trae spunto dalla quotidianità, le forme e le situazioni sono riconoscibili da tutti. Attraverso le sue tele è in grado di calare l’osservatore in uno spazio che sembra portarlo in una dimensione quasi onirica, forse proprio frutto della sua pennellate, dei suoi colori, della luminosità diffusa, che pure resta legata a contesti e spazi che sono quelli propri della realtà da tutti conosciuta e riconoscibile, che appare però qui in una dimensione inaspettata.
da www.deodato-arte.it
Biografia:
Nasce nel 1939.
Sergio Putatti, artista rappresentativo della generazione piu' inquieta e creativa della Torino del secondo dopoguerra, quella stessa generazione che ha visto accumunati gli artisti, i critici e le gallerie che daranno vita all’Arte Povera e singole personalita' di rilievo quali Mondino, Piacentino e Paolini.
Sergio Putatti e' presente con la sua attivita' artistica alla fine degli anni ’60, in cui ha esordito come pittore espressionista figurativo con mostre soprattutto a Torino e Milano.
Agli inizi degli anni ’70, dopo un periodo di riflessione e ricerca, sposta l’attenzione su problematiche di natura spaziale e concettuale percorrendo gli sviluppi dell’arte contemporanea.
Agli inizi degli anni ’80, invece, affronta nuovi interessi del campo del design, dello stilismo e della fotografia. In particolare come fotografo, segue cinema e teatro sperimentale.
Oggi, con un nuovo ritorno verso il suo interesse alla pittura, sviluppa contenuti e tecniche inedite in opere cicliche anche di grandi dimensioni.
da 1995-2015.undo.net
Biografia:
Diplomé de l’Ecole Normale Supérieure d’Education Artistique, Tita, cet ancien Instituteur devenu professeur d’Art plastique à l’Académie des Arts de Dakar, a également suivi des stages en bande dessinée et en scenographie sous l’égide de la Communauté Française de Belgique.
Animateur d’ateliers de théâtre d’enfants, de peinture et de bricolage plastique, Tita anime également des sé,inaires de formation en techniques de teinture, Batik, Bogolan et sérigraphie _ les séminaires souvent organisés dans les régions, à Dakar et à l’intérieur du Sénégal _ sont appuyés par des ONG de la place et certains Ministères comme celui de la Famille et de la Solidarité Nationale.
Toujours pationné de théâtre et de la musique, Tita impresario et vocal dans l’orchestre des enseignants du Sénégal à l’époque, manage des musiciens sénégalais et réalise des clips musicaux dont ceux de son fils Tanor Tita MBaye...
da. www.titambaye.com
Biografia:
Dino La Bianca è nato a Viareggio nel 1941, si diploma maestro d’arte all’Istituto A. Passaglia di Lucca nel 1960.
Nel 1962 frequenta un corso di scenografia a Roma ed esegue lavori per il teatro e per la televisione.
Partecipa a numerosi concorsi di pittura vincendo il 1°premio assoluto, vedi: Maschere e Carnevale Viareggio 1958, due volte Colori di Tirrenia 1961-1962, Premio Castiglioncello 1961, Premio Viareggio 1985.
Nel 1961 fonda a Forte dei Marmi il circolo artistico “La Galleria del Forte”, dove si ritrovano artisti come Migneco, Carrà, Dazzi e molti altri che insieme danno vita ad una grande “Marguttiana” che ricalca un poco la famosa strada romana, dove espongono artisti di grande livello italiani e stranieri.
Esposizioni:
1961 Galleria Moderna - Genova
1964 La Chiostrina - Firenze
1970 Galleria il Triangolo - Roma
1985 Palazzo delle Muse - Viareggio
1995 Galleria del Circolo Artistico - Bologna
2001 Auditorium Bonola - Milano
2005 Principe di Piemonte - Viareggio
da: www.dinolabianca.com
Biografia:
Nato ad Arezzo, 1948.
Verso la fine degli anni Settanta, terminato il Liceo Artistico e diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Roma, Bellacci inizia la sua attività espositiva, con mostre a Parigi, Atene e Milano. Dapprima lavora nell’ambito figurativo con forti suggestioni simboliche, poi si orienta verso un tipo di pittura che vuole coniugare la figurazione con l’astrattismo.
Bellacci dipinge anche i Quadri scolpiti, testimonianze delle sue ricerche sulle possibilità di unione tra scultura e pittura.
Esposizioni:
1979 Master Gallery, N.Y. – F.I.A.C., Paris
1980 Sammy Kinge Gallery, Paris
1981 Sammy Kinge Gallery, Paris – F.I.A.C., Paris
1982 Pisano Gallery, Milano
1983 Flora Gallery, Paris – Fiera Arte, Bologna
1984 Sammy Kinge Gallery, Paris
1985 Athena Gallery, Athens
1986 Cluny Gallery, Genève
1987 Flora Gallery, Paris – Fiera Arte, Milan
1992 Kiron, Paris
2000 Melina Mercouri Cultural Centre, Athens
2005 Espace Kiron – Parigi
da: www.pierluigibellacci.com
Biografia:
di Alessandro Cappabianca
Cecchi, Dario
Costumista e scenografo cinematografico, nato a Firenze il 26 maggio 1918 e morto a Roma il 16 settembre 1992. La pittura, cui si dedicò con passione, costituì un fondamentale punto di riferimento per la sua attività, come risulta evidente dalla cura nell'elaborazione cromatica e grafica dei costumi e delle scenografie da lui realizzati e dalla ricchezza e dalla precisione dei riferimenti storici in essi presenti. Figlio dello scrittore Emilio Cecchi e fratello della sceneggiatrice Suso Cecchi d'Amico, si diplomò all'Accademia di Belle Arti a Firenze. Curò i costumi per alcuni balletti del coreografo A. Millos e si avvicinò al cinema come assistente del grande costumista Gino Carlo Sensani. Nelle sue prime creazioni, avvenute tutte sotto il segno del melodramma, in prodotti popolari della fine degli anni Quaranta come I miserabili (1948) di Riccardo Freda, Il trovatore (1949) di Carmine Gallone (del quale curò anche le scenografie), o L'edera (1950) di Augusto Genina, C. introdusse un'elegante linearità, evitando ogni sovraccarico antiquario. La sua prova migliore fu per Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada, nel quale, del resto, il capo di vestiario assume un'importanza primaria: il film è infatti tutto incentrato sul contrasto tra il vecchio cappotto liso e pieno di buchi di Renato Rascel, e quello nuovo, con il bavero foderato di pelliccia, simbolo proprio della nuova condizione del piccolo impiegato fino allora umiliato e offeso. Lavorò in seguito ancora con Lattuada per La lupa (1953) e La spiaggia (1954), del quale fu anche scenografo. In entrambi i casi, ancora una volta, gli abiti assumono un importante valore simbolico: nel primo il vestito da sposa di May Britt è visto come un richiamo alla purezza, mentre nel secondo l'inappuntabile completo bianco del miliardario blasé spicca nello squallido contesto balneare. Lavorò in seguito con Federico Fellini per le scene e i costumi di Il bidone (1955), e lo stesso anno con Mario Camerini per La bella mugnaia ideando, assieme a Maria Baroni, sua moglie, abiti spagnoli di fine Seicento di grande effetto, simili a quelli disegnati più tardi per Ferdinando I re di Napoli (1959) di Gianni Franciolini. Fu in questi anni che ebbe inizio la fruttuosa collaborazione con Alessandro Blasetti, a partire da La fortuna di essere donna (1955), del quale fu anche scenografo, passando per il film-reportage Io amo, tu ami… (1961), di cui realizzò la scenografia in collaborazione con Mario Garbuglia, fino a Io, io, io… e gli altri (1966). Dopo un'esperienza televisiva per L'Odissea di Franco Rossi (1968), C. tornò a una sorta di melodramma, ma in chiave ironica, con La Tosca (1973) di Luigi Magni, che può essere considerato il suo ultimo lavoro significativo. La figlia Nanà (propr. Anna), nata a Roma il 5 marzo del 1952, costumista teatrale, ha lavorato anche per il cinema (curando, per es., i costumi di I paladini ‒ Storia d'armi e d'amori, 1983, di Giacomo Battiato, e di film di ambientazione moderna come Gli occhiali d'oro, 1987, di Giuliano Montaldo).
da: www.treccani.it
Biografia:
Nato nel 1948 a Foligno, in Umbria, Ernando Venanzi si è avvicinato direttamente alle poetiche più d’avanguardia esponendo in rassegne attraverso gli Stati Uniti con artisti quali Salvador Dalì, Juan Mirò e Max Bill.
Nel 1978 ha realizzato per il Palazzo dei Priori di Perugia la mostra in corpus unico “Viaggio immaginario nell’Inferno Dantesco”, divenuta poi itinerante in diverse sedi europee, Venanzi collaboratore artistico dei Principi di Monaco, vanta già 300 personali nelle principali città italiane e straniere, tra cui Roma, Parigi, Londra, New York, Tokio.
da: www.tenews.it
Biografia:
Nato a Lodi nel New Jersey il 31 gennaio del 1900. Suoi dipinti sono nelle collezioni della Queen's University di Belfast e del The Registry dell'University of Wales.
Biografia:
Figlio di Roberta Crippa, auenticatore, tramite la galleria Pace, delle opere del padre.
Biografia:
E’ nato a Monselice (Padova). Diplomato presso il Liceo Artistico di Carrara (Massa) con il massimo dei voti, abilitato all’insegnamento, ha frequentato quattro anni di anatomia artistica. Nel 1978 è stato insignito, “ad honorem”, del titolo di “Accademico di Merito” dell’ Accademia dei 500 di Roma
Il 14 novembre 2000 è entrato a far parte, come “Accademico”, nella Pontificia Accademia Tiberina di Roma divenendone nel 2006 “Maestro Accademico”. Nei suoi trascorsi 45 anni di intensa attività artistica ha partecipato, ed attualmente partecipa, a rassegne e concorsi internazionali ottenendo numerosissimi riconoscimenti e consensi critici sia nel campo artistico pittorico, scultoreo e di designer.
Le sue opere di pittura e di scultura figurano in numerosi musei d’arte moderna nazionali ed internazionali , gallerie d’arte contemporanea in Italia ed all’estero, università e collezioni private. Famosi ed unici, sin dall’inizio della sua attività artistica, sono i suoi “olii su sacco”, così come, dal 1986, le sue “serigrafie ad olio su sacco”.
Affascinato da sempre dalla grafica, dal segno pulito, chiaro e semplice, il suo “design”, legato all’arte orafa, è un esempio di maestria che unisce dinamismo e sobrietà sprigionando effetti di vibrante luce.
Le sue opere in bronzo sono espressione di grande forza interna che si libera attraverso un plasticismo espressivo che infonde sicurezza e tranquillità d’animo .
Parafrasando in poche parole il suo credo artistico pittorico e scultoreo: “luce, colore e plasticità cromatica” sono elementi puntualmente presenti in ognuna delle sue opere .
da: www.auxiliaitalia.it
Biografia:
Emilio Farina è un riconosciuto artista vicentino, romano d’adozione. Pittore visionario, dal 1972 ad oggi le sue opere sono state esposte in numerose gallerie italiane ed estere. La sua attività non è nuova ad istallazioni in complessi storici come Il “miracolo” di Donnaregina (1994), dove bozzetti dell’artista andavano ad integrare le parti perdute del ciclo di affreschi; il grande retablo “Lippi” (2000); 2003 – Mausoleo di Cecilia Metella; Tivoli Villa d’Este; Tempio di Adriano, ed ancora Palazzo Altemps per sostituire il Trono Ludovisi; “Al fuoco!Al fuoco!” a Palazzo Altieri (2006); Pantheon e Palazzo Spada, fino a “Aguardiente” nel Complesso di San Michele (2008), sempre a Roma. Il suo rapporto con l’ “Antico” è quello di una antichità reinterpretata, che quasi ne cancella l’originale suggestione visiva, per sovrapporsi ad essa in un approccio del tutto personale. L’Antico diventa così nient’altro che un pretesto pittorico per un nuovo sistema visivo, che spesso utilizza composizioni geometriche e la ripetizione di moduli pittorici. Tra le sue mostre principali estere: Galerie Art Contemporaine – Lione, Galeria El Museo – Bogotà, Palais De Artes – Marsiglia, Centro Cultural Palacio Gaviria – Madrid, Galerie Catherine Macè – Cannes, Caja S. Ferdinando – Siviglia. Ha inoltre esposto a New York e Los Angeles e alla Biennale de Il Cairo in Egitto. Nel settembre 2010 ha realizzato un’installazione per il rinnovato Palazzo Barberini a Roma.
Hanno scritto di lui:
Angelo Dragone, Mario De Candia, Carlo Apuleo, Vito Apuleo, Arnaldo Romani Brizzi, Ludovico Pratesi, Massimo Giraldi, Mario Padovan, Marco Di Capua, Enzo Belardello, Luigi Meneghelli, Linda De Santis, Mario Quesada, otello Lottini, Roberto pazzi, Claudio Strinati, Franco Torriani, Marina Marciano, Tano Citeroni, Francesca Boschetti, Lionello Puppi, D. Fonti, M. Centini, Farnco Pulcini, Emio Donaggio, Franca Calzavacca, G. Latini, Laura Cherubini, Giuliano Serafini, L. Gigliotti, Lella Durando, J. Domingo Fdez Figueroa, Rosa Perales Piqueres, Beatriz Fonseca, Ginès Lièbana, Miguel Maquieira Ron, Silvia Manteiga Pousa, Rob Smolders, C. Roger Denson, A. Madron, I. Franconetti, Gioia Mori, Ammon Barzel, Matilde De Angelis d’Ossat , Claudia Cieri Via, Marzia Faietti, Cristina Acidini, Caterina Ragusa, Marisa Milella, Giorgia Simoncelli, Giuliano Menato, Piero Marino.
da: www.farinadoppiozero.it
Biografia:
ANDREOLI, Attilio. - Nato il 7 apr. 1877 a Milano, fu allievo di G. Bertini e V. Bignami all'Accademia di Brera, dove espose per la prima volta nel 1900 Rispha che protegge i corpi dei suoi figli, che vinse il premio Gavazzi. Nei primi anni della sua carriera riscosse notevoli successi. Nel 1903 vinse un altro premio a Milano con Cristo e l'adultera (Milano, Galleria d'arte moderna) e compì un ciclo di decorazioni murali nella chiesa dei Frati in via Farini; nello stesso anno la Galleria d'arte moderna di Milano ricevette in dono L'onomastico del Parroco a tempera e pastello. Lasciati i soggetti biblici e storici, si dedicò alla pittura di genere e ai ritratti. Nel 1917 vinse una medaglia d'oro a Milano con La Violinista.Il suo Autoritratto si trova alla Galleria di Piacenza e due ritratti di benefattori sono all'Ospedale maggiore di Milano. All'università cattolica, si trova Contardo Ferrini in una gloria di angeli,che fu la sua ultima opera di qualche rinomanza. L'interesse per la sua pittura decadde dopo il 1925, ma fu sempre socio onorario dell'Accademia di Brera, anche quando si ritirò a vivere presso Cannobbio. Morì a Milano il 9 nov. 1950. Si servì prevalentemente di un'accurata tecnica a spatola assai virtuosa, portando a termine le sue opere senza rifiniture a pennello, ottenendo effetti di tinte compatte e di smalto. Non si interessò ai problemi artistici che venivano dibattuti intorno a lui, ligio al programma di verismo aneddotico che si era presto prefisso.
Bibl.: G. P. Lucini, IV Espos. Biennale di Milano, in Emporium, II (1900), p. 330; Necrologio in Corriere della Sera, 11 nov. 1950; La Galleria d'Arte Moderna di Milano, I dipinti, Milano 1935, p. 12; G. Bascapè-E. Spinelli, Le raccolte d'arte dell'Ospedale Maggiore diMilano, Milano 1956, tav. 262; A. M. Comanducci, Diz. illustr. dei pittori e incisori moderni italiani,Milano 1945, p. 16; U. Galetti-E. Camesasca, Encicl. d. pittura ital., p.84; H. Vollmer, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler des XX. Jahrh.s,I, p. 49.
di Renata Cipriani
da: www.treccani.it
Biografia:
Il 7 giugno 1901 nasce a Genova Victor, figlio di Plino e di Griselda Nomellini. Trascorrerà l'infanzia tra Torre del lago e fossa dell'Abete: erano gli anni in cui la versiliana era frequentata, oltre che da Lorenzo Viviani, dallo scultore de Albertis, da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, che dedicherà un'ode proprio ad Eros, Tristano, Victor, da Gabriele D'Annunzio, Eleonora Duse, Isadora Duncan, Grazia Deledda, Galileo Chini, tutti amici dei genitori di Victor. A lui Puccini regala dagli Stati Uniti una lanterna magica e librini giapponesi in carta di riso. Tra i suoi compagni di giochi, oltre ai ragazzini della zona troviamo Eros Chini. Nel 1915 l'incontro con Primo Conti col quale rimarrà in stretta amicizia per tutta la vita. Il padre spesso lo porta con sé e lo fa posare per lui come "aureo fanciullo". Frequenta le scuole del luogo: a Viareggio la Scuola Tecnica Pareggiata a Pietrasanta la Regia Scuola di belle Arti "Stagio Stagi". Allora non c'era la scelta dei licei che c'è adesso in Versilia. Per tutta la vita ricorderà glì infiammanti discorsi patriottici di Giosuè Borsi e Vittorio Locchi insieme allo spirito anarchico-garibaldino del padre.
Nel 1916 sarà affermato vicino a Massa mentre cercava di raggiungere le trincee della guerra mondiale. Il pensiero di dover partecipare alla guerra come volontario sarà ricorrente nella sua vita: prima l'Africa Orientale poi la seconda guerra mondiale. Di questo suo vissuto a noi raccontava soltanto gli scherzi che faceva ai commilitoni avendo lasciato ai pennelli la descrizione dei luoghi e degli orrori della guerra. Nel 1919 in un Nomellini si trasferiscono a Firenze. Victor ormai è un pittore che partecipa ai vari concorsi: nel 1923 vince il premio Stibbert; nel 1924 il Premio Luigi Bechi nell'ambito della IV edizione del Premio Ussi. Dal dicembre 1924, dopo la riapertura postbellica, frequenta la Libera Scuola del Nudo presso l'Accademia di Belle arti di Firenze: suoi compagni sono Mario Romoli, Guido Peyron, Massimo Costetti, Romano Dazzi.
Nel 1924 troviamo che, con il Gruppo Labronico, espone nove opere alla Galleria Pesaro di Milano. Nel frattempo diviene da Victor, Vittorio. Partecipa alle biennali di Venezia nel 1924, 1926, 1934, 1942. Dal 1925 trascorre lunghi periodi all'Impruneta dove nascerà il suo primo figlio Andrea. Si può dire che per il suo lavoro sia un periodo di impegno agreste: lavori nei campi, paesaggi e i personaggi imprunetini. Nel 1928 è vincitore all'Accademia di San Luca a Roma del premio M. Werstappen.
Nel 1935 parte all'avventura: va volontario in Eritrea dove resterà fino al 1937. Anche lì i suoi pennelli non si fermano: le Ambe, le marce, i villaggi indigeni, le scaramucce, le fantasie. Queste opere saranno esposte a Napoli (alla Triennale d'Oltremare del 1940) ed in Palazzo Vecchio a Firenze nel 1949 (Amici dell'Africa). Fra il 1937 e il 1941 diventerà socio della fabbrica di colori per artisti Ditta Di Volo in via De Bardi 13 a Firenze.
Il 7 giugno 1939 sposa Florence Bennett sorellastra di Massimo Campigli. Nel 1940 partecipa al Premio Cremona con la battaglia del grano. Nel 1941 va in guerra come tenente dei bersaglieri. Fra il 10 febbraio ed il 5 aprile sul fronte greco albanese, fra il 6 ed il 18 aprile su quello albano - jugoslavo, fra il 19 e il 23 aprile sul fronte greco - albanese: riceve varie croci al valore andando in avanscoperta.
Nel 1942 vince il concorso del Ministero della Guerra per rappresentare la guerra stessa insieme ad un operatore dell'Istituto Luce.
Nell'estate del 1942 è a Napoli e poi a Ischia dove entra in contrasto col comando tedesco e viene mandato al Lagonegro dove come sempre disegna schizza punti da cui trarrà gli argomenti per una mostra a Reggio Calabria nel 1960. Fra il 6 aprile l'8 settembre 1943 sarà nei Balcani, territori ex jugoslavi, al Quartier generale della II armata. Dopo l'otto settembre torna a casa a piedi con Gabriele Baldini passando da Zagabria e da Trieste. Il suo lavoro di pittore durante la guerra in Albania verrà esposto alla "Prima Mostra degli artisti italiani in armi" a Roma al Palazzo delle Esposizioni. L'8 agosto 1943 muore il padre Plino. Nascono le figlie Barbara e Aurora. Dopo la guerra inizia a seguire con Giovanni Spadolini e altri intellettuali Ferdinando Tartaglia, "L'uomo delle novità" come ebbe scriverne Giulio Cattaneo. Anche con Ferdinando Tartaglia strinse un'amicizia durata tutta la vita. Nel 1952 è nominato Accademico Aggregato alla classe di Pittura dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Nel 1954 - 1962 crea tramite l'I.N.I.A.S.A corsi di mosaico decorativo frequentati da giovani e da artisti interessati a questa tecnica: fu qui che strinse amicizia col il pittore Sirio Salimbeni. Le opere musive realizzate da Vittorio e dai suoi allievi furono esposte con successo al "Chiostro Nuovo" nel 1956.Nel 1954 esegue un grande mosaico per il Santuario di S. Gemma Galgani a Lucca su disegno di Primo Conti. Fra il 1952 ed il 1959 si cimenterà con soggetti sacri (varie Vie Crucis) rappresentanti la sofferenza umana. Nel 1952 partecipa alla mostra "Mezzo secolo d'Arte Toscana" a Palazzo Strozzi a Firenze. Negli anni sessanta ci saranno numerose esposizioni personali: a Firenze, a Livorno, a Reggio Calabria, a Massa ed a Pisa. Con Sirio Salimbeni ed un suo allievo andranno spesso a dipingere en plein air nelle campagne dei dintorni. Dal 1955, non frequentando più d'estate Marina di Campo all'Isola D'Elba, si decise di cambiare spesso luogo di villeggiatura. Fu così che mentre noi eravamo sulla spiaggia il babbo dipingeva in giro paesaggi marini: Viareggio, Fiumaretta, Lerici, Marina di Pisa, Manarola.La domenica mattina spesso ci portavano a visitare i musei fiorentini. Dal 1961 lavora in uno studio a Palazzo Pandolfini con padre Tito Amodei. Fra il 1963 e il 64 insegna al Liceo Artistico di Firenze con Bruno Rosai. Il 6 marzo 1965 muore nella sua casa a Firenze. Al Premio de "Il Fiorino" del 1965 in Palazzo Strozzi vengono esposte tre opere in suo ricordo. La Galleria d'Arte Modena di Palazzo Pitti a Firenze acquista nel 1959 il dipintoDeposizione e nel 1968 il dipinto Marina al Tramonto. Sue opere si trovano in numerose collezioni private in Italia e all'estero e nei musei italiani. Fu uomo di raffinata cultura, informata su tutti i mutamenti dell'arte e del pensiero contemporaneo nonché studioso di storia. È rimasto nel suo studio un gran numero di opere nelle quali traspare l'intensità degli avvenimenti vissuti, dei suoi pensieri e della sua passione per la pittura, la sua vera vita. Come scrisse sulla sua tomba il fratello o poeta Alceste:
Amò e modulò con la sua arte le vivide immagini del mondo.
da: www.galleriaathena.com
Biografia:
Nato a Torino nel 1937
Giampietro Tamagno da sempre amante della pittura, inizia a dipingere in età giovanile, dapprima con colori a tempera e, dal 1975, con colori ad olio. Le sue prime opere sono firmate con lo pseudomino “Giampi”. Esordisce al giudizio dei critici partecipando al 5° "Consorso di pittura" indetto dal Comune di Rivalba (TO) nel 1979 ed è premiato. Da allora ha esposto in mostre personali a Torino, Pino Torinese, Rubiana, Rivarolo, La Morra, Orta San Giulio, Champoluc, Gressoney, Morgex, Torgnon e in altri capoluoghi piemontesi. Ha partecipato a mostre collettive e a concorsi di pittura conseguendo successi e riconoscimenti. Ha partecipato a numerosi “stages” di pittori in località montane al seguito del Maestro Mario Fumia e dipingendo “en plein air” ha potuto tradurre con fedeltà sulla tela le bellezze della natura. Le sue opere sono presenti in collezioni private italiane ed estere. Figura in pubblicazioni d’Arte tra cui “Avanguardie artistiche 2005” edito dal Centro Diffusione d’Arte di Palermo e sul catalogo d’Arte “Vent'anni di aderenza artistica culturale vanchigliese 1983-2003” edito dall’Associazione stessa di Torino. È presente nel "Censimento artistico italiano" 2010 edito dal Centro Diffusione Arte.
DICONO DI LUI
"La pittura di Giampiero Tamagno è un espressione fresca, raffinata più che spettacolare, una pittura che deve essere guardata da vicino, gustata nella leggerezza e trasparenza delle stesure, nella plasticità e delicatezza dei segni, nell’armonia degli accordi. Le sue tele evocano immagini, sembrano svelare segreti senza violarne l’intimità, tanto è la delicatezza dell’ispirazione e il tono dei colori sui quali egli indulge con amorevole compiacimento”
Sergio Pelizzon
“Giampiero Tamagno, pittore schietto e leale, manifesta un amore infinito per la natura, attraverso la serena armonia celata nel suo cuore di eterno fanciullo, innamorato della libertà creativa del pensiero. Dotato di finissima educazione culturale e di innate valenze espressive, sognatore ed idealista, suole dipingere prevalentemente dal vero. Così ponendosi all’aria aperta, innanzi al cavalletto, a diretto contatto con il soggetto prescelto, Egli traduce, sulla tela, le traspiranti ed ovattate atmosfere paesaggistiche, mediante l’ausilio di una generosa tavolozza, che dal tenero arancio deriva all’aureo giallo, al delicato violetto, alle corpose terre, ai preziosi verdi smeraldo, in un sortilegio sempre nuovo di irripetibili emozioni, tempestate di luci e di colore. Perchè Giampiero Tamagno, pittore verace dallo stampo antico e fedele discepolo della scuola mitteleuropa, dipinge con l’entusiasmo dell’autodidatta e quelle sue fresche e vivaci inquadrature, stagliate sulla tela oppure elargite sulla ruvida superficie della pietra d’altura, modellano squarci di verità risolti a misura d’uomo. E in questo nostro tempo, dominato dal più sfrenato materialismo, molto ci gratifica il soffermarci con particolare riguardo su di un artista di razza, che ancora sa cogliere gli atavici valori esistenziali, manifestando la propria indole con la profondità del proprio sentimento”
Aldo Albani
“Giampiero Tamagno, nella pittura ad olio e con gli acrilici su pietra, predilige il paesaggio ed i fiori campestri di reminiscenze ottocentesche, vale a dire, di un verismo temperato di romanticismo, tipico della scuola di Rivara e dei suoi discepoli. L’artista si esprime con cromatismo vivo e solare. Il suo amore per l’ambiente montano lo conduce a dipingere “en plein air” aspetti emotivi di indubbio lirismo”
Dario Alessi
“I quadri di Giampiero Tamagno, preferibilmente con soggetti alpestri, sono lievi, dai bei colori naturali, ricchi di particolari, che portano, a chi li osserva, quasi a percepire i suoni e i profumi dei luoghi ripresi dal pennello dell’artista.”
Simonetta Corradelli
“ In tutti i lavori di Giampiero Tamagno a farla da padrone è il colore, vero soggetto della rappresentazione, che, steso in maniera attenta ed espressiva dall’artista, permette a coloro che guardano di provare le sensazioni che il pittore ha vissuto durante la fase di realizzazione.”
Stefano Grandi
da: http://proximanoprofit.it/
Biografia:
Carlo Verdecchia
Casoli di Atri (TE) 1905 – Atri (TE) 1984
Figlio di un veterinario che era anche pittore, si formò all'Accademia di BB.AA. di Napoli sotto la guida di Vincenzo Volpe e Paolo Vetri. Fondamentale per la sua formazione fu la frequentazione di Giuseppe Casciaro, e l'aver vissuto nella sua casa, a diretto contatto con la sua ricca collezione d'arte, vero e proprio museo privato, nonchè con i numerosi artisti napoletani e non, che lì si incontravano. Sicuramente forte fu l'influenza del conterraneo Filippo Palizzi, di cui Casciaro possedeva, dopo l'Accademia napoletana, la più grande collezione di opere.
Il 1927 segnò l'inizio della sua attività espositiva. Nel 1929 tenne la prima personale presso la galleria Bardi a Milano, che Carlo Carrà recensì con interesse sulle pagine de "L'Ambrosiano". Fu presente alle Sindacali napoletane dalla terza alla dodicesima (1931 - 1942) e nel 1940 fece parte del comitato organizzatore. Partecipò anche alle tre Intersindacali nazionali e alla IV Mostra d'arte del Sindacato di Abruzzo e Molise a Campobasso.
Espose più volte alle Biennali veneziane (nel 1936, nel 1938, nel 1942 con una personale e nel 1948). Partecipò anche alla II, alla III ed alla IV Quadriennale a Roma, nonchè nel dopoguerra alla VI ed alla VIII del 1959 - 60.
I primi dipinti, attualmente di proprietà della Banca Tercas di Atri (Te) rappresentano ripidi ed inconsueti paesaggi contadini animati da figure, quasi primitivi e di gusto naif. Le opere degli anni '30 partecipano alla poetica novecentista per il senso plastico e monumentale delle forme - soprattutto nelle figure -, per la nitida impostazione spaziale e per la severa tavolozza pregna di luce. Proprio i ritratti denotano una forte capacità espressiva ed un'intensa resa psicologica. Una pittura dunque, di impianto solido e rigoroso , resa con una tavolozza dalle cromie decise, dagli impasti densi, dai tagli anticonvenzionali, tipica del Novecento, anche se c'è chi ha sostenuto un'opinione diversa. In realtà, nonostante i temi trattati, la pittura di Verdecchia, rivela una varietà di interessi al di là della dimensione locale e nazionale. Dopo il secondo conflitto mondiale rimase legato alla figurazione, ma le sue scelte stilistiche furono coscienti ed aggiornate più di quanto si sia comunemente affermato. E' innegabile che i soggetti siano rimasti quelli della società contadina, del suo microcosmo abruzzese indagato dal vero attraverso i suoi tanti interessanti disegni dal tratto nervoso, e quindi, rielaborato e riproposto negli oli. Ma i paesaggi natii, gli animali (soprattutto vacche e vitelli) nei campi o i ritratti affettuosi di componenti familiari rivelano una cifra stilistica individuale fondata su una rielaborazione della migliore tradizione pittorica naturalista partenopea e italiana, in base a spunti derivati dalle avanguardie.
Fece parte della Libera Associazione di Artisti Napoletani, esponendo alla Galleria Forti nel 1944, insieme a Brancaccio, G. Casciaro, Crisconio, Paolo Ricci, Striccoli e Mario Vittorio. Ha partecipato a molte collettive nazionali, ed esposto in personali in tutta Italia. Nel dopoguerra, se i soggetti sono per lo più legati ancora alla civiltà contadina meridionale, il linguaggio, che risente delle esperienze più vitali dei primi decenni del XX secolo, si fà moderno, per rappresentare, attraverso la vigoria degli impasti e l'essenzialità della forma, un mondo agreste, dove affiora il dramma esistenziale. Contadini e vacche diventano simboli della condizione umana, ed al tempo stesso, pretesti per l'espressione di uno stile maturo.
Verdecchia è stato impegnato anche nell'attività didattica, in quanto ha insegnato Disegno dal vero all'Istituto d'arte di Torre del Greco e poi all'Istituto d'arte "Filippo Palizzi" di Napoli fino al 1976.
Biografia tratta dalla scheda a cura di Giovanna Cassese in "La pittura napoletana del '900" di M. Picone, Franco Di Mauro Editor
Mostre
1925 Premio Leonardo da Vinci Art School, New York
1927 II Mostra d’Arte, Sabaudia
1929 Carlo Verdecchia, Galleria Bardi, Milano
Carlo Verdecchia, Galleria Il Milione, Milano
Sindacale, Napoli
1930 Sindacale, Napoli
1932 Sindacale, Napoli
1933 Intersindacale, Firenze
1935 II Quadriennale, Roma
1936 XX Biennale, Venezia
1937 Sindacale d'Abruzzo e Molise
1938 XXI Biennale, Venezia
1939 III Quadriennale, Roma
1940 XXII Biennale, Venezia
1941 XI Sindacale, Napoli
1942 XXIII Biennale, Venezia, (sale personale con sei opere)
1943 IV Quadriennale, Roma
1944 Galleria Forti, Prima Mostra degli Artisti Liberi Napoletani, Napoli
1947 Prima Mostra d'Arte degli Artisti Vomeresi, Napoli
1948 I Annuale Nazionale, Cava dei Tirreni
XXIV Biennale, Venezia
1950 Carlo Verdecchia, Galleria La Tavolozza, Napoli
1951 VI Quadriennale, Roma
I Biennale Internazionale d'Arte Marinara, Genova
I Mostra Nazionale Maggio di Bari
1952 II Mostra Nazionale Maggio di Bari
Carlo Verdecchia, Galleria Lauro, Napoli
Collettiva, Galleria La Medea, Napoli
1953 Mostra Sociale del Bianco e Nero, Promotrice S. Rosa, Napoli
III Mostra Nazionale Maggio di Bari
I Mostra d’Arte U. C. A. I., Castellammare di Stabia, Napoli
1954 Mostra Celebrativa del Bicentenario, Accademia BB. AA. Napoli
IV Mostra Nazionale Maggio di Bari
VIII Premio Michetti, Francavilla a Mare
Carlo Verdecchia, Galleria S. Carlo, Napoli
1955 Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
1956 Casciaro, Chiancone, Di Marino, Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
Il piccolo formato, Galleria Mediterranea, Napoli
Mostra della tavoletta, Galleria Giosi, Napoli
I Concorso di Arti Plastiche e Figurative «Raffaele Uccella», Teatro Garibaldi, S. Maria Capua Vetere
1957 Colletiva, Galleria Michelangelo, Napoli
Mostra d’Arte Figurativa di Artisti Napoletani, Circolo Banco Napoli, Napoli
IV Mostra Nazionale di Pittura, Frattamaggiore, Napoli
1958 Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
P. Pratella, C. Verdecchia, G. Casciaro, A Chiancone, Galleria Trieste, Napoli
1959 Mostra di 7 Maestri della Pittura Napoletana Contemporanea, Galleria S. Andrea, Milano
VIII Quadriennale, Roma
1961 Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
Collettiva, Galleria S. Carlo, Napoli
Mostra di Pittura Napoletana Contemporanea, Olivetti, Pozzuoli
Capaldo, Notte, Striccoli, Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
1962 Mostra dei Maestri della pittura napoletani contemporanea, Galleria La Plaza, Lacco Ameno
Capaldo, Verdecchia, Vittorio, Galleria Mediterranea, Napoli
Arte Figurativa Italiana, Il Novecento, Agerola
1963 Maestri della Pittura Napoletana Contemporanea Galleria Spinetti, Firenze
IV Premio Posillipo
1964 Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
Mostra della natura morta, Galleria Mediterranea, Napoli
Premio Michetti, Francavilla a Mare
Bresciani, Verdecchia, Vittorio, Galleria Mediterranea, Napoli
1965 Collettiva, Galleria Giosi, Roma
1966 Maestri della Pittura Napoletana, Galleria Giosi, Roma
Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
VI Premio Posillipo, Napoli
1967 Bresciani, Striccoli, Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
I Mostra Nazionale di Arte Sacra e Paesaggio, Nola
Pittura Napoletana, La Lucerna, Napoli
Mostra di pittura, Mare,pesca,pesce, Promotrice Salvator Rosa, Napoli
1968 Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
Pittori Napoletani contemporanei, Galleria Mediterranea, Napoli
1969 Notte, Striccoli, Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
1970 Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
1971 Dieci Maestri della Scuola Napoletana Contemporanea, Galleria Diarcon, Milano
Grandi Maestri della pittura napoletana contemporanea, Galleria del Corso, Latina
1972 Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
1973 Mostra di pittori napoletani contemporanei, Accademia Artistica Pontano, Napoli
Brancaccio, Chiancone, Giarrizzo, Girosi, Notte, Striccoli Verdecchia, Vittorio, Galleria Mediterranea, Napoli
1974 Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
1975 Chiancone e Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
Mostra di Pittori dell’Ottocento e Contemporanei, Galleria Mediterranea, Napoli
1976 Capaldo, Notte, Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
Carlo Verdecchia, Galleria Lauro, Napoli
1977 Carlo Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
Collettiva, Centro d’arte Mediterranea, Torre del Greco, Napoli
1981 Carlo Verdecchia, Galleria Serio, Napoli
1982 Carlo Verdecchia, Galleria Serio, Napoli
1983 Linea Figurativa Napoletana, Galleria L’Isola, Milano
Napoli Arte, Accademia di BB. AA., Napoli
1986 Carlo Verdecchia, Mostra antologica Palazzo Vescovile, Atri
1987 Chiancone, Striccoli, Verdecchia, Galleria Mediterranea, Napoli
Mostra della natura morta, Galleria Mediterranea, Napoli
1988 Bresciani, Capaldo, Verdecchia, Vittorio, Galleria Mediterranea, Napoli
1990 Mostra della Natura morta, Galleria Mediterranea, Napoli
1993 Napoletani del Novecento a Roma, Galleria Esmeralda, Roma
1998 Carlo Verdecchia, Palazzo Ducale, Atri
Ultime atmosfere del Novecento italiano, Mostra di Cava del 1948, Museo della Badia, Cava dei Tirreni
Omaggio a Carlo Verdecchia, La Mediterranea arte, Napoli
2003 Bresciani, Capaldo, Verdecchia, Vittorio, La Mediterranea arte, Napoli
2004 Protagonisti del primo Novecento, La Mediterranea arte, Napoli
2005 La Natura morta dal 1940 ai giorni nostri, La Mediterranea arte, Napoli
Carlo Verdecchia, La Mediterranea arte, Napoli
Maestri del Novecento, La Mediterranea arte, Napoli
2006 Due secoli nella grafica, La Mediterranea arte, Napoli
Verdecchia, Chiancone, Vittorio, La Mediterranea arte, Napoli
La figura nel Novecento, La Mediterranea arte, Napoli
Bibliografia
D. Villani, Ottocento pittori allo specchio, Editrice d’Arte Cavour, Milano 1971
Munari, Rea, Ruju, Linea figurativa napoletana, 1930-1980, Centro d’arte Serio, 1980
C. Munari, Carlo Verdecchia, Centro d'Arte Serio, 1982
Fuori dall'ombra, nuove tendenze delle arti a Napoli dal 1945 al 1965, catalogo, Elio De Rosa Editore, Napoli 1991
Il Novecento, storia e civiltà della Campania, Electa Napoli, Napoli 1996
Ultime atmosfere del Novecento italiano. La Mostra di Cava del 1948 tra novità e ritardi, Electa Napoli, Napoli 1998
Ottocento-Novecento, due secoli di pittura a Napoli, con introduzione e intervista di M. Picone Petrusa, Electa Napoli, Napoli 1999
M. Picone, Gli Anni difficili, arte a Napoli dal 1920 al 1945, Electa Napoli, Napoli 2000
R. Pinto, La pittura napoletana del Novecento, Istituto Grafico Editoriale Italiano, Napoli 2002
M. Picone, La pittura napoletana del Novecento, Franco Di Mauro Editore, Napoli 2005
da: www.mediterranea-arte.com
Biographie
Jean-Eugène Bersier, né le 8 juin 1895 à Paris, et mort dans la même ville le 23 octobre 1978, est un peintre et graveur français.
Jean Bersier est l'élève de Jean-Paul Laurens, Maurice Denis, René Ménard et René-Xavier Prinet.
En 1937, il est nommé sociétaire de la Société des peintres et graveurs, puis professeur d'histoire des techniques de la gravure à l'École Estienne à Paris, puis chef d'atelier de gravure à l'eau-forte à l'École des beaux-arts de Paris.
Pendant la Seconde Guerre mondiale, il appartient au Front national des Arts (organe de la résistance dans le milieu des beaux-arts). Il obtient le prix Abd-el-Tif en 1942 avec André Bourdil. Il est notamment reconnu pour sa période algérienne où il peint des paysages des oasis du Sud algérien, mais aussi de l'Algérois.
Il publie une étude sur L'histoire de la gravure aux Éditions Berger-Levrault en 1947, faisant suite, en 1943, à son étude de La lithographie originale en France. Il devint docteur avec une thèse intitulée L'influence de l'Italie dans la peinture hollandaise. Il revient à l'École nationale des beaux-arts d'Alger en 1950, il y retournera en 1956 comme titulaire de la bourse des anciens Abd-el-Tif. En 1951, il fait la connaissance de Roger Forissier à qui il recommande la Hollande.
Il est le frère de Jeanne Bersier, épouse d'Edmond Friedel, directeur de l'École des Mines de Paris. Jean Eugène et Jeanne Bersier, et leur soeur Isabelle, sont les petits-enfants du pasteur Eugène Bersier.
Œuvres dans les collections publiques
En Algérie
-
Alger, musée national des beaux-arts :
-
Fort et Casbah ;
-
Vues de la Villa Abd El Tif ;
-
Fontaine du Hamma ;
-
Place du Gouvernement, 1947 ;
-
Environs d'Alger ;
-
-
Oran, musée national Zabana ;
Aux États-Unis
-
Boston, musée des beaux-arts ;
En France
-
Belfort, préfecture ;
-
Belfort, musée d'art et d'histoire de Belfort ;
-
Épinal, musée départemental d'art ancien et contemporain ;
-
Grenoble, musée de Grenoble ;
-
Mulhouse, musée des beaux-arts ;
-
Paris, département des Estampes et de la Photographie de la Bibliothèque nationale de France ;
-
Paris, musée d'art moderne ;
-
Paris, musée Carnavalet : Portrait de Paul Valéry ;
-
Strasbourg, musée d'art moderne et contemporain ;
-
Vesoul, musée Georges-Garret ;
Aux Pays-Bas
-
La Haye, musée municipal ;
Au Royaume-Uni
-
Londres, British Museum.
Salons et expositions
-
Paris, 1913, Salon de la Société nationale des beaux-arts ;
-
Paris, 1921, Salon des Tuileries ;
-
Paris, 1926, Salon d'automne ;
-
Paris, 1935, Salon des indépendants ;
-
Alger, 1943, exposition des anciens pensionnaires de la villa Abd-el-Tif ;
-
Versailles, 1992, exposition du Cercle algérianiste.
Timbre poste
-
Timbre de 1942, dit 1F 50 Brun Type Pétain.
Publications
-
La lithographie originale en France, Paris, 1920
-
Douze dessins sacrés, Paris, 1931
-
La gravure, les procédés, l'histoire, Paris, Éditions Berger-Levrault, 1947
-
L'influence de l'Italie dans la peinture hollandaise, 1951
-
La gravure en Europe d'Albert Durer à Toulouse-Lautrec, MNBA, 1952
-
La gloire douloureuse de Rembrandt, 1956
-
Goya inventeur de la gravure moderne, 1957
-
Daumier lithographe, Paris, 1962
-
Rembrandt, le premier des peintres graveurs, 1965
-
Dürer, le graveur de la mélancolie, Paris, 1967
-
Petite histoire de la lithographie en France, Paris, 1970
-
Aux quatre vents de l'estampe, Dürer, Rembrandt, Goya, Daumier, Paris, Éditions Berger-Levrault, 1971
-
Jean Duvet, le maitre de la licorne 1485-1570, Paris, Éditions Berger-Levrault, 1977
En collaboration
-
avec Jean-Daniel Rey, Pour ou contre l'impressionnisme, 1969
-
avec Robert Bonfils, Robert Bonfils, 1946
-
avec Odilon Redon, Odilon Redon et Nous, Études d'Art
Élèves
-
Robert Nicoïdski.
Sources
-
Élizabeth Cazenave, La villa Abd-el-Tif. Un demi siècle de vie artistique en Algérie 1907-1962, Association Abd el Tif, 1998 et 2002.
-
Archives nationales : F.21/6912
Bibliographie
-
André Encrevé, « Bersier, Jean-Eugène », in Patrick Cabanel et André Encrevé (dir.), Dictionnaire biographique des protestants français de 1787 à nos jours, tome 1 : A-C, Les Éditions de Paris Max Chaleil, Paris, 2015, p. 263-264
da: https://fr.wikipedia.org
Biografia:
Paolo Toschi nasce a Firenze nel 1938.
La vicenda artistica di Paolo Toschi vanta ormai diversi decenni di vivace e feconda operosità. Nel suo itinerario operativo dagli anni ‘50 ad oggi, ancorchè lungo e vario, vi è però un’interna, sottile continuità, che scandisce, senza brusche interruzioni o scarti improvvisi, il progressivo evolversi dell’opera, caratterizzandone i tratti con coerenza e rigore.
Per meglio capire la qualità e la continuità di questa linea occorrerà risalire al Paolo Toschi degli inizi, al giovane studente dell’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze, grande fucina di artefici e di mestieri, non dimenticando il privilegio di una contiguità operativa con il padre Ermanno Toschi, maestro notissimo del ‘900 toscano...
da: paolotoschi.xoom.it
Biografia:
(Napoli, 1894 – Napoli, 1975)
Studiò all'Accademia di belle arti di Napoli, dove fu allievo di Michele Cammarano, Edoardo Dalbono e Vincenzo Volpe. Espose con successo a Roma, dove esordì, e a Napoli, dove divenne uno dei pittori più apprezzati dell'epoca.
da: it.wikipedia.org
Biografia:
Germano Paolini, nato a Brescia nel 1950, vive e lavora a Grosseto dove ha tenuto la sua prima personale nel 1987. Del 1990 la sua prima presenza a Roma. Dal 1991 nell’Associazione Primavera Maremmana contribuisce all’organizzazione delle collettive “Incontro con i pittori della Maremma”, a cui partecipa con altri artisti a Cottbus, Baltimora, Philadelphia, Pittsburgh, Boston, e agli Istituti Italiani di Cultura di Washington, Wolfsburg, Kiel e Malta.
Accanto al lavoro dedicato al paesaggio e in particolare a quello toscano, rivolge spesso la sua attenzione alle città e ai luoghi che visita e che più ama: Cottbus nel 1991 (Galleria Il Tridente – Grosseto), Praga nel 1995 presentato da Mario de Micheli (Galleria Comunale di Palazzo Patrizi a Siena; Fidia Arte Moderna a Roma), Malta nel 2001 ( Il Tridente – Grosseto), Verona nel 2004 (Galleria Dusiè – S.Martino B.A. VR), Roma nel 2000 e nel 2004 (Galleria La Vetrata – Roma).
Partecipa a tre edizioni della Primaverile ARGAM (1999 – 2003 – 2007) ed è invitato nel 2005 al Salone di Maggio presso il Vittoriano alla Rassegna “Roma: luoghi e colori”.
Nel 2007 il Comune di Napoli ospita nella sede espositiva di Castel dell’Ovo ”Paesaggi e città – Incroci della memoria e dell’immaginario”, presentato da Mario Lunetta. Una mostra che in parte ripercorre il lavoro degli ultimi dieci anni, con una sezione preparata per l’occasione e dedicata alla città partenopea.
Nel 2009 è all’Istituto Italiano di cultura di Budapest e nel 2010 all’Istituto Italiano di Cultura di Praga con altri cinque artisti che operano in Toscana.
Tra il 2012 e il 2013, contemporaneamente alla realizzazione di alcune opere destinate a sedi istituzionali, prepara e realizza la sua seconda mostra dedicata alla capitale boema intitolata “Incontri con Praga”. Curata da Davide Sarchioni la mostra è ospitata nell’ottobre 2013 dall’Istituto Italiano di Cultura di Praga con il Patrocinio dell’Ambasciata d’Italia nella Repubblica Ceca.
Di lui hanno scritto Giorgio Agnisola, Alessandro Amendola, Ferdinando Anselmetti, Nicoletta Cardano, Dino Carlesi, Franco Casati, Renato Civello, Enzo Conti, Annarosa Del Corona, Mario De Micheli, Giancarlo Fazzi, Mario Lunetta, Elio Mercuri, Renate Paczkowski, Davide Sarchioni, Giorgio Seveso, Giuseppina Scotti, Luigi Talarico, Giorgio Trevisan, Claudia Zaccagnini, Doris Weiss.
da: www.smartgalleryverona.it
Biografia:
E' nato a Bergamo nel 1929.
I primi approcci con la creatività sono poetici: non ancora ventenne una sua poesia intitolata Il male è pubblicata sul quotidiano “L’Eco di Bergamo”. Da allora, del resto, l’artista non cesserà mai di scrivere versi, spesso dialoganti con le sue opere pittoriche, che da quelle poesie attingeranno titoli sognanti. Comincia a dipingere giovanissimo, affascinato dalle forme naturali (“Avevo un vivo desiderio di tentare in pittura la traduzione cromatica dell’emozione poetica. Erano prove libere, subito avviate a cercare segni e immagini di abbandono lirico”).
Nel 1952 conosce Pinuccia, sua inseparabile compagna, che sposerà nel 1965. Nella seconda metà degli anni Cinquanta approfondisce sempre più febbrilmente il suo rapporto con la pittura, che lo porterà a dedicarsi interamente all’arte nel 1959. Sono gli anni della frequentazione del Bar Giamaica, dell’attrazione per Sironi e per la sofferta ricerca plastica Nicolas De Stael (“sono sempre rimasto folgorato dalla luminosa solitudine dei suoi spazi”).
Tra gli artisti della sua generazione frequenta Emilio Tadini (“che a quel tempo era principalmente un coltissimo critico”), Piero Manzoni (“Mi sembrava un muratore, con i suoi vestiti militari, l’aria modesta e semplice, che non lasciava emergere di certo l’idea di un intellettuale: misteri delle apparenze!”), Enrico Castellani, il (“concitato”) Tancredi e stringe una profonda amicizia con Gianfranco Ferroni, Dadamaino e il filosofo Sossio Giametta, erede culturale di Giorgio Colli e Mazzino Montinari nella sistemazione del corpus dell’opera di Nietzsche. Picenni ricorda di Ferroni il carattere in bilico tra il pauroso e l’irascibile (“Meno pauroso di me, ma più irascibile. Mangiando insieme all’umile Ristorante Fiorino mi disse: - Tu Fernando, hai un rispetto sacro dell’essere umano. Ho cercato di ricordarmelo in tutti questi anni. Dadamaino? Non parlava mai del suo lavoro. Ma lavorava, eccome, senza chiacchiere. Fu lei a mandarmi da Fontana nello studio di Corso Monforte”).
Già nell’ultimo scorcio degli anni Cinquanta Picenni ha identificato un suo inconfondibile stile, nel quale una rapida pennellata sfugge all’oscuramento della superficie (“Sì, impostando immagini ferme, corpose, quasi monocrome, emergenti e solitarie”).
Ha casa e studio in via Bigli, affacciati su via Montenapoleone, dove in quello stesso 1959 Franco Russoli vede per la prima volta le sue opere, divenendone grande estimatore e citandolo nella rivista francese l’Oeil. Dopo alcune mostre collettive, tra cui la partecipazione al Premio San Fedele, a quel tempo ambitissimo, la prima mostra personale è nel 1961 al Salone Annunciata di Milano, con un catalogo curato da Emilio Tadini. Tra i visitatori della mostra ci sono Emilio Scanavino, che lo stesso giorno inaugurava una mostra nella vicina Galleria Del Naviglio, Enrico Castellani, Dadamaino e Lucio Fontana, che acquista un’opera di Picenni (ne acquisterà altre due in seguito) e Mario de Micheli, che recensisce la mostra. Sempre del 1961 è la mostra alla Galleria Il Triangolo di Roma con Gastone Biggi e Osvaldo Pivetta.
Nel 1968 è la prima mostra alla Galleria Morone 6 di Milano, con il catalogo curato da Mario de Micheli (“Era solenne e cattedratico nell’eloquio, come se fosse occupato ad arrotondare parole roboanti. Ma era bravo”); la seconda sarà nel 1970, questa volta con un catalogo curato da Vittorio Fagone.
Nel 1970 è invitato alla Mostra “Pittura 70. L’Immagine Attiva” alla Casa del Mantegna di Mantova, con Forgioli, Madella, Olivieri, Vago, l’amico Raciti e altri (“Ebbi la sensazione che i miei colleghi non fossero contenti della mia partecipazione a quella mostra: questo mi diede fiducia sul fatto che ero sulla buona strada, a qualunque costo e nonostante tutto. Ero allenato alla solitudine. Io cercavo la forma, loro forse no”).
S’interessano al lavoro di Fernando Picenni Marco Valsecchi (“Mi colpì sentirgli dire che i miei quadri avevano una forza intensa per capacità di concentrazione”) e Dino Buzzati che scrive sul Corriere della Sera. È di questi primi anni Settanta un forte approfondimento di una timbrica accesa, esposta compiutamente per la prima volta nel 1971, alla mostra personale alla Galleria Falchi di Milano, con un catalogo curato da Silvano Falchi (“Falchi era proprio uno strano gallerista, amava l’arte fino alla sofferenza”). Alla Galleria Falchi frequenta assiduamente gli artisti Ben Ormenese, Felice Canonico, Paolo Conti, Mario Tudor e Mario Molteni. Nel 1972 è la personale alla Galleria Il Traghetto 1 di Venezia.
Nel 1973 è la prima di una serie di mostre alla Galleria Spriano di Omegna.
Nel 1974, in occasione della mostra alla Galleria la Galassia Marco Valsecchi denomina le sue pitture “stendardi geometrici”, quasi presagendo il nuovo ciclo geometrico che impegnerà il maestro negli anni successivi.
Nel 1975, in occasione della mostra alla Galleria L’Informazione Visiva di Roma, Cesare Vivaldi scrive di una pittura “essenzialmente lirica, che si sforza, assai giustamente, di contenere il proprio lirismo”. Sull’Espresso recensisce la mostra Francesco Vincitorio che rimarca ancora il contrasto tra “i colori accesi su fondi scuri”.
Nel 1976 Vanni Scheiwiller vede la seconda mostra personale del maestro alla Galleria Spriano di Omegna e ne rimane profondamente colpito, valutandone lo spessore internazionale.
Tra il 1976 e il 1977 l’arte di Picenni vira verso l’astrazione geometrica: la nuova vena creativa è travolgente, il maestro sembra rinunciare all’evocazione lirica, affidandosi ad una razionalità carica però di valori metaforici. Sarà il filosofo Sossio Giametta, amico per la vita, a riscontrare, in occasione della personale alla Galleria Athena di Meda, come nel nuovo ciclo di opere l’arte di Picenni “è divenuta chiara, dilatata, fatta di spazio, di linea, di intelletto”.
Tra il 1978 e il 1983 Picenni realizza le Costruzioni, che poi riprenderà tra il 1995 e il 1998 (“Sentivo il bisogno di espandere il campo operativo del quadro, cioè la sua dimensione serrata, chiusa dai bordi, di abbandonare addirittura la tela per cercare una spazialità vasta, non racchiudente, alla conquista della parete”). Le Costruzioni sono opere di grandi dimensioni realizzate perlopiù con legno variamente sagomato e dipinto, fissate a parete (alcune dal muro sono prolungate sul pavimento), in cui il maestro anticipa ogni concetto di “installazione”, termine destinato a grande fortuna (“Venne a vedere le mie Costruzioni Pardi, mandato da Marconi: credo ne abbia fatto tesoro”).
Picenni ritorna alla pittura, al suo plasticismo lirico, arricchito dall’es
perienza geometrica.
Nel 1988 Elena Pontiggia, sul catalogo in occasione della mostra allo Studio 111 di Milano, parla di “sogno della pittura”.
Nel 1995 sette Costruzioni sono esposte al circolo Culturale Bertolt Brecht di Milano.
Nel 1999 la Galleria San Fedele espone dipinti e quattro Costruzioni.
Nel 2003, in occasione della Mostra alla Galleria Folini di Chiasso, l’Editore Mazzotta promuove un catalogo dedicato alle opere recenti su tela, a cura di Elena Pontiggia, con testi di Domenico D’Oora e Meeten Nasr.
Nel 2004 esce il secondo volume Mazzotta, dedicato alle Costruzioni sempre a cura di Elena Pontiggia. Nello stesso anno una fotografia di Picenni viene inserita, di fianco a quella di Piero Manzoni, sul volume Storia d’Italia, L’Immagine Fotografica (a cura di Uliano Lucas), Einaudi Editore.
Nel 2005 è la mostra alla Galleria PoliArt di Milano, che già da anni s’interessa al suo lavoro. In occasione della mostra alla PoliArt la compositrice Paola Samoggia gli dedica un fotogramma musicale, intitolato Berceuse luisante, affascinata dalla luce picenniana di questi anni.
Del 2006 è la grande antologica al Museo Nazionale di Villa Pisani a Strà, a cura di Leonardo Conti e Giovanni Granzotto, con una lunga poesia di Elisabetta Gennasi (…Spingono attorno pigri bagliori;/là oltre,/avvinti alla notte /orli di cielo…).
Nel 2007 per la Rosler Italiana, su commissione dell’importante collezionista Alessandro Giussani, realizza l’incisione “In cruna dorata il filo Amore”.
La mostra alla GAM Spazio Ex Pescherie di Cesena è dedicata agli anni recenti, nei quali una luce nuova riempie la pittura di Picenni (“È avvenuta un’accensione in questi anni, forse è una gioia interiore, oltre i bordi della sofferenza: Pinuccia sta meglio. Credo che se uno ha qualcosa da dire la sua pittura te lo faccia capire”).
Nel 2009 è l’antologica Fernando Picenni, percorsi romani, al Museo Mastroianni di Roma con un catalogo a cura di Giovanni Granzotto e testi di Daniele Grassi, Francesca Boesch e Leonardo Conti, Il Cigno GG Edizioni.
da: www.fernandopicenni.com
Biografia:
(Milano 1938 - Milano 2008)
E’ sempre difficile parlare di Arte, o peggio ancora scrivere di Arte, qualunque essa sia, le parole che al momento di pronunciarle ci significavano qualcosa, una volta dette si svuotano d’improvviso, diventano concettuose, spesso assurde, quasi sempre inutili; davanti ad un’opera di Mario Vergani, poi, questa sensazione , bruciante, si acuisce a dismisura tanto da farci avvertire il senso di una profanazione. Quei silenzi desolati, appena vivacizzati da poche note di sottile musicalità, spesso poche macchie di colore sparse con elaborata sapienza, pur nella loro ferma imperturbabilità, sono di tale levità, di tale disarmante candore da indurci a riflettere sulle parole in una meditata e pacata contemplazione. Non furono pochi i pittori che rimasero affascinati davanti al mistero del silenzio, che lo intrappolarono nello spazio angusto delle cose, che si servirono di esso per renderci ignote le cose più conosciute, Vergani, al contrario, pare non curarsi di tutto ciò, tanto è radicato in lui il concetto di spazio e silenzio proprio come disposizione d’animo, sentimento puro, poesia. Non c’è nulla quindi di concettoso in lui, nessuna ricerca dell’effetto, nessun sogno proibito, ma pura e semplice trasposizione sulla tela di quanto è insito in lui. Il suo stesso attaccamento alla natura, e alla vita, filtrato attraverso anni di serene meditazioni, le sue manipolazioni di essa per una sempre maggiore aderenza alle sue esigenze interiori sono la testimonianza più sincera ed inconfutabile della sua vocazione. Da pittore lombardo, anche la sua tavolozza è lombarda, i colori sono chiari, opachi, spesso gessosi, sono trattati con sapiente noncuranza, con amore infinito quasi temesse lui stesso di rompere quel sottile incantesimo che man mano che il quadro prende la forma voluta, si sprigiona attorno.
da: www.evensi.it
Biografia:
(1886-1979)
Pio Rossi, ufficiale di fanteria forlivese, scrisse un diario sui tragici fatti dell'autunno del 1917. Stabilitosi nel dopoguerra in Friuli Venezia-Giulia, dove divenne preside e pittore, Pio Rossi racconta la sua esperienza militare dal giugno al novembre del 1917, anche attraverso dei disegni. Materiale ritrovato dai nipoti in un baule in soffitta, il diario inedito di Pio Rossi è stato dato alle stampe.
da: http://www.rai.tv
Biografia:
Sarta per professione, pittrice per passione. A riunire in un’unica persona queste due pulsioni creative è Costanza Mantovani di Dello, che nella sua vita ha sempre fatto la sarta, ma che, da qualche anno a questa parte, di tanto in tanto si prende la briga, ma di certo anche il gusto, di mettere temporaneamente da parte le forbici per impugnare il pennello, che intinge nei colori della vita, così da fissare sulla tela immagini, sensazioni. I soggetti prediletti dalla pittrice sono per lo più dedicati alla campagna, al lavoro delle mondine, ai fiori, al grano, ma da qualche tempo a questa parte Costanza ha voluto cimentarsi nella creazione di pitture informali. Dunque non più persone e fiori ma sensazioni e talvolta percezioni di persone e paesaggi.
da: www.lavocedelpopolo.it
Biografia:
(Nová Paka 1884 - Praga 1962)
Josef Tomas Blazek è nato il 7 Marzo 1884, nella Dolní Kalnà a Nová Paka. Ha studiato presso la Scuola di Arti Applicate con il professore Emanuel Krescenc Lišky, Jan Preisler ed Ernst Hofbauer, poi si è trasferito all'Accademia di Belle Arti di Praga nello studio del prof. Max Pirner, dove è rimasto per due anni. Dopo un viaggio di studio a Monaco di Baviera, divenne assistente di disegno a Hradec Kralove, ma in seguito ritornò dal prof. Max Pirner. Prima della prima guerra mondiale ha contribuito con illustrazioni alle riviste “Kopřivy” e “Máj” e nel 1909 a una ben illustrata edizione del romanzo “Anna Karenina”. Durante la guerra ha servito come soldato-pittore per il restauro degli affreschi di St. Nicola in Piazza della Città Vecchia di Praga. Insieme con Oldrich Blažíček ha anche restaurato una delle scene della vita di S. Nicola nella volta della Chiesa di San Nicola. Negli anni venti, ha intrapreso un viaggio di studio attraverso la Germania, l'Olanda, l'Inghilterra e nel 1924 si reca a Parigi. Dopo il ritorno in Cecoslovacchia si rifugiò in campagna. Suoi affreschi adornano diverse sedi provinciali sindacali, casse di risparmio e dei minatori e chiese. Al di fuori dei grandi contratti si è dedicato al paesaggio e a temi erotici. Josef Tomas Blazek ha esposto nel 1918 a Venezia, nel 1926 a Bratislava e a Štramberk, lo stesso anno a Brno e nel mese di aprile 1928 nel salone Topic a Praga. Nel 1934 e nel 1943 espone con J.U.V. alla Casa Municipale di Praga. In seguito diviene insegnante di disegno presso la scuola secondaria di Karlin. E’ morto a Praga nell’estate del 1962.
da: http://www.antique-katrak.cz/
Traduzione dal ceco di Sostine Cannata
Biografia:
Adria 1940
Gian Paolo Berto è nato e cresciuto nel circoscritto ma fervente ambiente artistico adriese del dopoguerra dove, a parte il genio isolato e non ancora riscoperto dell'anglosassone Foster, un nuovo clima culturale si andava formando accanto alle figure di Scarpari, Reali, Rizzi, Palmieri, Gioli. Poi a Rovigo è a studio con Prudenziato e Breseghello e in amicizia con Gabbris Ferrari. L'incontro con i maestri Zancanaro e Levi è folgorante e costituisce il trampolino di lancio di questo eclettico artista nel mondo della pittura contemporanea italiana. Pur essendo stato tra i pochissimi ammessi allo studio di De Chirico (ma anche di Guttuso e Picasso), e aver esposto in prestigiose gallerie e musei, Berto si è sempre esentato dall'apparire nelle vetrine del grande mercato dell'arte, prediligendo il contatto, in chiave anti-elitaria, con le cerchie di pubblico più genuino: allievi, gente semplice, artisti e intellettuali che conducono la propria ricerca con rigore a autonomia rispetto a mode e correnti. Ciò non significa che la sua pittura sia avulsa dal contesto dell'arte contemporanea. Anzi, la caratteristica appropriazione del pittore della realtà che lo circonda e alle forme in evoluzione della pittura, in Berto è esplicita e, come spesso accade nell'arte, vaticinatoria. È noto infatti il debito contratto dalla Pop americana nei confronti di quella europea: un fronte che a suo tempo trovava un Berto attento e operativo e poi, nei decenni a seguire, pronto a cogliere le fioriture delle successive frontiere dell'arte.
L’OPERA
L’artista, che oggi insegna tecnica dell’incisione all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha esordito nel 1956, a soli quindici anni, con la prima personale tenutasi nella “Piccola galleria del Polesine” di Livio Rizzi a Rovigo, con dipinti di drammatico realismo. Conoscerà poi l’insegnamento e l’affinità di molti maestri, traendo dal flusso della vita e della storia dell’arte veri e propri “segni ritrovati”, che riutilizzerà all’interno della propria opera, rendendone palesemente riconoscibile la matrice. E’ un modo operativo di derivazione Dada e Pop, ma certamente non estraneo all’arte di ogni tempo e luogo, basti pensare alla pittura vascolare greca, alle icone bizantine o alle Madonne del Bellini.
Infatti il vissuto del pittore, come grande conquista novecentesca, si riversa nel presente della tela sintetizzando esperienza e memoria nell’attualità dell’intuizione di un opera unica ed eclettica. Nell’arte di Gian Paolo Berto vi è perciò ogni volta un autoritratto, un cosmo, che è frutto di una costante ricerca introspettiva, dove spesso compaiono serie iconologiche, come quella della Madre, del Figlio e dell’Errante, in cui la mitologia personale dell’autore viene a coincidere con gli archetipi storici e universali dell’umanità. Il motore di tale “furibondo e ostinato amore per la pittura”, come ebbe a dire di lui Guttuso, risiede nel suo “appassionato desiderio di definire figurativamente i sentimenti” e nella sua religiosa ricerca di verità nella vita e nell’arte, realtà di cui non si fa distinzione.
Non ci si dovrà stupire quindi se la produzione dell’artista veda, accanto all’incisione e alla classica pittura di paesaggio ad olio su tavola o su tela, figurare un’esplosione di acrilici, collages, assemblaggi, appropriazioni, creati con materiali di recupero e vario merchandising, in un puro spirito di ricerca, nel senso di una sintesi dell’intera esperienza figurativa del Novecento. Ma, nella pittura di Berto, la libertà del segno plastico, netto, e costruttivo, l’operare sia con i colori primari che con trasparenze ceruleee, con formati, tecniche e materiali tradizionali e nuovissimi, con simboli e storie antiche e moderne, consente all’autore di toccare ogni corda dell’animo umano, e di arrivare così ad ognuno.
Le mistiche entelechie, le fulgide e maestose Venezie, le più recenti colte in gotici notturni, il diafano lirismo del paesaggio polesano, gli “Erranti” che navigano verso l’ignoto, metafora della condizione umana, lo sguardo del fanciullo, Alessandro, fisso sulla “madre cosmica” J.B., sono raffigurazioni generate dalla visione interiore dell’artista che si confrontano con l’ironia “neocubofuturista” di “Redi Made”, delle installazioni e degli assemblaggi e degli oggetti ritrovati, anch’essi composti ad arte con la stessa perizia e conoscenza tramandata dagli antichi.
La pittura di Berto si dimostra infatti sorvegliatissima, colta e ispirata, al di là dell’apparente facilità e immediatezza che consegna al fruitore più livelli di lettura: nulla è lasciato al caso in questi microcosmi dove la classicità incontra il contemporaneo e in cui tutto intrinsecamente tende alla corrispondenza tra numero, forma e armonia.
da: www.gianpaoloberto.com
Gian Paolo Berto è nato a Adria nel 1940 e ha iniziato a dipingere come autodidatta in giovanissima età, a soli sedici anni ha tenuto la sua prima mostra nella Piccola galleria del Polesine a Rovigo. In quella occasione, Tono Zancanaro e Carlo Levi apprezzano le opere del giovane artista. E poco più tardi sarà proprio Levi, riferimento imprescindibile e costante, ad accogliere Berto nel suo studio romano stabilendo con lui un rapporto profondo durato tutta la vita. Zancanaro, dal canto suo, introdurrà il giovane nel mondo della grafica, sollecitandolo a una «poetica di intrecci, contaminazioni, velature, segni che rimandano da un archetipo all’altro e da un’intuizione all’altra, in un processo di conoscenza». Titolare della cattedra di incisione e decano dei docenti all’Accademia di Belle Arti di Roma e artista di fama internazionale, Berto è un vero e proprio vulcano, pronto a sconvolgere abitudini e tempi organizzati, con gli estri e le piroette di uno che non si contenta della ingombra solitudine di un atelier, ma in ogni momento della sua giornata, tra acciacchi veri o solamente paventati, chiacchiere di pittura e filosofia, telefonate chilometriche a notte alta, entusiasmi e malinconie, slanci e ripensamenti, esercita una maieutica che è anche arte di una memoria infallibile con il vezzo dell’imprecisione. E tutto questo, va da sé, lo si ritrova in una selva variegatissima di opere lungimiranti e straordinariamente composite, in cui la memoria e il genius loci (continuo e inevitabile il rimando alle acque del Polesine e ai canali di Venezia) svaporano nel sogno. Sogno vacillante di una società più giusta e sogno di amori perduti e impossibili, ma anche sogno che si apre a un vero e proprio andirivieni di maestri, da Tono Zancanaro e Carlo Levi a Guttuso e Picasso e De Chirico, che, a saper guardare oltre le immagini, è un nume tutelare.
da: www.accademiatpo.it
Biografia:
Romeo Marchetti è stato un pittore del XIX secolo . Nacque a Roma nel 1876. Fu fondatore con Montani, Trilussa e Scarpelli del "Il Travaso delle idee", noto giornale sartirico.
Fu caricaturista e pittore ed allestì mostre a Roma , Genova , Sanremo , Buenos Aires e Fiuggi. Ha esposto anche alla VI Quadriennale romana nel 1952 nella sezione "la caricatura italiana dell'ottocento".
Biografia:
Nato a Milano nel 1921, Giovan Francesco Gonzaga è discendente da un ramo cadetto dei nobili di Gonzaga mantovani.
Un uomo di eccezionale vitalità che parlando di se stesso sostiene con metaforico piglio: “Sono un decadente, un crepuscolare. Non guido la macchina: Vado a Cavallo. Ho trascorso l’infanzia - un’infanzia dorata - fra nitriti e profumi di scuderia…nella villa di Soncino, dai nonni. Mia madre si occupava di moda, andava a Londra, a Parigi ed io ad otto anni ero già in sella”.
A dieci anni il futuro Maestro esegue trecento disegni a penna raccontando il cammino del genere umano dall’età della pietra fino al termine della prima guerra mondiale. La madre non è propensa per la sua versatilità artistica: lo desidera avvocato, mentre i professori garantivano il suo destino d’arte. Sogna Brera e non avendo ottenuto il sospirato assenso non ancora ventenne parte volontario con il Savoia Cavalleria partecipando, con lo squadrone “Fantasma”, ad azioni di pattuglia nella steppa.
Ha viaggiato a lungo all’estero, particolarmente in Spagna, traendo significative esperienze, sia sul piano umano che estetico.
L’animo la forma del Maestro si sensibilizzano a quella poetica che tanto ha contribuito a contraddistinguere l’alto livello dello stile personale che accresce e divulga la fama dell’artista in ogni parte del mondo.
Gonzaga attribuisce ai cavalli un valore essenziale, viscerale, primario e culturale. Tanto da far sostenere che lo interpreta sensitivamente e lo compenetra in assunto poetico primigenio ancor prima che lo rispecchia la coscienza. Insomma lo vive: lo sente fremere, nitrire, scalpitare, galoppare e lo dipinge con audace versione ispirata che comunica la pazienza e la forza, lo slancio, la furia consone alle proporzioni in tutta armonia con il ritmo potenziale della sua tavolozza. La fonte d’animo da cui il maestro alimenta e trasfigura in tensione di poesia la manifestazione cavallina che diventa anche filosofia della compiacenza umana.
da: http://www.gonzagagiovanfrancesco.com/
Giovan Francesco Gonzaga, pittore e scultore autodidatta, nasce a Milano nel 1921 dove si forma artisticamente.
Già da ragazzo nel Museo del Castello Sforzesco, passa ore a ricopiare gli studi e i disegni dei grandi del passato come Leonardo e Michelangelo.
Dopo la licenza liceale, contro il volere della famiglia, si arruola volontario alla Seconda Guerra Mondiale con il Savoia Cavalleria partecipando, con lo squadrone “Fantasma” ad azioni di pattuglia nella steppa russa.
Dopo l'esperienza dura della guerra, il giovane Gonzaga non approfondisce gli studi artistici, continua a dipingere con passione, ma da autodidatta, considerando sua unica maestra la Natura.
I mesi passati a strettissimo contatto con il cavallo durante la guerra, aveva acceso in lui una vera e propria passione per i cavalli, soggetto di numerosissimi dipinti, sculture e poesie.
Diceva di se stesso: “Sono un decadente, un crepuscolare. Non guido la macchina. Vado a cavallo.
Ho passato l’infanzia fra nitriti e profumi di scuderia… Quando cavalco attraverso i prati, il mio cuore vagabonda nel mattino denso di brume…".
Nel 1955 Giovan Francesco Gonzaga intraprende un viaggio attraverso la Spagna, dal cui paesaggio la sua tavolozza si arricchirà di nuovo colore per i suoi animali.
Le sue tele traboccano di amore e di rispetto per i cavalli e per gli animali in genere, la natura è sempre ammirata come fonte di genuinità, purezza e libertà.
Il valore artistico dei lavori di Gonzaga meritano vari riconoscimenti: nel 1963 con il Premio Marzotto, nel 1967 con il Pavone d'oro, nel 1972 con Le grolle, nel 1997 con una Medaglia d'oro da Papa Giovanni Paolo II e nel 2001 riceve dal Comune di Milano l'Ambrogino d'oro.
L'Artista muore nella sua città, Milano il 2 ottobre 2007 e le sue opere figurano in diversi musei, fra cui quello della Cavalleria di Pinerolo, il Museo Storico della Guardia di Finanza a Roma, il Museo di Tel Aviv, L’Art Museum di Los Angeles, in collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Spagna, Lussemburgo, Indonesia, Cina, Giappone, Singapore e America.
da: http://www.settemuse.it/
Biografia:
Nathalie Parain (1897-1958) est née à Kiev. Elle a parachevé sa formation artistique après la révolution de 1917 aux Vkhoutemas, où les artistes s’occupaient d’affiches, d’éducation et de livres pour les enfants. En 1926, elle épouse le philosophe français Brice Parain et ils s’installent à Paris. Elle rencontre alors Paul Faucher à la recherche d’artistes pour une future collection de livres pour enfants chez Flammarion. Ses premiers albums du Père Castor paraîtront en 1931. Auparavant, son premier livre Mon chat a été publié chez Gallimard en 1930 sous la double forme d’un album et d’un portfolio contenant des planches séparées que l’on peut accrocher aux murs. Sur un texte d’André Beucler, Nathalie Parain compose librement chaque page en utilisant autant le blanc du papier que de grands aplats de couleur. Dans « La Collection des Trois Ourses » les éditions MeMo l’ont réédité en 2006.
BIBLIOGRAPHIE
1930 – Mon chat. Texte d'André Beucler. Paris : Gallimard / Nantes : MeMo, 20061931 – Je fais mes masques. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor) /Mes masques. Préface de Michel Defourny. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor), 2004 ; 20061931 – Je découpe. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor) ; Nantes : MeMo, 2012
1932 – Album magique. Texte de Rose Celli. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor)
1932 - Baba-Iaga. Texte de Nadiejda Teffi d'après Alexandre Afanassiev. Paris : Y. M. C. A. Press/ Baba Yaga. Traduction de Françoise Morvan. Nantes : MeMo, 2010
1932 – Baba Yaga. Texte de Rose Celli, d’après la tradition populaire russe. Paris : Gallimard ; 1952 ; 1958
1932 – Crayons et ciseaux. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor)
1932 – Ribambelles. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor) ; 2004
1932 – Ronds et Carrés. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor)
1933 – Allons vite. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor)
1933 – Frigoulet au pays des chiffres. Texte de J. François-Primo. Paris : Éditions Excelsior
1933 – Les jeux en images. Texte de Rose Celli Paris : Flammarion (Albums du Père Castor)
1933 – Masques de la jungle. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor)
1934 – Bonjour bonsoir. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor) ; 1998
1934 – Châtaigne. Texte d’Anton Tchekhov. Traduction de Brice Parain. Paris : Gallimard / Nantes : MeMo, 2009
1935 – Faites votre marché. Paris : Flammarion (Albums-jeux du Père Castor) / Nantes : MeMo, 2012
1936 – Histoires vraies, racontées par Tolstoï. Traduction Charles Salomon. Paris : Gallimard
1937 – Conte de Marcel Aymé. Le Canard et la Panthère. Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1938 – Conte de Marcel Aymé. Le Cerf et le chien. Texte de Marcel Aymé.Paris : Gallimard
1938 – Jeu des Cris et des Bruits. Flammarion (Albums-jeux du Père Castor)
1939 – Conte de Marcel Aymé. Les cygnes. Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1940 – Conte de Marcel Aymé. Le mouton. Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1940 – Conte de Marcel Aymé. Le paon. Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1940 – Le beau chardon d’Ali Boron. Texte de May d’Alençon. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor) ; 1952 ; 1965 ; 1978
1940 – Noix-de-Coco et son ami. Texte de Marie Colmont. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor) ; 1952 / Noix de Coco cherche un ami. Texte de May d’Alençon. Paris : Flammarion (Albums du Père Castor), 1978
1941 – Conte de Marcel Aymé. Le Loup. Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1941 – Conte de Marcel Aymé. Les Bœufs. Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1941 – Conte de Marcel Aymé. Les Boîtes de peinture. Texte de Marcel Aymé.Paris : Gallimard
1942 – Conte de Marcel Aymé. Les Vaches. Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1943 – Conte de Marcel Aymé. La Buse et le cochon. Texte de Marcel Aymé.Paris : Gallimard
1946 – Conte de Marcel Aymé. Le problème. Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1946 – Fables de La Fontaine. Jean de La Fontaine. Paris : La Bonne compagnie (2 volumes)
1946 – La Messe du peuple, prières et chants. Adelin Van Erck. Paris : Les Éditions Nouvelles,
1947 – Cinq prières dans la Cathédrale de Chartres. Texte de Charles Péguy.Paris : Gallimard ; 1950
1948 – Conte de Marcel Aymé. Les Chiens. Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1950 – Autres contes du chat perché. Cinq contes (Les Vaches, La Patte du chat, Les Cygnes, Les Boîtes de peinture, Les Bœufs). Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard ; 1958
1951 – Sainte Geneviève. Poèmes de Charles Péguy. Paris : Gallimard
1953 – Les contes du chat perché. Cinq contes (Le Loup, Le Chien, L’Éléphant, L’Âne et le cheval, Le Canard et la panthère). Texte de Marcel Aymé. Paris : Gallimard
1953 – Mon jardin en liberté, lectures pour le cours élémentaire. Texte de Maurice Oléon. Paris : Société universitaire d’éditions et de librairie ; 1962
1954 – Ève, première mortelle. Stance de Charles Péguy. Paris : Gallimard
1996 – Baba Yaga. Paris : Gallimard
2002 – Nouvelles complètes. Texte de Marcel Aymé illustré par Nathan Altman, Nathalie Parain et Madeleine Parry. Paris : Gallimard
da: http://lestroisourses.com/
Nathalie Parain : une artiste lectrice
de Charles Péguy R. Vaissermann Lycée Paul-Cézanne, Aix-en-Provence
Les péguistes ne semblent jamais s’être enquis de la personnalité de celle qu’ils connaissaient pour avoir illustré plusieurs poésies de Charles Péguy pour la NRF. En 1947 paraissent Cinq Prières dans la cathédrale de Chartres, petit in-8° de 64 pages1 avec trentedeux vignettes en couleur dues à Nathalie Parain. Un retirage a lieu en 1950. En 1951, Sainte Geneviève. Dix poèmes, petit in-8° de 64 pages avec trente-six images en couleur de Nathalie Parain « tout à fait réussies et s’adaptant bien aux poèmes »2 ; le volume donne les trois sonnets sur Paris, les trois premiers jours de la Tapisserie de sainte Geneviève (deux sonnets et un quinzain), « Sainte Geneviève patronne de Paris » (en entier), des extraits des quatrième et cinquième jours de la Tapisserie de sainte Geneviève ainsi qu’enfin des extraits du finale d’Ève : « Morts parallèles de sainte Geneviève et de Jeanne d’Arc ». En 1952 suit Jeanne d’Arc. Cinq poèmes, petit in-8° de 64 pages avec trente-trois images en couleur de Nathalie Parain, prix : 550 francs ; le volume propose un choix désordonné du point de vue chronologique mais thématiquement intéressant : les six quatrains des « Châteaux de Loire » (1912 ; P 833), « Deux prières » (P 48-49 et 50-53), les « Adieux à la Meuse » (P 80-82), les « Imprécations de Guillaume Évrard » (P 301-302), et une énigmatique « Tour vers les Champs » (P 306-313 avec coupures et 325-326), tous issus de la première Jeanne d’Arc (1897) ; des passages sont mal établis3 , mais l’ouvrage, mêlant textes et illustrations, doit se juger sur l’alliance des deux : Marcel Péguy, « fils du grand écrivain et vigilant serviteur de sa gloire », comme le présentait le prière d’insérer, avait été chargé du choix et de l’édition des textes… En 1954 : Ève première mortelle. Stances, petit in-8° de 58 pages avec trente-trois images de Nathalie Parain, « dessins délicatement coloriés » ; l’édition, cette fois-ci soignée, ne comportant qu’une coquille aisément repérable4 . Force est de constater que l’illustratrice de ces quatre petits livres sait suivre avec attention le texte et s’en inspirer. Elle manie avec aisance métaphores simples et couleurs enfantines, ponctuant le texte dramatique d’îlots figuratifs sans prétention. Ce qu’Auguste Martin dit des illustrations de 1954 vaut pour le reste de l’œuvre illustrative de Nathalie Parain : « les images de Nathalie Parain, transposées dans l’humble réalité de notre vie, loin de prétendre commenter le texte, sont comme les fleurs séchées qui jalonnent les pages d’un livre de chevet. »5 Ses images sont simples, claires, lisibles et éducatives. Ses scènes colorées aux formes épurées et simplifiées entendent donner aux enfants le goût de la lecture de Péguy : qu’à cela ne tienne ! Certes, la série propose des livres d’étrennes à l’usage des enfants et nous aurions beau jeu d’affirmer que leurs textes sont loin d’être toujours parfaitement édités. Mais l’ensemble de l’œuvre poétique péguienne n’a pas, en 2008, d’autre éditeur que ce Marcel Péguy qui fournissait les textes des volumes édités par Nathalie Parain. Ne déprécions donc pas trop vite ces petits livres, d’ailleurs voulus bon marché bien que d’une esthétique exigeante, et destinés au grand public. Mais qui était au juste Nathalie Parain ?
<<<<<<1 Auguste Martin, F.A.C.P., n° 7, nov. 1949, p. 18 ; le qualifier d’in-16 est une approximation (F.A.C.P., n° 93, 7 avril 1962, p. 27). 2 A. Martin, F.A.C.P., n° 26, juin 1952, p. 18. 3 A. Martin a déjà dénombré, avec son soin habituel, les principales coquilles de cette édition (F.A.C.P., n° 33, mai 1953, pages 26-27) ; cf. F.A.C.P., n° 168, 15 mai 1971, p. 3. 4 A. Martin, F.A.C.P., n° 37, avril 1954, p. 24. 5
A. Martin, ibidem. >>>>>>>>
- 70 -
Natalia Tchelpanova 1
Gallimard prévient au début de chaque ouvrage : « Tous droits de reproduction réservés pour tous les pays y compris la Russie », comme on écrivait à l’époque. Et justement… Nathalie Parain (1897-1958) est née Tchelpanova, à Kiev. Son père, Georges Ivanovitch Tchelpanov (1862-1936) était un célèbre professeur de philosophie et de psychologie à Kiev et fut en 1907 nommé à Moscou, où Nathalie fit donc ses études, jusqu’à l’Institut des Arts décoratifs. En 1917, la Révolution l’oblige à quitter l’Institut pour avoir un diplôme reconnu par les nouvelles autorités. Nathalie a alors comme professeur Pierre Kontchalovski (1876-1956), peintre de l’avant-garde russe. Elle étudie pendant un temps aux Ateliers supérieurs d’art et de technique, les fameux Vkhoutemas, avec David Petrovich Chterenberg (1881-1948). Elle sort donc de son éducation artistique sous l’influence des constructivistes. En 1925, elle rencontre Brice Parain (1897-1971), alors attaché culturel à l’ambassade de France à Moscou. Ils se marient en Russie en 1926 puis rejoignent Paris. Brice Parain entre alors à la NRF en 1927, comme secrétaire de Gaston Gallimard. En 1930, Nathalie Parain illustre son premier livre : Mon chat sur un texte d’André Beucler (luimême né à Saint-Pétersbourg et petit-fils du général Souvorkoff), à la NRF bien entendu. Elle rencontre alors Paul Faucher, ami de son mari, qui est à la recherche d’illustrateurs pour sa propre collection de littérature de jeunesse : « le père Castor », chez Flammarion. Séduit par son premier travail, il entame avec elle une fructueuse collaboration ; entre 1931 et 1941, Nathalie Parain illustrera plus de seize albums parmi lesquels : Je fais mes masques, Je découpe, Album magique, Crayons et Ciseaux, Ronds et carrés, Le Beau chardon d’Ali Boron, Noix de coco cherche un ami, Allons vite, Masques de la jungle, Bonjour Bonsoir, Faites votre marché, Jeu des Cris et des Bruits… Illustratrice vedette du père Castor, Nathalie Parain possède une technique proche des papiers découpés et emploie des procédés cubistes, mais n’oublie pas la tradition russe2 ni les jeux avec le papier de ses pratiques ludiques. Elle fréquente alors la diaspora russe installée en France : Alexandra Exter (1882-1949), Nathalie Gontcharova (1881-1962), Michel Larionov (1881-1964), Fédor Rojankovski (1891-1970)... Elle est particulièrement liée à Hélène Guertik3 . Nathalie Parain acquiert en France une solide réputation d’illustratrice de livres pour enfants au style avant-gardiste. Artiste de second ordre, dira-ton ? Il ne faut pas oublier néanmoins qu’en Russie, le livre pour enfants était pris très au sérieux : poètes et plasticiens y ont souvent mis leur talent au service de l’enfance, sans penser déchoir. Nathalie Parain illustre pour Gallimard Châtaigne de Tchékhov en 1934 puis, en 1937, les Contes du chat perché, composés en partie pour elle de l’aveu même de Marcel Aymé, qui lui écrit en inversant les rôles entre écrivain et illustrateur : « Je n’écris plus un Conte du chat perché sans penser à vos dessins, si bien que vous êtes maintenant responsable du texte et des illustrations », ou encore : « Je viens de me mettre à travailler pour vous. Je peux vous dire que j’ai déjà un poussin, un chat, un chien de chasse (chien courant) et un cerf avec beaucoup de bois sur la tête. »4 Bel hommage d’un écrivain, non dépourvu de galanterie, à une illustratrice, en un temps où, de l’aveu de Paul Faucher, les illustrateurs eux-mêmes n’avaient pas tous songé « que le livre d’enfants était digne de leur talent »5 . Nathalie Parain meurt en 1958 à Sceaux. En 1961, Brice Parain épousera Éliane Pérès en secondes noces. 1 Sur la vie de Nathalie Parain, on consultera d’abord « Les lettres russes à l’enseigne de la NRF. La création du fonds (1911-1940) », page anonyme du site www.gallimard.fr consultée en décembre 2007 ; Michel Defourny, « Nathalie Parain », pp. 76-86 ainsi que tout le dossier « Autour du Père Castor » du numéro 186 de la Revue des livres pour enfants, 1999 ; Marianne Besseyre et Marie-Thérèse Gousset, « L’avant-garde russe dans l’Atelier du Père Castor », conférence aux Premières rencontres de l’Institut Est-Ouest, Lyon, 2-4 décembre 2004. 2 Cf. Baba Yaga, Y.M.C.A.-Press, 1932. 3 Hélène Guertik (1897-1937) est un peintre originaire de Saint-Pétersbourg. Accompagnée de son frère, peintre sous le nom de Paul Lusson, elle arrive en France en 1923, via Constantinople. À Paris, son amie Nathalie Parain lui présente Paul Faucher, pour qui elle réalisera onze Albums du père Castor, une affiche et plusieurs couvertures. Elle peignit aussi des écharpes pour Chanel. À son décès, Paul Faucher élèvera sa fille, elle aussi prénommée Hélène. 4 Cité page 3 de Juliette Cerf, « Marcel Aymé et les éditions Gallimard », Les Mots du Cercle, n° 28, avril-juin 2006, pp. 1-3. 5 Paul Faucher, conférence « La mission éducative des Albums du père Castor », Girenbach, 1957. - 71 - Charles Péguy, Brice Parain et la Russie Nombre de points communs permettent de rapprocher Brice Parain1 de Charles Péguy, tous deux « philosophes et essayistes » attentifs à leurs époques respectives et à la part de mensonge inhérent à tout langage (on retiendra de Brice Parain l’Essai sur le logos platonicien de 1942). Brice Parain, fils d’instituteur, mobilisé en 1917, est un normalien de la promotion des démobilisés, en 1919 ; il prépare l’agrégation de philosophie, à laquelle il est reçu en 1922. Les lecteurs du Porche ont d’autres raisons de connaître Brice Parain. Car ce sont ses études de russe qui expliquent son séjour de deux ans en Russie et son intérêt constant pour ce pays. Ne crée-t-il pas en 1924 le Centre de documentation russe ? N’appartient-il pas en 1929 au Comité d’étude de Citroën pour l’U.R.S.S. et l’Asie Centrale ? Les liens de Brice Parain avec la Russie sont personnels depuis son mariage, et éditoriaux depuis 1927, année où, en effet, il entre dans l’équipe de direction de la maison Gallimard ; il y restera jusqu’à sa mort. Chez Gallimard, Boris de Schlœzer trouva en Brice Parain un bon connaisseur de la langue et des littératures russes. Ils publièrent quinze ouvrages de la collection « Jeunes Russes » et offrirent au lecteur français un panorama des innovations de la jeune prose russe. C’est encore sous l’impulsion de Parain qu’un programme de traductions est lancé dans une nouvelle collection des « Classiques russes », complétant le fonds Bossard racheté par Gallimard. Un autre rachat jouera un rôle dans la constitution du fonds russe de Gallimard : celui des Éditions de la Pléiade, créées en 1923 par un émigré russe, Jacques Schiffrin, et dont la spécialité était l’édition d’œuvres russes du XIXe siècle. Oui, l’une des plus importantes innovations éditoriales du XXe siècle, la fameuse « Bibliothèque de Pléiade », est directement liée à l’histoire de la diaspora russe. Ajoutons que Brice Parain prend pendant les années 1930 la responsabilité éditoriale des colossales Œuvres complètes de Dostoïevski, projet depuis longtemps cher à Gaston Gallimard. Un an à peine après son entrée chez Gallimard, Parain suggère à l’éditeur de s’ouvrir aux publications pour la jeunesse, en s’inspirant des livres russes qu’il connaît bien par sa femme, grandes collectionneuse de livres soviétiques pour enfants. Ce n’est qu’en 1934 qu’un plan éditorial est mis au point par Gallimard, et, à partir de cette année, Nathalie Parain réserve l’essentiel de ses travaux à Gallimard, notamment pour illustrer les contes de Marcel Aymé (de 1937 à 1958), aux côtés d’un autre Russe : Nathan Altman (1889-1970). Après 1941, Schiffrin étant exilé aux États-Unis, Brice Parain sera chez Gallimard seul en charge de la littérature enfantine. * Quelle a été l’influence de Nathalie Parain dans la réception de Péguy ? Il est difficile de répondre à cette pourtant légitime question. Le talent de l’illustratrice et les années qui passent ont fait de ses volumes poétiques soit des ouvrages de collection, soit de petits livres défraîchis que ne remplace pas vraiment la première et plus récente bande dessinée consacrée à la vie de Charles Péguy. Où sont les extraits de Péguy à destination de la jeunesse ? Il y a huit ans, je m’entretenais avec Benoît Chantre de l’absence de « profil d’une œuvre » péguienne. Mais peut-être faudrait-il plutôt, de nouveau, une grammaire des formes simplifiée, une gamme de couleurs pures, des figures géométriques universelles, pour illustrer Péguy et montrer quet auteur est neuf et jeune, ce matin. Ses humbles cahiers, son inchangée calligraphie d’écolier, même les thèmes de ce père de famille nombreuse mort si tôt : le père Péguy n’aurait pas à pâtir de voir rééditer ces ouvrages de Nathalie Parain, dont on ne cesse de rééditer les Albums du père Castor. Les besoins pédagogiques et l’intérêt des enfants auraient-ils tant changé ? 1 Sur la vie de Brice Parain, l’essentiel se trouve dans : Brice Parain, De fil en aiguille, Gallimard, 1960 ; La Nouvelle Revue Française, n° 223 : « Hommage à Brice Parain », 1971 ; Georges Perros, « Avec Brice Parain », Critique, n° 169, juin 1961, texte repris dans Papiers collés. II, Gallimard, 1973 ; Marianne Besseyre (sous la dir. de), Brice Parain, un homme de parole Gallimard, « Les Cahiers de la NRF », 2005.
da: http://romain.vaissermann.free.fr/
Biografia:
1911 - Bologna, 2011
Alfonsina Bragaglia Bortolotti, moglie del pittore, scultore e incisore Alfonso Bortolotti. Fu anch'ella pittrice, nonchè autore di manuali sulla storia del costume e insegnante.
Biografia
ALFONSO BORTOLOTTI è nato a Bologna il 22 - 11 - 1911 frequentò la scuola Industrie Artistiche di Bologna
dove si licenziò nel 1932. Nel 1934 ottenne il diploma di licenza del corso superiore di SCULTURA DECORATIVA del R. Istituto d’Arte “ADOLFO VENTURI” di Modena.
Si iscrisse al corso di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Bologna sotto la direzione del Prof. ERCOLE DREI
da cui uscì diplomato nel 1938.
Nel 1939 si iscrisse al corso di Decorazione - Accad. B.B. A.A. sotto la direzione del Prof. GIOVANNI ROMAGNOLI per pittura e del Prof. GIORGIO MORANDI per acquaforte.
Insegnò alla scuola d’Arte di Bologna dal 1935 al 1949 - e alla scuola media S. dal 1949 al 1977 (ED. ART.) -
Dati Biografici
Accademico dell’Accademia Clementina di BOLOGNA (EFFETTIVO CLASSE DI SCULTURA)
Accademico dell’Accademia internazionale di San MARCO – PORTICI – NAPOLI (Acc. Corrispondente)
Accademico dell’Accademia Universale GUGLIELMO MARCONI – ROMA – (Acc. Benemerito)
Premi Scolastici
Nel 1936 riuscì vincitore, mediante concorso della Borsa di “Studio Ministeriale” per Scultura – ACC.B.B.AA.
BOLOGNA.
Nel 1938 vincitore del concorso “MARIO DAGNINI” per Architettura ACC. B.B. A.A. BOLOGNA.
Nel 1939 vincitore del Premio Internazionale “CURLANDESE” per la Scultura. ACC. B.B. A.A. BOLOGNA.
Attività Didattica
Si diplomò all’Accademia di Belle Arti di BOLOGNA 1937 - SCULTURA - ins. ERCOLE DREI
Frequentò il 3° anno all’Accademia B.B. A.A. di BOLOGNA 1938 - DECORAZIONE - ins G. ROMAGNOLI -
Dal 1935 al 1939 insegnò alla SCUOLA D’ARTE di BOLOGNA.
Attività Artistica
Partecipazione per invito alle seguenti mostre d’Arte:
-
1936 BERLINO - XI Olimpiadi sez. ARTE SCULTURA
-
1938 BOLOGNA VI Mostra Sindacale interpr. EMILIA ROMAGNA
-
1939 VIENNA Mostra d’Arte internazionale - SCULTURA
-
1940 ROMA II Mostra nazionale del C.O.N.I. - SCULTURA
-
1940 - 42 BOLOGNA Mostra Sindacale
-
1948 ROMA Rassegna nazionale ARTI FIGURATIVE
-
1948 VENEZIA XXIV Biennale d’Arte - SEZ. GRAFICA
-
1948 BOLOGNA Prima Mostra interpr. - EMILIA ROMAGNA
-
1949 BOLOGNA Sindacato nazionale Artisti - II MOSTRA REGIONALE
-
1949 BOLOGNA Mostra del - PAESAGGIO BOLOGNESE
-
1950 BOLOGNA VI Mostra Italiana di - ARTE SACRA
-
1950 RICCIONE Mostra del Sindacato - PITTORI SCULTORI BOLOGNESI
-
1950 MILANO “ANGELICUM” Mostra d’ARTE SACRA
-
1950 BOLOGNA III Mostra Sindacale Emiliana d’Arte
-
1950 SUZZARA -Mostra d’Arte
-
1951 MILANO - “ANGELICUM” - Mostra d’ARTE SACRA
-
1951 REGGIO EMILIA Mostra nazionale “DISEGNO E INCISIONE”
-
1951 BOLOGNA VII Mostra Italiana ARTE SACRA
-
1951 PARMA Mostra Nazionale
-
1951 RAVENNA Mostra d’Arte Contemporanea
-
1952 ROMA VI Quadriennale Nazionale d’Arte
-
1952 BOLOGNA Mostra Sindacale ARTISTI
-
1952 MILANO “ANGELICUM” Mostra d’ARTE SACRA
-
1952 FORLI’ I° Mostra Nazionale - DISEGNO E INCISIONE
-
1952 TRIESTE I° Mostra Nazionale d’Arte
-
1953 BOLOGNA U.C.A.I. Mostra d’Arte
-
1953 BRASILE “ANGELICUM” Tre Mostre BRASILIANE
-
1953 MILANO I° Mostra Biennale Italiana “ANGELICUM”
-
1953 TOLOSA Mostra “ARTISTES OCCITANS XVII SALON DI TOLOSA”
-
1955 BOLOGNA Mostra d’Arte Contemporanea
-
1955 MILANO “ANGELICUM” 2° Mostra Biennale Italiana
-
1956 BOLOGNA 2 Mostra d’Arte Contemporanea
Concorsi d’arte nazionali e internazionali scultura
-
1936 ROMA BORSA DI STUDIO MINISTERIALE 1° Classificato
-
1936 BOLOGNA PRELITTORIALI DELL’ARTE 2° Classificato
-
1936 VENEZIA LITTORIALI DELL’ARTE 9° Classificato
-
1937 BOLOGNA PRELITTORIALI DELL’ARTE 2° Classificato
-
1937 NAPOLI LITTORIALI DELL’ARTE 4° Classificato
-
1938 BOLOGNA PREMIO MARIO DAGNINI 1° Classificato
-
1938 BOLOGNA PRELITTORIALI DELL’ARTE 1° Classificato
-
1938 PALERMO LITTORIALI DELL’ARTE 9° Classificato
-
1939 BOLOGNA CONC. INTERNAZIONALE “CURLANDESE” 1° Classificato
-
1939 BOLOGNA PRELITTORIALI DELL’ARTE 2° Classificato
-
1939 TRIESTE LITTORIALI DELL’ARTE 8° Classificato
Concorsi d’arte nazionali e internazionali per la grafica - acquaforte -
1973
-
VIAREGGIO 2° Premio Targa Al -concorso naz. “COLORI D’INVERNO”
-
TORINO 3° Premio Coppa Alla - rassegna naz. “ARTE GRAFICA”
-
ROMA 4° Premio Al - concorso – mostra intern. “EUROPA 1973”
-
PRATO 1° Premio Coppa Al - PR. intern. “FRANCESCO DATINI”
-
MASSA 1° Premio Al - PR. naz, “OMAGGIO A G. PASCOLI”
-
NAPOLI 2° Medaglia d’Argento Al - IV concorso intern. “ESTATE VESUVIANA”
-
CUTIGLIANO 1° Premio Al -concorso “PRESENZE NELL’ARTE ITAL. CONT.”
-
DIANO MARINA 3° Premio Alla -XIII mostra naz. “GRAFICA ITALIANA”
-
FOIANO Medaglia d’Oro Al - II premio internazionale A.V.I.S.
-
NAPOLI 1° Premio med. Arg. Al - I concorso intern. “ACCADEMICI S. MARCO”
-
FOGGIA 2° Premio Targa “Città di Foggia” alla IV biennale naz. “ARTE SACRA FRANCESCANA”
-
NAPOLI 1° Premio med. Arg. Al - concorso intern. “OTTOBRE NAPOLETANO”
-
VIAREGGIO 4° Premio Al - concorso intern. “COLLEZIONE 1973”
-
MILANO La coppa “S.Ambroeus” Alla V - rassegna naz. “PREMIO S. AMBROEUS”
-
GENOVA 1° Premio “Stella d’Oro” Al - “PREMIO NATALE STELLA D’ORO GENOVA 73”
-
VIAREGGIO 2° Premio ex aequo Al - IV concorso naz. “COLLETTIVA DI NATALE”
-
NAPOLI 1° Premio coppa Arg. Alla mostra intern. Pittura Scultura “G. RODINO’ “
1974
-
TORINO 1° Premio Targa Al - concorso naz. “PICCOLO QUADRO”
-
NAPOLI 2° Premio med. Arg. Al - IV concorso naz. Arte fig. “OTTOBRE NAPOLETANO”
-
S.MARG.LIGURE 3° Premio Al - VII TROFEO AUTUNNO 1974”
-
VIAREGGIO 3° Premio Al - V concorso naz. Pittura e Graf. “VIAREGGIOCOLLEZIONE”
-
NAPOLI Med. Argento 2° PR. Al - concorso intern. “OTTOBRE NAPOLETANO”
-
EBOLI Med. Argento 2° PR. Al - concorso intern. “AGOSTO EBOLITANO”
-
CONCESSO Trofeo Alla - II ediz. “PREMIO NAZ.IONALE DI PITTURA”
-
NAPOLI Targa aurea per il “GRAN PREMIO D’ITALIA” Centro art. culturale G. RODINO’
-
GENOVA 1° Premio“Corn. D’Arg. “Alla “ IV RASSEGNA DI PITTURA”
-
FERRARA 1° Premio Coppa Alla - VI Rass. di Pittura “CENTRO ART. FERRARESE”
-
FOGGIA 1° Premio Trofeo Alla “V RASSEGNA NAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA”
-
REGGIO EMILIA Med. D’oro Al - I PR. naz. “CITTA’ DI REGGIO EMILIA”
-
NAPOLI 3° Premio med. Arg. Al - II concorso intern. “GIACINTO GIGANTE”
-
VIAREGGIO 1° Premio Al - IV concorso naz. “COLORI D’INVERNO”
-
PIOMBINO 3° Premio med. Arg. Al - III concorso naz. “CITTA’ DI PIOMBINO”
-
MILANO Med. Arg. Don Gnochi Alla - VI Rass. naz. Pittura premio “SANT’AMBROEUS”
-
GENOVA 2° Premio Al - III Premio “GENOVA NATALE 74”
1975
-
TORINO Invito e partecipazione “MOSTRA PREMIO” TUTTARTE GALLERY
-
NAPOLI 2° Premio Med. Arg. Alla - III Quadriennale “NAPOLI 74”
-
ASTI Med. d’Oro Alla - IV Mostra intern. “CITTA’ DI ASTI 75”
-
FOGGIA Med. d’Argento Al - “ VII PREMIO PRIMAVERA 75”
-
ROMA 2° Premio Al - “S. MARCO 1975”
-
EBOLI 2° Premio Al - concorso intern. “AGOSTO EBOLITANO 75”
-
FOGGIA 1° Premio Alla - “V BIENN. NAZIONALE D’ARTE FRANCESCANA”
-
PRATO 1° Premio Al - conc. Intern. Pittura e Grafica “F. DATINI 75
-
NAPOLI 2° Premio Al - conc. Intern. Arte fig. “OTTOBRE NAPOLETANO 75”
-
VIAREGGIO 1° Premio Al - VI concorso naz. “VIAREGGIO COLLEZIONE 1975”
-
ROMA Premio: Mostra personale alla “GRANDE RASSEGNA INTERN. PITTURA GRAFICA OMAGGIO A LEONARDO DA VINCI”
Opere pubbliche
Nuova Chiesa di S. Lazzaro Di Savena
-
Altorilievi nelle lunette (esterne e interne) delle tre porte della facciata. ( stucco forte).
-
Bassorilievi inseriti negli amboni (terra cotta). Crocefisso sull’Altare maggiore (bronzo).
-
Bassorilievi inseriti nelle campane (bronzo).
Chiesa di Monghidoro
-
Fregio figurativo inserito nel portale della facciata – bassorilievo – ceramica.
-
Ornamentazione figurativa al ciborio pensile (bronzo).
Chiesa di S. Martino - Bologna
-
Battistero in marmo con sculture in terra cotta – legno – e rame.
Lucca – Monastero e Santuario di S. Gemma Galgani
-
Porta cero Pasquale (scultura in bronzo).
Nuova Chiesa di S. Mamolo e S. Francesco - Bologna
-
Crocefisso e Santi (Altare maggiore) (stucco forte dorato).
-
Pala d’Altare – altorilievo – cappella della Immacolata – ciborio con decorazioni
-
Figurative scultoree (bronzo) . Tabernacolo con sculture in bronzo.
Chiesa della Fantuzza Medicina
-
Fonte battesimale in marmo – S. Giovanni – (terra cotta). Pala d’Altare S. Barnaba (olio su tavola)
-
Statua a tutto tondo entro nicchia posta al centro della facciata (S. Barnaba – stucco forte)
Chiesa del Corpus Domini - Bologna
-
Restauro e ricostruzione di sculture ornamentali e figurative.
-
Tomba di “LUIGI GALVANI” Crocefisso scolpito a tutto tondo - (Stucco forte) [visualizza l'immagine]
-
Lampada votiva - (Bronzo)
-
Pala d’Altare (terza Cappella a sinistra) “S. ANTONIO DA PADOVA” -Scultura altorilievo – (Stucco forte)(Vedi note a pagina 82 di ALFREDO BARBACCI - MONUMENTI DI BOLOGNA – ED. CAPPELLI –
Archiginnasio - Teatro Anatomico - Bologna
-
Restauro della cattedra raffigurante “ANATOMIA” Figura femminile lignea, nonché degli “SPELLATI”Di ERCOLE LELLI (Sculture lignee)
-
Restauro di BUSTI, CARTIGLI, STEMMI ARALDICI, SEGNI DELLO ZODIACO e ornamentazioni varie Nelle pareti e nel soffitto.(Vedi note a pagina 82 di ALFREDO BARBACCI – MONUMENTI DI BOLOGNA – ED. CAPPELLI –
Università degli Studi di Bologna
-
Aula Magna - Busti di IRNERIO E MALPIGHI - (Bronzo)
Vicenza - Seminario
-
“CROCIFISSO FRA SANTI” - Sculture a tutto tondo - (Stucco forte dorato) stemmi Cardinalizi (Bronzo)
Galleria d’arte Moderna di Bologna
-
“GIOCATORE DI CALCIO” ( Tutto tondo bronzo)
-
“SPIGOLATRICE” (Acquaforte)
Cimitero Della Certosa - Bologna
- Tombe Di Famiglia:
-
BUTI - “STEMMA DI FAMIGLIA ED I QUATTRO EVANGELISTI” (Bronzo)
-
NICOLETTI - “CROCIFISSO” (Bronzo)
-
SCHIAVINA - “CROCIFISSO E SANTI” (Bronzo)
-
FILICORI - “CROCIFISSO E ANGELI” (Bronzo)
-
BONINSEGNA - “CROCIFISSO” (Bronzo)
-
ZAMBONI - “CROCE ORNATA” (Bronzo)
-
ARTIOLI - “CROCIFISSO E RITRATTI” (Bronzo)
-
SANTOCCHIA - “RESURREZIONE” (Basso rilievo in marmo)
-
PAVIRANI - “ANGELI MUSICANTI” (Bronzo)
-
REGGIO BOZZI - “CROCIFISSO” (Bronzo)
-
PUGGIOLI - “CARTIGLIO CON ANGELI” (Basso rilievo in bronzo)
-
FRASCAROLI - “CROCE ORNATA” (Bronzo)
-
GIANAROLI - “ANGELI MUSICANTI” (Marmo)
-
FINZI - “MADONNA CON BAMBINO” (Bronzo)
-
FINI - “DEPOSIZIONE” (Bronzo)
-
DI MARCO - “MADONNA” (Mosaico)
-
FORNI - “RESURREZIONE” (Basso rilievo in selenite)
-
FIORENTINI - “DEPOSIZIONE” (Basso rilievo in marmo)
-
CRUCIANI - “ANGELO ORANTE” (Tutto tondo bronzo)
-
STAGNI - BRAGAGLIA - “QUATTRO EVANGELISTI” (Bassorilievi bronzo)
-
BRAGAGLIA - “QUATTRO EVANGELISTI” (Bassorilievi bronzo)
-
SILVESTRI - “CROCE FIGURATA” (Bassorilievi bronzo)
Cimitero di Argelato
Sculture nella facciata della Cappella principale
-
“RESURREZIONE E DEPOSIZIONE” (Stucco forte)
-
“MASCHERA DI CRISTO MORENTE” (Ceramica)
Cimitero di Vicenza
-
MALTAURO - “CRISTO E SANTI” (Alto rilievo in bronzo)
Villa Pallavicini Bologna
-
“SAN PETRONIO” Decorazione del portale di ingresso all’Oratorio (Altorilievo cemento)[visualizza l'immagine]
Museo Bargellini Pieve Di Cento
-
Donazione : scultura “IL FREDDOLOSO” (Tutto tondo bronzo)[visualizza l'immagine] N° 6 acqueforti come da dichiarazione allegata.
da: www.alfonsobortolotti.it
Alfonso BORTOLOTTI
Bologna 1911
Già allievo della Scuola Industrie Artistiche di Bologna e dell'Istituto d'Arte di Modena, nel 1938 si diploma in scultura con Ercole Drei all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove frequenterà anche il corso di Decorazione, fruendo dell'insegnamento di Romagnoli e Morandi. Dal 1935 è egli stesso docente nella Scuola d'Arte e nelle Medie Statali della sua città. La sua personalità di scultore matura negli anni Trenta e Quaranta nel segno di un delicato arcaismo infiuenzato da Arturo Martini, Marini e Manzù, lasciando testimonianze in edifici religiosi e civili, nonché nei monumenti funerari, in primo luogo per il cimitero della Certosa di Bologna. Rilevante anche la produzione grafica e pittorica. Vincitore di premi tra cui il Dagnini di Architettura (1938) e il Curlandese di Scultura (1939), l'artista invitato a rassegne internazionali, dalle Olimpiadi di Berlino - Sezione Scultura del 1936 alla Mostra d'Arte Internazionale di Vienna del 1939, dalla Biennale di Venezia - Sezione Grafica del 1948 alla Quadriennale romana del 1952, dal Salon di Tolosa del 1953 alla Mostra d'Arte Contemporanea di Bologna del 1956. Come restauratore, nel secondo dopoguerra partecipa all'opera di ricomposizione del Teatro Anatomico dell'Archiginnasio di Bologna, distrutto dai bombardamenti del 1944.(e.m.d.)
Indicazioni bibliografiche (dal 1990)
S. Evangelisti, Sculture e scultori alla Certosa dal 1930 al 1970, in G. Pesci, La Certosa di Bologna Immortalità della memoria, Ed. Compositori, Bologna 1998; A. Baccilieri (a cura di), Figure del Novecento 2. OItre l'Accademia, Pinacoteca Nazionale e Accademia di Belle Arti, Bologna 2001, Lalit Edizioni d'Arte, Carpi 2001.
da: http://www.iguci.cn/
Biografia:
Born in 1938 in Bilbao (Vizcaya), he's been student of the Picassiana School of Juan Miro. His beginnings connect him tightly with the Ortega painter.
Famous in Italy, Spain, Mexico and France for his fantastic inspiration and surrealistic works. He began to paint at 19 years in Bilbao, with the painter Ortega, selling his pictures in order to help the asturian miners: social realism to demonstration of his own solidarity with the miners of the Asturias.
But his life was not easy. Escaped from home as a result of political contrasts with his father, he moved to Mexico where he adapted himself, for living, to humble trades, but continuing painting as aid of Siquieros, assimilating his way in representing the horrors of the dictatorship of the peones. Returned in Spain, he began to use the paint-brush against Franco's regimen, he was arrested and confined for some time in a concentration camp. Freed, he left again.
His collaboration with the master Ortega, he began with him painting among the roads of Vizcaya induced him, in 1964, to move to Paris where he still worked in the study of the master.
Past definitely in Italy, he improved his studies to the academy of Brera under the guide of Master Usellini.
Very numerous the exhibitions, the contests, the prizes which he has participated, always achieve the most prestigious recognitions.
His artistic formation, even if sensitive to the social realism of Ortega, goes back to Juan Miro's stock.
He's therefore an artist that extends to transfigure the visual elements in virtue of the color and the light to reach a fantastic vision in which reality engages a new dimension and it's confused with the dream.
Also very interesting his technique researches that invest also the graphics and sculpture fields, for which his art has aroused lively curiosity in critical circles too, earning the attention of many accredited competent.
In 1982 the master has retired to private life participating more and more rarely to exhibitions or contests.
In 1983 he's moved to Goito (Mantua) where he's continued his artistic studies and, for request of many companies of insurance and collectors, he's realized varied copies of old masters.
Gutierrez De Velasco Fernando has died on April 5 2002 at 23:45 in Castiglione Delle Stiviere (Mantua) Hospital for an aggravation of the cerebral disease after have entered in coma on April 3.
Critic note
The surrealism of Juan Miro and the realism of Ortega, which is added the suggestion practiced on the artist by the mighty realistic-social symbology of Siqueires, beside who he worked after a first political escape from Spain, constitute the base on which has been built, in manner quite autonomous, the painting of Gutierrez De Velasco Fernando.
The mentioned components are easily recognizable in his art, but the creative inspiration of our master has projected them in quite unpublished directions, on the other hand, they reveal the insatiability of his searches because they never rest on an initial or a formula, but they appear prey of a continuous transfiguration with the intent of make imagination could space in more and more vast and unpredictable fields.
Of course, to realize similar intents, it is necessary to possess and inexhaustible creative inspiration and it is quite this characteristic that we find, in manner as never evident, in the painting of the Spanish exile become Italian election.
The intensity of his color is equal to the unforeseeability of his intuitions, that mainly places trust in the dream and in the memory to stimulate evocations from which the existential contradictions derive a their own puzzling coherence of style.
Pier Arturo Sangiorgi
Prizes and art exhibitions
The painting of Fernando creates in who observes it, an intense attraction: its colorful and harmonic world has the force to leave, in who observes it, a deep memory of poetry and in some cases a deep
emotion and meditation too.
He is a prepared artist talented with a particular general culture: a liveliest temperament and a little
revolutionary too, he's impressed all his works with that enthusiasm and conviction that have made of
him an artist of great notoriety and have been worth him widespread success of critic and admiration by
numerous collectors.
1966
Gold Medal of the President Of The Italian Republic at the City Prize in Recanati
Gold Medal at the Sassoferrato Prize
1967
The Acquires Prize at "Small Europe"
1970
Participated "Aerial Cruise of the Italian Painters in Canada", Montreal
1" Contest of Painting "Olimpia" Cultural Circle "F. De Sanctis", Milan
1971
Gold Medal of "Quadrato": Invited at the Third International Biennial of Sacred Art, Sora
Season 1971 from Funi to Fontana with Rossi, Frai, Labo, Terruso, Gutiérrez, Crippa, Scanavino,
Cusumano, Keizo, series of Collective in Italy
Invited "Biennial of United Europe Painting" Bergamo
Winning "Exhibition of the Camelie" Globarte, Milan
Present for invitation "Panorama de la Peinture Italienne" at the gallery "Lettres et Artes" in Nice
Presented like space painter at the International Dateline Hotel, Niku'Alofa, Tonga
1972
Named Academic Painter and Sculptor of the Tiberina Academy. Institute of University Culture of Superior Studies
Invited at the "Les Editions de la Revue modern", Paris
Invited by Tourism Assessorship, Milan. Party of the "Naviglio": collective Gallery of Modern Art "ll
Invited "Biennal D'Arte Italienne 1972, Paris
invited Gallery Les lettres et les Arts" in Menton
4th National Review of Painting "Preimio Sant'Ambroeus" Winning Ambrogino silver medal of the
"Bottega D'Arte Sant'Ambroeus" in Milan
Invited "International Exhibition of Basilea Art plates and varied "Il Pentacolo", Milan.
1973
Invited "Colosseum prize 1973 Rome
"Review of Contemporary Art Museum of Modern Art, Dubrovnik ex-Jugoslavia
Invited "Il Tabernacolo in Rome"
2nd Exhibition "Impressions of a trip Cultural trip to Malta
Invited 2nd Prize of International Painting at Lago Maggiore "Homage to Gianfilippo Usellini"
Invited "3rd National Contest of Painting City of Parma"
Winning with diploma and medal City of Viareggio "Centenary of the Carnival”
3rd National Prize of Painting Colors in the winter
Winning with diploma and plate of Special signaling 2nd edition of the International Prize of Painting "ll
Pavone D'Oro 1973”
Winning 3rd Prize at the 1st International Contest or Painting “La Tavolozza D’oro Marcona 73” , Milan.
Participated the first extemporaneous contest of painting "Luna Park permanente Varesine, Milan":
Gallery "Room of the Muses", Milan
1974
Personal exhibitor to the Lascaux Gallery
1st Absolute Prize "Presences of the '74" in the National Museum of the Science and of the Technique
in Milan, succession by an exhibition Foreign to Milan"
1977
Special prize "Il Trofeo Internazionale Raffaello" Museum of the Science and of the Technique, Milan.
“La Palma d'oro 1977" City of Sanremo and Plate European Community A.C.
Named Master of Art at the Academy of Superior Studies "Minerva", Geneva
1978
Prix de Peinture Ville de Fecamp
The Galerie "La Poterie" with exhibition
Gold Medal at Cesano Maderno
1891
Winning at the Museum of Modern Art at S. Givanni Bono in Cesena
Biennial of Monza (Milan) winning with the "Iron Crown"
Cavalletto d'Oro in Milan
Trophy "Selene Art 1981," 1st Prize
1982
1st International Prize "Italian Blue Athletes"
1994
Personal Exhibition at Valeggio Sul Mincio, Mantua
In 1982 the master has retired to private life participating more and more rarely to exhibitions or contests.
In 1983 he's moved to Goito (Mantua) where he's continued his artistic studies and, for request of
many companies of insurance and collectors, he's realized varied copies of old masters.
Da: http://www.gutierrez.it/Gutierrez/The_Artist.html
Biografia:
Antonio Pasetto, pittore veneto attivo nel corso del XIX e del XX secolo. Nacque a Schio, in provincia di Vicenza, nel 1878 e morì a Cadegliano (VA) nel 1947, all'età di 69 anni.
Biografia:
Beppe Francesconi è nato a Marina di Massa, il 15 aprile 1961, dove vive e lavora. L’arte di Beppe Francesconi si caratterizza per una notevole accentuazione dei motivi fantastici, una visione che rispecchia i territori del sogno, con una creatività fuori dagli schemi ordinari. La sua pittura trova nei colori azzurri e rossi, solari, i temi più congeniali, alternati a dei suggestivi notturni, dove un cielo pieno di stelle diventa fondale ideale per magiche apparizioni e misteriose evocazioni. Ha esposto in numerose gallerie su tutto il territorio italiano.
MOSTRE
2011
Artefiera Genova – Galleria Petit Prince di Napoli - Galleria De Nisi di Roma
Artefiera Arezzo – Galleria Il Pastello – Galleria il Gianicolo
Artefiera Marina di Carrara – Massa – Galleria Tartaglia di Roma
POST - Perugia - Centro della scienza – Collettiva
2010
Roma Galleria Tartaglia – L’arte si fece infanzia – Collettiva
Artefiera Innsbruk - Galleria De Nisi di Roma
Artefiera Genova – Galleria Petit Prince di Napoli - Galleria De Nisi di Roma
Perugia – Ritratti – Galleria Il Gianicolo – Collettiva
Artefiera Viterbo – Galleria Il Pastello – Galleria De Nisi – Galleria Camelù
Massa - Ovoquadro 2010 – Collettiva per Telefono amico
Donoratico - Livorno – Galleria Merlino – Collettiva
Artefiera Marina di Carrara – Massa – Galleria Tartaglia di Roma
Lari - Pisa - L’arte della ciliegia – Collettiva
Gavinana - Firenze - Galleria Tartaglia - Personale
ARTENERGIA 2010 – ENEL – “ Se non ci fosse il mare “- Personale
Porto Tolle - Trezzo D’ Adda - La Spezia - Brindisi - Porto Empedocle
Tonfano – Lucca - Gran Caffè Margherita - Personale
Sperlonga - Hotel Grotte di Tiberio - Galleria La Portella - Galleria Grafique
Brindisi – Galleria Il Segno – Personale
Artefiera Forlì – Galleria Petit Prince di Napoli – Galleria De Nisi di Roma
Artefiera Padova – Galleria De Nisi di Roma – Galleria Caravaggio di Caserta
Artefiera Reggio Emilia – Galleria Petit Prince di Napoli
Roma - Galleria Tartaglia - L’affabulazione pittorica di Beppe Francesconi – Personale
2009
Sillico (LU) - Arte al plurale – Collettiva
Pescocostanzo (Aq) – Galleria Castellani - Personale
Perugia – Galleria IL Gianicolo – Corsi e ricorsi 2 - Collettiva
Burago - Milano - Sala consiliare - Collettiva
Artefiera Padova – Galleria Petit Prince di Napoli
Torino – Galleria La Rocca “Il Piccolo Principe “ - Personale
Casarano – Galleria Percorsi d’arte – Collettiva
Castello baronale di Fondi – Latina – Galleria La Portella – Personale
Artefiera Vitarte Viterbo - Gallerie: Il Pastello, Il Gianicolo
Corsi e ricorsi - Collettiva - Galleria Il Gianicolo - Perugia
Galleria Tartaglia - Personale - Roma
Vedoquadro - Collettiva - Villa Pacchiani - Santa Croce sull'Arno
Artenergia (ENEL) - Alice nel Paese delle Meraviglie - Personale -
Porto Tolle - Trezzo sull'Adda - La Spezia - Brindisi - Termini Imerese
2008
Galleria Tartaglia - Personale - Roma
Artefiera Vitarte Viterbo - Gallerie: Il Pastello, My Art, Li.Art
Galleria Li. Art - Collettiva - Palermo
Galleria Tartaglia - Personale - Roma
Museo Dinamico del Laterizio e delle Terracotte - Collettiva - Marciano
Cappella del Sacro Cuore - Collettiva (Alinari, Borghese, Francesconi, Nunziante, Possenti) - Casal di Principe Caserta
Artefiera Brescia - Galleria Li.Art
Artefiera Padova - Galleria Li.Art
2007
Ovoquadro - Collettiva per Telefono Azzurro
Entro la forma oltre la forma - Collettiva di Grafica - Galleria " Il Gianicolo"
Artefiera Vitarte Viterbo - Gallerie: Il Pastello, Li.Art
Centro culturale L'Incontro - Collettiva - Massa
Centro culturale L'Approdo - Personale - Avellino
Galleria Il Granicolo - Personale - Perugia
Galleria Artespazio - Collettiva - Marina di Pietrasanta
Luci e colori a Umbria jazz - Collettiva - Galleria Il Gianicolo - Perugia
Castel di Guido Grafica d'Autore - Collettiva
Blello (BG) sala consiliare del comune - Personale
Galleria Tartaglia - Collettiva - Roma
Galleria Frisi - Personale - Milano
2006
Galleria Il Caravaggio - Villa Literno - Caserta
Galleria La Vetrata - Roma
Artefiera Vitarte Viterbo - Gallerie: Il Caravaggio, Il Pastello, Li.Art
Ovoquadro - Collettiva per Telefono Azzurro
Artefiera Catania - Galleria Il Caravaggio
Collettiva la Quercia - Aulla
Galleria Il Gianicolo - Collettiva - Perugia
Galleria La Fenice - Alinari, Francesconi, Musante - Sassari
Artefiera Padova - Gallerie: Il Gianicolo, Li.Art
Artefiera Strasburgo - Galleria Simmi
Artefiera Reggio Emilia - Galleria My Art
2005
Itinerari - Collettiva - Galleria Il Gianicolo - Perugia
Artefiera Viterbo - Gallerie: Il Gianicolo, Il Pastello, Li Art
Galleria Percorsi d'arte - Collettiva - Casarano
Galleria Il Gianicolo - Perugia
Artefiera Padova - Gallerie: Il Gianicolo, Il Pastello, Li Art
Galleria Maggi - Arezzo
2004
Itinerari - Collettiva - Galleria Il Gianicolo - Perugia
Alitalia per l'arte - Febbraio-Aprile sala Ulisse Fiumicino
Viterbo Arte - Galleria Il Gianicolo, Galleria Il Pastello
La Quercia - Collettiva - Aulla
Galleria Ferraro - Roma
Omaggio a Umbria jazz - Il Gianicolo - Perugia
Galleria La Fenice - Lavinio
Galleria d'arte Imperatori - Porto San Giorgio Ascoli Piceno
Artefiera Montichiari - Brescia - Galleria Ermanno Pini
Sinicola - Collettiva - Sala Consiliare Nuoro
Galleria la Fenice - Sassari
Artefiera Padova - Galleria Il Gianicolo, Galleria Il Pastello
Artefiera Bari - Galleria Il Pastello
2003
Collettiva Il Gianicolo - Perugia
Artefiera Bari - Galleria Il Gianicolo, Galleria Il Pastello
Il Gianicolo - Perugia
Galleria E. Pini - Brescia
La Quercia - Aulla
Accademia d'Egitto - Collettiva - Roma
Galleria Artes - Lavinio
Rossi Arte contemporanea - Falconara
Artefiera Padova - Galleria Il Gianicolo, Galleria Il Pastello
Galleria d'arte Imperatori - Porto S.Giorgio Ascoli Piceno
Galleria Camelù - Roma
Comune di Lecce - Collettiva - Lecce
2002
Artefiera Bari - Galleria Ricci Arte
La Quercia - Aulla
Omaggio a Umbria Jazz - Galleria Il Gianicolo
Galleria l'Angelo azzurro - Roma
Artefiera Padova - Galleria Il Gianicolo, Galleria Il Pastello
Galleria Navona 42 - Roma
Libreria Bibli - "Presentazione Calendario 2003" - Roma
2001
Artefiera Padova - Galleria Ricci Arte
2000
Collettiva di Natale - Galleria La Melagrana
La Quercia - Aulla
1999
Artefiera Carrara - Galleria La Melagrana
La Quercia - Aulla
Per una linea Apuana - Galleria La Melagrana
1998
Artefiera Bari - Galleria Ricci Arte
Artefiera Pordenone
Il Navicello - Torre del Lago, Lucca
1997
Premio città di Camaiore
Teatro Guglielmi - Massa
1996
Il Quadrato - Marina di Massa
Galleria Atelier - Marina di Massa
Città di Parma
BIBLIOGRAFIA
La giocosa serietà del mondo fantastico di Beppe Francesconi
testo critico di Emidio De Albentiis
L'uomo ha sempre invidiato agli uccelli il dominio del cielo, la possibilità di librarsi nell'atmosfera e di colmare distanze potenzialmente illimitate, sorvolando gli oceani o le vette vertiginose delle montagne. Certo, da un secolo a questa parte, il grande sogno dell'umanità di riuscire a volare - quel sogno a cui Leonardo consacrò l'ispirazione più emozionata e palpitante del suo ingengo versatile ...
Le strade del sogno
testo critico di Riccardo Ferrucci
L'arte di Beppe Francesconi si caratterizza per una notevole accentuazione dei motivi fantastici, una visione che rispecchia i territori del sogno, con una creatività fuori dagli schemi ordinari. La sua pittura trova nei colori azzurri e rossi, solari, i temi più congeniali, alternati a dei suggestivi notturni, dove un cielo pieno di stelle diventa fondale ideale per magiche apparizioni e misteriose evocazioni (continua)
Hanno scritto di lui:
Il Roma
Corriere del Mezzogiorno
Il Mattino
Il Giornale di Caserta
Il Quotidiano di Caserta
IGN Adn-Kronos
Casertanews.it (portale web)
AversAgro.info (portale Web)
La Nazione
Il Tirreno
Il Messaggero
Mercato e arte
Annuario d'arte Moderna
La Nuova Sardegna
Metropolis
da: www.beppefrancesconi.it
Biografia:
Rolf Meyn (1930-2013)
Nach der Schulzeit legte er 1951 sein Abitur am Johanneum Lüneburg ab. Die Kriegsjahre erlebt Meyn als Luftschutzmelder und im Deutschen Jungvolk. Am Kriegsgeschehen nahm er nicht aktiv teil.
1951 bis 1955 studierte er an der Hochschule für bildende Künste Hamburg (ehemalige Landeskunstschule Hamburg) bei Alfred Mahlau gemeinsam mit Peter Neugebauer, Horst Janssen, Christoph Drescher, Vicco von Bülow, alias Loriot, Gero Flurschütz, Herbert Grunwaldt, Hanns Jatzlau, Albert Christoph Reck, u.a. In Hamburg war er ab 1953 unter anderem mit der Kunstausstattung von Passagierschiffen der Reedereien HAPAG und Ernst Russ im Auftrag von Edgar Horstmann beschäftigt. Ab 1954 entwickelte er gemeinsam mit seiner späteren Frau, Marion Kindler, maßgebliche gestalterische Entwürfe und Ausstattungen für das Künstlerfest LiLaLe unter der Leitung von Kurt Kranz.
Als freischaffender Künstler arbeitete er seit 1956 vor allem in Hamburg und unternahm Studienreisen durch Europa und nach Kanada. 1959 hielt er sich dabei für längere Zeit im Orient auf (Türkei, Persien). Nach seiner Rückkehr arbeitete er ab 1960 als Dozent an einer Volkshochschule. 1966 erhielt er einen Lehrauftrag an der ehemaligen Meisterschule für Mode, der Fachhochschule für Gestaltung Department Design in Hamburg.
Seit 1981 arbeitete er in Ateliers in Hamburg und in Vaucluse, in der französischen Provence.
1957 heiratete er seine Kollegin Marion Kindler, mit der einen Sohn, Boris Meyn, hatte.
Werk
Meyn fertigte vor allem Handzeichnungen in Bleistift und Farbstift, sowie mit der Kielfeder (Scriptol) an. Nach frühen Versuchen in Tempera (60er) und teils großformatigen Ölkreiden (Jaxon) arbeitete er ab Mitte der 80er Jahre vorrangig mit Aquarellen, Guachen (Mischtechniken) und Pastellen. Außerdem benutzte er Techniken wie den Holzschnitt, Linolschnitt, später Strichätzung und Kaltnadelradierung in Zink und Kupfer, Aquatinta, offene Flächenätzungen, Farbmono, Mezzotinto und vernis mou. Im Gegensatz zu vielen Künstlern wurde das gesamte Radierwerk von Meyn selbst gedruckt, seit 1963 auf eigenen Pressen.
Meyns Arbeiten finden sich gleichermaßen in privatem Besitz, wie auch in öffentlichen Sammlungen.
Einzelausstellungen (Auswahl)
-
1960 Clubheim der Deutschen BP
-
1964 Gallery House Sol, Georgetown, Canada
-
1967 Kunsthaus, Hamburg
-
1968 New Etchings, Gallery House Sol, Canada
-
Evangelische Akademie, Bad Segeberg
-
1974 Hotel Bremen, Berlin
-
1975 Dresdner Bank Flensburg
-
Dresdner Bank Ahrensburg
-
1976 Galerie Sen Gupta, Hamburg
-
Marstall, Neuburg/Donau
-
1977 Stadtbibliothek, Bremen
-
1978 1x6 Kunsthaus, Hamburg
-
1979 Galerie Mohr, Ahrensburg
-
1980 Kunstkreis Schenefeld
-
1981 Galerie beim Dom, Bardowick
-
1982 Emslandmuseum Schloß Clemenswerth, Sögel
-
1983 Künstlerclub Die Insel, Hamburg
-
1985 Kleine Orangerie Schloß Charlottenburg, Berlin
-
1988 Galerie Riemenschneider/AMSA, Hamburg
-
1990 Emslandmuseum Schloß Clemenswerth, Sögel
-
1991 Oberpostdirektion, Hamburg
-
1992 Reepschlägerhaus, Wedel
-
1993 Palais für aktuelle Kunst
-
1999 Institut Francais, Rostock
-
2001 Evangelische Akademie, Bad Segeberg
-
2002 Emslandmuseum Schloß Clemenswerth, Sögel
-
2003 Städtisches Museum Göttingen
-
2009 Möllner Museum, Historisches Rathaus, Mölln[1]
-
2010 Kunstverein Elmshorn[2]
-
2011 Galerie Kohlstedt, Deutsch-Evern
-
2012 Segeberger Kunstverein, Bad Segeberg[3]
BIBLIOGRAPHIE
Werkkataloge (Auswahl)
-
1954 Konrad Tegtmeier, Das ist Hamburg, Hamburg.
-
1955 Geschichte der Staatlichen Hochschule für bildende Künste, Hamburg
-
1969 Hans Platte, Zu den Zeichnungen, Rolf Meyn, Christians, Hamburg
-
1971 Heinz Spielmann, Hamburger Maler sehen Hamburg, Hamburg, ISBN 978-3-76720-187-3
-
1974 Volker Detlef Heydorn, Maler in Hamburg II, 1945-66, Hamburg, ISBN 978-3-76720-277-1
-
Volker Detlef Heydorn, Maler in Hamburg III, 1966-74, Hamburg, ISBN 978-3-76720-290-0
-
1977 Volker Detlef Heydorn, Maler in Hamburg IV, Druckgraphik, ISBN 978-3-76720-480-5
-
1980 Dieter Joachim Jessel, Rolf Meyn, Radierungen 1952-1980, Hamburg
-
Ernst Rump; Erich Könnecke, Lexikon bildender Künstler Hamburgs, Altonas, und der näheren Umgebung, Hamburg 1912, erw. Neudruck
-
1982 Künstler in Hamburg, Christians, Hamburg
-
Peter Reindl, Alfred Mahlau und seine Schüler, Christians, Hamburg, ISBN 978-3-76720-797-4
-
1990 Eckard Wagner, Rolf Meyn, Handzeichnungen und Radierungen 1981-1989 (Gesamtverzeichnis Radierwerk), Hower, Hamburg
-
1991 Gesamtkatalog Schleswig-Holsteinischer Künstler, Kiel
-
2002 Eckhard Michael, Rolf Meyn, Aquarelle, Handzeichnungen und Radierungen (Fortsetzung Werkverzeichnis Radierungen ab 1981) Oltmanns, Hamburg
-
2003 Jens Uwe Brinkmann; Eckard Wagner, Rolf Meyn, Landschaft und Stilleben, Goltze, Göttingen
ILLUSTRATIONEN
-
1958 Heinrich Schmidt-Barrien, Und bauen den Bienen ein Haus, Hamburg
-
1961 Peter Gording, Lotse an Bord, Baken Verlag, Hamburg
-
1964 Die rote Leiter (Schul-Fibel), Herrmann Schroedel Verlag
-
Peter Gording, Trawler vor Grönland, Baken, Hamburg
-
Hochschulführer, Die ZEIT-BÜCHER, Nannen, Hamburg
-
Rudolf Braunburg, Atlantikflug, Baken, Hamburg
-
1966 Herbert Plate, Das Beste aber ist das Wasser, Hamburg
-
1967 Barbara Bartos-Höppner, Aus einer Handvoll Ton, Baken, Hamburg
-
Elaine Dundy, Ein Abend zu zweit, Krüger, Hamburg
-
1968 Davis Grubb, meines bruders schatten, Krüger, Hamburg
-
1989 Briefmarke, Friedrich Silcher 80 Pfennig, Deutsche Bundespost
da: de.wikipedia.org
Biografia:
Pittore e disegnatore professionista - Nato a Milano il 17 novembre 1916. Conseguì il diploma di maestro d'arte alla scuola Albertella di Milano e in seguito studiò presso l'Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano. A Milano, per diverso tempo, insegna disegno alla Scuola d'Arte Applicata del Castello Sforzesco e alla Scuola d'Arte e Mestieri E.n.a.l.c.
Ha insegnato per diversi anni disegno e nudo nel suo studio di Milano. Figurativo, predilige la figura, il nudo, il ritratto e il paesaggio; usa in prevalenza pastello, olio e acquerello. Lavorò negli Stati Uniti d'America dal 1950 al 1958. Ha preso parte ad importanti collettive e rassegne d'arte, ed ha allestito mostre personali in diverse città in Italia e all'estero. Di lui hanno scritto autorevoli critici d'arte e giornalisti su giornali e pubblicazioni d'arte specializzate. Sue opere si trovano al Museo Storico di Yuma, nel Dipartimento di Guerra di Washington e in numerose collezioni pubbliche e private in tutto il mondo.
Biografia:
Marco Tessaro, nato a Ferrara il 22/6/1951, vive e lavora a Ferrara.
Ha tenuto le seguenti mostre:
1982 – Galleria “IL RIVELLINO” , Ferrara
1984 – Galleria “CITIFIN”, Bologna
1985 – Galleria “IL MERCANTE”, Milano
1986 – Galleria “IL RIVELLINO”, Ferrara
1988 – Spazio espositivo “AL VAPORE”, Venezia - Marghera
1989 – Spazio espositivo “JAZZ CLUB ‘88”, Copparo (Ferrara)
1989 – Galleria “IL PUNTO”, Firenze
1989 – Galleria “LA STANZA di S.GIORGIO”, Ferrara
1990 – “PALAZZO GULINELLI”, Portomaggiore (Ferrara)
1990 – “CENTRO CULTURALE POLIVALENTE”, Migliarino (Ferrara)
1991 – “CASA SOCIETÀ OPERAIA”, Bondeno (Ferrara)
1993 – Spazio espositivo “CAFFETTERIA DELLE ROSE”, Ferrara
1993 – Spazio espositivo “HOTEL VILLA REALE”, Argenta (Ferrara)
1994 – “CIRCOLO FRESCOBALDI”, Ferrara
1995 – “CASA CINI”, Ferrara
1995 – Collettiva per l’ex Jugoslavia alla Galleria “DOSSO DOSSI”, Ferrara
1996 – Galleria “GNACCARINI ARTE”, Bologna
1996 – “ISTITUTO DI STORIA CONTEMPORANEA”, Ferrara
1996 – Collettiva “GNACCARINI ARTE”, Bologna
1998 – Collettiva, spazio espositivo della “CASSA di RISPARMIO” di Kaufbeuren, Germania
1999 – Fotografia, Galleria “IL SECONDO RINASCIMENTO”, Ferrara
1999 - Galleria “ORESTE MARCHESI”, Copparo (Ferrara)
1999 – Galleria d’arte “IL VICOLO”, Bondeno (Ferrara)
2000 – Fotografia, “CASA CINI”, Ferrara
2000 – Con gli occhi di ieri e di oggi – Collettiva, “CASA CINI”, Ferrara
2001 – Disegni e poesie, “ISTITUTO DI STORIA CONTEMPORANEA”, Ferrara
2001 – Con gli occhi di ieri e di oggi – Collettiva, “CASA CINI”, Ferrara
2002 – “ PALAZZO BORROMEO”, Cesano Maderno (Milano)
2002 – Galleria “DEL CARBONE”, Ferrara
2003 – Anch’io…Pinocchio, Galleria “DEL CARBONE”, Ferrara
2004 – Tracce d’uomini, Galleria “DEL CARBONE”, Ferrara
2007 – Difformi forme – Galleria MARCHESI, Ferrara
2008 – “L’io bastardo” –Nostalgie eterozigote - Galleria MARCHESI, Ferrara
2009 – Fotografie e poesie, “ROCCA DI CENTO”, Cento (Ferrara)
2010 – Poesie, “BIBLIOTECA ARIOSTEA”, Ferrara
Dal catalogo:
Testo critico di Michele Govoni
“..Pittore, fotografo, disegnatore, ma anche poeta, Tessaro si pone nei confronti del rapporto con l’io e con l’altro nei termini di una ricerca che difficilmente trova eguali risposte in altri artisti contemporanei…Quasi perennemente monocromaticamente ed attestatisi sui valori del bianco e del nero, i disegni di Tessaro ci parlano di un rapporto costantemente intrecciato con il genere umano e le sue memorie, con l’amore e con l’amicizia, con la sottile e quanto mai unica delicatezza di un animo puro…Il mezzo tecnico-espressivo si modifica (l’artista si esprime talora con la grafite, talaltra con la penna Bic o con il carboncino) modificando al contempo anche il supporto che si muove dalla scelta del foglio “classico” fino ad arrivare a piccoli fogli colorati “montati” su di un supporto più grande, come se la vita fosse rappresentata per “episodi” cardine, pietre miliari dell’esistenza”.
da: www.unife.it
Biografia:
Antonio Atzori, pittore professionista, nato a Piscinas in provincia di Cagliari nel 1939, rivelò, già nella fanciullezza, una naturale tendenza alla pittura e al disegno. Ha frequentato il Liceo Artistico di Cagliari. Dopo anni di studi sulla pittura è riuscito ad imporsi con una personalissima tecnica. La personalissima ed originale creatività dell'Atzori si manifesta in ogni sua opera, attraverso l'uso sapiente della Spatola, con la quale ha creato immagini e suggestioni di notevole efficacia. Nel 1960 approdò a Torino; due anni dopo andò a Bologna, dove il clima più mite dava ampio spazio alla sua creatività. Più tardi preferì Napoli dove apprese varie tecniche a contatto di alcuni artisti della famosa "Scuola Napoletana". Ricco, oramai, di esperienza, si è definitivamente stabilito a Milano, inserendosi felicemente nella eletta schiera dei Grandi. Nonostante la giovane età vanta tantissime personali e collettive in Italia e all'estero collezionando medaglie - coppe - targhe e diplomi ottenendo, già alla prima esposizione, notevoli consensi di critica e di pubblico. Le sue opere figurano in moltissime collezioni private in Italia ed all'estero: Stati Uniti - Francia - Olanda - Germania - Svizzera - Australia e Belgio.
Le opere dell'Atzori di trovano, in esclusiva, presso la: OR.VE.RAT.
Biografia:
(Montevideo 1928 - New York 1985)
1928 Born in Montevideo, Uruguay
1944 Studied drawing and painting at “Taller Torres Garcia” with
the renowed artist Joaquin Torres Garcia
1946 First show of drawings together with the Hungarian sculptor Anthony
Khun, Sao Paolo, Brazil
1949 Traveled to Argentina as set designer for the company of Modern
Dances of Miryan Winslow
Traveled to Valparaiso and Santiago de Chil.
Return to Buenos Aires as illustrator for the newspaper “El Laborista”
and designed covers for the magazine “El Hogar”
1951–1956 Traveled through provinces of Argentina and Alta Gracia,
Cordoba,
teaching drawing to children at the public library
1957 Perspective drawing and geometry professor at “Tomas Cabrera”
(Fine Arts Academy) in Salta, Argentina
1959 Returned to Montevideo, Uruguay to exhibit in “Amigos Del Arte”
Traveled to United States with Carlos Paez to paint a mural at the Pan American Union building in Washington, D.C.
1960 First show in the United States at Georgetown University
First prize in the Nacional Salon in Buenos Aires, Argentina
Represented Uruguay in the International Exhibition for the
Inauguration of the Museum of Modern Art in Buenos Aires
Traveled and showed work throughout the United States
1972–1974 Moved to Florence, Italy. Traveled throughout France, Germany, Belgium, Holland and Switzerland
1975 Returned to New York to print lithographs for Circle Fine Arts
1979 Atelier Dumas opened in New York printing own work as well as
those of Peter Max, Agam, Romare Bearden, Dali, Erté, Peter Hurd,
Ting, Karl Appel, Corneille, Vasarely, Omar Rayo, Sznajderman,
Alpuy, Sanin,
Bonevardi, and others.
1980 Showed in Los Angeles and Chicago
1981 Showed in Washington, D.C.
1982 Invited to the “Il Bienal Del Grabado De America” in Maracaibo,
Venezuela
Show in Cincinnati, Ohio
1982 Lectured on lithography to the members of the Graphic Society
of The Museum of Cincinnati.
1983 Exhibited at Interart ‘83
Exhibited at VI Bienal Latin American Printmaking, San Juan,
Puerto Rico
1984 Exhibited at Latin American Graphic Arts Bienial, Cayman Gallery,
NYC Exhibited at Museo de Contemporary Arts, Caracas, Venezuela
1985 Exhibited at Nora Galleries, Great Neck, NY
Passed away in NYC on April 5, 1985
PERMANENT COLLECTIONS
A.G.P.A. Collection
Museo de Contemporary Arts, Caracus, Venezuela
Biblioiteca Nacional de Caracas, Venezuela
Ateneo de Valencia, Valencia, Venezuela
Museo Nacional de Artes Graficas, Maracaibo, Venezuela
Bibliotec National des Estampes, Paris, France
Instituto Nacional de Bellas Artes, Mexico
Museo de Bellas Artes, Bogotá, Columbia
Museo de Arte Moderno “La Tertulia” Cali, Columbia
Instituto de la Cultura, San Juan, Puerto Rico
Study Collection, Print Department, Museum of Modern Art, New York City
ONE MAN SHOWS
Argentina—Buenos Aires, Cordoba, Tucuman, Sallta, Jujuy, Mendoza
Brazil—Rio De Janeiro, San Pablo
Bolivia—La Paz, Santa Cruz
Chile—Vinas Del Mar, Valparaiso, Santiago
France—Lyon, Paris
Italy—Rome, Milan, Florence
Peru—Lima
United States—New York, Washington, New Orleans, Philadelphia, San Diego San Francisco, Los Angeles, Chicago, St. Louis, Cincinnati, Cleveland, Detroit, Miami, Baltimore
da: www.jorgedumas.com
Biografia:
1955
Born in Belp nearby Berne, Switzerland.
1972-1975
Commercial training; as an artist autodidact.
Since 1983
Works as a freelance artist.
Since 1984
Various single and group exhibitions in Zug, Basel, Zurich, St. Gallen, Berne, Ascona,
Frankfurt a. M., Ulm and New York.
Rolf Ziegler dies in February 2010.
Rolf Ziegler focuses on humans. Though they hardly ever emerge directly in his work, but instead in different transformations: More aura than apparition. Emphasis in his work: Pictures, sculptures, objects and art on buildings. With abstraction the artist found to himself as well as to his unmistakable style. Typical for his work are pieces that look like collage or even like assemblages, though achieved by pictorial means. With such refined Trompe l'oeil effects the autodidact Rolf Ziegler demonstrates his sovereign control of the artisanry. But there is even more to it. These effects are also a request for exact and patient looking, which does not settle for the first glimpse.
da: www.galerie-raeber.ch
Biografia:
(curated by Jan Flemming)
Heinrich Nicolaus was born in Munich in 1955 and attended the Academy of Fine arts at Kiel during the nineteen-seventies - a decade of intense critical analysis of the state of contemporary art. Though he became involved in the Neo-Expressionist movement, his cultural references point rather to strong Neo-Dadaist roots. Since he left Germany for Italy in 1981, his works have brought to bear a range of different but complimentary disciplines: over and above painting he uses sculpture, publishing, graphics and video so as to create those dynamic and mutating developments that have defined his artistic route. Nicolaus works at a multitude of levels, in a refined and thoughtful artistic quest that allows the viewer to immerse himself in what amounts to an eclectic and independent vision. Nicolaus started to practice a systematic research as a method of art production in the early 1990.
In 1992 he oversaw Tirania 9, a publishing project on Marcel Broodthaers and the production of a book entitled Madras, with Francesco Clemente.
The artist became a cultural engineer In 1996, when he coordinated ICECOCU, a project for an international cultural foundation for the SsanYong Corporation in Seoul, South Korea. Since 1999 he has been involved in the Dormice Department of Research project. In 2005 he took up his own work again with the cycle of works entitled Clante, in collaboration with the art historian Wolf Guenter Thiel, and also founded MOMAP (Museum of Modern Art Panzano, 2005). Since 2007 he is developing ToM as a collaborative work of art based on the “Teatro della Memoria” by Giulio Camillo. In 2010 – after 30 years, he leaves Italy in order to live and collaborate with the Dutch Designer Karin Draaijer in Belgium. 2010 foundation of V.A.M.P project space in Peer, Belgium.
He has been a member of the Accademia degli Incolti in Rome since 1994.
Nicolaus' work can be found in the following collections: The Uffizi, Florence, the Albertina, Vienna; Museum moderner Kunst, Linz, the Deutsche Bank Collection Fankfurt and Singapore, the Chase Manhattan Collection, New York; the Leopold Hoesch Museum, Dueren; the Wuerth Museum, Kuenzelsau; the City of Munich Collection, the City of Kiel Collection; the FRAC Collection Burgundy and Strasbourg; the Toulouse Museum; Palazzo Forti, Verona (with Dormice); the Scottsdale Center for Contemporary Art, Arizona; the University of Graz; the Kunstkolletion Bouw Fonds, Hoevelaken; the Griesbach Collection, Graz; the Frieder Burda Collection, Baden Baden; the Amsler Collection Aarau, Suisse, Greve in Chianti (open-air sculpture) and Civitella d’Agliano (open-air sculpture). He has been the subject of published work by: Sandro Candreva, Fabio Cavallucci, Viana Conti, Andrea B. del Guercio, Maria Luisa Frisa, Siegfried Gnichwitz, Wolfgang Hilger, Wolfgang Längsfeld, Karl Heinz Schmidt, Friedhelm Mennekes Norbert Messler Giandomenico Semeraro Martin Stather, Wolf- Günter Thiel, Elda Torres, Thomas Veit, Frank Günter Zehnder, Alessandra Galletta, Gabrielle Perretta, Maurizio Sciaccaluga, Luca Marziani, Luca Beatrice, Victor Fleming
SOLO EXHIBITIONS
1980
Galerie Hinterhaus, Kiel
1981
Galerie Marley, Kiel, Galerie Christoph Dürr, München
Schönstrasse Unendlich, Hamburg
1982
Galerie Quadriga Forum, Zürich
Galerie Imanuel, Rodenbach
1983
Galerie 7,Freiburg
1984
Galerie Ferdiand Maiere, Kitzbuehel
Galerie Schiessl Monaco
Galerei Karin Bolz, Muehlheim
1985
Galerie Stahlberger, Weil am Rhein
Galeria Peccolo, Livorno
Galerei Severina Teucher, Zurigo
Getler Saper Gallery, New York
Galerie Hilger, Wien
1986
Creative Arts Council, Sharon, Connecticut
Museum Gelsenkirchen
Galerie Kremer Tengelmann, Gelsenkirchen
Galerie Schiessl, Monaco
Galerie am kleinen Markt, Mannheim
1987
Galerie Kremer-Tangelmann, Köln
Galerie Hilger, Vienna
Galerie Hilger, Francoforte
Galerie Stahlberger, Weil am Rhein
1988
Galeria Quatro Gats, Palma de Mallorca
Galerie Lamaignière Saint Germaine, Paris
Galerie am Rindermarkt, Zurigo
1989
Galerie Art actuelle, Liège
Galerie Marsilio Margiacchi, Arezzo
Galerie G., Besancon
Galerie Clairefontaine, Lussenburgo
Galerie Hilger, Francoforte
Galerie Lamaignère St. Germani, Paris
Galerie am kleinen Markt, Mannheimo
1990
Kunststation Sankt Peter, Köln
Galerie Hilger,Vienna
Galleria Carini, Firenze
Galerie Brigitte Wagner, Bonn Kunstverein Rotenburg
Galerie Brinkmann, Amsterdam
Galerie Susanne Zander, Köln
1991
Galerie Die Brücke, Buenos Aires
Galerie Brinkmann, Amsterdam
Galerie Freund, Klagenfurt, Juul van der Heuvel, den Haag
Galerie Hilger, Vienna
1992
Galerie Brigitte Wagner, Bonn
Galerie Hilger, Wien
Galerie LamaignèreSt. Germain, Paris
Galerie Brinkmann, Amsterdam
1993
Kunstverein Mannheim
Galerie Hilger, Francoforte
1994
Galerie Art Actuel; Liège
Venice Design Art Gallery, Venezia
1995
Galleria Solarte, Roma
Patrizia Pietrogrande, Firenze
Galerie Hilger, Vienna
Porto Turistico, Capri
1996
Galerie Paleo, Köln
Venice Design Art Gallery, Venezia
i Granai, Lucca, Fondazione ICECOCU, Seoul, Corea
1997
Associated American Artists, New York
Artcore Gallery, Toronto
Convento dei Passionisti, Monte Argentario
Andrew Han Gallery, Montreal
Galerie Bornemann, Lubecka
1998
Venice Design Art Gallery, Venezia
Galerie Madach 5, Budapest
Museum Kuenzelsau, Glaskasten Studtgart
1999
Venice Design Art Gallery, Venezia
Galerie Glacis, Graz
2004
Venice Design Art Gallery
Venezia
2005
Venice Design Art Gallery
Venezia
2006
Galerie Hilger, Vienna (with Dormice and Sawan Yawnghwe)
2007
Venice Design Art Gallery, Venezia
Galerie Zeitkunst, Kitzbuehel
2009
ToM, Détournement Venice 09, collateral event 53 Biennale of Venice
German Italian Institut Palazzo Albrizzi ToM, White Box, New York
GROUP EXHIBITIONS
1980
Galerie Marley, Kiel
Museum am Dom, Lübeck
1982
Galerie Lang, Wien
1983
Imago, Nuernberg
Evangelische Akademie, Hamburg
1984
Getler Saper Gallery, New York
1985
Leopold Hoesch Museum, Dueren
Deutsche Bank, Heidelberg
1986
Kunstlerhaus Salzburg; Galerie Hilger, Wien
Accademia estiva Europa, Civitella d’Agliano
Collezione Amsler, Aarau
Staedtische Galerie im Trudelhaus, Baden
1987
Palazzo Lanfranchi, Pisa
Galleria Bonifacio, Genova
Kuenstlerwerkstaetten Lothringerstr., Monaco
Campo dei Segni, Civitella
1988
Convento Servito di Maria, Pesaro
Convento del Bosco, Firenze
Halle IV, Benconvento
1989
Galerie Susanne Zander
Galerie Lamaignère St.Germain, Paris
Galleria Civica, Reggio Emilia
1990Galerie Brigitte Wagner, Bonn
Grafiktriennale, Frechen
Artlantis, Stuttgart Galerie d’Art actuel, Liegi
1991
Scottsdale Center for Art, Arizona
RAI special show, Amsterdam
1992
Leonhardskirche und Hospitalhof, Stuttgart
Galerie Anton Meier, Genf
Kunstverein Horn
1993Stadtmuseum, Saarbrucken
AMC Amsterdam
1994
Stadtmuseum, Wurzburg
Galerie Clairefontaine, Luxemburg
Holtegaard Foundation, Holte, Danimarca
Galerie der Bruecke, Buenos Aires
1995
Fundacion Cultural COAM, Madrid
Fundaçao Bienal de Sao Paulo Galerie Marie Puck Broodthaers, Bruxelles
1996
Galerie Dominion, Montreal
The Landon Gallery, New York
Georgetown University Gallery, Washington
Museum of Modern Art, Medelin, Colombia
Joseph D.Carrier Art Gallery, Toronto
1997
Artcore Gallery,Toronto
American Associated Artists, New York
Vancouver Contemporary Artworks, Vancouver
Hospitalhof Stuttgart
1998
Museo degli Uffizi, Firenze
Galerie Stahlberger, Weil am Rheim
1999
Espace Paul Ricard, Paris
An unequals Eye, New York
2000
Palazzo delle Papesse, Siena, (con Dormice)
2001
Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (con Dormice)
Foundation Pino Pascali, (with Dormice)
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Verona (con Dormice)
2002
Fondazione Sandretto Re Baudengo, Torino (con Dormice)
2003
Galleria Fernando La Torre, Saragozza
2004
MESEDU, Museum for cont. Art, Sassari (with Dormice)
MACI, Museum for cont. art, Isernia
Biennale in Transit, Castel St. Angelo, Rome (with Dormice)
2005
Center for Cont. Art, Cestello di Rivara, Turin (with Dormice)
Center for Cont. Art, Pesaro-Urbino (with Dormice)
2009
Biennale del libro d’artista, Roma
TINA B, Biennale for multi media art and performance, Prague
Mediamorfosi, SUDLAB, Naples
2010
DX0.1 concept space, Milan
TOP
BIBLIOGRAFY
Italienische Briefe, testo di Wolfgang Längsfeld, ed. Galerie Immanuel, 1982
Heinrich Nicolaus. Neue Arbeiten 1982-1984, testi di Maria Luisa Frisa e Norbert Messler, ed. Galerie Maier, Kitzbüel, 1984
Heinrich Nicolaus, testo di Maria Luisa Frisa, ed. Galerie Stahlberger e Galleria Peccolo, 1985
Nicolaus, Bilder fuer Skulpturen, die Morgenlandfahrt, testo di Andrea B. del Guercio, ed. Galerie Kremer 1986
Heinrich Nicolaus, testo di Wolfgang Hilger, ed. Galerie Hilger, Vienna 1986
Böcklin – Zyklus – Prolog, testo di Heinrich Nicolaus, Edition Muehlfeld & Hilger, Vienna/ Francoforte, 1987
Wie man Böcklin vergisst, testo di Viana Conti, ed. Galerie Hilger, Vienna/Francoforte, in collaborazione con Galerie Kremer-Tengelmann, Colonia, 1987
Heinrich Nicolaus, testo di Siegfried Gnichwitz, ed.Galerie Tengelmann, 1987
Heinrich Nicolaus. Monolog, ed. Galerie Hilger, Vienna/Francoforte, 1989
Re vera, testo di Sandro Candreva, ed. Carini, Firenze, 1990
Ich will das innere Feuer, testi di Heinrich Nicolaus, ed. Carini, Firenze, 1990
Ürberfahrt – Ankuft – Die Atlantikueberquerung, testo di Friedhelm Mennekes, ed. Galerie Hilger, Vienna/Francoforte, 1990
Heinrich Nicolaus, testo di Elda Torres, Ediciones Der Brücke, Buenos Aires, 1991
Tibet, testo di Viktor Fleming, ed. Galerie Hilger, Vienna, 1992
Heinrich Nicolaus, testo di Thomas Veit, ed. Galerie Brigitte Wagner, Bonn, 1992
Kopf und Figur, testi di Martin Stather e Thomas Veit, ed. Kunstverein Mannheim, 1993
Meisterwerke von Turner zur Gegenwart, ed. Galerie Brigitte Wagner, Bonn, 1994
Der Blick der Figuren und Köpfe, testo di Martin Stather, ed. Galerie HIlger, Vienna, 1995
Quando l’oro parla, ed. Galleria Fallani Best, Firenze, 1995
Lemniskatische Prozesse, ed. Galerie Stahlberger, Weil am Rhein, 1995
Dal progetto all’ opera, ed. Jospeh d. Carrier Art Gallery, Toronto e Gallery Dominion, Montreal, 1996
Nicolaus on Clemente, ed. Fondazione ICECOCU, Seoul, Corea, 1996
Artisti internazionali in Toscana, testo di Fabio Cavallucci, ed. Tuscia Electa, Hopefull Monster, Torino, 1996
Toxic Soup, ed. Vancouver Contemporary Artworks, Vancouver, 1997
Ovunque posa l’occhio c’è l’incanto, WEA, Milano, 1997
Das Zimmer der Malerei, testi di Ernst Hilger e Heinrich Nicolaus, ed. Museo Wuerth, Kuenzelsau, 1998
Diario 1992-1994, testo di Heinrich Nicolaus, Glaskasten Intermedia, Budapest/Leonberg, 1998
Sammlung Infled I, ed. Galerie Hilger, Vienna, 1998
Nicolaus. Dream House, testo di Wolf-Günter Thiel, ed. Venice Design Art Gallery, Venezia, 1999
Manuale n° 1 Lo stato del mondo, AAVV, ed. MOMAP, 2005
“Principesse in fuga” text by Lionello Puppi, ed. Venice Design, Venice, 2005
TOMagazine N. 1, Text by Heinrich Nicolaus, MOMAP Editions, 2009
CORPORATE AND PUBLIC COLLECTIONS
Albertina, Wien, Deutsche Bank Frankfurt und Singapur, Chase Manhatten New York, Leopold Hoesch Museum Dueren, Museum Wuerth, Kuenzelsau, Sammlung der Stadt Muenchen, Sammlung der Stadt Kiel, FCRAC de Bourgogne, FRAC de Strassbourg, Mueseum der Stadt Tolouse, Museum Palazzo Forti Verona (mit Dormice), Scottsdale Center for Contemporary Art, Arizona, Sammlung der Universitaet Graz, Sammlung Bouw Fonds, Hoevelaken, Holland, Griesbach Collection, Sammlung Frieder Burda, Offenburg, Stadt Greve in Chianti (Skulptur im oeffentlichen Raum), Stadt Civitella d’Agliano (Skulptur im oeffentlichen Raum).
TEACHING EXPERIENCE
1988European University, Civitella d’Agliano, painting
1997ContArt Vancouver, painting and the system
2004Fina Art Academy, Dresden, seminar on collaboration
PERFORMANCES
1980
Séance 1, Kiel
1981
Séance 2, Schoenstrasse D.vonGottberg, Hamburg
da: http://sudlab.com/
Biografia:
Carlo Massimo Franchi nasce a Pavia nel ’61. Dopo il diploma a Brera lavora come artista assieme anche a Salvatore Fiume e come scenografo con il regista Guido Gagliardi.
La sua produzione artistica Kaleidos è un agglomerato di colori, segni e parole che prendono vita grazie alle esperienze maturate nei viaggi dell’artista: dal deserto del nord Africa fino alle città metropolitane della California, i Kaleidos sono opere caleidoscopiche, dove ogni frammento restituisce un’esperienza visiva unica.
da: www.deodato.com
Biografia:
Christiane Mucha ( geb.Leufgen)
geboren in Emden am 24.12.1964.
Studium der Betriebswirtschaft in Dortmund und Emden: Abschluß 1989 an der Fachhochschule Ostfriesland als Dipl. Betriebswirtin.
Seit November 2004 eingeschrieben als Studentin derAkademie für bildende Kunst in NRW, Düren.
26. April 2008 Akademiebrief der Akademie für Bildende Kunst in NRW.
Seit April 2008 Dozentin an der Akademie für Bildende Kunst in NRW in Düren.
2008 Mitglied der Kultur am Emsdelta e.V.
Dezember 2008 Leitung der Neuen Kunstschule Düren für Kinder und Jugendliche.
25.Januar 2009 Ausstellung "Zeit und Traum" im SBZ Eschweiler.
20.März 2009 Ausstellungseröffnung " Auf engstem Raum" im Forschungszentrum Jülich.
5.-12. Juli Teilnahme an der Greetsieler Woche 2009
2010 "Verlorene Geschichten" der Kultur am Emsdelta mit einer Ausstellungsreihe über zwei Jahre in den Niederlanden und in Deutschland.
2011 Kulturbunker Emden.
2011 Ausstellung in der Mühlengalerie in Hinte zur 600 Jahrfeier des "Osterhusischen Accord".
2012 Forum Alte Werft Papenburg und Kunst im Park Papenburg.
2012 Frühlingspromenade auf Schloss Merode.
2012 Grüne Mühle Greetsiel "Andere Ansichten".
2013/2014 Ausstellungsreihe "Watt und Wasser" mit Künstlern der Kultur am Emsdelta in Deutschland und den Niederlanden.
2015 "Art Explosion",Assen,NL.
16.-23.August,Greetsieler Woche.
da: www.christiane-mucha.de
Il 29 ottobre del 1979 Antonino Uccello si spegneva prematuramente nella sua dimora di Palazzolo Acreide, dal 1983 totalmente adibita a Museo in ossequio alle sue volontà: la Regione Siciliana, grazie anche alla lungimiranza degli eredi, rese imperitura ed emergente l’opera dello Studioso acquisendo e salvaguardando contenitore e contenuto della Casa museo che oggi è considerata una delle più importanti istituzioni a carattere etnografico dell’Italia meridionale. Il tempo trascorso dalla morte di Uccello impone di pensare al futuro dell’Istituzione con nuovi programmi e nuovi traguardi. La disponibilità delle sale di Palazzo Ferla Bonelli, in dotazione al Museo dal 2008, aprono grandi prospettive e stimolano verso un’intensificazione delle iniziative culturali già numerose e qualificate, in particolare negli ultimi due lustri. Ma è soprattutto il rapporto con il territorio ibleo e con le Istituzioni del Val di Noto che induce a potenziare le funzioni e il ruolo sociale del Museo, orientando verso una ridefinizione dei suoi ruoli e delle sue finalità. Un museo del territorio non può essere altra cosa rispetto a un museo delle popolazioni e delle identità che in quel territorio agiscono e operano. Specchio della collettività, riferimento di memorie e di saperi, il museo etnografico deve sempre più divenire luogo di accoglienza e di irradiazione verso il tessuto umano e sociale di riferimento. L’opera, il lascito e la lezione di Antonino Uccello consentono di sviluppare progetti solidi e concreti basati su un rapporto integrato tra economia, cultura e tradizione. In questo rapporto fioriscono risorse di pensiero e di azione sulle quali ottimizzare la convergenza degli operatori e delle Amministrazioni locali, impegnati nella salvaguardia e nella fruizione delle specificità e dei valori caratteristici di un’area in gran parte ritenuta Patrimonio dell’Umanità per le sue eccezionalità architettoniche e paesaggistiche. Ricordare Antonino Uccello equivale, dunque, a orientare lo sguardo verso il futuro piuttosto che guardare al passato con consunto e retorico spirito commemorativo. La sua voce risuona tra intuizioni, ammonimenti, insegnamenti e, soprattutto, armoniosi esempi di umanità e coraggio: graffiti di un’etica sempre più offuscata, nei tempi attuali, da tentazioni di abbandono e rassegnazioni al declino alle quali va opposta resistenza, perseverando nel sentiero di idee forti e radicati convincimenti verso il raggiungimento di una rigogliosa progettualità futura.
Nicola Leanza
Assessore regionale ai beni culturali e ambientali e alla pubblica istruzione
Si realizza una volontà di Anna Caligiore Uccello e dei suoi familiari nel presentare i disegni e le pitture di Rosario Alescio, artista popolare dell’isola di Ortigia, attivo fino agli anni Settanta dello scorso secolo, conosciuto e apprezzato da Antonino Uccello che volle farsi donare una parte della sua produzione prima che la morte lo strappasse prematuramente agli affetti e al lavoro di ricercatore e di etnografo. Una volontà che la Signora ha tuttavia invitato a ricondurre direttamente a quella del marito che non fece in tempo a organizzare una piccola mostra per la quale aveva iniziato a progettare e a scrivere. E tuttavia con questo evento non si consuma un intimo affare di famiglia, tra nostalgie, ricordi e inclinazioni alla malinconia. È piuttosto uno stimolo a un ripensamento, a una considerazione sulle modalità di lavoro di Antonino Uccello a trent’anni dalla sua scomparsa. In circa dieci anni di conduzione della sua Casa museo e nel costante accostamento al suo pensiero e alla sua eredità ideologica e scientifica, di Uccello abbiamo imparato ad apprezzare una sorta di spregiudicatezza innovativa tanto incisiva e fecondamente provocatoria di intuizioni e proposte, quanto circolante sottotraccia, con modalità, forme e toni del suo insinuarsi commisurate al personaggio al contempo mite e deciso, duttile e caparbio. Non so a quanti osservatori, ricercatori, accademici e critici, sarebbe venuto in mente di riunire la produzione di Rosario Alescio per farne una mostra. E, quando con la Signora Anna, in una calda giornata della scorsa estate, nella sua casa di Noto, esaminammo i dipinti dell’artista siracusano, che lei aveva per tanti anni custodito, non posso nascondere che circolò non poca perplessità. Ma se Uccello aveva considerato Alescio con interesse e con lui aveva instaurato quel rapporto di rispetto e di attenzione che sapeva intrattenere con gli uomini della sua terra – fossero pastori, contadini, carcerati, pescatori, artigiani, dotti o letterati – un motivo doveva pur esserci. Lo spiega egli stesso nelle poche righe, inedite, che ci ha lasciato su Alescio e che di seguito si riportano. Ma forse, ancor di più, lo spiega Gaetano Gangi in uno scritto che la Signora Anna, con felice scelta e su consiglio congiunto di figlia, nipote e genero, gli commissionò per l’occasione e che il lettore qui ritrova. A noi, cui è stato affidato il compito di custodire, valorizzare e diffondere l’opera e il pensiero di Uccello, ma a cui, soprattutto, è stato assegnato lo sviluppo del progetto della sua idea museografica quale risorsa per il territorio ibleo e luogo di riconoscimento per le popolazioni che in esso vivono, spetta ricondurre una concreta traccia della sua volontà di operatore culturale verso la dimora originaria, là dove egli stesso avrebbe agito se la sorte non lo avesse impedito. Ma, al di là di un’azione vagamente filologica alla ricerca delle sue ‘ultime eredità’, è forse indicativo considerare, con questa mostra, come l’attenzione di Uccello verso l’arte popolare fosse di fatto anche una ricerca tout court del fascino e dello stile e non solo delle ‘tecniche’ sulle cui configurazioni e sulle cui analisi ci si è molto esercitati in un ambito etnografico che ha perso di vista l’uomo nella sua complessa interezza, quasi che fascino e stile fossero elementi estranei e impercorribili all’interno dell’ideologia degli umili. Sotto questo aspetto, la voce di Uccello risuona ancor oggi intensa e costante, come il suo insegnamento, attento sia a penetrare l’oggetto etnografico nella sua valenza di documento storico, sia a considerarlo quale testimonianza di un agire umano non circoscrivibile entro anguste categorie sociali.
Gaetano Pennino
Dirigente responsabile della Casa museo Antonino Uccello
Ortigia è un’isola mitica Diciamo che Ortigia è un’isola mitica: è Siracusa. Non è una terra solare per l’imprevedibile intrico di viuzze e ciechi ronchi: il sole non è una presenza assoluta e tuttavia è in ogni pietra, nei tagli di luce e ombra e perfino nel più fitto buio come in certa pittura spagnola che rimanda segrete iridescenze. Le stradette di Ortigia si distendono con la sinuosa mollezza delle branchie di un polipo a cogliere il mare. “È chiaro – scriveva Francesco Lanza in una pagina dedicata a Siracusa – che se non fosse per i ricordi e i rimpianti di nomi gloriosi che la legano alla terraferma, questa breve e inesauribile Ortigia romperebbe l’unico ponte e se ne starebbe sola, tra cielo e mare con le darsene e le cale, e nell’aria l’odore delle alghe, delle carrube e del miele”. In una di queste viuzze, declinante sulla fonte Aretusa, fino a qualche anno fa un ometto canuto, di volto roseo, come uno gnomo, sull’uscio della sua stanzetta esponeva i suoi fogli colorati. Rosario Alescio è nato nella barocca Noto il 19 febbraio del 1900, e da oltre cinquant’anni la sua vita, come un giuoco d’altalena si è svolta entro la breve parabola di questa viuzza: prima un basso di fronte all’attuale “atelier”, con la sua botteguccia di generi alimentari, e poi qui a Ortigia, solo, con un gatto, a scorrere il tempo. Quando cedette la bottega, avrebbe voluto fare il fotografo, ma poi un pittore locale gli fornì alcuni tubetti di colore: da allora don Rosario Alescio se n’è stato a dipingere dietro i vetri dell’imposta nei giorni dell’inverno, e d’estate proiettato sulle brezze della strada. Alcune sue pagine colorate erano esposte sull’uscio di casa come in una edicola di giornali, altri accatastati entro una valigetta disposta a terra, sotto un piccolo tavolo da lavoro. La prima pittura dell’Alescio che ebbi modo di osservare è un Ingresso di Gesù in Gerusalemme, così vicino alle icone su vetro diffuse un po’ in tutta Europa: infatti le immagini di carattere devoto di questo pittore riprendono l’iconografia delle stampe popolari, come quella di Santa Lucia, ad esempio, o l’altra di Sant’Antonio abate che benedice gli animali e che pare un autoritratto dell’Alescio. Anche se il nostro pittore ha fatto appena la terza elementare, poi il muratore e il bottegaio, non mi sentirei di definirlo un “domenicale”, né un naïf o un “pittore del Sacro Cuore”, per usare la definizione di Wilhelm Uhde. Certo in alcuni suoi quadri c’è quella ingenuità tipica dei bambini e un tratto incerto e deformante, con una prospettiva che dissocia i piani e distorce le immagini. Ma più spesso, specie nei suoi paesaggi, si manifesta soprattutto un’istintiva sapienza cromatica. Alescio è quello che si dice un pittore nato, che ha il senso del colore, un colore di atmosfera, lirico, che contrappunta la luce dei giorni e delle stagioni. 7 Alescio non è il naïf narratore di favole, delirante a volte di fantasmi e incubi, con un preciso mondo da esprimere. Nei suoi paesaggi, che a volte non sono quelli di Ortigia ma di Venezia, Zurigo, Praga, Lecce e così via – panorami “copiati” da cartoline e stampe – è sempre un’atmosfera, una luce, che è quella della sua strada, carica del verde scirocco che risale dalla fonte Aretusa e dal mare, la cui presenza, qui, si avverte come quella di un nume. L’istintiva disposizione dei toni esalta il timbro del colore e crea spesso un equilibrio di piani disposti come tessere musive. Le brillanti facciate gialle delle case sono come attraversate da venti stagionali e contornate dal ricamo delle aiuole. Anche nella “Eruzione dell’Etna” le colate di lava scendono a valle come fossero grappoli di glicine in fiore, ricreate da Rosario Alescio per la gioia di vivere e dipingere. del colore, un colore di atmosfera, lirico, che contrappunta la luce dei giorni e delle stagioni.
Antonino Uccello
Con Antonino Uccello poeta e Rio Alescio pittore Dal 1997 le mie conversazioni con Corrado e Paolo Morale, padre e figlio, sono tra le più familiari e tra le più provocanti sotto molti aspetti negli ambienti siciliani da me rifrequentati. Due mesi fa è stato Corrado a dirmi che fra le cose lasciate da Antonino Uccello era un certo numero di tempere su carta. Del maestro che le aveva dipinte non si sapeva nulla. Uccello voleva farne una mostra, una mostra desiderava ora farne Anna, Anna Caligiore Uccello, moglie e compagna dalle sintonie tuttora musicalmente ricche di sorrisi e silenzi. E Paolo Morale mi ha consegnato dieci giorni dopo, nel paesaggio marino e terrestre che mi circonda sulla piazza Trieste di Avola, una storica fotografia da cavalletto di quel maestro (lo avevo conosciuto?) che si firmava – Paolo, divertito, me ne mostrò le prove – Rio Alescio (con quel che mi poteva sembrare uno spiritoso soprannome umoristico), la fotografia che metteva sulla scena 36 opere dipinte dall’Alescio nel triennio 1970-1972 e due pagine battute a macchina con la cartacarbone dal nonno Antonino. Fui abbagliato dalla bellezza dei colori trattati come voci nella evidente coralità di quei dipinti la cui innegabile attenzione documentaria confermava l’opera della sua fantasia. E cominciai a conversarne in diversi momenti del giorno e della notte con quel pittore e con Antonino Uccello che avevo conosciuto a Noto per fama di poeta nel 1938, mio compagno agli esami di maturità classica nel 1943 e, nel corso di molti anni e di non pochi miei e suoi avvenimenti una delle rare personalità al di sopra dei limiti altrui e delle mischie, uno dei miei amici più cari. Lascio alla vostra immaginazione, per intenderci, l’ospitalità di una settimana sua e della sua preziosa ed essenziale famiglia, Anna e l’incantevole figliuola sedicenne Rosalia, nella nobiltà culturale senza confronti della sua Casa museo di Palazzolo Acreide. Ero con Emma Contestabile, la grande interprete delle 32 Sonate per pianoforte dell’inevitabile ed inestimabile Haydn da me commentate. Quel non sapere altro di Rio Alescio, lontano dal darmi pensiero e perfino dall’incuriosirmi, acuiva il mio interesse intorno a quelle opere venute insieme con la documentata attenzione di Antonino Uccello. Mi faceva puntare sulla vera vita dell’Alescio, sul suo gioco narrato da lui con i suoi possibili legami, coi suoi mezzi e le sue prospettive, con le sue architetture anche cromatiche, insomma, con le sue parole non parole. Mi dava felicità. Ed ammirai che Paolo Morale condividesse il mio sorvolare sulla immensa profusione delle notizie inutili dovute agli strumenti ch’è stata sempre più in uso nell’ultimo trentennio del Novecento, considerata necessaria perché in ogni luogo nel nostro pianeta raccolta e documentata a piene mani. Richiedeva, infatti, come la rarità o la mancanza di notizie e d’informazioni, le più ardue sentenze della intelligenza. Dal Novecento usciva un maestro che per autenticità ed istinto era giunto con la maggiore semplicità possibile dove pochi altri erano arrivati con lunghi approfondimenti e superamenti e dopo faticose battaglie. Riceveva, quindi, da Antonino Uccello e da noi, le migliori conferme del fatto che anche in tempi di programmazioni artificiose e strumentalizzanti, delle cui manifestazioni colossali rimaneva una insignificante polvere, dipingere era stata un’arte così seria che poteva esser tentata senza fare il verso nemmeno ai letterati anche eccellenti che se ne davano pensiero. Nessun artista dopo Giorgio De Chirico, col quale ne avevamo riso anche a Roma, aveva adoperato per la propria arte tante parole quante i pittori. Le tempere che stavano davanti ai miei occhi avevano affascinato Antonino Uccello che ne aveva conosciuto l’autore e le aveva ricevute da lui. Volli visitarle súbito in sua compagnia, e mi riservai di legger dopo e a parte quel ch’egli ne aveva scritto. Sarebbe stato un tornare a conversare a quattr’occhi con Uccello. Percepivo un’altra una volta la nostra purissima gioia di coesistere nella intimità di un suo paesaggio e di una sua scelta. Ad Antonino Uccello e a me, ammiratori e interpreti, Alescio mostrava i propri segni, le sue simbiosi di partecipazione e di meraviglia: èccovi (noi traducevamo il suo pensare) i miei appunti di un triennio, il mio sorriso in cui consistono la povertà sublime di me pittore ed il mio realizzato equilibrio fra la potenza delle superfici e l’estenuazione del segno che contiene il minimo, anche se può sembrare il molto mai il troppo, delle occasioni esterne per abbandonarsi fino a coincidere scambievolmente con le occasioni interne la cui amicizia antica e la cui amicizia futura ci rendono profondamente felici poiché contengono, anche, suggerimenti e messaggi. Ma sui suggerimenti e sui messaggi, è la mia è la nostra immediata osservazione, dobbiamo intenderci. Non ci riferiamo a quei rumori, non suoni di parola, dei quali il secolo scorso coi suoi nuovi strumenti ha abusato, più che ogni altro tempo alle nostre spalle, in relazione con la rozzezza e l’inciviltà gigantesche, pari soltanto all’orgoglio delle mediocrità imperanti. Ci riferiamo a suggerimenti e a messaggi che possono rendere accessibili a tutti i popoli i civilissimi segni che riceviamo e che mandiamo nell’universo, i segni che non differiscono, se ne dia merito all’attenzione di Antonino Uccello e dei suoi familiari, da quelli che oggi vediamo gestiti da un personaggio così notevole. Sotto quale particolare forma dominante? Sotto una luce venuta tutta colore dalla solarità, sotto un bene senza limiti capace di rendere il genere umano tanto grande da non 10 cedere alla tentazione di lasciar scoccare in se stesso scintille di superbia e di orgoglio. Con che magistrale riflessione fermata sulla carta ce lo dichiara uno sguardo umanissimamente interessato di Rio Alescio su di un Pontefice, Paolo III Farnese, ritratto coi suoi nipoti Alessandro e Ottavio nel 1546 da Tiziano! In quello sguardo e nelle altre opere del nostro sensibile osservatore del Novecento, di un secolo sovraccarico di scoperte e di conquiste che hanno portato il primo uomo sulla luna, e di appannanti errori, non troviamo se non rarissimi, e nel racconto sufficientemente ambiguo, il fasto o le grandigie imperiali o le ulteriori diffuse strumentalizzazioni. Una esaltazione della ricchezza o della miseria nel mondo dell’Alescio non avrebbe senso. Frequentavo l’arte del Rio Alescio al di là della siepe costituita dal rispondere a necessità del momento, dalla siepe che, anche se il nostro non sarebbe mai stato un chiacchiericcio, esclude (quanto amavamo il giovanissimo Leopardi allusivo!), e rischia di sviare. Sentii respirare in me dilatandosi per alcune settimane queste considerazioni, fin quando, messo da parte dell’altro che avevo in corso, cercai la conversazione più storica e più documentaria col mio caro Antonino Uccello, e lessi quel ch’egli aveva scritto per se stesso e per ogni altra persona. Spunti ed argomenti che si ritessevano dentro di me acquistavano, mi è sempre accaduto, un ordine anche diverso da quello in cui si presentavano o si erano presentati, un ordine che, nel mio intimo e, a mio parere, nell’intimo di ogni persona o cosa, era sostanziale. Giustamente la prima, la sovrana essenza pittorica di Rio Alescio che aveva affascinato Antonino Uccello era stata la luce che dava coerenza e significato alle cose che quel maestro amandole aveva dipinte. E dalla luce, lo riascolto, era partito stampando le sue parole con la macchina per scrivere. Ascoltiamolo: “Ortigia è un’isola mitica: è Siracusa. Non è una terra solare per l’imprevedibile intrico di viuzze e ciechi ronchi: il sole non è una presenza assoluta, e tuttavia è in ogni pietra, nei tagli di luce e ombra, e perfino nel più fitto buio, come in certa pittura spagnola, che rimanda iridescenze solari. Le stradette di Ortigia, con la mollezza delle branchie, si distendono a cogliere il mare”. “È chiaro”, aggiunge Antonino Uccello per agevolare il lettore, citando quel che scriveva Francesco Lanza in una pagina dedicata a Siracusa, “che, se non fosse per i ricordi e i rimpianti di nomi gloriosi che la legano alla terraferma, questa breve e inesauribile Ortigia romperebbe l’unico ponte e se ne starebbe sola, tra cielo e mare con la darsena e le cale, nell’aria l’odore delle alghe, delle carrube e del miele”. “In una di queste viuzze, declinante sulla Fonte Aretusa”, continua Antonino Uccello, “un ometto canuto, di volto roseo, come uno gnomo sull’uscio della sua stanzetta espone i suoi fogli colorati. Rosario Alescio è nato nel- la barocca Noto il 19 febbraio 1900 e da oltre cinquant’anni la sua vita, come un giuoco d’altalena, si svolge entro la breve parabola di questa viuzza: prima in un basso di fronte all’attuale atelier, con la sua botteguccia di generi alimentari, e ora qui, solo, con un gatto, a scorrere il tempo. Quando cedette la bottega avrebbe voluto fare il fotografo, ma poi un pittore locale gli fornì alcuni tubetti di colore: da allora don Rosario Alescio se ne sta a dipingere dietro i vetri dell’imposta nei giorni dell’inverno, e d’estate proiettato sulle brezze della strada. Alcune sue pagine colorate sono esposte sull’uscio di casa come in una edicola di giornali, altri accatastati entro una valigetta disposta per terra, sotto un piccolo tavolo da lavoro. È una gioia che questo vecchietto si concede da appena due anni”. In relazione con gli autografi dell’Alescio sulle carte dipinte, quel che leggevo e rileggo era stato scritto da Uccello nel 1971. “L’istintiva disposizione dei toni”, dichiara Antonino Uccello, “esalta il timbro del colore e crea spesso un equilibrio di piani disposto come tessere musive: le brillanti facciate delle case – spesso vi fa spicco un luminoso giallo – sono come attraversate da venti stagionali, mentre l’esaltante ricamo delle aiuole rotea in liberi spazi. Anche in un quadro in cui l’autore ritrae l’Etna in eruzione, scendono a valle colate di lava come fossero grappoli di glicini in fiore, ricreate per la gioia di vivere e dipingere”. Considerando i temi che ricorrevano nei 36 fogli di quella stagione pittorica, quanto mi piacque, in relazione coi titoli ch’era possibile più utilmente definire, e con le date, condurre avanti l’opera di Antonino Uccello, cominciando da quel che Alescio derivava da Tiziano e da Roesler Kranz, e dal rivissuto fascino dei temi religiosi ancora viventi di un tempo veramente antico, lasciatelo dire a chi l’ha conosciuto, fra i quali un Sant’Antonio Abate, che ad Antonino Uccello pare un autoritratto dell’Alescio, ed un’ancora più siracusana Santa Lucia. Continuai coi fiori, ed il tema degli animali, quella che a me parve una tenera Mamma tigre, e con le città da cartoline ricevute o capitate fra le mani, che gli facevano fatto riconcepire e amare la sua notigiana piazza d’Ercole, e Siracusa, fra l’altro un castello Maniace non meno suo di quant’era stato di Federico II che l’aveva costruito, e mediterraneamente Praga e Zurigo oltre Venezia, Feltre, Napoli e Lecce. La sua autorevole fantasia traduceva sfrenandosi ogni cosa. C’erano memorie di racconti delle guerre d’Africa, cose di un tempo lontano, una reinterpretazione del mistero di una caravella, e una classica e romantica navigante moglie di Atene, quel che può sembrare, nella vita condotta fra siciliani e siciliane, fra stranieri e straniere, una confidenza assai ricca che proietta quel ch’egli sente, ed ama, sopra ogni sua espressione. La sua donna? Una sua passione? Teatro antico sempre da raccontare e sempre nuovo. “Anche se il nostro pittore”, scrive Antonino Uccello, e che altro vorremmo seriamente sapere di più?, “ha fatto appena la terza elementare”, io che leggo ho la felicità di aggiungere che dà tenerissime prove di esser debole in ortografia, “poi” continua con la sua gemmea chiarezza Uccello, “il muratore e il bottegaio, non mi sentirei” assicura, “di definirlo un domenicale, né un naïf o un pittore del Sacro Cuore, per usare la definizione di Vilhelm Uhde. Certo” non esita a dichiararlo, “in alcuni quadri c’è quella ingenuità tipica dei bambini e un tratto incerto e deformante, con una prospettiva che dissocia i piani e distorce le immagini. Ma più spesso, specie nei suoi paesaggi, si manifesta soprattutto un’istintiva sapienza cromatica. Alescio è quello che si dice un pittore nato, che ha il senso del colore, un colore di atmosfera, lirico, che contrappunta la luce dei giorni e delle stagioni”. E si sofferma a chiarire il senso delle distorsioni dell’Alescio al confronto con quelle che non senza argomenti avevano documentato le più alte espressioni di libertà. “Alescio non è il naïf narratore di favole, delirante a volte di fantasmi e incubi, con un preciso mondo da esprimere”. La sua luce “è quella della sua strada, carica del verde scirocco che risale dalla fonte Aretusa e dal mare, la cui presenza si avverte qui come quella di un nume”. Corrado Morale mi aveva, anche, documentato che l’Alescio era nato, ciò confermava quel che Antonino Uccello aveva scritto, a Noto il 19 febbraio 1900; che si era sposato con Gesualda Barone nata a Rosolini il 7 maggio 1910, che risiedeva nella lontana Acradina, al numero 10 della via Adrano; in Acradina ventosa, la frequentavo nei miei anni universitari, come non pochi siracusani che lavoravano in Ortigia, dove i siracusani preferivano passar l’estate; e ch’era morto senza lasciar eredi il 18 ottobre 1976. Movendosi la mia memoria in quel che Antonino Uccello aveva scritto, mi è accaduto di ricordare che il mio padrino di cresima, il violinista Giovanni Drago proveniente da Scicli, ch’era vissuto a Genova prediletto da Toscanini, e si era poi trasferito a Siracusa, negli ultimi anni Cinquanta mi aveva fatto stringer la mano, una prima volta dove l’Amalfitania e la via Landolina s’incontrano, una seconda volta al di là della piazza del Duomo sul fianco di Santa Lucia alla Badia, ad un suo amico da lui molto apprezzato per i suoi interessi e per la modestia delle sue attività in Ortigia. Condividere quel suo giudizio era stata la cosa più facile al mondo poiché le sue osservazioni provenivano da una intelligenza che non temeva confronti. Il mio splendido padrino mi disse poi che quell’uomo, senza studi, aveva sempre percepito tutto con la prontezza di un esperto. Gliene aveva dato una prova da musicista vero, avrebbe detto Toscanini, dopo avere ascoltato in un tardo pomeriggio un lungo assolo di parti del Concerto per violino e orchestra di Mendelssohn, eseguito per lui. Impeccabile, aveva giudicato, nonostante il braccio indebolito. Quell’uomo potrebb’essere stato l’Alescio. Grandi, veramente grandi, sono i meriti di Antonino Uccello che aveva scoperto e desiderava esporre queste tempere proponendo su di esse, come su ogni cosa che lo interessava, la meritata attenzione; e lo sono, ora, anche, veramente grandi i meriti di Anna Caligiore Uccello e di Rosalia Uccello Morale e di Corrado e di Paolo Morale che sono legati da sentimenti così mitici da rendere folgorante la propria quotidianità; e veramente grandi sono, anche, i meriti di tutti dico tutti gli altri che si sono egregiamente adoperati per questa esposizione volendo includere oltre la propria volontà il sentire di Antonino Uccello. Ci faranno sempre distinguere ed amare la genialità dell’Alescio che, col suo non dar importanza a quel che sarebbe estraneo all’assoluto punto d’arrivo dell’arte, si rivela uno dei maestri più istintivi che siano esistiti. Egli è riuscito infatti a compiere dipingendo uno dei più lunghi e dei più felici viaggi nella scultorea immobilità propria di tutte le arti, di quelle visive in particolare, nelle quali non esiste che libertà, che consapevolezza ed insieme conquista, di cima in cima sulle possibilità del genere umano.
Gaetano Gangi
Immagini dove tutto è luce Il caos è la forza estrema della disperazione e quando si è disperati, il caos appare come la migliore forma dell’ordine. Quando mio nonno morì avevo quattro anni ma nonostante la tenera età, lui è ancora vivo nella mia memoria. Ricordo quei lontani freddi giorni invernali, quando salivo le scale della Casa museo tutte d’un fiato onde evitare l’“attacco” di Bella, un mastino napoletano quattro volte più grande di quanto lo fossi io. Eccomi finalmente in cima alle scale, mia nonna sulla soglia di casa che mi stringe in un forte abbraccio, per poi correre e salutare zio Seby che, venendomi incontro dalla sala con tono pacato e affettuoso, mi chiama “piricuddu”. Poi nuovamente in corsa verso la camera del nonno, una volta entrato in quella stanza tutto appariva magico e irreale: quell’abat-jour che proiettava nelle pareti strane ombre che si diffondevano in tutta la stanza, mio nonno disteso nel letto si apprestava ad accogliermi con il suo sorriso rassicurante, sornione. “Macabunnu” mi diceva e io, nella mia tenera età, rispondevo innocentemente: “macabunnu tu”. Tutto ciò era una sorta di rituale e ogni volta che si ripeteva questo “giro di saluti” mi sentivo felice, un benessere inconscio mi riempiva il cuore. Finché un giorno, con la solita gioiosa spensieratezza, mi apprestai a compiere il solito “giro di saluti” ma quando entrai nella sua stanza, il letto era vuoto e l’abat-jour spento… mia nonna con parole semplici mi spiegò che era salito in cielo. Dieci anni dopo, morì anche suo figlio. Ancora oggi ricordo l’odore che si respirava in quella casa, l’odore di ogni stanza: la cucina dove mia nonna, con grande semplicità e maestria, sfornava prelibatezze di ogni genere, dove il vapore che fuoriusciva dalle pentole in ebollizione rendeva i vetri delle finestre appannati; la sala da pranzo con il suo inconfondibile odore “ri conca” che, oltre a riscaldare l’ambiente, veniva usato per abbrustolire “i ulivi”; poi la camera da letto di mio nonno adorna di libri con uno strano odore di “ri robbi vecci” e ancora l’atrio della Casa museo con le pareti adorne di piatti di ceramica. Le scale stracolme di piante e in particolare l’edera che con vigore e orgoglio sovrastava la ringhiera in pietra, conferendole un aspetto austero e sinistro durante le giornate uggiose. Il frantoio, l’opera dei pupi siciliani, “a casa ri stari”, “a casa ri massaria”, la cisterna: ogni parte di quella casa trasudava vita. Adesso capisco che questi odori e questi ricordi erano la vera Casa museo, chi la visitava vi respirava passione, amore, l’essenza più intima dell’anima di Antonino Uccello. Ogni oggetto raccontava della passione e della cura con cui egli stesso l’aveva raccolto o trovato in una delle sue tante “spedizioni” e poi collocato “in quello scorcio di paradiso delle cose perdute”. Antonino Uccello aveva crea- 15 to un mondo, un mondo fatto di passato che vive nel presente ed entra nel cuore dell’anima di chi lo visita. Adesso come allora la sua figura e la Casa museo hanno lasciato impronte tra le più estroverse, carismatiche e acute che la scena intellettuale siciliana abbia mai conosciuto. Uccello era privo di quel senso di arroccamento, di normalizzazione, di vorrei-ma-nonposso che condiziona l’esistenza corrente quotidiana di noi esseri umani, dotato di una grande caparbietà che molte volte gli permise, in vita, di vincere battaglie di carattere politico o burocratico o più semplicemente, di non curarsi dei giudizi o dei pregiudizi, uscendo dal senso comune. Se è proprio vero che è nel pieno delle difficoltà che risiede l’occasione favorevole, la Casa museo ne è la perfetta espressione, dato che è nata tra i più disparati sacrifici che una famiglia possa sostenere. Ecco, il punto fondamentale è questo: ogni personaggio descritto da mio nonno è legato a un luogo; l’insieme di questi luoghi crea una visione pittoresca della Sicilia, una Sicilia col sapore antico. Rammentiamoci che tutto ciò che è conservato dentro le mura di questa casa rappresenta le nostre radici e il nostro futuro perché chi dimentica il passato o ne disconosce l’importanza sarà costretto a riviverlo. Dimostrazione di ciò è la mostra di Rio Alescio. Il binomio dei termini “terra” e “mondo”, le parole-chiave “poni qui una terra” e “apre un mondo”: in questo si fa luogo esemplare dell’apertura della verità concepita come l’“orizzonte”, all’interno del quale l’uomo convive. In questa “cosa” l’opera d’arte occupa uno spazio concreto e materiale, si impone come presenza tangibile ma, al contrario di altro, l’opera d’arte si ritrae eternamente, mantiene sempre uno scarto dalla nostra comprensione, continua a interpellare la nostra riflessione mantenendo la sua natura enigmatica. Contemporaneamente l’opera d’arte è autentica ed efficace, “apre il mondo” che noi abitiamo; l’arte non è rappresentazione di un modello esterno, non è copia del reale, tanto meno mera documentazione. L’arte instaura essa stessa categorie di comprensione, principi concettuali, definizioni che orientano la nostra esistenza. L’arte è prima della verità poiché essa, fondando un linguaggio proprio, definendo un suo orizzonte è l’origine stessa della verità, si definisce da sé prima delle nostre riflessioni. L’eterna battaglia tra parole e silenzio... dove ognuno di noi, nella propria intimità, percepisce e comunica con l’opera in maniera differente e soggettiva. Vedere concretizzarsi, dopo trent’anni dalla scomparsa di mio nonno, l’ultima sua mostra dedicata a Rio Alescio, è una grande emozione per me e per la mia famiglia: leggere e rileggere la presentazione fatta da mio nonno è un salto nel passato, un dialogo quasi mistico, come se la sua ombra mi par- 16 lasse. Ed emozione suscita la mostra dei quadri di Rio Alescio, con le sue opere dai colori sgargianti, evocanti una Sicilia illuminata perennemente da un sole iridescente, traboccante di suoni, di colori, di profumi, di immagini dove tutto è luce, ove affiora in maniera ineluttabile l’estate della vita, la sicilianità e la poetica che mio nonno ha sempre usato nei suoi scritti e riscoperto in Alescio, con l’aggiunta di una suggestione tagliente ed efficace tanto penetrante anche per l’osservatore meno esperto. La poesia che emerge porta il profumo del gelsomino, del glicine, dell’uva pigiata, dei gerani in fiore, di un tempo andato che torna come antitesi al progresso dilagante, con uno sguardo volto al passato che al contempo diventa futuro e oggi presente. Tutto ciò mi rende sempre più orgoglioso di essere nipote di Antonino Uccello e soprattutto felice di contribuire a non obliare il passato e le proprie radici bensì a riscattarle nella speranza di un futuro migliore. La conoscenza apre le porte della mente e del cuore, spetta a noi seguire la “chimera” ribadendo che siamo intrisi della stessa natura di cui sono imbevuti i sogni, quei sogni che mio nonno perseguì trasformando una mera chimera, una realizzazione apparentemente impossibile: la Casa museo. Voglio rendere partecipi tutti i lettori della commozione viva in mia nonna e in tutta la mia famiglia che, in maniera umile e silente, con immensa gioia, vede il progetto di mio nonno realizzarsi e prendere così vita.
Paolo Morale
Da: http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/casamuseouccello/public/outputFCATALOGO%20MOSTRA%20R.%20ALESCIO.pdf
“La sua voce risuona frammenti e lasciti per un’ipotesi di esposizione ritrovata a trent’anni dalla morte di Antonino Uccello
Rosario Alescio artista popolare Palazzolo Acreide (Siracusa)
Casa museo Antonino Uccello
7 novembre 2009 - 10 gennaio 2010
Biografia:
Gelindo Crivellaro , vive e lavora a Cavarzere.
Inizia la sua attività artistica sotto la guida del maestro Alfredo Forzato, espone in mostre collettive e personali e a concorsi nazionali fin dal 1978 conseguendo premi e riconoscimenti.
Le sue operano si trovano in numerose collezioni private e pubbliche in Italia e all'estero.
Opera con il circolo artistico di Cavarzere di cui è socio fondatore.
"Gelindo Crivellaro, artista contemporaneo attivo sulla scena dell'arte visiva da molti anni, ha esposto in moltissime mostre, sia collettive che personali e vincitore di numerosi concorsi.
Possiamo dire che è un artista in continua evoluzione. Le sue opere sono di piccolo e medio formato realizzate con colori ad olio su tela.
Lo stile è di chiara matrice neoespressionista volta in taluni casi ad un evidente astrattismo. Nello stile espressionista la pittura di genere è legata al paesaggio e alla figura. Emergono in ogni caso caratteristiche che accomunano tutta l'arte del Crivellaro.
Pittura dal disegno volutamente incompleto predominata da colori caldi tenuti sottotono, con luci diffuse e generalizzate a volte articolatamente accentuate, il modellato è pressochè inesistente. Presenta una stesura di raffinata esecuzione che pur tralasciando il dettaglio non altera la sua preziosità...
...I paesaggi di Crivellaro ispirati alla campagna veneta e all'archeologia dell'antico Egitto, non si esauriscono nella materia ma ci riportano al sogno e alla visione. Le sue opere si leggono con gli occhi e si vivono con l'anima.
Possiamo affermare che le opere di questo artista sono contemplative, spiritualizzate e senz'altro poetiche."
M. Schiccheri
Principali mostre collettive:
Giubileo del 2000: Sponsor ufficiale Giovanni Rana. Mostra itinerante da Roma a Betlemme.
Luglio 2006: La notte bianca. Padova, Via Savonarola.
Febbraio - Marzo 2008: Padova, Galleria civica di Piazza Cavour. "Novecento al museo".
Maggio 2008: Esposizione in Prato della valle (Pd) alla fiera d'arte "en plein air".
Settembre 2008: Esposizione presso la galleria ZeroUno (Barletta) in occasione della collettiva "ENERGIALIBERA"
Attualmente lavora per galleria “Orler” di Abano terme.
Gelindo ha esposto presso le gallerie di:
-
Adria (RO)
-
Cavarzere (VE)
-
Conselve (PD)
-
Piove di Sacco(PD)
-
Albarella (RO)
-
Este (PD)
-
Chioggia (VE)
-
Fiesse Umbertiano (RO)
-
Comacchio (FE)
-
Porto viro
-
Pordenone
-
Padova
-
Rovigo
-
Museo Alternativo Remo Brindisi di Lido di Spina
-
Galleria la Roggia (TV)
-
Madonna di Campiglio (TRENTO)
-
Arte Rosa' (VICENZA)
-
Salsomaggiore Terme (PARMA)
-
Museo Arte Contemporanea di Padova
da: www.gelindocrivellaro.com
Biografia:
LAVAGNINO, PierLuigi
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)
di Raffaella Fontanarossa
LAVAGNINO, PierLuigi. - Nacque a Chiavari il 22 ott. 1933 da Dario e da Angela Martinengo. Il padre, tenente colonnello, lo indirizzò agli studi umanistici, sollecitandolo a seguire la sua carriera; ma egli si diplomò, nel 1954, al liceo artistico N. Barabino di Genova.
L'avvio dell'attività pittorica già nei primi anni Cinquanta è contraddistinto da una ricerca intorno alla figurazione. Nello stesso periodo il L. completò la sua formazione con un soggiorno in Francia. A Parigi si interessò in particolare all'opera di C. Monet, G. Courbet, J. Fautrier e N. de Staël. Nello stesso anno, il 1953, si recò ad Aix-en-Provence sulle tracce di P. Cézanne; al rientro eseguì Collina e Pini (Quintavalle, tavv. 2 s.), dove restituì l'impronta cezanniana maturata in quel soggiorno.
Il L. lasciò la città natale e la Liguria per trasferirsi definitivamente a Milano nel novembre del 1955; qui entrò in contatto con L. Fontana, con R. Birolli e con E. Morlotti di cui divenne amico. Il L. dalla metà degli anni Cinquanta si orientò verso le ricerche dell'informale aderendo, almeno a livello teorico, al cosiddetto naturalismo padano, formulato da F. Arcangeli. Mise a punto in quel primo periodo milanese la sua pittura di materia e di luce, che con estrema coerenza e rigore contrassegnò tutta la sua produzione matura. Un esempio di questo passaggio è nelle opere Foresta e Senza titolo (ibid., tavv. 4 s.), dove il L. elaborò un linguaggio completamente nuovo fatto di strati di colore spessi in una gamma ricercata e totalmente avulsa da qualsiasi realismo. Fu Birolli che nel 1958 lo inserì nella prima mostra alla galleria Montenapoleone; la prima personale arrivò l'anno seguente alla galleria Senatore di Stoccarda. A Milano, dove il L. proseguì a lavorare stabilmente, a parte brevi rientri a Chiavari, si avvicinò alla galleria Il Milione di G. Ghiringhelli con il quale strinse amicizia. Conobbe A. Chigline, U. Dilani e P. Manzoni. Nel 1966 fu invitato da N. Ponente alla Biennale di Venezia.
Nel 1968 espose alla galleria Il Milione alcuni pezzi della serie Studio e Foglie (ibid., tavv. 27 s.), modulati sull'ocra e sugli azzurri cinerini che, insieme con i verdi, furono i colori più amati dal pittore ligure.
La dimensione emotiva della sua pittura si fece sempre più evidente dai primi anni Settanta in opere quali Grande studio, Marina eGrande studio in rosa (ibid., tavv. 34 s., 38). Nel 1971 il L. lasciò Il Milione e passò, sempre a Milano, alla galleria Bergamini che lo ebbe a contratto fino al 1980, quando cominciarono gli anni più difficili della sua carriera. Negli Stati Uniti (nel 1973 e nel 1976) il L. ammirò non tanto la novità dell'Action painting, ma W. de Kooning, S. Francis e A. Gorky. L'incontro con l'espressionismo astratto gli permise di pensare solo al quadro e non più alla sua funzione di rappresentazione. Questa riflessione è evidente in alcune opere a partire dal 1976 (Verde, luce gialla, ibid., tav. 42). Con Metamorfosi, del 1978 (ibid., tav. 47), il L. conquistò definitivamente una dimensione priva di echi figurativi o di accenni prospettici, concetti che puntualizzò nelle opere seguenti, come Scrittura cancellata e sottoscritta (ibid., tav. 52), Sottoscritture (Parmiggiani, 2001, p. 82) e Sottoscritture e cancellazioni del 1988 (Quintavalle, tav. 57).
Il L. morì a Milano il 7 febbr. 1999.
Fonti eBibl.: C. Penati, Appunti per una situazione (catal.), Milano 1958; R. Tassi, in P.L. L. (catal.), Milano 1978; F. D'Amico, La segreta alchimia della pittura (catal.), Acqui Terme 1988; A.C. Quintavalle, P.L. L. (catal., Reggio Emilia-Cavriago), Milano 1992 (con bibl.); M.F. Giubilei - F. Ragazzi - F. Sborgi, Presenze liguri alla Biennale di Venezia 1895-1995 (catal.), Genova 1995, p. 316; S. Parmiggiani, P.L. L. (catal.), in I Quaderni di Palazzo Magnani (Reggio Emilia), 1999, n. 5; Id., P.L. L. (catal.), Chiavari 2001; Id., P.L. L. nelle collezioni acquesi (catal.), Acqui Terme 2001 (con bibl.); Diz. degli artisti liguri, a cura di G. Beringheli, Genova 2001, pp. 211 s.
da: www.treccani.it/enciclopedia/pierluigi-lavagnino_(Dizionario_Biografico)
Biografia:
nato nel 1946
link al sito on line del pittore: http://www.ballinigilles.com/
Biografia:
(Lucca 1885 - 1968)
Nato a Lucca, allievo al locale Istituto di Belle Arti, Ezio Ricci mostra negli anni giovanili una predilezione per la pittura verista, testimoniata da quadri come “Donne che pregano”, del 1903, e “Ritratto della nonna”, del 1907.
Nominato nel 1916 titolare della cattedra di ornato e decorazione all’Accademia di Belle Arti di Perugia, vi trascorre sette anni caratterizzati da un’intensa e felice attività pittorica. Risalgono a questo periodo alcune delle opere migliori, con soggetti ispirati alla vita domestica e familiare, nel segno di un ritrovato intimismo. È il caso del grande “Interno” del 1922, nel quale una giovane donna è ritratta mentre ricama serenamente, vicino ad vaso di margherite.
Nel 1923 torna nella città natale, con l’incarico di professore di ornato all’Istituto di Belle Arti trasformato, in seguito alla Riforma Gentile dell’insegnamento artistico, in Istituto d’Arte. Il suo stile mostra un nuovo interesse verso il movimento novecentista (“Contadinelle toscane”, 1925); tuttavia, gran parte delle opere di questo periodo sono disperse in raccolte private non identificate. Nel 1929 ottiene affidata la cattedra di decorazione murale pittorica e la direzione dell’Istituto d’Arte, incarico, quest’ultimo, mantenuto fino al 1961.
Contemporaneamente all’attività di insegnante Ezio Ricci continua a dipingere attivamente partecipando, fino agli anni Cinquanta, a numerose esposizioni in tutta Italia. Ricordiamo la Quadriennale di Torino del 1923, l’Esposizione Nazionale di Roma del 1926, la Mostra Regionale d’Arte Toscana di Firenze nel 1931 e nel 1942, la Mostra internazionale d’Arte Contemporanea di Roma del 1955. Tenne inoltre numerose mostre personali a Lucca, l’ultima delle quali, postuma, risale al 1980.
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800
da: www.800artstudio.com
Biografia:
GIUSEPPE MARLETTA (Catania, 1892 - Valverde, 1985)
Giuseppe Marletta è nato a Catania esattamente il 2 Marzo 1892 ed è morto a Valverde (CT) il giorno 5 Ottobre 1985, all'età di 93 anni compiuti.
Ha studiato a Roma (1911-1915) ed ha frequentato la Scuola Libera del Nudo dell'Accademia di Francia e dell'Istituto di Belle Arti (Roma).
Ha soggiornato a Messina per circa 25 anni ed è tornato a Catania alla fine della guerra.
Autore di due articoli avanguardisti sulla <più piccola rivista del mondo> Haschisch, nata nel salotto di Simonella, fu soprannominato "il ladro del sole" e predilesse i paesaggi e la natura siciliana; Aldo Renato Guttuso lo definì "Poeta dei colori ".
Secondo Frazzetto, "Marletta si fa interprete di un mutamento, silenzioso ma radicale, della tendenza dell'ambiente pittorico etneo: all'umanitarismo si sostituisce il soggettivismo, sia pure fondato sulla capacità di comunicare, di <dire qualcosa agli altri> (e presto il messaggio affidato al quadro sarà l'esaltazione della sanità della vita rurale siciliana). E' stato additato, insieme a Roberto Rimini, A. Abate,
Nitto Condorelli e Giuseppe (Puddu) Fichera, dal critico d'arte Giacomo Etna come il rappresentante del rinnovamento pittorico in senso verista-sicilianista,ed inoltre S. Calì lo incluse fra i "Saraceni di Sicilia".
Ulteriori mostre: IV Mostra Reg.le(CT,'33),
Mostra d'arte itinerante(CT-PA,'49), Galleria Ballerini (Prato),
Galleria Le Arti Catania),
Galleria Grotta dell'arte (Catania),
New Gallery (Catania),
Galleria Michelangelo (Firenze) .
Tre premi ottenuti per referendum alla Mostra Naz.le (Messina,'65),
Un diploma ed una medaglia d'argento alla 1° Espos.ne d'arte (Napoli).
Tra i suoi paesaggi, uno è conservato nella collezione dell' ICA di Catania .
Dopo gli studi all'ISA di Catania, nel 1911 a Roma frequenta la scuola libera del nudo dell'Accademia di Francia e quella dell'istituto di Belle Arti; consegue la licenza nel 1915 presso il Reale Museo Artistico di Roma .
Ha insegnato disegno al Circolo degli Operai di Catania dal 1922 al 1924; si è trasferito a Messina nel 1925, dove aprì uno studio. Dal 1942 al 1943 è stato incaricato per la cattedra di disegno alla
R. Scuola Tecnica Commerciale "Antonello" ed all'Istituto Agrario "S. Placido Colonerò" di Messina; a Catania aprì uno studio in Via Crociferi.
Nel 1965 si è trasferito a Valverde (CT) dove ha trascorso, studiando e dipingendo, il resto della sua vita. Nel 1988 la moglie Anna La Spina ved. Marletta ha donato al Comune di Valverde una collezione di quadri del marito.
SOTTO DAL SITO ON LINE DEL COMUNE DI VALVERDE (CT)
www.comunevalverde.gov.it :
Giuseppe Marletta
La vita
Il Maestro Giuseppe Marletta nato a Catania il 2 marzo 1892 è considerato cittadino di Valverde perché in questa città visse e operò come pittore e scrittore per venti anni, e per venti anni vi fu residente.
E’ ormai parte della storia di Valverde; impegno del Comune, non tanto per fatto contrattuale ma per motivi etico-culturali.
Dopo gli studi all’Istituto d’Arte di Catania, nel 1911 a Roma ha frequentato la scuola libera del nudo dell’Accademia di Francia e quella dell’Istituto di Belle Arti e, nel 1914 ha partecipato alla 1° Probitas di Roma con “Impressioni Visive”. Nel 1915 conseguì la licenza nel Reale Museo Artistico di Roma.
Insegnò disegno al Circolo degli Operai di Catania dal 1922 al 1924. Nel 1925 si trasferì a Messina dove aprì uno studio e iniziò una serie di mostre che lo condussero a rilevanti successi. Dal 1942 al 1943 fu incaricato per la cattedra di disegno alla R. Scuola Tecnica Commerciale “ Antonello “ e all'Istituto Agrario “ S. Placido Colonerò ” di Messina. Negli anni seguenti partecipò a personali, collettive e rassegne esponendo a Livorno, Firenze, Bari, Prato, Napoli, Catania, Messina, Dubrovnik, Bonn e Malta. A Catania aprì uno studio in Via Crociferi. Le sue opere, in collezioni pubbliche e private, sono sparse in tutto il mondo (al Ministero dell’Interno si trova l’opera “ Cariddi figlia di Posidone”), altre opere sono esposte al Genio Civile e al Municipio di Messina.
Nel 1949 gli fu conferita l’onorificenza a Commentatore al merito artistico dall’Ordine Accademico Internazionale al Merito Artistico - Scientifico - Letterario - Sociale, nel 1957 ricevette il diploma e la medaglia d’argento alla prima Esposizione Nazionale d’Arte Pura Figurativa, nel 1960 gli fu assegnato il diploma di benemerenza e la medaglia d’oro all’Esposizione del Sindacato d’Arte Pura - Biennale Partenopea, nel 1972 fu insignito Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto.
Scomparve nel 1985, all’età di novantadue anni. Michele Cosentino
Webhttp://www.comunevalverde.gov.t
EMailinfo@comunevalverde.gov.it
OrganizzazioneComune di Valverde - Michele Cosentino
Telefono095.7218200
Fax095.525161
SCHEDA MANIFESTAZIONE
La donazione
La vedova Prof.ssa Anna La Spina, che morì nel maggio del 1996, dopo avere tributato perenne e affettuoso ricordo all’amato coniuge, in sua memoria, nell’anno 1988, fece donazione al Comune di Valverde di opere per un valore, allora, di cento milioni di lire circa, oltre a denaro contante (trentacinque milioni di lire) con i cui annuali interessi il Comune realizza una manifestazione di commemorazione in ricordo del defunto marito.
La collezione Marletta, di proprietà del Comune di Valverde, è composta di venticinque quadri (olio su tela), 3 miniature (olio a spatola su masonite), 6 opere (pastello), 4 disegni (carboncino), 9 disegni (pastello), 18 schizzi (china). Le opere sono disposte e custodite nella Sala Consiliare del Comune.
Il Premio di Pittura "Giuseppe Marletta"
Il premio intitolato a Giuseppe Marletta è un appuntamento, oltre che culturale, anche affettivo. L’occasione, infatti, permette a molti autori e a tanti appassionati di pittura di stare insieme, di “confrontarsi”, di fare di Valverde un “centro” d’incontro. E questo è molto bello per il nostro paese che conserva e coltiva tradizioni storiche parecchio rilevanti.
L’iniziativa è un ricordo di un artista che ha amato e praticato l’arte con grande sensibilità. Che ha fatto dell’arte il proprio vessillo di civiltà.
Il vincitore è premiato con una medaglia d’oro e una somma di denaro. L’opera premiata resta di proprietà del Comune.
Albo D'Oro
1° 1989 Palazzo Comunale - Pippo Ragonesi
2° 1990 Palazzo Comunale - Francesco Scialfa
3° 1991 Villa Calì - Mario Orofino
4° 1992 Palazzo Comunale - Mario Di Bella
5° 1993 Villa Cosentino - Antonino Aiello
6° 1995 Villa Cosentino - Mariella Miceli
7° 1997 Villa Calì - Benedetto Salvo Poma
8° 2003 Villa Cosentino - Enzo Comes
9° 2005 Villa Cosentino - Vito Papa
10° 2007 Villa Cosentino - Alfio Abate
11° 2009 Villa Cosentino - Mariella Sapienza
Michele Cosentino - Segretario del Premio Marletta
Biografia:
Angela Junk-Eichhorn * 1950 • 1950-67 Jugendjahre in Habscheid, Kreis Bitburg-Prüm/Eifel • 1967-71 Schule und Studium in Trier • 1971-78 Studium an der Kunstakademie Karlsruhe, Malklasse Prof. Klaus Arnold 1974-76 Studium der Kunstgeschichte an der Universität Karlsruhe • 1977 Auslandssemester in den USA • 1979-85 Lehrtätigkeit • 1988 Start des Projektes: 'Kunst an der Plakatwand' Karlsruhe, Neureut • seit 1996 Arbeiten auf Glas • 1996 Malerische Gestaltung einer Außenwand am Forschungszentrum Karlsruhe mit Eva Schaeuble
E i n z e l a u s s t e l l u n g e n (Auswahl ab 1992)
1992 'Farbe, Raum, Bewegung', Bürgerzentrum Sulzfeld • 1993 Kunstverein Bretten (Katalog) • 1993 '...in einem geschlossenen Garten', Orgelfabrik Durlach mit Eva Schaeuble • 1994 Galerie im Rathaus, Bruchsal • 1995 Altes Amt, Schönecken • 1996 Galerie Hensel, Karlsruhe mit Rosemarie Vollmer • 1998 Altes Rathaus, Wörth a. Rh. mit evangelischer und katholischer Kirche • 1998 'disegno colore', Dresdner Bank Nürnberg mit Eva Schaeuble • 1998 Podium Kunst e. V., Schramberg • 1999 'Stein und Farbe', Kunstraum Neureut mit Hans-Michael Franke
G r u p p e n a u s s t e l l u n g e n
1987 'Concetti', Kunstverein Rastatt, Pagodenburg (Katalog) • 1989 'Arcadia', Rauminszenierung im Marstall des Rastatter Schlosses • 1989 Kunstraum Bretten, Heimattage Baden-Württemberg (Katalog) • 1989 'Anstöße', Kunst in Karlsruhe, Kunstverein Karlsruhe (Katalog) • 1992 'Bilder zur Passion', Heilig-Geist-Kirche, Mannheim • 1992 'Absichten, Ansichten, Aussichten', Städtische Galerie Karlsruhe (Katalog) • 1994 Ehemalige Schüler der Klasse Klaus Arnold, Schloß Bruchsal (Katalog) • 1995 'Kunst an der Plakatwand', Karlsruhe (Katalog) und Prag • 1995 'Kunst in den Gewölben', Kunstverein Germersheim im Zeughaus • 1996 'Kunst an der Plakatwand', Bad Boll, Hildesheim, Forschungszentrum Karlsruhe • 1997 'Kunst an der Plakatwand', Karlsruhe, Strasbourg, Schwäbisch Hall, Schopfheim • 1997 Galerie Faisant, Strasbourg, IHK Schopfheim, Bausparkasse Schwäbisch Hall • 1998 'Linie, Formen, Farben - Kunst südlich der Mainlinie', Kunstförderverein Weinheim • 1999 'Kunst an der Plakatwand', Cité Internationale Universitaire Paris
da: www.bbk-karlsruhe.de
Biografia:
Giorgio Chiesi nasce a Felina, nell'Appennino Emiliano, in provincia di Reggio Emilia. La famiglia si trasferisce a Milano, dove Chiesi completa gli studi.
Fino ai primi anni Sessanta svolge varie attività e il lavoro non gli permette di dedicarsi a pieno tempo alla pittura, che già si manifesta come il suo interesse primario.
La ricerca del suo segno e del suo stile, lo studio dei soggetti lo accompagnano fino ad oggi. Nel 1970 conosce Giuseppe Migneco e ne frequenta assiduamente lo studio approfondendo così i suoi interessi culturali con il mondo dell'arte.
Conosce nel frattempo alcuni artisti e tra questi, in particolare Enzo Vicentini e Gianfranco Ferroni: con il loro incoraggiamento comincia a dedicarsi completamente all' arte.Migneco lo presenta a Paolo Marini, gallerista di Firenze che nel 1979 gli organizza la prima personale, con presentazione in catalogo di Renzo Bertoni.
Negli anni successivi, il legame con Marini e Bertoni sarà determinante per il proseguimento dell'attività di Chiesi, che terrà mostre personali nelle maggiori città italiane, sostenuto ed incoraggiato da numerosi collezionisti.
Mostre personali:
Aprile/79 Gall. "L'Indiano" Firenze - Pres. Cat. Renzo Bertoni
Agosto/79 "La Vecchia Farmacia" - Forte Dei Marmi
Marzo/80 Gall. "La Linea" Roma - Pres. cat. Dario Micacchi
Maggio/80 Gall. "La Linea" Milano - Pres. cat. Dario Micacchi
Gennaio/81 Gall. "L'Indiano" Firenze - Pres. cat. Renzo Federici
Luglio/81 Gall. "La Vecchia Farmacia" - Forte dei Marmi
Marzo/83 Gall. "L'Indiano" Firenze - Pres. cat. Rolando Bellini
Agosto/83 "La Vecchia Farmacia" - Forte dei Marmi Pres. cat. Rolando Bellini
Gennaio/84 Gall. "Borgoarte" Borgomanero
Aprile/84 Gall. "L'Indiano" Firenze - Pres, cat. Rolando Bellini
Agosto/84 "La Vecchia Farmacia" - Forte dei Marmi
Novembre/85 "Il Pentagono" Borgomanero
Dicembre/85 Gall. "Antares" - Selva di Val Gardena
Gennaio/86 Gall."Cortina" Milano - Pres. cat. Raffaele De Grada
Agosto/86 "La Vecchia Farmacia" - Forte dei Marmi - Pres. cat. Raffaele De Grada
Novembre/86 "Il Fante di Spade" Milano - Pres. cat. Mario De Micheli
Novembre/86 Gall. "Nove Colonne", Bologna - scritto di: Gloria Ciabattoni
Maggio/87 Gall. "Il Parametro" Roma - Pres. cat. Renzo Bertoni - Antonello Trombadori
Luglio/87 S.E.A. "Aereoporto Linate", Milano
Sett./87 "Nove Colonne", Brescia
Ottobre/87 Gall. "Il Traghetto", Venezia - Pres. cat. Enzo Di Martino
Aprile/ 88 Expo Arte Bari
Maggio/88 "Studio 71", Palermo - Pres. cat. Giuseppe Migneco
Ottobre/88 Gall."Cortina", Milano - Pres. cat. Enzo Fabiani
Novembre/88 Di.Bi.Art.,Bergamo
Marzo/89 Gall. "Nove Colonne", Palermo
Gennaio/90 Gall. "Pace", Milano
Marzo/90 Gall. "Il Traghetto", Venezia
Maggio/92 Gall. "Il Triangolo", Cosenza
Agosto/92 Gall. "Il Traghetto", Venezia
Ottobre/92 Gall. "Pedrani", Legnano
Ottobre/92 Gall. "La Bottega", Ravenna
Novembre/92 Gall. "Giubbe Rosse", Firenze - A cura di Paolo Marini
Settembre/93 Gall. "Sansoni" Pavia
Ottobre/93 Gall. "Arteincornice" Torino
Ottobre/94 Gall. "Centro Iniziative Culturali" Voghera
Gennaio/95 Gall. "Lanza"Arte fiera/95 Bologna
Ottobre/95 Gall. "Cortina"Arte fiera/95 Padova
Ott-Nov/95 Gall. "Cortina" Milano
Gennaio/96 Gall. "Lanza"Arte fiera/96 Bologna,
Aprile/97 Gall. "Lanza" Verbania
Febbraio/98 Gall. "Lanza"Reggio in Arte
Aprile/98 Gall. "Lanza"Ancona Arte
Ottobre/98 Gall. "L'Indiano" Chiesi"Ieri-Oggi" Firenze
Dicembre/98 Gall. "Arte conteporanea" Foggia
Gennaio/99 Gall. "Arte dimensione" Bari
Feb-Marzo/99 Gall. "Arte Dimensione" Campobasso
Maggio/99 Gall. "Nuovo Segno" Forlì
Gennaio-Febbraio/2002 Gall."EsseBi" Besana Brianza (MI)
Luglio/2002 Osteria à Pagliai "Studio L'indiano" Querceta (LU)
Febbraio/2003 "Club LA MARCHESA" Mirandola (MO)
Marzo/2003 "Contemporanea galleria d'Arte" Foggia
Novembre/2004 "Personale Collaterale" Contemporanea Forlì Arte
Dicembre/2004 "Club La Marchesa" MIRANDOLA (MO)
Dicembre/2005 - Gennaio 2006 "studio L'indiano" Firenze
Ottobre/2006 - Gall. "Arfin" Alcamo (TP)
Maggio e Giugno/2007 - "Gall. "Margutta" Catania
Giugno e Luglio/2007 - "Rocca di Soncino" Soncino (CR)
Settembre e Ottobre 2007 - Gall. "Cinquantasei" Abano terme (PD)
Ottobre e Novembre 2007 - Gall. "Crispi" Roma
Novembre 2007 - Gall. "La Torre" Milano
Marzo 2008 - Gall. "Signorini" - Lendinara (RO)
Aprile 2008 - Gall. "Borgo Arte" - Borgomanero (NO)
Aprile 2008 - Comune di Borgomanero "Villa Marazza" - Borgomanero (NO)
Luglio - Agosto 2008 - Palazzo Venezia - Roma
Maggio - Giugno 2009 - Galleria "RHRR. ART GALLERY" Scandiano (RE)
Giugno - Luglio 2009 - "Untitled#" museo del presente - Rende (CZ)
Febbraio - 2010 "Hotel delle Arti" Cremona
Marzo - 2010 Galleria "PICMA ARTE" Verona
Aprile - 2010 Mostra pubblica "Palazzo dell'Annunziata" Matera
Settembre - 2010 Galleria "La Parada" Brescia
Settembre - 2010 "Ass. Generali" Reggio Emilia
Ottobre - 2010 Galleria "La Torre" Milano
Dicembre - 2010 Concordia Hotel S. Possidonio (MO)
Marzo - 2013 - Vernice art fair - Omaggio alla carriera- Forlì
Aprile/Maggio - 2013 Galleria Spazi Arte “Teste svuotate” Milano
Aprile - 2013 - Personale Collaterale PaviaArte
Luglio/Settembre - Studio E.Ghemme (NO)
da: www.giorgiochiesi.net
Biografia:
Nato a Novara nel 1949, Luciano Crepaldi si interessa al disegno giovanissimo, dimostrando spiccate qualità artistiche. Dopo aver compiuto gli studi in campo pubblicitario ed esperienze come designer, si dedica completamente alla pittura. Nel 1971 fonda il centro culturale Araldo con altri artisti novaresi. Nel 1972 ottiene il premio “Abbazia di San Nazzaro Sesia” ed illustra il volume dedicato ai Santi Nazaro e Celso. Su invito dell’Ente del Turismo illustra due edizioni di “Orobolli Artistici”. Partecipa alla quadriennale di Roma.
In principio la sua pittura si rivolge piuttosto ai temi della vita sociale, ai problemi della droga, dell’emarginazione e dell’oppressione dei popoli in guerra. Nel corso degli anni Settanta compie una serie di viaggi in tutta Europa, soffermandosi a Parigi ed in Olanda, per conoscere i grandi del passato e soprattutto le ultime tendenze. Nel 1973 inaugura a Novara la Galleria S. Andrè divenuta poi l’attuale Rotaross; nel 1984 apre ad Orta S. Giulio la Galleria Antico Borgo.
Segue un’intensa serie di mostre presso importanti gallerie e spazi pubblici in Italia ed all’estero; nel 2000 il comune di Caltignaga gli commissiona, per la sala consiliare, un significativo affresco a ricordo dell’operato del grande statista Quintino Sella.
Nello stesso anno una nota casa vinicola gli richiede la realizzazione di alcune tele da cui trarre etichette utilizzate per il lancio su scala internazionale di nuove pregiate qualità di vino.
Di grande prestigio risulta anche la sua partecipazione alla mostra itinerante curata da Pierre Restany “Art & Tabac”, che tocca tappe importanti quali Palazzo Ruspoli a Roma, il Tabac Museum di Vienna e di New York
Negli ultimi anni ha partecipato a varie manifestazioni artistiche in Principato di Monaco e Granducato di Lussemburgo; in Germania dove a Colonia espone in permanenza presso l’Olympia Museum, è stato invitato nel 2002 per una performance alla Cubus Kunst Halle di Duisburg. Nello stesso anno il Comune di Orta S. Giulio gli commissiona un murale avente come soggetto il film “Una spina nel cuore”, tratto dall’omonimo romanzo di Piero Chiara e ambientato sul lago d Orta. Nel 2005 realizza il quadro immagine per il prestigioso Ballo delle Debuttanti - Vienna sul Lago. Tra il 2006 e il 2007 partecipa ad una mostra itinerante sul tema “il Golf” , che tocca tutto il nord Europa. Nel 2008 espone al Salon Primavera di Rotterdam.
Oggi risiede tra Caltignaga (Novara), dove si trova il suo studio e Orta San Giulio, sul lago d’Orta, dove trae spesso ispirazione per le sue opere.
da: www.galleriarotaross.com
Biografia:
Riccardo Tosti chiamato dagli ammiratori anche ”pittore del sole”, nacque a Trieste il 06 aprile 1910. Durante la sua lunga attività, ha presentato più di 80 mostre personali in Italia e all’estero, ha esposto a Oslo, Bruxelles, Monaco di Baviera, Lugano, Montecarlo, New York, ottenendo sempre un grande successo della critica e di pubblico.
E un pittore dei paesaggi e di scene di vita,soggetti religiosi e ritratti tra i quali quello del cardinale Herluig tuttora esistente nelle collezioni vaticane.Tosti è stato decisamente tradizionalista, addirittura verista, pur nel modo impressionistico di trattare il colore. Sopranominato ”Il pittore di sole”per maestria con cui sapeva creare effetti di luce,una luce che non investe le cose ma s’accende da esse e dà loro vita.
Muore il 12 aprile 1986 all’età di 76 anni.
PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI:
Galleria Trieste
Trieste
1946
Galleria S.Luca
Verona
1957
1958
1959
Galleria Gonzaghesca
Mantova
1960
Galleria Marguttiana
Vicenza
1960
Galleria Verrocchio
Pescara
1960
Galleria del Circolo Artistico,
Bologna
1961
1962
1963
Kursaal
Lugano
1962
Galleria La Garritta
Bergamo
1962
1963
Galleria Bolzoni
Milano
1962
1963
1964
Azienda Soggiorno
Salsomaggiore Terme
1963
Istituto Professionale
Terrace
1964
The Armony Gallery
New York
1964
Galleria Iesulum
Iesolo
1965
Galleria Pro Loco
Gorizia
1966
Galleria La Grolla
Cervinia
1966
1967
Sala Comunale d’Arte
Portogruaro
1967
Galleria d’Arte Le Cave
Treviso
1970
Galleria d’Arte Sant’Elena
Trieste
1972
1974
1978
1981
1983
1984
Galleria d’Arte Al Bastione
Trieste
1987
Sala Mostre Circolo Assicurazioni Generali
Trieste
1998
da: www.kookita.com
Biografia:
Silvio Formichetti nasce nel 1969 a Pratola Peligna (Aq). I primi lavori ritraggono nudi femminili e paesaggi dell’entroterra abruzzese. L’interesse per la pittura informale arriva a metà degli anni novanta. Si avvicina a Pollock, l’Action Painting americana e a Dova, Afro, Vedova e Hans Hartung.
Nel 1999 passa all’astrattismo segnico e gestuale e nel 2011 viene invitato alla 54° Biennale di Venezia – padiglione Italia a cura di Vittorio Sgarbi. In Italia tra le sue esposizioni si segnalano: “XXVI rassegna internazionale d’Arte Contemporanea” di Sulmona (1999); personale al Palazzetto dei Nobili dell’Aquila, catalogo a cura di Carlo Fabrizio Carli e XXX edizione della “Rassegna internazionale d’arte di Sulmona” (2003); Museo nazionale d’Abruzzo de L’Aquila a cura di Leo Strozzieri e Pierpaolo Bellucci e Museo Diocesano “Francesco Gonzaga” di Mantova, a cura di Maurizio Gioia e Carlo Micheli (2007); Museo Michetti di Francavilla al Mare, con testi critici di Silvia Pegoraro e XIII Biennale Stauròs d’arte sacra, Museo di San Gabriele, Isola del Gran Sasso (2008); “Cromofobie”, Ex Aurum di Pescara a cura di Silvia Pegoraro (2009); nel 2010 al Museo Colonna di Pescara, le sue opere vengono accostate a quelle di Mario Schifano nella mostra “Silvio Formichetti – Mario Schifano. Buio. Il confine del colore” a cura di Luca Beatrice.
Il progetto espositivo con il critico d’arte Luca Tommasi avviene nel 2006: le opere di Silvio Formichetti vengono esposte al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma e nel 2007 presso il Refettorio quattrocentesco del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia a Roma.
Nell’estate 2010 realizza presso il Museo Civico di Sulmona la mostra “Icone dell’invisibile” a cura di Silvia Pegoraro.
Sempre nel 2010 realizza la personale dal titolo “Labirinti dell’anima” presso lo spazio del Palazzo Guicciardini della Provincia di Milano nel capoluogo lombardo con testi critici a cura di Giovanni Faccenda .
IL 2011 lo vede impegnato, nella personale al Chiostro del Bramante di Roma “Dialogo con l’infinito” a cura di Giovanni Faccenda, successivamente ad Albenga nel prestigioso contesto del Palazzo oddo con una personale curata da Paolo Levi dal titolo Alfabeti dell’anima.
Nel 2012, alla Galleria Opus di Grottammare (Ap) The Big Rip, a cura di Giarmmando Di Marti, successivamente a Cassino (Fr) nel contesto del Teatro Manzoni presenta la personale dal titolo “Succisa Virescit”, a cura di Simona Pace e Roberto Franco. La mostra racconta le atrocità della seconda guerra mondiale vissute nella cittadina laziale con i bombardamenti e la ricostruzione.
Silvio Formichetti inaugura a Sofia (Bulgaria) nel mese di Giugno, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, la personale dal titolo “Bulgare Visioni ed a Varna (Bulgaria) presso la Graffity Art Gallery la personale “Architetture Cromatiche” a cura dell’Istituto Italiano di Cultura.
Nel 2013 Silvio Formichetti è protagonista con due importanti mostre personali. La prima a Terni presso la Galleria Canovaccio e la seconda alla Galleria Civica di Padova con “Energheia”. Entrambe le mostre riscuotono parecchio successo.
Nel mese di Novembre prende il via la personale di Silvio Formichetti a Bruxelles presso il Parlamento Europeo. Nell’Edificio Altiero Spinelli – “Espace Cheval” di Bruxelles infatti prende il via la mostra “I sentieri dell’anima”. L’esposizione, curata dall’artista, comprende una ventina di opere di medio formato, realizzate appositamente per l’evento.
Nel 2014 Silvio Formichetti è a Pescara con “Inferno. Allegorie della coscienza”. La mostra personale si tiene nello splendido Aurum – Fabbrica delle Idee. A cura di Lucia Arbace è invece “Opere”, la mostra delle opere storiche presso la Taverna Ducale di Popoli (Pescara). Nel mese di Settembre partecipa al 41° Premio Sulmona a Sulmona (L’Aquila).
Silvio Formichetti entra nel 2015 nella pubblicazione PRAESTIGIUM ITALIA II il prestigioso catalogo che segue la collezione internazionale di Luciano Benetton “IMAGO MUNDI Luciano Benetton Collection”, espone con una personale a Berlino presso la InArt Werkkunst Gallery e fa parte degli artisti contemporanei alla collettiva 44th parallels di Albenga (GR).
da: www.formichettisilvio.it
Biografia:
Angela Maltoni e' nata a Forli' il 18 Febbraio 1979.
Ha conseguito la Laurea in Decorazione presso l'Accademia delle Belle Arti di Bologna nel 2005.
Vive e lavora a Forli'.
Mostre personali:
2015
"MANICHINA"
FANTOMARS, BOLOGNA, A CURA DI G. MONTI
2014
"ANGELI E MEDUSE"
FANTOMARS, BOLOGNA, A CURA DI G. MONTI
2013
"INKIOSTRI INKONSCI"
FANTOMARS, BOLOGNA, A CURA DI G. MONTI
2010
"SIMBOLI POLITICI, IL SOLE DEI MORIBONDI. ANGELA MALTONI"
GASPARELLI ARTE CONTEMPORANEA, FANO, A CURA DI G.R. MANZONI
2008
"INCORPO"
GASPARELLI ARTE CONTEMPORANEA, ARTVERONA, VERONA
2007
"HARTE FUGUNG COSTRUTTO ASPRO. ANGELA MALTONI"
GASPARELLI ARTE CONTEMPORANEA, FANO, A CURA DI G.R. MANZONI
2005
"CRONACHE DELL'OCCHIO"
STUDIO VIGATO, ALESSANDRIA, A CURA DI R. PASINI
2004
"L'ALTRO"
PALAZZO ALBERTINI, FORLI', A CURA DELL'UPG DI FORLI'
2003
"TRASFIGURAZIONI"
STUDIO VIGATO, ALESSANDRIA, A CURA DI M. VESCOVO
2002
"PELLE"
GALLERIA COMUNALE, FORLI', A CURA DELL'UPG DI FORLI'
Mostre Collettive:
2014
"SOLO PER SOGNATORI OSTINATI"
GIOACCHINO MONTAGNA FEAT. ANGELA MALTONI E ANGIOGRAFIE, STUDIO E.M.P., ROMA, A CURA DI V. DE FILIPPIS E G. MONTI
"ARTE DAL VERO"
ASPETTI DELLA FIGURAZIONE IN ROMAGNA DAL 1900 A OGGI, MUSEO DI SAN DOMENICO, IMOLA, A CURA DI F. BERTONI
"IN HOC SIGNO"
LO SPIRITO, IL CORPO, IL SACRO NELL'ARTE CONTEMPORANEA, SALA ESPOSITIVA BIPIELLE ARTE, LODI, A CURA DI G. SEVESO E C. GATTI
"NON CI SONO CHE IO CON LE MIE CHIMERE STASERA, E UN CORPO STAVO PER DIMENTICARLO"
A CURA DI R. GASPARELLI E G.R. MANZONI, VER SAN&DAFNE M.D., VERONA
"MAIS DE QUEL GENRE DE REALITE PARLEZ-VOUS?"
BATIMENT DES TELEGRAPHES, GASPARELLI ARTE CONTEMPORANEA, LAUSANNE, A CURA DI P. LONGO
2013
"AH! LA VITA BAROCCA PLURIFORME, A TRADIMENTO MI TITILLA PIANO"
ORCIANI SPA/CONCEPT GASPARELLI ARTE CONTEMPORANEA, FANO.
2012
"SAN SEBASTIANO, TRA SACRO E PROFANO, 32 ARTISTI PER IL MITO DEL SANTO CON LE FRECCE"
CONVENTO DEI CAPPUCCINI, ARGENTA (FE), A CURA DI L. SCARDINO
MOSTRA DEI SELEZIONATI AL PREMIO D'ARTE "MOVIMENTO NELLE SEGRETE DI BOCCA V", LIBRERIA BOCCA, MILANO
2011
"AFFORDABLE ART FAIR"
FIERA INTERNAZIONALE D'ARTE CONTEMPORANEA, GASPARELLI ARTE CONTEMPORANEA, MILANO
2009
"ARTVERONA"
FIERA D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA, GASPARELLI ARTE CONTEMPORANEA, VERONA
2008
"KUNSTART"
V FIERA INTERNAZIONALE DELL'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA, GASPARELLI ARTE CONTEMPORANEA, BOLZANO
"ARTELIBRO"
FESTIVAL DEL LIBRO D'ARTE, MUSEO CIVICO MEDIEVALE, BOLOGNA
"RUF RICHIAMO: GIOSETTA FIORONI, ANGELA MALTONI, GINA PANE",
GASPARELLI ARTE CONTEMPORANEA, FANO
2007
"ARTE E SOLIDARIETA'"
I EDIZIONE, ASTA, GRAND HOTEL, CASTROCARO TERME (FC), A CURA DEL ROTARY CLUB FORLI' TRE VALLI
"SELVATICO, RASSEGNA DI CAMPAGNA: LUOGHIPERSONECOSE"
IV APPUNTAMENTO, PESCHERIE DELLA ROCCA, LUGO (RA), A CURA DI M. FABBRI E P. TRIOSCHI
"LA COLLANA BIANCA SI COLORA" (LE QUATTRO EDIZIONI)
ORATORIO DI SAN SEBASTIANO, FORLI'
"LA COLLANA BIANCA SI COLORA", (LE TRE EDIZIONI),
BIBLIOTECA COMUNALE, CONSELICE (RA)
"SALERNOINVITA"
MEETING NAZIONALE DELLA CREATIVITA' GIOVANILE, ARCHIVIO UPG DI FORLI', CENTRO STORICO, SALERNO
"CONTEMPORANEA"
MOSTRA-MERCATO, FORLI'
2006
"600 TONDI D'AUTORE, LA COLLEZIONE DI DUILLIO ZANNI",
PALAZZO DELLA REGIONE, TRENTINO ALTO ADIGE
"LA COLLANA BIANCA SI COLORA"
SALA DELLE ARCATE DI PALAZZO LANFRANCHI, MATERA, A CURA DI A. ALTAVILLA, M. GASPARI, A. RAVAGLIOLI, M. SAPONARO
"OPERE DEGLI ALLIEVI DELL'ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BOLOGNA DONATE ALL'OASI POLIFUNZIONALE PER LA TERZA ETA' I GIRASOLI"
PREDAPPIO (FC), A CURA DI P. BABINI
"VIT'ARTE"
BIENNALE D'ARTE CONTEMPORANEA, PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI, FAENZA, A CURA DI G.R. MANZONI
"VIT'ARTE"
ASTA DELLE OPERE ESPOSTE ALLA BIENNALE D'ARTE CONTEMPORANEA, PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI, FAENZA
"LE OPERE E I GIORNI"
MOSTRA FOTOGRAFICA E DI CONTAMINAZIONE TRA LE ARTI, ROCCA DI RAVALDINO, FORLI', A CURA DEL FOTO CINE CLUB DI FORLI'
"KUNSTART"
III FIERA INTERNAZIONALE DELL'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA, GALLERIA STUDIO 2, BOLZANO
"IMMAGINA"
ARTE IN FIERA, VIII EDIZIONE, GALLERIA STUDIO 2, REGGIO EMILIA
"L'ARTE, UN MESSAGGIO DI PACE"
PALAZZO ALBERTINI, FORLI', A CURA DI E. DALL'ARA E L. ALTAMURA
2005
"VERNICE"
ART FAIR, III EDIZIONE, FORLI'
"PER ANGELO FABBRI, 33 ARTISTI...PIU' UNO"
ORATORIO DI SAN SEBASTIANO, FORLI', A CURA DI M. ZATTINI
"CECITA'"
FONDAZIONE MAZZULLO, TAORMINA, A CURA DI T. GIUGA
"L'ARTE, UN MESSAGGIO DI PACE"
PALAZZO ALBERTINI, FORLI', A CURA DI E. DALL'ARA E L. ALTAMURA
"LA COLLANA BIANCA SI COLORA"
MOSTRA DI LIBRI DI POESIA DIPINTI, PUNTO EINAUDI, FORLI'
"DOVADOLA E I GIOVANI FORLIVESI"
ORATORIO DI S. ANTONIO, DOVADOLA (FC)
"FORNACE A MICROONDE",
LOGGIA DELLA FORNACE, RASTIGNANO (BO)
2004
"VERNICE"
ART FAIR, II EDIZIONE, FORLI'
"SCANDAGLIO, RASSEGNA DEI VINCITORI DEL PREMIO MORLOTTI"
IMBERSAGO (LC), A CURA DI M. PIZZIOLO, G. SEVESO
"XI BIENNALE D'ARTE SACRA CONTEMPORANEA"
MUSEO STAURO'S D'ARTE SACRA CONTEMPORANEA, SANTUARIO DI S. GABRIELE, TERAMO, A CURA DI M. VESCOVO E C. CHENIS
"GEMINE:MUSE"
ORATORIO DI SAN SEBASTIANO, FORLI', A CURA DI C. CASALI
2003
"VERNICE"
ART FAIR, I EDIZIONE, FORLI'
"LA VOCE DELLE PAROLE-LA VOCE DELLE IMMAGINI"
ARCHIVIO GIOVANI ARTISTI, PALAZZO ALBERTINI, FORLI'
"COMPOSIZIONI DINAMICHE"
SALA ARTE INCONTRO, CONSELICE (RA), A CURA DI E. FOLETTI
"UNA CITTA':DUE FIUMI"
PALAZZO ALBERTINI, FORLI'
"TECNOMORFISMI"
SALA DEL BARACCANO, BOLOGNA, A CURA DI P. BABINI
2002
"DELLA MENTE E DEL CUORE, ANGELA MALTONI & HI SU CHOI"
GALLERIA IL VICOLO, CESENA, A CURA DI M. ZATTINI
2001
"CONTEMPORANEA"
MOSTRA-MERCATO, FORLI'
2000
"ESPRESSIONI D'ARTE CONTEMPORANEA"
CASA BRASCHI, FORLI'
Biografia:
Affettuosamente identificato con l'appellativo "LA LIBELLULA DEL SUD", Vincent Brunetti è oggi considerato uno dei personaggi più emblematici della vita artistica meridionale.
Nato a Guagnano di Lecce il 3 dicembre 1950 e residente a Milano da oltre vent'anni dove per i meriti artistici (egli è infatti pittore e scultore) gli è stato conferito nel 1970 l'AMBROGINO D'ORO. Fu colpito in tenera età dal virus della poliomelite. Gli effetti devastanti della malattia a seguito di due delicati interventi al piede sinistro lo stavano portando ad una quasi totale immobilità.
Comincia comunque a dipingere e consegue, con il massimo dei voti, il diploma alla Scuola d'arte di Lecce.
Dopo essere stato a Torino, si trasferisce a soli venticinque anni a Milano dove riceve numerosi riconoscimenti ed entra in contatto con elementi di spicco della scena artistica milanese come Francesco Messina (sotto la cui guida frequenta l'Accademia di Brera); Giacomo Manzù che lo segue ed incoraggia nel corso della sua attività; Arnaldo Pomodoro che lo accoglie presso la sua Bottega.
Sempre a Milano, egli collabora con l'attrice Paola Borboni ed il poeta Bruno Villar alla realizzazione di numerose attività culturali e di diversi programmi televisivi.
Con il pasare degli anni egli è sempre più debilitato dalla malattia.
Grazie alla geniale scoperta di Mariano Orrico, ideatore "Lamina Bior" secondo il quale, ogni genere di malattia può essere sconfitta con il proncipio dell'elettricità statica, Vincent Brunetti ha potuto recuperare in pieno la sua vitalità e gioia di vivere.
Nella sua "DANZA" propiziatoria è espresso in pieno il bisogno di LIBERTA' che è nascosto nel cuore di ogni uomo e nel suo "VOLO" il desiderio di liberarsi dal peso della materia.
Nell'elasticità delle articolazioni rese forte e robuste da un ormai ottimale circolazione sanguigna vi è il totale riscatto da una condizione di dolore storica che ha costretto la gente a vivere nel proprio corpo e sul prorpio corpo sofferenze indicibili.
Grazie alla Terapia Orrico oggi il male è stato quasi debellato e Vincent Brunetti ne è la prova vivente.
Dopo aver vissuto per un anno e mezzo in un trullo a Noci, Vincent torna nel Salento e fonda "Vincent City", nelle campagne di Guagnano di Lecce
da: www.vincentbrunetti.it
Nato a Bergamo nel 1955
Roberto Stolfi
Silenti Cieli, erranti sensazioni
A cura di Sergio Altafini
Capita. Capita che non si faccia piu’ caso alla Natura che e’ dentro di noi. Confusi dal ciclo della quotidianità, difficilmente avvertiamo attrazione per cio’ che ci circonda. Ci si dimentica di quante emozioni possano suscitare gli elementi che troviamo li’ da sempre ed a cui non attribuiamo alcun valore semantico. Tranne che nei casi di sfruttamento utilitaristico. Cosi’ se comunemente parliamo di cielo ci riferiamo al tempo meteorologico di domani: ci sarà il sole o pioverà?
Il cielo della mitologia, delle religioni, della poesia, e’ un luogo idealizzato, la cui fissità trascende cio’ che e’ fisico, concreto o palpabile. Ma chi ancora si siede a terra e si prende il tempo di guardare in alto? Quanto c’e’ di infantile nel giocare con le nuvole o richiamarsi al soprannaturale osservando i raggi solari che trapassano il cielo nuvoloso? E ancora, chi abbandona, semplicemente, in cieli apparentemente silenziosi i propri pensieri che vagano senza meta tra mille sensazioni, senza censure? Liberi pensieri in liberi spazi, finalmente fuori da complicazioni debordanti di richiami alla razionalità.
Potremmo citare tantissime opere letterarie o artistiche di tutti i tempi nelle quali il cielo e’ protagonista o comprimario, ma non e’ tempo di dotte citazioni. Anche perche’ Roberto Stolfi e’ artista senza fronzoli. Cogliamo invece, i suggerimenti dei suoi lavori: lasciamoci andare sospesi nell’incorporea celeste dimensione.
In questa esposizione Stolfi riprende il tema che per primo gli ha dato l’impulso di dipingere, rinnovando la meraviglia della mutevolezza infinita dell’eterno.
Il paradosso linguistico usato nelle tele, che pur trattano lo stesso soggetto (il cielo, le nuvole chiare e scure, la luna piu’ o meno coperta) impastando colori acrilici pressappoco delle medesime tinte (neri, blu nelle varie gradazioni, bianchi), ripropone situazioni tumultuose nella simbologia propria della notte. La variazione d’umore, l’innamoramento, la fragilità delle promesse e dei propositi sono i segnali che Stolfi ci propone con la passione, l’irruenza e il mestiere dell’antica pittura. La potenza dei sentimenti ci trascina, a cercarci nello spazio di cieli infiniti.
da: http://guide.supereva.it/
Biografia:
Renzo Rovoletto nasce a Ponte San Nicolò PD nel 1944.
Risiede a Maserà di Padova dove opera nel suo studio di Piazza Bertipaglia 10.
Fin dal 1962 da autodidatta si dedica alla pittura con sempre maggiori risultati ed impegno, dedicandosi prevalentemente al paesaggio in tutte le sue espressioni ed alla ricerca in esso ed alla sua essenza, fin quasi raggiungere un’astrazione in soluzioni essenzialmente coloristiche, dove solo lo spirito ed il cuore sa coglierne le sensazioni profondamente personalistiche, nel senso che il fruitore che ci si pone di fronte può lasciarsi andare dentro la tela in tutta libertà, senza alcun condizionamento di forme, ma immaginarsi di volta in volta ciò che il cuore suggerisce.
Quest’anno ha iniziato un nuovo percorso parallelo, sul tema del “Muro” come barriera, che si ti protegge ma ti impedisce di vedere oltre, raffigurandola come un siepe, nella speranza che sia più facilmente superabile. Sperando, utopisticamente, che l’uomo arrivi ad abbattere tutte le “Siepi-Barriere” che lo circondano da tutti i lati, costringendolo a rinchiudersi, egoisticamente, in se stesso senza amore.
Rovoletto, inoltre, ama dipingere gli animali ed soprattutto i loro ritratti per cogliere le loro espressioni più serene e dolci. “Gli animali incapaci di odiare”.
Usa esclusivamente colore ad olio con pennelli e spatola, su tela, tavolette e carta.
Dal 1965 partecipa a mostre collettive e personali con buoni risultati di pubblico e critica.
Sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e all’estero.
Dicono di Renzo Rovoletto
...le tele di Renzo Rovoletto attuano in questo senso un’evoluzione ed un approfondimento
di ricerche artistiche già esistenti, per raggiungere una propria identità nel mondo dell’arte,
attraverso un colore semplificato al massimo, schietto, primitivo ed essenziale come la natura
che rappresenta ...
Matteo Mazzato (critico d’arte)
... per giungere a tanto Rovoletto ha compiuto una cristallizzazione del tempo immobilizzando
il presente in una luce che non ha fine ne inizio. Tutta la sua pittura ruota intorno alla luce, pur
priva di punti focali, si genera e rigenera nella luce, per la luce, con la luce che accende i colori
vivi, fiammeggianti ...
Lucio Favaron (critico letterario)
da: www.libriantichierari.com
Biografia:
Albert Girós
Barcelona 1954
He lives and works in Barcelona, Ibiza and Sant Jaume de Enveja/Delta de l'Ebre/Tarragona.
Since 1974 he dedicates himself to arts - painting, sculpture, installations, writings, photography, video, music - disciplines he practises by separate ways and in interdisciplinary via.
Since 1980 to 1994 works in teaching arts in public and private institutions.
Since 1992 he works in graphic design at On The AIR Studio in Barcelona.
Studies:
Study Art at Universitat de Barcelona an U.A.B.
Sculpture studies at master's J.Català workshop.
Grants and Prizes:
1982 - Grant for Plastic Art / Sculpture Projects - Spanish Culture Ministry
1988 - Prize at the 7ª Biennial of Barcelona - Young Contemporary Painting
Activities , personal and group exhibitions:
1974 - Art Actual . Gallery AS - Barcelona
1975 - Exposició Internacional d'Art . Eivissa
1976 - Albert Girós: "Paintings" - Gallery Owl & Pussycat - Eivissa
............Albert Girós: "5 Actions in 10 Days" .Eivissa.
1977 - Albert Girós: "Paintings, photography & Copy Art" - Gallery Owl & Pussycat - Eivissa
............"Pere Planells, Antoni Cardona, Albert Girós" . Gallery Fred Lanzenberg . Eivissa
1978 - Albert Girós: "Black paintings" - Gallery Owl & Pussycat - Eivissa
...........Albert Girós: "Installation" - Espai B5-125 - (Installation, conference/presentation and publication) . Universitat Autonoma de Barcelona
...........Albert Girós: "Canvas" . Gallery Charo Hdez. Yagüe - Madrid
...........Albert Girós: "Installation" - Tres Gallery - Academia de Belles Arts de Sabadell
...........Albert Girós: "Installation" - Museum of Contemporary Arts - Eivissa
...........Salon de Primavera . M.A.C.- Eivissa
........... Ibizagrafic 78 . M.A.C.- Eivissa
........... Negro sobre blanco - La Casa del Siglo XV . Segovia
1979 - Albert Girós: "Paintings" - Gallery Carl van der Voort - Eivissa
...........Albert Girós: "Comunication : Relation Linear Structures " . Action + publication.. Eivissa.(with artists Toni Cardona i Ricardo Roux) .
...........Albert Girós: "Relation Structures" . Installation produced by U.A.B. Sant Cugat del Vallés . Barcelona.
............"Proposta per un espai d'acció artistica". Acció Passeig Vara de Rey
Eivissa ( with artists Toni Cardona i Ricardo Roux)
............Trobada de Poesia Visual dels Països Catalans . Facultat B.B.A.A. Barcelona.
............Mostra de Cultura Catalana . Palau dels Reis de Mallorca . Perpinyá.
........... Mostra d'Art Conceptual Catalá . M.A.C.- Eivissa
............M.A. Gallery Lara Vincy . Paris
1980 - Albert Girós: MEMORIA . Sculpture/Landscape intervention . (+ publication) . Eivissa.
..........Albert Girós: "Thought is a prison". (Action, conference and publication) . Institut Cornellá . Barcelona
..........Destinataire Paris . Gallery Lara Vincy . Paris
..........Fira Internacional d'Art postal audiovisual . Gallery Lara Vincy . Paris
1981 - Publish " Comunication : Relation Linear Structures " .
............Publish "Projects and working documents" (Publication about projects and large size works )
............Llibres d'Artista/Artists Books . Metrónom . Barcelona
1982 - Albert Girós: "Space-Light-Material-Time" (Installation, sculpture & photography) . Fundació Joan Miró - Espai 10 - Barcelona
............Saló de Tardor - Saló del Tinell . Barcelona
............Art Català dels Anys 70 . Gallery Caminul . Bucarest (Itinerant over Romania).
...........Jornades Internacionals de Nova Música . Fundació Joan Miró. Barcelona.
...........Libros de Artistas. Dirección General de Bellas Artes . Ministerio de Cultura.
1983 - Albert Girós: "Landscape" . (Installation, conference/presentation ) Escola Illa . Sabadell
...........Casino . Gallery. Med a Mothi - Montpellier
...........Casino - Fundacio Joan Miro - Barcelona
...........Fuera de Formato - Centro Cultural de la Villa - Madrid
1984 - Albert Girós: "Cista de Reus" . (Installation, conference/presentation and publication) Escola Taller d'Art - Reus
............Albert Girós: "E". Sculpture/Landscape intervention / E-R-A Project . Castellvell del Camp . Tarragona
............Homenatge a Marcel Duchamp. Espai B5-125 .U.A.B. Barcelona
1985 - Nova Escultura Catalana . (Itinerant over Catalonia) . Sala Caixa de Barcelona . Barcelona
1987 - "A day in the life" (Action and objects edition)
1988 - Bienal Jove Pintura Contemporania . Fundacio Caixa Barcelona . Barcelona
1989 - "Trama" . Sala d'Exposicions de la Fundació Caixa de Pensions del carrer Montcada - Caixa de Pensions - Barcelona (with artist Rivka Rinn)
1990 - He realices several pieces of video-art / investigates in digital image and sounds:
"Screen Floating Music" & "Ramas y motores" . Presented at INFART . CIEJ- La Caixa . Barcelona.
" My End is My Beginning" (around the artist Pilar Viviente - presented in the artist exhibition at Centre d'Art Santa Monica . Barcelona)
1991 - Found the studio On The Air - Design/Video/Multimedia - in Barcelona (with Antoni & Margarita Mascaró).
..........."Space Pix Mix" (Videoinstallation and sound space - coproduced by On The Air and CIEJ , La Caixa - performed in collaboration with Margarita Mascaró)
On The Air becomes comercial enterprise and he takes up his work of graphic designer in the area of comercial music.
1996 - Experiences with laser and internet:
..........."Good Morning Mr. Paik" (Action and video produced by On The Air . Barcelona)
..........."CU-SEE ME Thinkers" ( Action - videoconference at reflector of Cornell University U.S.A)
..........."Laser show OTA" (Action/video - http://www.airgraphic.com/html/pixmix.htm )
...........Begins "Historia de Sara" work in progress multimedia based in digital image and photography over relations between memory and future...
1999 - "Eivissa, L'art dels 70" - M.A.C. Eivissa
...........Compact Art . Gallery Rrose Selavy . Barcelona
2000 - Albert Girós - "Paintings, video & Sculptures" - Museum of Contemporary Art of Ibiza .
2001 - Albert Girós: "Paintings" - Gallery Rrose Selavy . Barcelona
..........Compact Art . Gallery 98 . Cadaqués
2003 - Albert Girós - "Paintings, video and digital Works" - ICT - Institut Català de Tecnología - Barcelona
............"Light bubbles/Paths for meditation" - short edition / images packet
............MAD '03 - Madrid. Spain
2004 - IDAA 2004 - Australia & U.S.A.
............SIGGRAPH 2004 - Art Gallery: Synaesthesia - Los Angeles - U.S.A.
............CANARIAS MEDIA FEST 2004 - Albert Girós - "RAW" (digital photography show) -Las Palmas de Gran Canaria - Spain
2005 - Publish Albert Girós - SERÉ A PARTIR DE TI - (CD) Ed.On The Air/
............Inter-Textos[e-books] - 2005
2006 - Publish Albert Girós - A PARTIR DE LA PALABRA - (CD) Ed.On The Air/
............Inter-Textos[e-books] - 2006
da: www.giros.nom.es
Biografia:
Cremonini, Leonardo. - Pittore italiano (Bologna 1925 - Parigi 2010). Compì i suoi studi giovanili presso l'Accademia delle Belle Arti di Bologna e nel 1945, alla fine della guerra, si trasferì a Milano dove frequentò l'Accademia di Brera. Nel 1951 si recò a Parigi grazie a una borsa di studio del governo francese, stabilendo nella capitale d'oltralpe la sua residenza. Negli anni successivi alternò soggiorni di lavoro in Italia e in Europa. Dal 1952 al 1960 espose le sue opere soprattutto a New York. Nel 1967 ricevette il premio internazionale Marzotto. Membro di numerose accademie europee (Académie royale de Belgique, Accademia nazionale diS. Luca a Roma, Accademia delle arti e del disegno a Firenze), dal 1983 al 1992 è stato Chef d'atelier de peinture presso l'École nationale des Beaux-Arts de Paris. La sua arte, caratterizzata all'inizio da un segno incisivo, carico di suggestioni espressionistiche (Donne alla spiaggia, 1956-58; Il tema di notte, 1966; Les sens et les choses, 1968), si è volta poi verso un realismo psicologico ricco di allusioni e spesso di evocazioni simboliche (Una stanza di notte, 1983).
da: www.treccani.it
Biografia:
Santa Eulària des Riu, Ibiza, 1927
Rafael Tur Costa lives and works on Ibiza. He studied at the School of Arts and Crafts in Ibiza, though may be considered self-taught. In 1955 he met members of the Berlin Hochschule Für Bildende Künste, a group of German fine arts students, who introduced him to the artistic innovations of the European avant-garde. His creative restlessness led him to become involved with the art circles of Madrid and Barcelona, and he also maintained constant relations with the Ibiza 59 group, formed on the island in 1959. While black appears to be the predominant colour in his initial abstracts of the 1960s, in later works he would reveal a preference for white. In the 1970s he showed great concern for matter and textures, a facet of his practice that would remain throughout his career.
In addition to exhibitions in the USA and Europe, his work has been displayed in the Museu d’Art Contemporani d’Eivissa in Ibiza (1983, 1997) and the Casal Solleric in Palma, Mallorca (1997). It forms part of such collections as those of Palma City Council, the Government of the Balearic Islands, the Museu d’Art Contemporani d’Eivissa, the Museo Internacional Salvador Allende (Santiago de Chile) and the National Gallery of Modern Art (New Delhi).
da: www.esbaluard.org
Biografia:
Giovanni Riva
Torino, 1890 - 1973
Frequenta i corsi serali di disegno tenuti da Giovanni Guarlotti all’Istituto di Belle Arti di Torino, diplomandosi nel 1908 e frequenta insieme a Meucci, Merlo, Omegna e Pizio le sedute “en plein air” del pittore Felice Vellan. Espone per la prima volta alla Promotrice torinese del 1912 e, oltre all’annuale partecipazione alle mostre della Promotrice, prende parte a tutte le esposizioni torinesi degli Amici dell’Arte, del Circolo Artistico, del Piemonte Artistico e Culturale, nonché alle Triennali di Firenze e alle Biennali di Venezia del 1940 e del 1942. All’edizione 1940 vince il Concorso Statue allegoriche per giardini con il gesso Centauro e ninfa, mentre nel 1942 espone un bronzo nel Padiglione del Regio Esercito.
Lo scultore vince diversi Concorsi Nazionali: per la Scultura Baruzzi di Bologna nel 1916, per il Monumento ai Caduti di Civitavecchia nel 1919, per la Fontana Angelica, più tardi eretta in piazza Solferino a Torino, nel 1922. Nominato Cavaliere al Merito, riceve dalla sua città la medaglia d’oro per il Premio Sambue nel 1929.
Dello stesso anno è la ceramica di gusto velatamente decò, l’unica dell’artista, realizzata per la manifattura Lenci di Torino; numerosi, invece, sono i modelli che Riva elabora per i volti delle note bambole Lenci.
Dal 1929 al 1935 è membro esterno della Giuria che esamina le prove annuali di disegno e plastica al Liceo Artistico e all’Accademia Albertina di Torino. Durante gli anni Trenta la produzione artistica di Riva assume una posizione intermedia tra gli accenti neomichelangioleschi delle prime opere (ad esempio di Incubo, presentato alla Promotrice del 1919) e il gusto squisitamente decorativistico della Fontana Angelica (realizzata nel 1930). Nonostante lo scultore si sia formato in un tempo e in un luogo in cui il linguaggio formale imperante segue rigidamente gli insegnamenti della tradizione classica, le sue opere lasciano trasparire, al di là della raffinatezza d’esecuzione, un messaggio del tutto personale, fatto di pace e di serenità, di una realtà immediata intrisa di poesia. L’arte di Riva è istinto ed immediatezza da un lato, intimità intellettuale dall’altro. Lo studio sistematico dell’arte antica, l’adesione agli ideali rinascimentali della scultura di Donatello, Michelangelo e Giambologna hanno spinto Giovanni Riva verso l’adozione di un codice espressivo affine al gusto dell’Ottocento romantico, piuttosto che al dinamismo futurista o alle visioni surrealiste. Oltre alle opere a soggetto religioso che decorano alcuni cimiteri o a quelle destinate ad edifici pubblici, sculture di Riva si trovano in diverse Gallerie d’Arte in Italia e all’estero. Da non dimenticare sono i suoi disegni su carta che rivelano la totale disinvoltura anche in campo grafico e la versatilità di un colto artista. Numerosi, infatti, sono i ritratti che esegue per gli attori e le attrici degli studi cinematografici di Torino, per personaggi famosi quali Luigi Einaudi. L’artista piemontese è anche autore del Manifesto per la Prima Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino (1902) e della copertina per I Colloqui di Guido Gozzano (1911).
Nel 1979, a sei anni dalla morte dell’artista, la Galleria Arte 121 di Torino ha dedicato a Riva una mostra retrospettiva.
S.P.
da: www.cromosema.it
Biografia:
1923 - 1999
Ronald Julius Christensen ( is one of the most eagerly sought-after American artists. His works are in such prominent collections as the Phoenix Museum of Art, Springfield Museum of Fine Art, United Nations _ Plaza, and numerous American and European private collectors. He has exhibited at the Eileen Kuhlich Gallery, New York; Shore Gallery, Boston; Little Gallery, Louisville; Dallas Museum of Fine Art; Vienna International Autumn Fair; Holland Floriade, Rotterdam; Corcoran Biennial, Washington and many others.
Born in Quincy, Massachusetts, Ronald Christensen established a fine-art career as a printmaker, painter and muralist in Boston where he had studied at the Boston Museum School of Fine Art and the Vesper George School of Art. He became a teacher in Color Theory at the New England School of Art in Boston in 1963.
Exhibition venues included the National Academy of Design (1965) and the Rhode Island Art Festivals 1960-1963.
Christensen has murals in Boston at the Celanese Corporation of America, Continental Can Company and the National Bank of Boston.
da: http://rogallery.com/
Biografia:
Victor Vasarely (Pécs, 9 aprile 1906 – Parigi, 15 marzo 1997) è stato un pittore e grafico ungherese. È stato il fondatore del movimento artistico dell'Op art, sviluppatosi negli anni '60 e '70 e, insieme a Bridget Riley, il principale esponente.Vasarely trascorre l'infanzia nel suo paese natale, e a 12 anni manifesta le sue precoci tendenze artistiche con il quadro Bergère, un paesaggio. Nel 1925 si diploma, e incitato dal padre, studia all'università prima medicina, poi lettere. Nel 1927 compie il passo definitivo iscrivendosi all'Accademia artistica privata Podolini-Wolkmann. Lui aveva già un'ottima predisposizione al disegno, e la formazione artistica tradizionale (va detto che la interpretava già a modo suo) perfezionò la sua abilità. Quando termina l'istruzione artistica, il giovane Vasarely crea manifesti pubblicitari, numerosi studi di prossimi quadri (poi realizzati) e piccoli dipinti.
Nel 1929 Vasarely si trasferisce al Műhely, una scuola da lui definita "il Bauhaus ungherese", fondata nel 1927 da Sándor Bortnyik, un ex-professore di quest'ultima. Potremmo dire che Bortnyik "ha scoperto" Vasarely. Qui al pittore viene descritta l'arte senza bisogno di forma, senza bisogno di qualche aggancio con la realtà, ma che si propone di figurare ciò che non può essere rappresentato normalmente. In questo periodo riconosciamo un cambiamento nell'arte di Vasarely: fa molta più attenzione alla composizione geometrica dell'opera.
Nel 1930, dopo aver transitato per breve tempo attorno al De Stijl, si trasferisce a Parigi, il centro dell'arte di quell'epoca. Lì si sposa con Claire, conosciuta al Mühely. Nel 1931 nasce il suo primo figlio André, e pensa di fondare una scuola simile al Bauhaus. Nel 1934 nasce il figlio Jean-Pierre, noto poi come Yvaral. Fino la 1939 si dedica completamente al suo lavoro di artista pubblicitario. Intanto continua (senza né esporre né mostrare i suoi quadri) a studiare, sperimentando gli effetti ottici nella grafica, creando singolari rappresentazioni di zebre ed altri animali con contrasti tra il bianco e il nero. Vasarely, nel 1940 aveva conosciuto Denis René, un altro artista. In quell'anno muore Paul Klee. Negli anni tra il 1942 e il 1944 crea opere ispirandosi a lui e ad altri pittori suoi amici. Nel 1944 la galleria Denis René dedica una grande personale a Vasarely.
Il 1947 fu un anno particolare per Vasarely: cambiò infatti stile di pittura, iniziando con l'analisi degli astrattismi geometrici (le "forme nelle forme"): sassi, cerchi, quadrati, etc. Dal 1950 si sviluppa la Optical Art, detta Op-Art, e Vasarely si dichiara appartenente a quel movimento, avendo praticato altri studi sulla cinetica del bianco e del nero. Verso la fine degli anni '40 Vasarely acquista una cascinetta a Gordes. I quadri e le opere di questo periodo sono classificate sotto il periodo Gordes-Cristal, caratterizzato da forme semplificate e pochi colori, soprattutto giallo, verde e nero. Il quadro Pamir (1950) rende questa idea: il quadrato nero in primo piano e gli angoli esposti alle curve del soggetto centrale danno l'effetto che ci siano più piani spaziali sovrapposti in movimento. Il periodo si conclude con il ciclo di opere Hommage à Malevič (realizzati tra il 1952 e il 1958), che appaiono come quadrati, rettangoli e rombi che ruotano su degli assi e sono simmetrici. Quest'opera ebbe due ruoli fondamentali: fu la rappresentazione del linguaggio figurativo svincolato dalla realtà naturale, e divenne un punto di riferimento per gli artisti che partivano dall'osservazione naturale per giungere all'astrazione. Nel 1954 progetta le prime astrazioni architettoniche.
Nel 1955 Vasarely espone alcuni quadri alla galleria Denise René con una tendenza al cinetismo subalpino insieme a Yaacov Agam, Nicolas Schõffer, Pol Bury, Jesús Rafael Soto, Jean Tinguely, Marcel Duchamp e Alexander Calder. Questa mostra divenne il primo accenno dell'Op Art, e prese il nome de: "Le Mouvement" ("Il Movimento"). Quel ciclo di quadri che lo rese famoso a livello internazionale era caratterizzato da un innato senso del movimento, quasi insolito negli altri movimenti pittorici della prima metà dell'Ottocento. Alcuni critici d'arte dell'epoca hanno definito il Mouvement una contrapposizione alla Pop Art di Andy Warhol. Infatti l'Optical Art è una concezione figurativa che affonda le radici in una tradizione di almeno mezzo secolo il cui tratto peculiare è la sempre maggiore aggressività nei confronti dell'occhio dell'osservatore. Seurat e Delaunay ispirarono Vasarely su questa teoria, soprattutto grazie agli studi chimici del Pointillisme. Da questo ha origine la Op Art vera e propria, la cui nascita è stata anche favorita dall'appoggio del critico d'arte Max Imdahl.
Josef Albers, che fu una importante fonte di idee per l'Op Art, elaborò la teoria del fatto fattuale e attuale. Questa consisteva una parte fondamentale per la comprensione di un'opera cinetica. Questa teoria sosteneva che l'"attuale" (ciò che l'opera è) era diverso dal "fattuale" (ciò che l'opera ci vuole comunicare, la reazione che il nostro cervello sviluppa dopo l'esposizione visiva). Vasarely, padre ispirato della neonata Op Art, rifletté per più di 5 anni sul come unire al meglio l'opera e colui che la guarda. Al fine coniò la seguente frase, che rappresentava la sua idea di Op Art: « La posta in gioco non è più il cuore, ma la retina, e l'anima bella ormai è divenuta un oggetto di studio della psicologia sperimentale. I bruschi contrasti in bianco e nero, l'insostenibile vibrazione dei colori complementari, il baluginante intreccio di linee e le strutture permutate [...] sono tutti elementi della mia opera il cui compito non è più quello di immergere l'osservatore [...] in una dolce melanconia, ma di stimolarlo, e il suo occhio con lui. »
Vasarely, per la mostra del 1955, scrisse Il Manifesto Giallo, nel quale espone le sue idee riguardanti l'invenzione di un linguaggio cinetico figurativo, basato sulla disposizione e la riproduzione in serie di figure geometriche con colori complementari diversi. Il filosofo francese Jean-Paul Sartre disse che Vasarely era "un artiste engagé", cioè un artista molto attivo sia dal punto di vista creativo che dal punto di vista morale e sociale. La serie di quadri dipinti utilizzando solo il bianco e nero, denominati "Noir et Blanc" si rifanno alla sua teoria esposta nel Manifesto Giallo.
Nel Manifesto Giallo del 1955 Vasarely espresse anche l'idea centrale della sua arte, l'"Unità plastica". Lui la definiva così: « Due forme-colori formano l'unità plastica, vale a dire l'unità di quella creazione artistica: e la persistente, onnipresente dualità viene finalmente riconosciuta inscindibile » (Victor Vasarely)
Semplificando, il principio dell'unità plastica è l'inserimento di forme una dentro l'altra con colori e sfumature diverse, come per dare un senso di movimento unilaterale alla figura. Nel 1959 ebbe quindi origine il tanto agognato alfabeto plastico, presentato ufficialmente nel 1963, con la serie "Folklore planetario". Le opere si questa serie di quadri sono caratterizzate da una scarsa gamma di sfumature; come composizione Vasarely utilizzò l'allineamento di cromatismi, cioè l'uso di forme incrociate perpendicolarmente di colore dalla più chiara alla più scura (nel caso specifico anche bianco e nero). In alcune opere, questa nuova concezione dell'alfabeto plastico da l'impressione che ci siano pezzi a incastro che vengono resi chiari o scuri a seconda della luce su di essi proiettata. La teoria di Vasarely sull'alfabeto plastico derivava in parte anche dal fondamento dell'arte astratta, cioè che la bellezza pura e universale è raggiungibile solo con l'armonia delle forme e dei colori elementari.
Addirittura si giunse a sostenere (come alcuni quadri di Vasarely davano anche a credere, tra l'altro) che i quadri di Vasarely costruiti secondo le leggi dell'alfabeto plastico potessero essere una verosimile rappresentazione dello spazio (i più gettonati erano le serie di quadri CTA, Vonal e Vega), cosa che alcuni nomi futuristici dei quadri stessi (intitolati a stelle, es. Cassiopea, o con nomi astronomici) e determinate situazioni dell'epoca non hanno fatto altro che ingrossare.
Gli anni sessanta e settanta sono stati il periodo più produttivo di Vasarely dal punto di vista artistico e culturale. Le due mostre, la prima nel 1965 al MOMA (Museum Of Modern Art) di New York intitolata "The Responsive Eye" e la seconda nel 1967, al Musée del'Art Moderne de la Ville de Paris, con il titolo di "Lumière et Mouvement", non hanno fatto che accrescere la sua fama, conferendogli l'immagine di artista enigmatico, da scoprire fino all'ultima "trasposizione geometrica", come le definiva lui.
da: http://www.realarte.it/
Biografia:
Wilfredo Lam (1902-1982) é considerato l'iniziatore di una pittura che coniuga il modernismo occidentale con i simboli africani e caraibici. Wilfredo Óscar de la Conceptión Lam y Castilla, questo era il suo nome per esteso, nacque nel villaggio cubano di Sagua la Grande, da una famiglia etnicamente mista, il padre era un immigrato cinese e la madre una meticcia discendente da avi africani e spagnoli.
Nel 1916 si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell'Avana, dedicandosi contemporaneamente allo studio della botanica, in particolare delle piante tropicali e, nel 1918, inizia a frequentare i corsi di pittura della Escuela de Bellas Artes. Nel 1923 si trasferisce a Madrid, diventa allievo di Fernando Álvarez de Sotomayor y Zaragoza, curatore del Museo del Prado, dove il giovane cubano studia le opere dei grandi maestri della pittura spagnola, in particolare Velázquez e Goya, ma è anche attratto dai dipinti di Hyeronimus Bosch e Bruegel il Vecchio.
Le sue prime opere sono improntate al modernismo spagnolo, ma col passare del tempo si semplificano amalgamando un'estetica primitiva con le tradizioni compositive occidentali. Negli anni Trenta i suoi dipinti risentono degli influssi del Surrealismo e dei quadri di Henri Matisse.
Nel 1931 la moglie e il figlioletto muoiono di tubercolosi, questa perdita gli ispirerà numerosi quadri raffiguranti una mamma con il suo bambino. Allo scoppio della Guerra Civile, si unisce alle forze repubblicane, disegna manifesti antifascisti e dipinge la grande tela intitolata La Guerra Civil.
Nel 1937, a Barcellona, Lam conosce Manolo Huguë che gli dà una lettera di presentazione per Picasso. Lam ammirava molto l'arte del pittore spagnolo di cui aveva visto una mostra a Madrid, commentata con queste parole: "Non solo una rivelazione...ma uno shock!"
L'incontro tra i due artisti avviene a Parigi nel 1938 ed è l'inizio di una stretta amicizia. Picasso lo introduce nell'ambiente dei pittori emergenti del momento, tra i quali Braque, Léger, Matisse, Mirò e lo presenta al mercante d'arte Pierre Loeb che gli organizzerà la prima mostra nel 1939, evento che ottiene un grande successo di critica.
Lam è influenzato dallo stile di Picasso che lo incoraggia a trovare una propria interpretazione del modernismo e questo influsso è evidente nei ritratti stilizzati che si ispirano all'arte africana.
"Il mio incontro con Picasso e con Parigi produsse su di me l'effetto di un detonatore...". Lam è affascinato dalla collezione africana di Picasso, che lo raccomanda al poeta-etnologo Michel Leiris affinchè insegni "l'arte negra al Cubano". Leiris è capo del dipartimento Africa Nera del Musée de l'Homme e gli presenta diversi ricercatori dai quali il pittore trarrà preziosi spunti di ispirazione.
In quel periodo di intenso lavoro, Lam vive in un albergo modesto. "Dipingevo senza sosta e senza osar mostrare i miei quadri, tanto che la mia stanzetta d'albergo era piena al punto di non potermi quasi muovere e tantomeno dipingere." Nell'autunno del 1939 conosce André Breton, appena tornato dal Messico, ed è particolarmente attratto dal surrealismo che "permette di liberarsi dalle alienazioni culturali."
Quando, nel giugno 1940, le truppe tedesche si avvicinano a Parigi, Lam si reca dapprima Bordeaux e poi a Marsiglia dove trova molti intellettuali antinazisti e diversi amici surrealisti, tra cui Breton. Si ritrovano tutti in un caffè del Vieux-Port per creare disegni, collages, discutere di letteratura per cercare di evadere dalla drammatica realtà di quel periodo.
Breton percepisce in Lam il potenziale di un mondo visionario e gli chiede di illustrare il suo poema Fata Morgana. Nel marzo 1941 il libro è pubblicato in soli cinque esemplari illustrati da sei dei numerosissimi disegni a matita e penna eseguiti da Lam, ma non ottiene il visto della censura a causa delle idee politiche dell'autore, accusato di incarnare al tempo stesso l'arte degenerata e l'impurezza razziale.
Il 25 marzo 1941 Lam, Breton ed un gruppo di intellettuali minacciati dal regime di Vichy si imbarcano alla volta della Martinica dove vengono internati per più di un mese, in quanto sospettati di avere idee di sinistra. Là, Breton e Lam frequentano il poeta Aimé Césaire, fondatore della rivista Tropiques, che dedicherà queste parole a Lam: "Wilfredo Lam, lo straordinario pittore nero-cubano in cui si uniscono l'insegnamento di Picasso e le tradizioni asiatiche e africane curiosamente mischiate."
Césaire organizza escursioni nell'isola e per Lam é un folgorazione che segnerà una svolta nella sua arte. "Era il suo primo vero incontro con la natura tropicale - scrive Césaire - egli è affascinato dalla bellezza selvaggia dell'isola, dalle montagne ricoperte di una vegetazione debordante di vita e di linfa, dagli alberi fantastici che si intrecciano tra loro". Inoltre, Lam riscopre con Césaire il gusto della lotta contro l'ingiustizia e il dispotismo coloniale, ritrovando così le sue radici antillane.
In maggio gli esuli ripartono, Breton ed altri verso gli Stati Uniti, ma Lam non ottiene il visto per cui, dopo diciassette anni, fa ritorno a Cuba dove ormai si sente spaesato e indignato vedendo le condizioni miserabili dei neri sotto la dittatura di Batista.
Inizia a dipingere quadri di ispirazione africana, attingendo al mondo magico della sua infanzia, alle esperienze surrealiste e cubiste e a simboli tipici della Santerìa. Nel 1943 inizia quella che sarà considerata la sua opera più famosa, The Jungle, luogo dell'immaginario dove affiora la componente spirituale e ritualistica della cultura caraibica, con richiami agli elementi dell'arte primitiva africana, Il quadro viene esposto a New York nel 1944, suscitando critiche controverse, l'anno successivo sarà acquistato dal MoMa.
Nel suo diagramma dell'albero dell'arte moderna, pubblicato sulla rivista PM nel 1946, il pittore Ad Reinhardt colloca gli artisti delle diverse tradizioni moderniste sui rami che si dipartono dal tronco. Il nome di Lam appare vicino a quello di artisti la cui opera manifesta una qualità magica e surreale, ma mentre pittori come Yves Tanguy, Kurt Seligmann ed altri sono rappresentati come foglie raggruppate, Lam è una foglia a sé.
Nel 1946 Lam e Breton soggiornano ad Haiti dove assistono a riti voodoo. Di questa esperienza egli dirà: "Si crede a torto che la mia opera abbia preso forma definitiva ad Haiti. Il mio soggiorno laggiù l'ha soltanto ampliata (...) sarei potuto essere un buon pittore a l'École de Paris, ma mi sentivo come una lumaca nel guscio. Ciò che davvero ha ampliato la mia pittura è la presenza della poesia africana".
In seguito, a New York, Lam entra in contatto con Duchamp, Tanguy, Motherwell, Pollock e con il gruppo surrealista dissidente CoBrA. Dopo il 1947 il suo stile evolve con la presenza dominante di elementi esoterici e la sua opera ottiene riconoscimenti in riviste prestigiose e mostre internazionali. Nei suoi quadri Lam riflette la visione dei primi uomini di fronte alla grandezza della natura che li circonda, visione fatta di paura, superstizione e magia, e lo fa attraverso un sincretismo formale e identitario.
La donna, soggetto privilegiato dagli artisti di tutti i tempi, appare spesso nell'opera di Lam come personaggio zoo-antropomorfo, eppure evocazione della femminilità talvolta appena accennata da una capigliatura, da un seno, da una mano.
Vediamo allora la donna-cavallo, strana creatura elegante e mistica, forse da interpretare come messaggera nei riti voodoo, in cui gli dei o i morti prendono possesso del discepolo in trance, cavalcandolo per comunicare attraverso il suo corpo.
La donna-uccello delle incisioni che illustrano il poema Croiseur Noir, di André Pieyre de Mandiargues, sul tema della minaccia nucleare, diventa simbolo di vittoria sulla guerra e sulle distruzioni.
Altre entità agiscono come intermediari tra il mondo celeste e quello terreno, ed ecco le figure femminili del quadro The Eternal Present, che presentano oggetti cerimoniali nella loro funzione di guardiane della luce, della magia e della vita.
Tutta l'opera di Lam è un inno alle forze rigeneratrici emanate dalla donna, dispensatrice dell'idea d'amore, "capace lei sola - scrive Breton - di riconciliare ogni uomo, per un momento più o meno lungo, con l'idea della vita".
Dopo aver divorziato dalla seconda moglie, nel 1952 Lam si stabilisce a Parigi dove conosce l'artista svedese Lou Laurin, che sposerà nel 1960. Nel corso degli anni Cinquanta ottiene il Gran Premio del Salone dell'Avana ed è nominato membro della Graham Foundation for Advanced Study in Fine Art di Chicago. Più tardi, nel 1964, riceverà il Guggenheim International Award.
Continua ad intrattenere rapporti con esponenti dell'arte cubana, lavora con artisti del gruppo CoBrA e dell'avanguardia italiana. Nel 1954 si reca ad Albissola dove viene organizzato un incontro internazionale di scultura e ceramica, al quale partecipano tra gli altri Baj, Fontana, Scanavino e Matta. Dietro incoraggiamento del mercante d'arte Carlo Cardazzo, il piccolo centro ligure diventa luogo di sperimentazione artistica per un decennio che parte dalla fine degli anni Cinquanta.
Negli anni Sessanta l'opera di Lam riflette un forte interesse per l'incisione, che segna l'inizio della collaborazione con poeti e scrittori tra cui René Char e Aimé Césaire. Realizza così numerosi portfolio di grande formato, stampati in diversi laboratori di incisione, in particolare quello di Giorgio Upiglio, dello Studio Grafica Uno di Milano, con cui lavorerà intensamente fine al 1982, anno della sua morte.
da: http://ilcassetto.forumcommunity.net/
Biografia:
Chìa, Sandro. - Pittore e scultore italiano (n. Firenze 1946). Formatosi a Firenze all'Accademia di belle arti, ha viaggiato in India, in Turchia e in Europa, prima di stabilirsi a Roma nel 1970. Inizialmente orientato verso l'arte concettuale, a metà degli anni Settanta Ch. si è accostato alla figurazione, emergendo tra i protagonisti della transavanguardia. Dal 1981 si è trasferito a New York, lavorando tra gli Stati Uniti e l'Italia. Ha elaborato un linguaggio ironico e allusivo, ricco di riferimenti all'arte rinascimentale e ai movimenti artistici della prima metà del Novecento. Ha realizzato opere di grande formato, caratterizzate dall'uso di impasti cromatici corposi e accesi e da un segno pittorico forte e dinamico, frequentemente popolate da eroiche figure maschili che tornano anche nelle sculture in bronzo, spesso dipinte in colori vivaci. Ha esposto le sue opere in importanti rassegne e in numerose personali (1983, New York, S. R. Guggenheim Museum; 1984, New York, Metropolitan museum of art; 1984 e 1988, Biennale di Venezia; 1992, Berlino, Nationalgalerie; 1995, Roma, Villa Medici; 1997, Siena, Magazzini del sale; 2000, Trento, Galleria civica di arte contemporanea; 2002, Firenze, Palazzo Pitti; 2003, Milano, Spazio Bisazza; 2006, San Josè, Costa Rica, Klaus Steinmetz Arte moderna; 2007, Pietrasanta, duomo di Sant’Agostino; 2009-10, Roma, Galleria nazionale d'arte moderna).
da: www.treccani.it
Biografia:
Mario Gianello nasce a Bologna il 20 agosto 1935. Vive e lavora attualmente a Milano, sua città di adozione. La sua formazione giovanile è caratterizzata dall'accostamento alla pittura attraverso l'artigianato. Frequenta infatti l'Istituto Statale della Ceramica di Faenza e le botteghe San Marino e Vicenza: esperienza fondamentale per l'evolversi del suo peculiare gusto per uncolore pieno e "protagonista" e della sua accurata eppur istintiva peculiarità. Gli esordi della sua attività pittorica si collocano all'ombra della grande lezione impressionista, che Gianello sente profondamente ed elabora in toni personali. Dall'inizio degli anni '70 intensifica il lavoro con le prime mostre e i contatti con molti circoli artistici milanesi - fra questi il "Bagutta" dove ha modo di maturare nello scambio fecondo con altri artisti, nuove idee e orientamenti. Dai primi paesaggi percorsi da una vena elegiaca, dove il colore tenue e rarefatto riesce a creare atmosfere sottilmente suggestive, la sua vena creativa si precisa negli anni, attraverso un lavoro tenace appassionato, con la serie dei Pulcinella a delle maschere. In questo tema così caro all'artista si esprime appieno quel particolare connubbio di gioia e malinconia, quel trasporto emozionale che ne sostanzia tutta l'opera e ne rappresenta l'intima coerenza. Di questi ultimi anniè la conquista di un colore più ricco, vitale ed espressivo, più felice forse.
da: http://www.gianello.it/
Biografia:
Ennio Calabria è nato a Tripoli il 7 marzo 1937. Vive e lavora a Roma.
Nel 1955 consegue la maturità artistica e frequenta la Scuola Libera del Nudo dell’Accademia di Belle Arti di Roma.
La sua prima personale alla galleria “La Feluca” di Roma si svolge nel 1958, anno in cui è immediatamente individuato dalla critica d’arte fra i pittori più significativi della generazione emersa tra il 1950 e il 1960. Testimone attento del suo tempo, la sua pittura è rivolta sia al territorio sociale che a quello esistenziale.
Nel 1959 partecipa per la prima volta alla VII Quadriennale d’Arte di Roma. Sarà presente anche alle edizioni del 1972, del 1986 e del 1999.
Nel 1961 insieme ai pittori Attardi, Farulli, Gianquinto, Guccione e Vespignani, e ai critici Del Guercio, Micacchi e Morosini fonda il gruppo “Il pro e il contro” che diventa un forte punto di riferimento per le nuove ricerche figurative in Italia.
Nel 1964 è invitato alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia e dal 1974 al 1978 è membro del Consiglio Direttivo.
Nel 1985 espone alla Gucci’s Gallery di New York e nello stesso anno realizza la sua prima mostra antologica alla Rotonda della Besana, a Milano; ripresentata nel 1987 a Roma, a Castel Sant’Angelo. In quell’occasione viene pubblicata un’ampia monografia con saggi critici di M. De Micheli, G. Carandente, (II ediz. saggi di G. Carandente e D. Micacchi) edita da Vangelista, Milano.
Nel 1988 il Musée Municipal di Saint Paul De Vence ospita una sua significativa mostra presentata da André Verdet e nel 1990 è allestita una sua retrospettiva nella Chiesa del Carmine a Taormina (Calabria Opere 1980-1990. Electa ed. Milano).
Negli anni Novanta, con il ciclo di opere Ambiguità dell'intravisto, inaugura una pittura in continua ricerca della definizione più profonda dell’identità e della forma del mondo e dell’arte. Il tema che la pervade è la ininterrotta metamorfosi del soggetto messo alla prova con l’esperienza disarmante della sempre più elevata velocità degli scambi sociali.
Il ciclo è stato esposto in varie sedi pubbliche e private, tra le quali: Baumgarte Galerie, Bielefeld (Germania) 1993; Andrés Art Gallery, Breda, Olanda c/o Chicago International Art Exposition ‘93; Gall. Rotta, Genova, 1993; Palazzo dei Papi, Viterbo, 1994; Museo di “R. Ridola”, Matera, 1996.
Degli stessi anni la serie di pastelli Il mare accanto, che traccia anticipatamente il percorso della sua nuova ricerca pittorica.
Nel 1998 espone all’ex Birreria Peroni nella mostra Lavori in corso realizzata dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma; l’anno seguente viene pubblicato il catalogo generale: Opera incisoria 1955 - 1996 , con testo storico critico di F. De Santi ricerche e testi scientifici di L. Martini (ed. Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne di Bagnacavallo).
Nel 2001 si tiene un’importante retrospettiva al Museo Archeologico Nazionale di Chieti, e nel 2003, accompagnata da una mostra itinerante, esce la monografia Quasi la forma. Pastelli 1991-2003, a cura di R. Pedonesi, con testi di M. Di Capua e A. Romoli Barberini.
Dal 2002 al 2005 realizza la serie di ritratti, intensi e drammatici, ispirati a Giovanni Paolo II, in parte pubblicati nel 2002 nel volume La forma cerca forma, con testi di M. Tonelli, di I. Mitrano, A. Gianquinto (Rendina Editore, Roma), accompagnato da un video di A. Cimaglia e A. Pedonesi.
Successivamente l’intero ciclo è stato esposto, insieme ad un nuovo emblematico nucleo di opere, in varie sedi pubbliche: La forma cerca forma - verso le cose, Museo “Vittoria Colonna” a Pescara e Reggia di Caserta, 2004 (testi di C. F. Carli, A. Romoli Barberini, A. M. Sessa); La forma della percezione, Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico a Siena (testi di C. Strinati, G. Nerli. De Luca ed. D’arte, Roma) e Latenze della luce, a cura di G. Simongini, Palazzo dei Normanni a Palermo, 2005. I ritratti del Papa rappresentano un momento importante di questa lunga ricerca che prosegue sempre con maggiore incisività nell’esplorazione del carattere di instabilità che connota sempre più i rapporti sociali e la stessa vita del pensiero. Sul piano del linguaggio pittorico questa condizione di spaesamento viene assunta dall'artista come necessaria al costituirsi di una diversa forma di soggettività che muova verso l'identificazione di una forma che cerca forma.
Nel 2008 inizia un nuovo ciclo di ritratti, sul quale sta ancora lavorando, dal titolo Un volto e il tempo, esposto al Museo dello Splendore a Giulianova (TE) (mostra a cura di C. F. Carli) e tiene al Museo Arcidiocesano Cardinal Karol Wojtyla di Cracovia la mostra del ciclo dedicato a Giovanni Paolo II (a cura di I. Mitrano).
Ultima mostra itinerante, a cura di F. De Santi, La forma da dentro (catalogo Vallecchi, 2009) esposta alla Fondazione Matalon di Milano, alla Galleria Trifoglio di Chieti e Musei Civici di Villa Paolina Bonaparte a Viareggio.
Alcune sue recenti e rappresentative opere vengono esposte nelle mostre: Arte in Regola. Incontro con Ennio Calabria, presentazione di G. Simongini, (2012), il Consiglio di Stato, Palazzo Santacroce-Adobrandini a Roma;Ennio Calabria. Nei tempi, il tempo, a cura diRita Pedonesi, (2013), Museo civico “U. Mastroianni” di Marino (RM).
Queste ultime mostre confermano l’importanza di questi temi e sottolineano il carattere originale della sua pittura accentuando la ricerca di una forma che è allo stesso tempo al di qua e al di là della coscienza, e che ambiguamente, allo stesso tempo, si afferma e si nega.
Nel corso di tutta la sua attività artistica Ennio Calabria ha ricevuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti. (recenti: Premio Vittorio De Sica 2006, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Quirinale, Roma; Premio Goffredo Petrassi, 2011, Auditorium, Roma). Oltre alla Biennale internazionale d'Arte di Venezia (2011, Biennale internaz. d’Arte di Venezia, Pad. Lazio) e alla Quadriennale di Roma, ha partecipato ad altre importanti Rassegne che hanno proposto all'estero le vicende dell'arte italiana dagli anni 60 ad oggi tra cui si ricordanoItaly Three Directions (San Francisco, 1959), Art against racialism (Londra, 1965), Intergrafis, Triennale Internazionale di Grafica (Berlino RDT, 1984).
Ha inoltre illustrato diversi volumi di poesia, racconti, nonchè copertine per libri. Ha prodotto oltre 90 manifesti: per l'Orlando Furioso di L. Ronconi, per ARCI, Lega Cooperative, UISP, CGIL, CISL, PCI, Fondazione Basso ecc. Nel 2006 ha realizzato il manifesto per centenario della CGIL.
Sue opere sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche, tra le quali: Metropolitan Theatre di New York; Museo Puskin di Mosca; Museo di Wroclaw, Polonia; Museo di Eliat (Israele); Museo d' Arte Contemporanea di Sofia; Collezione Gucci; Colombe d’Or, St. Paule de Vence (Francia); Museo D’Arte Contemporanea di Roma; Collezioni Vaticane; La Civica Raccolta A. Bertarelli, Milano; Gabineto delle Stampe Antiche e Moderne di Bagnacavallo.
È stato inoltre protagonista dei seguenti filmati: Lotta contro i mostri, 1964, regia Gigi di Gianni; Calabria: Due anni di pittura, regia di M. Carbone; Visto da vicino: Ennio Calabria, 1979 a cura di R. Bertoni, regia di F. Marotta; Special 1975, regia di S. Pastore; Artisti d’oggi, programma di F.Simongini; Un pittore e la sua città,regia di R.Locci; La città dentro, 1987, di A. Cimaglia e A. Pedonesi; Ennio Calabria La forma cerca forma, 2002, di A. Cimaglia e A. Pedonesi, intervista di M. Tonelli; Spunto di vista – Ennio Calabria, 2012, progetto M. Paola Orlandini, regia di E. Sferra, Rai Arte Magazzini Einstein.
da: www.enniocalabria.it
Biografia:
di: Mattia Patti
MORLOTTI, Ennio. – Nacque a Lecco il 21 settembre 1910, figlio di Giovanni e di Giulia Sibella.
Dopo aver iniziato giovanissimo a lavorare come operaio e contabile, nel 1936, ormai ventiseienne, abbandonò tutto per dedicarsi alla pittura: ottenne dapprima la maturità all’Istituto d’arte di Brera a Milano e si iscrisse poi all’Accademia di belle arti di Firenze, ove soggiornò per circa due anni.
I più antichi dipinti che si siano conservati sono alcuni paesaggi di Lecco, vedute del lago, dei monti o del paese di Malgrate. Nell’estate del 1937 esordì alla Mostra del paesaggio lecchese e il denaro ricavato dalla vendita dei dipinti esposti gli servì per raggiungere Parigi, dove rimase folgorato da Cézanne, artista che avrebbe giocato un ruolo decisivo nel suo futuro percorso.
A colpirlo – come ricordò più tardi – fu soprattutto il «grande quadro con le Bagnanti [...] che ora sta a Filadelfia. Fu come un pugno nello stomaco. Quell’azzurro, quegli arancioni, e la bruschezza di quella pittura. Sapevo già dai libri chi fosse Cézanne; ma adesso, dinanzi a quella grande tela, mi si spalancavano gli occhi e l’anima» (Interroghiamo i contemporanei…, 1964, p. 25). Diverso fu l’incontro con Guernica di Picasso, che Morlotti – tra i pochissimi italiani – riuscì a vedere sulle pareti del padiglione spagnolo all’Esposizione universale di Parigi: «A dir vero non la capii molto, dovevo fare altri passi per intenderla. Portai a Milano molte riproduzioni del quadro e degli studi preparatori. Fu in tal modo che la conobbero anche gli altri colleghi milanesi» (ibid.). Durante il soggiorno parigino studiò ossessivamente l’arte antica e moderna: «avevo preso una specie di ciucca, di notte stavo sveglio, andavo al cinema, leggevo Lotte [Lohte], leggevo Le Corbusier, Metzinger e Gleizes e Ozenfant, leggevo i libri loro sull’arte contemporanea. [...] Tutto il museo mi interessava, al Louvre andavo spesso, leggevo Vasari e vedevo l’arte italiana; mi interessavano i tedeschi e soprattutto i francesi del Quattrocento, i pittori della Scuola di Avignone, i tedeschi Altdorfer, Grünewald, ma [quest’ultimo] lo trovavo troppo espressionista» (Buzzoni, 1994, p. 198).
Al rientro da Parigi tornò a vivere per un breve periodo a Lecco, ma nel 1939 si trasferì definitivamente a Milano, dove – usufruendo di una borsa di studio garantitagli da Aldo Carpi – poté iscriversi alla Accademia di belle arti di Brera. Qui lavorò molto con Achille Funi, collaborando tra l’altro alla realizzazione delle pitture murali dell’Università di Padova. Echi diretti del lavoro svolto al fianco di Funi emergono in molte opere dei primi anni Quaranta, prima fra tutte Le statue, con cui nel 1942 si presentò al IV Premio Bergamo (alla precedente edizione del premio, tenuta nel 1941, aveva esposto una Natura morta). Le nature morte dipinte in questo periodo denunciano un forte interesse per la pittura di Giorgio Morandi: Roberto Longhi, visitando nel 1940 una collettiva allestita nelle sale della galleria milanese del Milione, di fronte a un quadro di Morlotti chiese infatti chi fosse quel «morandiano così interessante» (ibid., p. 199). Parallelamente il giovane pittore lecchese si avvicinò al gruppo di artisti e critici che era nato attorno alla rivista Corrente, stringendo amicizia, segnatamente, con Renato Guttuso ed Ernesto Treccani. Nell’ambito di Corrente si precisò il suo interesse per la tradizione moderna dell’arte e in particolare per Picasso, che proprio conGuernica aveva lanciato un grido di protesta contro la politica di guerra dei regimi totalitari. Nel luglio 1943 con i giovanissimi Treccani ed Emilio Vedova tenne una mostra alla galleria della Spiga. Durante l’inaugurazione l’OVRA – la polizia politica fascista – fece irruzione nella galleria sequestrando documenti compromettenti e mettendo fine bruscamente all’attività espositiva del gruppo di Corrente (la rivista, pubblicata a partire dal 1938, era già stata chiusa per intervento diretto di Mussolini nel giugno 1940). Negli anni di guerra Morlotti prestò servizio militare a Como e a Napoli, dove si ammalò di malaria, per rientrare infine a Milano. Si tenne comunque in contatto con gli amici di Corrente, e in particolare con Treccani, con cui firmò il primo (1943) e il secondo (1944) Manifesto di pittori e scultori, nei quali l’azione artistica si sposava con lo slancio verso un radicale rinnovamento della società (i due manifesti sarebbero stati pubblicati tre anni più tardi, nella rivista Numero Pittura, III, 8-9, luglio-agosto 1947, p. 12).
Dopo la fine della guerra partecipò attivamente alla vita artistica milanese, firmando con Giovanni Testori, Vedova e altri ilManifesto del Realismo di pittori e scultori – Oltre Guernica, in cui si professava l’assunzione del capolavoro picassiano quale punto di partenza per la nuova pittura (il manifesto uscì sulle pagine di Argine Numero [II, marzo 1946, p. 1], importante luogo di discussione per i giovani usciti da Corrente). Collaborò inoltre con l’amico Mario De Micheli alla redazione della rivista di critica militante Il ’45, interessandosi ancora di Picasso e di cubismo (qui pubblicò una Lettera a Picasso [I, febbraio 1946, pp. 33 s.]). Nell’ottobre 1946 tenne la sua prima mostra personale alla galleria del Camino di Milano, esponendo nature morte con gessi e quadri di figura di stampo picassiano, oltre a un piccolo nucleo di paesaggi (intitolati Dossi), animati – questi ultimi – da un primo, profondo confronto con il tema del mondo naturale. Il coesistere di un inquieto linguaggio neocubista (nei quadri di figura e nelle nature morte) con una sempre più intensa passione per la natura caratterizzò la pittura morlottiana negli anni a cavallo tra il quinto e il sesto decennio del secolo.
Nel 1946 con Renato Birolli, Guttuso e altri, fu tra i promotori della Nuova Secessione artistica italiana, divenuta poi Fronte nuovo delle arti, il raggruppamento di interesse nazionale – capitanato dal critico Giuseppe Marchiori – che mirava a coordinare le principali forze del rinnovamento artistico italiano del secondo dopoguerra. Con il Fronte nuovo espose una prima volta nel 1947, alla galleria della Spiga; in quello stesso anno insieme a Birolli andò a Parigi, dove poté visitare lo studio di Picasso e conoscerne i più recenti risultati. A colpire Morlotti furono soprattutto le opere ‘mediterranee’ del maestro spagnolo, come La pesca notturna ad Antibes, nella quale il linguaggio di Guernica è acceso da una nuova luce e da vivaci note di colore. Tornato in Italia, nell’estate del 1948 partecipò nelle file del Fronte nuovo alla XXIV Biennale di Venezia, esponendo due nature morte e tre composizioni. Tra il 1948 e i 1949 espose in diverse circostanze con i compagni del Fronte nuovo, sebbene il gruppo – dopo le dure critiche mosse da Palmiro Togliatti contro l’arte moderna – avesse perso ormai l’originaria forza e unità.
Nel gennaio 1950 fu tra i Five Italian painters che esposero a New York, alla Catherine Viviano Gallery, il principale trampolino, in quel momento, per gli artisti italiani che intendessero affacciarsi sulla scena americana.
All’esposizione delle sue opere fuori d’Italia Morlotti affiancò un nuovo importante viaggio in Francia: in primavera infatti soggiornò nel Sud del paese, interessandosi non tanto a Picasso, che allora lavorava in Costa Azzurra, quanto piuttosto all’antico amore Cézanne, di cui esplorò i luoghi di vita e di lavoro: «ho fatto una visita ad Aix ed è stato un pellegrinaggio devoto perché tanto nello studio come nel paesaggio che si riconosceva pezzo per pezzo c’era qualcosa di sospeso e di sacro, di umilmente eroico e genuino che da molto tempo non sentivo più» (Otto pittori italiani 1952-1954…, 1986, p. 104).
Nell’estate del 1950, alla XXV Biennale di Venezia, si tenne l’ultima importante mostra del Fronte nuovo delle arti e Morlotti partecipò con tre dipinti ancora una volta fortemente picassiani (Feticcio del 1949, Gabbia e La pace del 1950). In tal modo poco dopo si presentò anche alla Catherine Viviano Gallery, dove allestì una mostra personale, ricca di 14 dipinti, nel maggio 1951. Nel corso di quell’anno, tuttavia, abbracciò con decisione una nuova idea di natura, lasciando che si sgretolasse poco a poco l’ossatura neocubista che aveva per lunghi anni contraddistinto il suo linguaggio pittorico. Il risultato più significativo di questa mutazione fu La siesta, il grande quadro che espose alla XXVI Biennale di Venezia del 1952.
Testori, con cui frattanto Morlotti aveva stretto un intenso rapporto di collaborazione e confronto, dedicò a quest’opera un passo memorabile nel catalogo : «la Siesta della raccolta Cumani tocca il culmine e realizza, per una supremazia di forza e di significati, un sunto [...]. Proprio qui, nel silenzio gremito di fiati di questa tela, crolla il sigillo in cui s’era chiusa la forma cubista: la persuasione ne è tale che si può pensare che quel sigillo sia crollato per sempre: ne emerge un legante, tra parte e parte: una possibilità di comunicazione: una dimensione nuova nel creato, ineffabile e fonda. [...] le due totemiche donne mirano qui le spoglie di quel sigillo, di quel dogma figurale, riassumersi ai loro piedi, nei prati, ridiventare linfa, segreto senso dell’essere: il grano qui, per riprendere Gide, è morto: l’una sdraiata, eretta l’altra sui ginocchi, come una sfinge lombarda, a partecipare dei doni che la luce va spandendo nell’universo: luce di quell’ora che sappiamo [...] poco prima della sera, quando la natura più invade l’uomo e l’uomo più nella natura s’introduce: da dove quell’abbraccio: quel fluido: quel legante [...]» (Testori, 1952, pp. 116 s.).
A quella data si era ormai costituito il gruppo degli Otto pittori italiani, una compagine derivata dal più ampio nucleo del Fronte nuovo delle arti, guidata da Lionello Venturi e volta a un superamento delle ricerche e delle posizioni dell’immediato dopoguerra: «essi non sono e non vogliono essere degli astrattisti; essi non sono e non vogliono essere dei realisti», aveva infatti scritto Venturi (1952, p. 7) per giustificarne le frequenti oscillazioni tra linguaggio astratto e memoria di natura: insieme a Morlotti figuravano nel gruppo Afro Basaldella, Birolli, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato, Vedova. Nel 1953 con gli Otto pittori Morlotti espose in una mostra itinerante in Germania che toccò le città di Hannover, Colonia e Berlino. Il gruppo si sciolse l’anno successivo, proprio quando, in occasione della XXVII Biennale veneziana del 1954, Morlotti portò a definitivo compimento la propria metamorfosi.
Dopo aver esposto i suoi più recenti paesaggi – imbevuti di una nuova poetica naturalista – a Milano, Firenze e Bologna (presentato in catalogo rispettivamente da Testori, Carlo Volpe e Francesco Arcangeli), tra le mura del Padiglione Italia Morlotti radunò cinque grandi quadri di figura, nei quali la sintassi neocubista era ormai del tutto venuta meno, soppiantata da una materia pittorica ricca e turbolenta (di queste opere, che sono purtroppo andate distrutte, oggi resta la sola documentazione fotografica). A partire da quel momento la pittura di Morlotti si caratterizzò anzi tutto per la materia cromatica: iniziò infatti ad applicare sulla tela per mezzo del pennello e, insieme, della spatola, alti impasti di colore, a suggerire una totale, avvolgente immersione nella natura: un «sentimento dell’organico», come ebbe a spiegare lo stesso artista: «ho capito un segreto ronzio tra cosa e cosa per cui il senso degli oggetti pieni di linfa sarà compresso e tenuto da un tessuto ronzante sotto anziché espandersi espressionisticamente» (così in una lettera ad Arcangeli datata 26 luglio 1956; Buzzoni, 1994, p. 57). Agli anni centrali del sesto decennio risalgono importanti cicli di opere, dedicati al tema dei fiori, delle bagnanti, e, soprattutto, del fiume Adda a Imbersago.
Talora l’immagine conserva traccia dell’osservazione iniziale, e l’alta linea di orizzonte che sovrasta la vegetazione o la riva del fiume funzionano da prezioso punto di riferimento per l’osservatore. Nella maggior parte dei casi, invece, il motivo, il referente naturale da cui l’artista era partito si perde nel magma della pittura, e a mantenere un rapporto con la realtà percepita restano soltanto la tavolozza – che allude ai colori della terra e della vegetazione – e l’indicazione presente nel titolo. Riferendosi alle opere di questi anni lo stesso Morlotti ha precisato: «anziché, mettiamo, guardare dei panorami o la luce che sfugge sulle cose, ho cominciato a guardare i particolari, ho cominciato a guardare delle foglie, dei fili d’erba, e ho cominciato a pensare alla vita che si svolgeva dentro a queste cose, al lato organico delle cose e questo ha cominciato ad emozionarmi e ho cominciato a vivere di questa emozione» (Per una pittura compromessa nella vita, intervista a cura di F. Arcangeli - R. Tassi, L’approdo, RAI TV, 8 febbraio 1966, riportata in Buzzoni, 1994, pp. 182 s.).
La profonda svolta maturata da Morlotti indusse Arcangeli, con cui il pittore strinse in questi anni un forte sodalizio, a scrivere il saggio Gli ultimi naturalisti, pubblicato sulla rivista Paragone (1954), in cui il critico bolognese cercò di precisare la nuova linea di ricerca che alcuni artisti italiani stavano svolgendo sul tema di natura.
Nell’estate del 1956 a Morlotti venne assegnata una sala personale nell’ambito della XXVIII Biennale di Venezia; in catalogo fu presentato ancora una volta da Testori, che pochi mesi dopo – nel gennaio 1957 – ne curò un’altra importante mostra al Centro culturale Olivetti di Ivrea.
Attorno al 1960 tornarono ad affacciarsi nella pittura di Morlotti elementi figurali chiaramente riconoscibili. La nuova trasformazione coincise con un viaggio compiuto a Londra e in Scozia proprio nel 1960, ma il gruppo di opere più importanti in tal senso fa capo al lavoro condotto a Bordighera, dove l’artista aveva preso a soggiornare dal 1959.
Come ha osservato Pier Giovanni Castagnoli (E. M. Catalogo ragionato ..., 2000, I, p. 25), in questi dipinti, spesso incentrati sul tema degli ulivi o delle piante di cactus: «Morlotti comincia infatti a sostituire all’immersione della visione entro la materia, che caratterizza le opere dipinte nei sei anni precedenti, nuovamente un punto di distanza dell’osservazione che ritorna a situarla al di qua della soglia di rappresentazione. In tal modo il paesaggio viene a riassumere gradualmente nettezza di contorni e il profilo della parete vegetale riprende a stagliarsi, poco alla volta ma sempre più chiaramente, contro la superficie del cielo».
Le nuove opere furono esposte tra l’altro alla XXXI Biennale Internazionale di Venezia del 1962, dove Morlotti – che ebbe anche in questa circostanza una sala personale – ottenne ex aequo con Giuseppe Capogrossi il premio messo in palio dal Comune di Venezia e riservato a un artista italiano. Al 1964 risale un’altra importante mostra, tenuta a New York nelle sale della galleria Odyssia e presentata in catalogo da Arcangeli e Douglas Cooper. Durante gli anni Sessanta Morlotti continuò a dipingere in gran numero paesaggi di Bordighera, coltivando al contempo il tema dei fiori e dei nudi, ridotti ora a bozzoli di spessa materia pittorica, come aggrumata al centro del quadro. Le numerose opere realizzate in questi anni furono ripetutamente esposte in mostre personali, allestite in Italia e all’estero (in particolare in Germania, a Londra e di nuovo a New York).
Nel 1962 era uscita, per i tipi del Milione, la monografia di Arcangeli, saggio denso che incluse Morlotti tra i maggiori protagonisti della stagione dell’informale europeo. La lettura di Arcangeli si caratterizzò anche per il drastico ridimensionamento della giovanile esperienza picassiana, posizione che sarebbe poi stata condivisa dallo stesso artista.
A metà degli anni Settanta Morlotti iniziò a dipingere la serie dei Teschi, dedicandone alcuni all’amico Arcangeli, da poco morto. ITeschi furono esposti per la prima volta a Parma nel 1975, in una mostra curata da Roberto Tassi, e poco dopo a Busto Arsizio e a Milano, per la cura di Testori, nel 1978. Come fu notato tempestivamente dalla critica, queste opere rimandano in modo esplicito alla pittura ultima di Cézanne. Alla produzione del maestro di Aix-en-Provence, e segnatamente ai suoi lavori estremi, sono riconducibili anche le Rocce, ciclo che impegnò Morlotti per oltre un decennio, a partire dalla metà degli anni Settanta (nel suo catalogo generale – curato nel 2000 da Gianfranco Bruno, Castagnoli e Donatella Biasin e costituito da 2148 opere – si contano quasi 400 dipinti di Rocce).
Il ciclo delle Rocce, come ha ricordato Morlotti, costituì una naturale evoluzione delle precedenti immagini di paesaggio: «improvvisamente mi sono sentito vicino alla morte e allora ho cominciato a sentire altre necessità, ho sentito tutto questo come in un’allucinazione e da quel momento ho cercato di dare immagine a quest’allucinazione a quest’accecamento» (Conversazione con E. M., a cura di P.G. Castagnoli, in E. M., 1983, p. 83). Le Rocce – caratterizzate da una netta contrapposizione tra la fascia superiore del limpido cielo azzurro e i bruni e i verdi della terra e delle rocce che viceversa si agitano nella parte bassa – si esaurirono a loro volta attorno al 1986.
Alla metà degli anni Ottanta si aprì un nuovo grande ciclo della pittura di Morlotti, dedicato alle Bagnanti, estremo e rinnovato omaggio alla figura di Cézanne, esposte con clamore alla Biennale di Venezia del 1988, ultimo significativo episodio del ricco e lungo percorso dell’artista.
Costruite per via di larghi e densi colpi di pennello al di qua di un muro di vegetazione, queste Bagnanti sono state oggetto di una bella pagina di Testori, amico di sempre, che scrisse, fra l’altro: «Proditori, dunque, ed assalenti, al limite, appunto, della viltà e della vigliaccheria, gli scomparti di questo nuovo “polittico” dell’Ennio nostro e nazionale; polittico, nel quale il nudo o la nuda, o le nude, si dichiarano, sul far della sera, per quel che furono e sono: la seconda, implacata ossessione morlottiana. La prima essendo stata, ed essendo tuttavia, la terra» (Testori, 1992, pp. n.n.).
Morì a Milano il 15 dicembre 1992.
Il Museo del Novecento di Milano, nel dicembre 2010, gli ha dedicato la mostra inaugurale Focus. E. M. dal 1945 al 1947, curata da Francesco Guzzetti.
Fonti e Bibl.: G. Testori, E. M., in XXVI Biennale di Venezia (catal.), Venezia 1952, pp. 116-118; Id., Appunti su M., in Paragone, III (1952), 33, pp. 21-30; L. Venturi, Otto pittori italiani, Roma 1952; F. Arcangeli, Gli ultimi naturalisti, in Paragone, V (1954), 59, pp. 29-43; Id., E. M., Milano 1962; Interroghiamo i contemporanei: E. M. «Vorrei dipingere un nudo come Giorgione», intervista di M. Valsecchi, in Tempo, 22 febbraio 1964, pp. 25, 72 s.; A.C. Quintavalle, M.: struttura e storia, Milano 1982; E. M. (catal.), a cura di P.G. Castagnoli, Ravenna 1983; Otto pittori italiani (1952-1954): Afro, Birolli, Corpora, Moreni, M., Santomaso, Turcato, Vedova(catal., Milano), a cura di L. Somaini, Roma-Milano 1986; G. Testori, M. Variazioni sopra un canto. Bagnanti 1991-1992 (catal.), Milano 1992; E. M. (catal.), a cura di A. Buzzoni, Ferrara 1994; G. Bruno - P.G. Castagnoli - D. Biasin, E. M. Catalogo ragionato dei dipinti, 2 voll., Milano 2000; E. M.: Il sentimento dell’organico, a cura di D. Biasin - G. Bruno - P.G. Castagnoli, Cinisello Balsamo 2002.
da: www.treccani.it
Biografia:
Nato a Cerano (Novara) nel 1925. Frequenta l`Accademia Albertina di Torino e conclude gli studi a Milano, presso l`Accademia di Brera. Oggi le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Italia e all`estero.
Biografia:
Franco Massimi e' nato a Roma, dove risiede e lavora, il 20/01/1951. Ha conseguito il Diploma di Maestro d'Arte presso la " Scuola d'Arte Ornamentale di " S. Giacomo " di Roma. Insegna pittura nella sua scuola d'Arte da molti anni. Dal 1970 ha preso parte a numerose manifestazioni artistiche in varie citta' italiane ed estere nelle quali ha conseguito molti riconoscimenti ed esposto in mostre collettive e personali . Vice presidente dell'associazione "La Farandola di Roma" dal 2006
da: www.iampieriarte.it
Biografia:
Pablo Ruiz Picasso nasce il 25 ottobre 1881, di sera, a Malaga, in Plaza de la Mercede. Il padre, Josè Ruiz Blasco, è professore alla Scuola delle Arti e dei Mestieri e conservatore del museo della città. Durante il tempo libero è anche pittore. Si dedica soprattutto alla decorazione delle sale da pranzo: foglie, fiori, pappagalli e soprattutto colombi che ritrae e studia nelle abitudini e negli atteggiamenti - in modo quasi ossessivo - tanto da allevarli e farli svolazzare liberamente in casa.
Si racconta che la prima parola pronunciata dal piccolo Pablo non sia stata la tradizionale "mamma", ma "Piz!", da "lapiz", che significa matita. E prima ancora di incominciare a parlare Pablo disegna. Gli riesce talmente bene che, qualche anno dopo, il padre lo lascia collaborare ad alcuni suoi quadri, affidandogli - strano il caso - proprio la cura e la definizione dei particolari. Il risultato sorprende tutti: il giovane Picasso rivela subito una precoce inclinazione per il disegno e la pittura. Il padre favorisce le sue attitudini, sperando di trovare in lui la realizzazione delle sue ambizioni deluse.
Nel 1891 la famiglia si trasferisce a La Coruna, dove Don José ha accettato un posto da insegnante di disegno nel locale Istituto d'Arte; qui Pablo a partire dal 1892 frequenta i corsi di disegno della Scuola di Belle Arti.
Intanto i genitori mettono al mondo altre due bambine, una delle quali morirà quasi subito. In questo stesso periodo il giovane Picasso rivela un nuovo interesse: dà vita a molte riviste (realizzate in un unico esemplare) che redige e illustra da solo, battezzandole con nomi di fantasia come "La torre de Hercules", "La Coruna", "Azuly Blanco".
Nel Giugno 1895 Josè Ruiz Blasco ottiene un posto a Barcellona. Nuovo trasferimento della famiglia: Pablo prosegue i suoi studi artistici presso l'Accademia della capitale catalana. Ha perfino uno studio, in calle de la Plata, che divide con il suo amico Manuel Pallarès.
Negli anni successivi troviamo Pablo a Madrid, dove vince il concorso dell'Accademia Reale. Lavora moltissimo, mangia poco, vive in un tugurio mal riscaldato e, alla fine, si ammala. Con la scarlattina ritorna a Barcellona dove per un periodo frequenta la taverna artistica letteraria "Ai quattro gatti" ("Els Quatre Gats"), così chiamata in onore de "Le Chat Noir" di Parigi. Qui si ritrovano artisti, politicanti, poeti e vagabondi di ogni tipo e razza.
L'anno seguente, è il 1897, porta a termine una serie di capolavori, fra cui la famosa tela "Scienza e carità", ancora assai legata alla tradizione pittorica dell'Ottocento. Il quadro ottiene una menzione all'Esposizione nazionale di Belle Arti di Madrid. Mentre prosegue diligentemente la frequentazione dell'Accademia e il padre pensa di mandarlo a Monaco, la sua natura esplosiva e rivoluzionaria comincia pian piano a manifestarsi. Proprio in questo periodo, fra l'altro, adotta anche il nome di sua madre come nome d'arte. Egli stesso spiegherà questa decisione, dichiarando che "i miei amici di Barcellona mi chiamavano Picasso perché questo nome era più strano, più sonoro di Ruiz. E' probabilmente per questa ragione che l'ho adottato".
In questa scelta, molti vedono in realtà un conflitto sempre più grave tra padre e figlio, una decisione che sottolinea il vincolo d'affetto nei confronti della madre, dalla quale secondo numerose testimonianze, sembra che abbia preso molto. Tuttavia, malgrado i contrasti, anche il padre continua a rimanere un modello per lo scapigliato artista, in procinto di effettuare una rottura radicale con il clima estetico del suo tempo. Picasso lavora con furore. Le tele, gli acquerelli, i disegni a carboncino e a matita che escono dal suo studio di Barcellona in questi anni sorprendono per il loro eclettismo.
Fedele alle sue radici e ai suoi affetti, è proprio nella sala delle rappresentazioni teatrali di "Els Quatre Gats" che Picasso allestisce la sua prima mostra personale, inaugurata il primo febbraio 1900. Malgrado l'intento di fondo dell'artista (e della sua cerchia di amici) sia quella di scandalizzare il pubblico, la mostra sostanzialmente piace, malgrado le solite riserve dei conservatori, e si vendono molte opere su carta.
Pablo diventa un "personaggio", odiato e amato. Il ruolo dell'artista maledetto per un po' lo soddisfa. Ma alla fine dell'estate 1900, soffocato dall' "ambiente" che lo circonda, prende un treno per Parigi.
Si stabilisce a Montmartre, ospite del pittore barcellonese Isidro Nonell, e incontra molti dei suoi compatrioti tra i quali Pedro Manyac, mercante di quadri che gli offre 150 franchi al mese in cambio della sua produzione: la somma è discreta e permette a Picasso di vivere qualche mese a Parigi senza troppe preoccupazioni. Non sono momenti facili dal punto di vista economico, nonostante le importanti amicizie che stringe in questi anni, tra cui quella con il critico e poeta Max Jacob che cerca di aiutarlo in ogni modo. Intanto conosce una ragazza della sua età: Fernande Olivier, che ritrae in moltissimi suoi quadri.
Il clima parigino, e più specificamente quello di Montmartre, ha una profonda influenza. In particolare Picasso rimane colpito da Toulouse-Lautrec, a cui si ispira per alcune opere di quel periodo.
Alla fine dello stesso anno torna in Spagna forte di questa esperienza. Soggiorna a Malaga, poi trascorre qualche mese a Madrid, dove collabora alla realizzazione di una nuova rivista "Artejoven", pubblicata dal catalano Francisco de Asis Soler (Picasso illustra quasi interamente il primo numero con scene caricaturali di vita notturna). Nel febbraio del 1901 riceve però una terribile notizia: l'amico Casagemas si è suicidato per un dispiacere d'amore. L'evento colpisce profondamente Picasso, segnando a lungo la sua vita e la sua arte.
Riparte per Parigi: questa volta vi torna per allestire una mostra presso l'influente mercante Ambroise Vollard.
A venticinque anni Picasso é riconosciuto ed ammirato non solo come pittore, ma anche come scultore ed incisore. Durante una visita al Musée de l'Homme, al palazzo Trocadero a Parigi, rimane colpito dalle maschere dell'Africa Nera, lì esposte, e dal fascino che emanano. I sentimenti più contrastanti, la paura, il terrore, l'ilarità si manifestano con un'immediatezza che Picasso vorrebbe anche nelle sue opere. Viene alla luce l'opera "Les Demoiselles d'Avignon", che inaugura uno dei più importanti movimenti artistici del secolo: il cubismo.
Nel 1912 Picasso incontra la seconda donna della sua vita: Marcelle, da lui detta Eva, ad indicare che é diventata lei la prima di tutte le donne. La scritta "Amo Eva" compare su molti quadri del periodo cubista.
Nell'estate 1914 si incomincia a respirare aria di guerra. Alcuni degli amici di Pablo, tra cui Braque e Apollinaire, partono per il fronte. Montmartre non é più il quartiere di prima. Molti circoli artistici si svuotano.
Purtroppo poi nell'inverno 1915 Eva si ammala di tubercolosi e dopo pochi mesi muore. Per Picasso é un duro colpo. Cambia casa, si trasferisce alle porte di Parigi. Conosce il poeta Cocteau che, in stretti contatti con i "Ballets Russes" (gli stessi per i quali componeva Stravinskij, al quale Picasso dedicherà un memorabile ritratto ad inchiostro), gli propone di disegnare i costumi e le scene del prossimo spettacolo. I "Ballets Russes" hanno anche un'altra importanza, questa volta strettamente privata: grazie a loro l'artista conosce una nuova donna, Olga Kokhlova, che diventerà ben presto moglie e sua nuova musa ispiratrice, da lì a qualche anno sostituita però con Marie-Thérése Walter, di appena diciassette anni, anche se indubbiamente assai matura. Anche quest'ultima entrerà come linfa vitale nelle opere dell'artista in qualità di modella preferita.
Nel 1936, in un momento non facile anche dal punto di vista personale, in Spagna scoppia la guerra civile: i repubblicani contro i fascisti del generale Franco. Per il suo amore per la libertà Picasso simpatizza per i repubblicani. Molti amici dell'artista partono per unirsi alle Brigate Internazionali.
Una sera, in un caffé di Saint-German, presentatagli dal poeta Eluard, conosce Dora Maar, pittrice e fotografa. Immediatamente, i due si capiscono, grazie anche all'interesse comune per la pittura, e tra loro nasce un'intesa.
Nel frattempo le notizie dal fronte non sono buone: i fascisti avanzano.
Il 1937 é l'anno dell'Esposizione Universale di Parigi. Per i repubblicani del Frente Popular é importante che il legittimo governo spagnolo vi sia ben rappresentato. Per l'occasione Picasso crea un'opera enorme: "Guernica", dal nome della città basca appena bombardata dai tedeschi. Attacco che aveva provocato moltissimi morti, tra la gente intenta a compiere spese al mercato. La "Guernica" diventerà l'opera simbolo della lotta al fascismo.
Negli anni '50 Pablo Picasso é ormai un'autorità in tutto il mondo. Ha settant'anni ed é finalmente sereno, negli affetti e nella vita lavorativa. Negli anni seguenti il successo aumenta e spesso la privacy dell'artista viene violata da giornalisti e fotografi senza scrupoli. Si succedono mostre e personali, opere su opere, quadri su quadri. Fino al giorno 8 aprile 1973 quando Pablo Picasso, all'età di 92 anni, improvvisamente, si spegne.
L'ultimo quadro di quel genio - come dice André Malraux - "che solo la morte ha saputo dominare", reca la data 13 gennaio 1972: è il celebre "Personaggio con uccello".
L'ultima dichiarazione che ci rimane di Picasso è questa: "Tutto ciò che ho fatto è solo il primo passo di un lungo cammino. Si tratta unicamente di un processo preliminare che dovrà svilupparsi molto più tardi. Le mie opere devono essere viste in relazione tra loro, tenendo sempre conto di ciò che ho fatto e di ciò che sto per fare".
da: http://biografieonline.it/
Biografia:
William Craighton studied at Jordanstone College and St. Martins School of Art. One of the most interesting post impressionist painters of recent years, his treatment of light and shade brought him to the notice of galleries in Europe. The dappled effects of the sunlight, the ease of the reeling figures, the glistening of the surfaces of water are captured with broad sketch like strokes of his brush. The enchantment of casual groupings, figures in light dresses, tables bathed in sunlight are his preferred subject. For him art is a craft to be practiced joyfully.
Biografia:
Born in Graz, Austria, in 1949,
Krajnc began to study art at the ACADEMY OF FINE ARTS in Vienna, in 1968, continued his studies at ACCADEMIA RAFFAELLO in Urbino, Italy and was awarded his M.A. diploma by Prof. Melcher in Vienna, in 1972.
A year later, he established a home in New York,
after his first successful One Man Show there.
Work-intensive years followed. KRAJNC created fascinating
ORIGINAL COLOR LITHOGRAPHS
in strictly limited editions, in his signature translucent colors.
He drew these separately on up to fourteen different plates,
printed them in his own studio - sometimes on his own handmade paper -
to assure the fine nuances and technical perfection,
for which he would become famous.
In the Eighties, KRAJNC turned towards
OILS ON CANVAS.
He painted everywhere: in his studio on Long Island, N.Y.,
in Europe, where he spent his summers - finding visual inspiration
in Italy, Austria, France, Germany, England and Scotland -
and around the globe, travelling from Egypt all the way to China.
He carried rolls of canvas with him, stretched it where and when
he needed it, and lots of small sheets of handmade paper for
DRAWINGS and WATERCOLORS.
In 1990, KRAJNC moved his workbase to Arizona, where he designed
and built a new studio cum hangar in an Airpark with private
landing-strip, in the wide open cactus desert on the outskirts of Tucson.
His palette has changed under the influence of the strong light,
his colors reflect it, too. His works increased in size.
One thing remains unchanged, however: KRAJNC continues to
disregard trends and shortlived fashions in the art world.
He remains true to his personal vision. Succes proves him right.
MEZZOTINTS, the ultimate form of printmaking, have become
his new means of graphic expression.
Starting in the summer of 1993, and working for four consecutive summers, KRAJNC revitalised
the CHAPEL in a XII-XVIth century castle in Upper Austria.
The artist's total concept, its design and execution - completed in August of 1997 -
includes FRESCOES on ceiling and walls,
an ALTARSTONE made of carved Admont marble,
sculpted and fired LIGHT FIXTURES,
a STONE FLOOR (showing a subtle labyrinth, visible from above)
and aWROUGHT IRON DOOR (our opening image on the web site), with a special lock and key,
created in cooperation with Kunstschmied Wolfgang Auer of Upper Austria,
Krajnc taking credit for the delicately forged leaves, birds and hearts,
around a stylized tree of life, echoing the design on the frescoed altar wall- to which it visually leads.
KRAJNC also designed the ORGAN,
which was built by Hubertus Graf Kerssenbrock in Grünwald, Germany,
da: http://rogallery.com/
and carved the organ's decorative housing out of lime wood, bought in Phoenix, AZ.
This ECUMENICAL BAPTISM CHAPEL, the only one of its kind in the world,
has been hailed by Austrian TV and newspapers as a rare masterpiece,
noting the artist's uncommon ability to execute almost every detail himself.
The newest venture: BRONZE SCULPTURES.
Works in clay and porcelain keep reappearing throughout Krajnc' career,
but never before has he endeavoured to create the large panels he is doing now,
and the bronze versions he is currently creating.
Whatever the medium, KRAJNC' style, his handwriting, is unique: he blends illusion
and reality, architecture and nature, often depicting himself symbolically
as the link between what is and what seems. Critics have praised
his work as "exquisite, subtle and brilliant". It has brought him admirers throughout the world
and many international awards and prizes.
(Some museums that have a KRAJNC in their collections:
Albertina, Vienna; Brooklyn Museum, New York; Chicago Art Institute; Tokyo Print Art Museum).
Biografia:
Annibali Silvano è nato a Roma nel 1970, si diploma presso l'Istituto d'Arte di Ciampino nel 1989. Dal 1994 frequenta lo studio dell'artista romano Renato Mambor e collabora come assistente del maestro fino al 2014. Nel 1995 si diploma in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Roma, allievo del maestro Aldo Turchiaro. Dal 1995 al 2005 espone in numerose mostre personali e collettive a Roma, Milano, Vierbo, Ascoli Piceno. Dopo tale periodo la sua attività artistica personale conosce un lungo periodo di sospensione.
Dal 2014 riprende la realizzazione di nuove opere pittoriche.
Biografia:
Roma, 24/7/1938
Antonio Vittorio Alfieri, artista di Novara noto in tutta Italia. Per parlare delle sue opere ci vengono in aiuto le parole di Lorella Giudici, critico d’arte: “Il sogno, quello stato di grazia che nei Poemi conviviali Giovanni Pascoli definiva con “l’infinita ombra del vero”, è la condizione entro cui si muovono i dipinti di Alfieri. Un sogno lucido, fatto di una giusta miscela di ricordi e impressioni, di illusione e verità. Un sogno che continuamente si dibatte tra i labili contorni di una visione e la precisione di un teorema matematico. Quelli di Alfieri non sono paesaggi ma miraggi dell’anima, non sono personaggi, ma chimere del desiderio. A guardare i suoi dipinti carichi di evocazione e d’incanto viene in mente un verso di William Blake: “L’immaginazione è il mio mondo”, ma c’è da chiedersi se, a questo punto, il mondo non sia pura immaginazione”. Incredibilmente affascinanti le sue amazzoni… “ritte come soldati sui loro cavalli (tanto perfetti che paiono intarsiati nell’onice), queste cavallerizze ostentano sicurezza e fierezza, compostezza e beltà: maestose come antiche e mitologiche regine del mare, implacabili com Danaidi, il busto fasciato da una preziosa ed elegante corazza d’oro e il capo cinto da una grossa conchiglia a spirale, queste splendide guerriere sono pronte a combattere”.
da Borgomanero n. 2 - Settembre 2008
Biografia:
Lorenzo Maria Bottari nasce a Palermo il 29 agosto del 1949.
Nel 1968 sceglie di vivere a Firenze per respirare più da vicino l'aria e la terra tra le culle dell'arte nel mondo, che più hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'arte universale. Viaggia in Italia ed Europa, dove incontra grandi maestri dell'arte contemporanea, tra i quali Ibrahim Kodra, Corrado Cagli, Wilfredo Lam, Renato Guttuso, Giorgio de Chirico e tanti altri che oggi fanno parte della storia dell'arte contemporanea.
Nel 1973 frequenta il corso di decorazione per tessuto dell'Istituto Marangoni di Milano.
Nel 1979 conosce l'orafo Nicolas di Monopoli (Bari), con il quale intraprende una collaborazione per la realizzazione di alcuni gioielli, pregiati pezzi unici.
Nel 1980 Renato Guttuso presenta, in catalogo, la mostra "Cattedrale di Palermo" nella storica Galleria Schettini di Milano.
Nel 1982 interpreta pittoricamente il fotografo tedesco Wilhelm von Gloenden, con una esposizione al Palazzo Corvaia di Taormina.
L'anno successivo incontra a Londra il fotografo surrealista Angus McBean, con il quale realizza una mostra con il patrocinio del Comune di Milano (1984).
Nel 1986 Walter Schoenenberger, Direttore dei Musei di Lugano, presenta l'opera di Bottari "I casi dell'Amore" nella galleria Lugano a Lugano.
Nel 1988 riceve l'invito ufficiale da parte della Municpalità di Salisburgo per un Atelier al Konstierhaus.
Dopo una poetica mostra a Vienna (1989) sul mondo del circo, Brian Sewell lo presentò a Londra (1990) con in raffinato libro Earth-Air-Fire-Water. Espone in Svizzera, negli Stati Uniti, in Svezia, in Danimarca, in Germania ed in Francia.
Dal 1991 al 1993 Bottari è presidente dell'Associazione Culturale Multiart di Milano. Nel 1992 conosce a Milano la fotografa belga Astrid. Insieme interpretano i segni dello zodiaco, realizzando una mostra a Milano e una a Basilea.
Nel 1995 in occasione del centenario della nascita di Rodolfo Valentino, realizza una mostra itinerante in Italia e all'Estero, ispirata al grande mito cinematografico.
Nel 1999 viene invitato dalla Fondazione Nazionale "Carlo Collodi" e presenta in mostra le sue interpretazioni dei tarocchi con i personaggi della favola di Pinocchio.
Nel 2000 Giuliana Scimè presenta la personale "Iride di Sguardi" al Centro Pier Paolo Pasolini di Agrigento.
Nel 2001 riceve l'invito dalla provincia di Palermo, per una retrospettiva degli ultimi venti anni nella galleria Elle Arte di Palermo.
Nel 2002 le opere nate dall'omaggio al premio Nobel Salvatore Quasimodo ("Quasimodo quasi sognato") sono presentate a Modica, città natale del poeta.
Nel 2003 Alda Merini scrive la poesia:"La luna" per L.M.Bottari che interpreta pittoricamente per Magica Luna, a cura di Chicca Morone, Circolo della Stampa Torino.
Invitato alla mostra Pirandelliana a cura di Emilio Sidoti, Palazzo della Provincia di Savona.
Nel 2004 invitato alla rassegna Sicilitudine, nome coniato da Leonardo Sciascia, idea di I.Moncada, presentata da C.Strana e ospitata da G.Chiesa nello Studio D'Ars di Milano. Invitato alla mostra: Il BoscoMagico a cura di Chicca Moroni, Circolo della Stampa di Torino.
Di Lorenzo Maria Bottari sono state realizzate mostre in tantissime città europee ed anche oltreoceano.
Nel 2005 presenta alla Galleria “Le Muse” la mostra Tra i Caraibi e il Mediterraneo, presentata da Nelson Herrera Ysla, critico del
Museo LAM dell’Avana.
Nel 2006 presso l’Atelier Pasquale Siano, Jean Luois David, a Salerno viene presentata la Sirena Turchina e i dipinti “Viaggio fra gli dei” (su carte a mano di Franco Conti, Acireale).
Nel 2007 presso la chiesa San Mattia di Palermo presenta "Quasimodo Quasi Sognato", dialogo tra la poesia di Salvatore Quasimodo e la pittura di Lorenzo Maria Bottari.
La Galleria "l'Acquario" di Angelo Maida, Giulianova (Teramo), lo presenta all'Expo Arte di Palermo e Catania.
Nel 2008 le sue opere vengono esposte presso la Biblioteca Comunale Alessandro Manzoni di Pioltello (MI)
A Febbraio 2009 l'Archivio Antonio Molinari Associazione Cultare di Milano presenta una Mostra Personale dal titolo
"Sogni zodiacali".
Dal 13 Agosto al 26 Settembre 2009 a Londra presso la KALEIDOSCOPE Gallery - England, presenta
"Summer Madness Show", mostra in onore dei 40 Anni di carriera di Lorenzo Maria Bottari .
Oggi è cittadino del mondo, con studio a Pioltello, Milano.
BIBLIOGRAFIA:
- Remo Brindisi, Ibrahim Kodra, Giuseppe Servello, Lorenzo Maria Bottari. La metafora, Edizioni Sterling, Macerata, 1979.
- Renato Guttuso, Lorenzo Maria Bottari. La cattedrale di Palermo, Ed. Schettini, Milano, 1980.
- Angelo Calabrese, Lorenzo Maria Bottari. Da Palermo...a Taormina, Edizioni Ars Magistra Artis, Napoli-Roma, 1982.
- Leonardo Sciascia, Walter Schönenberg, Bianca Tragni, Lorenzo Maria Bottari. I casi dell'amore, Schena Editore,
Fasano (Brindisi), 1986.
- Raffaella Mauceri, Corrado Sofia, Angus McBean e Lorenzo Maria Bottari.
- Berthold Lang, Rolf Mäder, Marco Lupis, Bottari. Il Circo, Herstellung Venturini, Bolzano, 1988.
- Brian Sewell, Manzi-Bottari. Eart-air-fire-water, Art World Media, Milano, 1990.
- Angus McBean, Walter Schönenberg, Gianfranco Ravasi, Brian Sewell, Lorenzo Maria Bottari. 1983-1991,
Edition Mäder, Bern, 1991.
-Brian Sewell, Bottari in New York, Kew Gallery, New York, 1991.
-Walter Schönenberg, Lorenzo Maria Bottari. Il magico volare dei miti, Schena Editore, asano (Brindisi), 1991.
Walter Schönenberg, Monica Nucera Mantelli, Astrid-Bottari. I segni dello zodiaco in fotografia e pittura,
MultiAir, Milano 1992.
-Pierluigi Siena, Raffaele De Grada, Gianfranco Ravasi, Gli arrazzi di Lorenzo Maria Bottari, Castello Presule Fié (Bz), Herstellung Venturini, Bolzano, 1992.
-Ingamaj Beck, Lorenzo Maria Bottari, Dall'acqua mediterranea, Istituti Italiani di Cultura, Copenaghen - Stoccolma, 1994.
- Antonio Miredi, Lorenzo Maria Bottari. Mitomodernismo. Ricordando Rudy (1895-1995), Ed. Centro Arte Milano, 1995.
- Alda Merini, Antonio Mirdi, Lorenzo Maria Bottari. Il Cielo, Editma, Rescaldina (Milano), 1998.
- Giovanni Dotoli, Bottari. Iride di sguardi, Schena Editore Fasano (Brindisi), 1999.
- Giuliana Scimè, Bottari. Iride di sguardi, Ed. C.C.P.P. Pasolini, Agrigento, 2000.
- Ernesto Paura, Bottari. A Corigliano con il cuore, Ed. Comune Corigliano Calabro (CS), 2000.
- Antonio Miredi, Lorenzo Maria Bottari. Tra il cielo e Terra, Ed. Medi Art, Palermo, 2000.
- Salvo Ferito, Lorenzo Maria Bottari. Opere 1980-2001, Ed. Provincia Regionale di Palermo, 2001.
- Myriam Peluso, Lorenzo Maria Bottari. Metafora allo specchio, Cosenza, 2001.
- Alessandro Qualìsimodo, Antonio Miredi, Umile Francesco Peluso, Lorenzo Maria Bottari. Quasimodo Quasi Sognato, Editma, rescaldina (Milano), 2001.
- Carlo Franza, Lorenzo Maria Bottari. Viaggio fra gli dei, Edizioni Campo, Alcamo (TP), 2003.
- Myriam Peluso, Nelson Herrera Ysla e Gregorio Viglialoro, Lorenzo Maria Bottari. Tra i caraibi e il Mediterraneo,
Edizioni le Muse, Cosenza, 2005.
- Alessandro Quasimodo, Antonio Miredi, Umile Francesco Peluso, Lorenzo Maria Bottari. Quasimodo quasi sognato, (edizione rivisitata), Edizioni Campo, Alcamo (TO), 2006.
- Alda Merini, Francesco Gallo, Lorenzo Maria Bottari. Come un gioco. Come una vita, Edizioni Galleria d'Arte l'Acquario, Giulianova, Teramo, 2007.
Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche:
- Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Marsala (Trapani)
- Museo Etnografico Pitré, Palermo
- Museo Valentino, Castellaneta (Taranto)
- Castello Presule, Fié (Bolzano)
- Österreichisches Circus - und Clownmuseum, Vienna
- Civica Galleria d’Arte Moderna, Domodossola (Novara)
- Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea, Ruffano (Lecce)
- Palazzo Provinciale, Siracusa
- Fondation Cercle Des Amis De Rudolf Nureyev, Parigi
- Ospedale Civico, Lugano
- Istituto Italiano di Cultura, New York Usa
- Palazzo dell’Assessorato alla Cultura, Salisburgo
- Künstlerhaus, Salisburgo
- Palazzo di Giustizia, Altamura (Bari)
- Istituto di cultura italiana, New York
- Biblioteca Comunale, Vimodrone (Milano)
- Isituto di cultura italiana, Stoccolma
- Palazzo Comunale, Palazzolo Acreide (Siracusa)
- Palazzo Comunale, Corigliano Calabro (Cosenza)
- Palazzo Pino Pascali, Polignano a Mare (Bari)
- Palazzo Comunale, Cianciana (Agrigento)
- Collezione Diocesana d’Arte sacra contemporanea, Trapani
- Collezione di Arte Moderna e Contemporanea, Palermo
- Centro Educativo Ignaziano (C.E.I. ex Conzaga), Palermo
- Ambos Mundos Hotel, La Habana veja, Cuba
- Centro de arte contemporaneo Wifredo Lam, La Habana (Cuba)
- Museo Salvatore Quasimodo, casa natale, Modica (Ragusa)
da: www.lorenzomariabottari.com
Biografia:
Tiberiano Marilli nasce a Massafra (TA) nel 1947 e vive attualmente a Minoprio (Co) dopo avere a lungo viaggiato in varie città d’Europa e d’America.
“Nella sua opera persiste l’elevata concezione compositiva dove la figura umana è sempre protagonista di un mondo di dolore e di dramma; l’alto senso plastico è l’efficace mezzo d’espressione di un contenuto sentito e non palesato; il rapporto tonale all’essenzialità, quasi sforzo della materia per divenire luce, fanno di Tiberiano un autentico maestro”. (Franco Sapi)
Allievo di Renato Guttuso, ha operato a Venezia nel 1964 con i maestri contemporanei e classici. Ha esposto le sue opere a Pavia, Milano, Roma, Venezia, Barcellona, Madrid, Zurigo, Parigi ed in molti altri centri culturali. Notevoli affreschi si trovano in Svizzera, Austria, Francia, Spagna ed Italia. I suoi lavori sono presenti in molte collezioni pubbliche e private.
Ma come nasce un’opera di Tiberiano? In primis l’artista traccia con maestria e destrezza il disegno che ha già in mente. Sospinto da incontenibile energia, non ha bisogno di alcun modello. Poi, utilizzando due o tre colori al massimo, procede ad una prima stesura. Nei suoi quadri, volti, figure e cose perdono consistenza per diventare puro colore, che, a sua volta, ridiventa cose, figure e volti.
L’artista dipinge anche ascoltando musica, rompendo con le regole dello stile figurativo. Non conosce limiti nella produzione di opere forti e guizzanti e nell’uso drammatico del colore. Tiberiano utilizza pochi colori base, al massimo cinque o sei, variandone lo spettro delle tonalità e le possibili combinazioni, modulandole e assoggettandole agli stati d’animo evocati dall’ascolto.
Il connubio tra musica e pittura, tra sensazione uditiva della musica e quella visiva della pittura, non è certo una trovata dell’ultim’ora, ma ha da sempre destato curiosità ed interesse. Numerosi teorici della musica hanno tentato una “fusione” tra musica e colore cercando di creare strumenti che consentissero la formazione di colori durante l’esecuzione di partiture musicali.
La costruzione di strumenti del genere continuò nei secoli, ma l’epoca di massima sperimentazione fu la prima metà del Novecento, quando si tentò di tutto: organi che emettevano sia musica che colori o tastiere che producevano direttamente il colore senza emettere alcun suono.
Influenzato dagli esperimenti e dalle ricerche, nel 1909 il compositore russo Aleksandr Skrjabin, scrisse il “Prometeo”, realizzando una partitura in cui le note corrispondevano a luci colorate. Ogni modulazione armonica corrisponde una modulazione cromatica: il blu è il colore della ragione, il rosso esprime la la banalità umana; il giallo la dignità, il verde è il Caos.
Ma nei dipinti di Tiberiano c’è molto di più: “E’ difficile descrivere in poche righe l’opera di Tiberiano esprimendo l’idea esatta della forza della sua pittura – così Ezio Sapi nel saggio “Appunti di viaggio nel mondo dell’Arte” – Giunto quasi alla maturità, (il quasi si deve al fatto che non passa anno in cui la forza del suo dipingere assuma connotati tali da superare i “capolavori” dell’anno precedente), ci trasporta in un vortice tale da innalzare bandiera bianca e compiacersi dei nuovi capolavori.
Ricordo che anni or sono mio padre, Franco Sapi, tornò a casa prima del previsto per narrare l’incontro con un pittore tutto forza e tutto carattere. In seguito nel 1976, al termine di un breve pranzo questo pittore di poche parole, dopo aver spiegato che la parete curva della nostra casa sarebbe stato bene dipingerla, tolti due carboncini dalla tasca, stava già disegnando la parete fra lo stupore e l’incredulità dei presenti. I tratti decisi quanto precisi venivano tracciati sulla parete quasi stesse ricalcando un cartone. Ecco, la sua forza è questa: il quadro, come l’affresco o la vetrata o la scultura, è realizzato quando ormai nella sua mente è già tutto precostituito.
E’ facile quindi capire che l’opera viene ancora migliorata durante la fase di riporto. Nel suo studio troviamo opere dal tratto intenso e contemporaneamente opere che esaltano il colore creando un gioco cromatico come in un arcobaleno, o evidenziano un solo colore in tutte le sue tonalità. Se potessi esprimere un paragone, non esiterei un solo istante ad affermare che in un suo qualsiasi quadro leggo la poesia di Gabriele d’Annunzio “L’onda”, quando il poeta scrive di lei che: … Palpita, sale, // si gonfia, s’incurva, / / s’alluma, propende. …
da: www.musictriboo.it
Biografia:
Iarusso Angelo. Cava dei Tirreni 1923 – Viareggio 1990
Nella sua pittura si rilevano due culture che hanno trovato un punto di incontro ed una sintesi formale: quella coloristica napoletana, che da Salvator Rosa in poi fino ai maestri dell’800 si è manifestata nella forza tonale e nel gusto della narrazione; quella ‘vagera’, che nella regione apuana ed in particolare a Viareggio ha espresso un Lorenzo Viani. Naturalismo ed espressionismo concorrono allo stile di Iarusso in un succedersi di momenti creativi: il primo con la sostanza cromatica e la pienezza materica dei toni grassi, quasi in una ridondanza di matrice barocca, e il secondo in una fermezza segnica, la violenza dei contrasti e l’allusione col figurativo veristico alla realtà umana e sociale. Fratello spirituale di Viani, G. Battista Santini, e per certi aspetti anche del Viner, Iarusso, venuto a viareggio a diciannove anni per il servizio militare (si sposerà con una versiliese), porta con se gli elementi della cultura pittorica napoletana, essendo nato e avendo avuto la sua educazione a Cava dei Tirreni. Il suo operare a Viareggio, in quell’humus particolare dei ‘Vageri’, capta i valori artistici di una razza, l’apuana, che fatica sulle marmifere Apuane e nel tirrenico mare. Colpito inesorabilmente dal mare ‘che non lo perdona’, ne subisce la violenza e gli interventi chirurgici che lo prostrano fisicamente e lo deprimono nell’animo. Sicchè alla ricerca della vita come desiderio e speranza prima delle disillusioni atroci, matura uno stile riservato e nel contempo esplodente nella rinuncia. Non più nature morte, per un riflesso oggettivo nella contemplazione; non più ritratti ordinati e sereni, ma la realtà dell’uomo in lotta con la vita e con il destino, nella tensione tra lavoro, dolore e morte. Angelo Iarusso affida così alla sua arte il messaggio del dolore, ma anche uno spiraglio al suo superamento.
(Mario Cagnetti, da “Il Quadrato” Ed. 1999)
Biografia:
Alba (CN) 1934 - Chiavari (GE) 1997
Allievo di guido Tallone, ha esordito nel 1955 in una estemporanea a Casalborgone. Collettiva nel 1969 alla Galleria Torre di Torino.
Personali
1956 - Albissola Capo, Villa Sorriso;
1966 - Rivoli, Galleria d'Arte Moderna;
1967 - Savona, Galleria S. Andrea;
1970 - Cesenatico, Galleria LA Nuit;
1971 - Busto Arsizio, Galleria La Permanente;
1972 - Roma, Galleria Etrusca
BRUNO LIVORI (LIVORNO 1929), UNO DEI MIGLIORI E PIU' QUOTATI FRA I PITTORI EREDI DELLA GRANDE STAGIONI DEI LABRONICI (NATALI, LOMI. ROMITI, FILIPPELLI, DOMENICI...)
Biografia
Walter Pozzi nasce a Bergamo il 7 luglio 1911.
Nel 1932 si trasferisce a Milano con la famiglia.
Viene avviato alla pittura dal pittore bergamasco Giulio Vito Musitelli e frequenta,a Milano,
lo studio del pittore, anch'egli bergamasco, Ermenegildo Agazzi.
Fonda nel 1939 il Gruppo "La Rotonda", organizzando mostre collettive a Milano e a Genova,
alle quali aderiscono alcuni fra i più significativi artisti d'oggi.
Nel 1945, in via Senato a Milano, da' vita al Gruppo del "Gatto Nero", le iniziative del quale,
per un decennio, imprimono alla vita artistica milanese e italiana nuovi orientamenti e nuovi modi
di proporre, all'opinione pubblica, la cultura.
Partecipa alle più importanti manifestazioni artistiche italiane e straniere.
Il Comune di Milano, nel 1975, gli dedica un'importante mostra antologica a Palazzo Reale
presso la Sala delle Cariatidi.
Muore a Milano il 30 settembre 1989.
da: www.walterpozzi.com
Notizie biografiche:
Nato a Cicala (CZ) il 24 marzo 1962, completa gli studi liceali e si iscrive in architettura a Firenze nel 1980, nell'81 si trasferisce all'Università Mediterranea di Reggio Calabria ma si ritira dagli studi universitari.
Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro dove consegue il diploma di Scenografo.
Dipinge da sempre nel suo stile che va dal figurativo concettuale, all’astratto e al polimaterico tridimensionale.
Oltre a dipingere, scrive romanzi, poesie, racconti, soggetti e sceneggiature. Si esprime anche attraverso il video, realizzando cortometraggi e documentari che hanno avuto un buon riscontro presso vari festival.
Alcune sue poesie sono presenti nel volume “Poeti per gli anni novanta” edito da Book Editore, Bologna nel 1992 e altre nella rivista internazionale “Poeti e Poesia”, n° 14 - agosto 2008. Ed. Pagine, Roma 2008; il suo romanzo di esordio è “Lento scorre il fiume” (AliceBook Editore - Catanzaro 2011).
È stato segnalato al Concorso di Poesia “Poeti della Valpescara 1987”; vincitore del secondo premio al Concorso di Poesia “Marcello e Rosalbino ed. 2009”, Associazione Culturale “il Salterio”, Castagna di Carlopoli (CZ).
Vincitore del 2° premio al Concorso Artistico “Sulle ali del cuore 2011”, Bardolino del Garda (VR).
Partecipazione a varie estemporanee e mostre, collettive e personali, in Italia.
Una sua opera pittorica è inserita nel volume “Pittori e scultori del nostro tempo”, coll. Antares - Ursini Editore, Catanzaro 1997.
Opere:
Poesia inedita:
Ballate per una notte d’estate; Fili d’erba metallici; Frutti acerbi; Macchie; Mosaici di nuvole; Poesie (quasi) d’amore; Ristagni di pioggia; Il giardino delle cose perdute; Cono d’ombra; Passi incerti; Oltre il sogno; Il vento e le parole; Di vita e di morte; Segni del tempo che passa.
Poesia edita (su www.ilmiolibro.it):
Cieli dipinti; Il suono delle parole; Parole di carta; Con l’anima dipinta di fresco; Estasi e incanto.
Sceneggiature:
Oltre il sogno; Le mani; Natura; Cigarettes and coffee; Desideri senili; Evanescenza del ricordo; Franz & Joseph; Quando torneranno le rondini; Silenzi di donna; Il magico mondo di Laura; La tempesta; Ritorno; L’ultimo nastro di Krapp (da Samuel Beckett); L’immobilità dei rumori invisibili; Fiumarella, la tragedia dimenticata; Le vite (in)aspettate.
Narrativa inedita:
L’uomo che raccontava favole alle farfalle; Le cose che passano.
Narrativa pubblicata:
Buchenwald il Matto e altri racconti; Racconti cicalesi; La bottega delle cose impossibili; I piccoli marinaretti (racconto fantastico per bambini); Lento scorre il fiume (riedizione); Angelica dei sogni; Il vecchio sotto il platano; Gli sguardi intorno. (su www.ilmiolibro.it).
Lento scorre il fiume (AliceBook editore, coll. “Lo specchio di Alice” - Catanzaro 2011 – ISBN 8896781035).
Cortometraggi:
Oltre il sogno; Le mani; Natura; Cigarettes and coffee; Faber: omaggio a Fabrizio de Andrè; Evanescenza del ricordo; Fiumarella, la tragedia dimenticata; Le vite (in)aspettate.
Esposizioni:
Personali: “Migrantes” - Catanzaro, foyer teatro Masciari, aprile 2010; “Anime di legno” – Maida (CZ), Museo Civico, 2010 e Bardolino sul Garda (VR) 2011.
Collettive: Opera “L’amore bambino” - presso “La cantina di casa mia” a cura di Erminia Fioti - Philtes, Gimigliano (CZ) 2010; Opere varie presso “Festival del Sociale”, Soverato (CZ) 2010; Opera “Gli amanti distanti” - presso “La cantina di casa mia” a cura di Erminia Fioti - Philtes, Gimigliano (CZ) 2011; Opere varie presso “Le pareti degli artisti”, galleria ArteSpazio, Catanzaro 2011; Opere varie presso “Calarabiya”, foyer Teatro Masciari, Catanzaro 2011; Opera “Profondo nero, occhi blu”, presso Collettiva, Squillace (CZ) 2012; Opere varie presso Collettiva - Camigliatello Silano (CS) 2012.
Estemporanee:
"Estemporanea della Sila Piccola” - Villaggio Mancuso, Taverna (CZ) 2010; “Estemporanea della Sila Piccola” - Villaggio Mancuso, Taverna (CZ) 2011; “I volti del Borgo” - San Severino di Centola (SA) 2012.
Recapiti:
Vico II San Giacomo 9, 88040 - Cicala(CZ)
Cell. 340.5151417/339.1135296
Email: mico1962@libero.it
BIOGRAFIA:
SANTI SINDONI nasce a Calderà, frazione di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), il 04 aprile 1954.
Trasferitosi a Milano nel 1972, frequenta la Scuola Superiore d'Arte del Castello Sforzesco,diplomandosi nel 1976 in Pittura Decorativa sotto la guida del Maestro Baragatti in Tecnica di Affresco. Frequenta il Corso all'Accademia di Brera e si diploma in Studio della Figura nel 1980.
Nel 1984 si trasferisce in Sicilia e continua la sua attività artistica per poi tornare nel 1991 in Lombardia stabilendosi nella pittoresca zona del Lago Maggiore,Luino (VA).
Apre lo studio e segue una ricerca artistica tendente all' Espressionismo e al Surrealismo, si occupa anche di restauro di affreschi. Nel 1996 la Procura di Varese indaga su di lui e nel 1999 una svolta drammatica lo porta a vivere in carcere.Attualmente sta scontando la pena nella II Casa di Reclusione di Milano Bollate.Nello stesso penitenziario realizza dei Murales sulle pareti dell'area trattamentale, illustra la copertina del giornale interno "Carte Bollate" e continua a travagliare sulla sua ricerca artistica."".
Ha vinto il concorso presso il tribunale di Milano per abbellire con una sua opera una parete del corridoio: un affresco di Santi Sindoni tra le opere di Carrà, De Chirico, Fiume ed i mosaici di Sironi.Attualmente è semi-libero e ha lo studio a Milano. Nell' anno 2010 costituisce la Fondazione Artè e nell'anno 2012 costituisce l'Associazione Etra.Questi Enti si occupano del sociale con lo scopo di realizzare il Museo Artè per il quale sta preparando gli studi per un'opera in tecnica di affresco di 6000 mq.con sculture vetrate raffiguranti l'Apocalisse da dipingere.In uscita nel 2012 un romanzo autobiografico scritto dall'autore stesso, intitolato "Un mbasciatre di Arco sulla Terra"
Ha partecipato a premiazioni nazionali ed europee
1°premio “ARC-EN-CIEL” con l'opera “Cavalieri senza metà” Anno 1977.
Medaglia premio donata dal comune di Milano nel corso della mostra al centro artistico milanese ,consegnatagli dal noto esteda Paride Accetta nell'anno 1980.
1°premio “Domm de Milano”, consegnatagli all'Hotel Michelangelo di Milano, con l'opera “Calvario di un artista” nell'anno 1980.
Critici;
Franco Sapi
Mario Truscello
Francesco Cilona
Giorgio Grasso
Vittorio Sgarbi
Nino Sottile
Luigi Pedrazzi
Barbara Carrera
Francesco IV Vitucci
Nino Masaracchio
Paride Accetti
Razzetti
Felice Bossone
Angelo Campo
Quotidiani e giornali:
Il pungolo Verde
L'Arcobaleno
Giornale di Sicilia: Marcello Crinò, Francesco Cilona
Il Setaccio: Edoardo Bavastrelli
”dalla A alla Z”: Nino Sottile
Giornale di Messina: Mario Truscello
La Gazzetta Jonica: Elena Risicato
Il Giornale: Francesca Romanelli
Il Giorno: Giulio Dotto, Alessandro Crisafulli , Serena Salaris, Gigi Baj, Chiara Giaquinta, Alberto Figliolia, Mario Consani, Marco Pannicell
La Prealpina: Piero Garavaglia, Viviana Paleari
L'inserto della Repubblica ”Il Venerdi della Repubblica”: Luca Fazzo
Oggi: Maria Celeste Crucillà
Gente: Antonella Mascali
La Repubblica: Ferruccio Sansa
Il Corriere della Sera: Giuseppe Guastella
Carte Bollate: Adriano Todaro, Gianfranco Modolo
Qui Cologno: Armando Contini
Vanity Fair: Rossella Ivona
L'opinione: Francesco Ironico
Il Cittadino: Annalisa Tagliabue
Arte e Cultura: Giuseppe Martucci, Teodosio Martucci
Gazzetta del Sud: Saverio Vasta
Centonove: Antonello Ventimiglia
Televisioni:
France 2
Canale 5 ”Verissimo”
TG Rai 3 (edizione Nazionale, regionale Lombardia, regionale Sicilia)
RaiDue ”Storie d'Italia”
TG Telelombardia
Rete 4 "Kosmos".
Mostre:
Novara: Galleria Il Girasole. Anno 1974
Torino: Galleria Il Punto. Anno 1976
Milano: Bottega degli Artisti. Anno 1977
Milano: Galleria Il Colore. Anno 1978
Brescia: Hotel Milano Boario Terme. Anno 1979
Milano: Galleria Centro Artistico Milanese. Anno 1980
Pantigliate (MI): Galleria Il Triangolo. Anno1981
Bologna: Galleria L'Arco. Anno1982
Calderà Fr. Barcellona P.G.(ME): realizza sulla parete dell'Altare Maggiore della chiesa madre un affresco di 35 mq raffigurante il cristo che salva l'umanità. Anno 1987
Barcellona (ME): Pinacoteca ex Monte di Pietà. Anno 1989
Barcellona (ME): Piazza Duomo Performance Artistica ispirata ed abbinata alle Opere Poetiche di Bartolo Cattafi in occasione del decennale della scomparsa del poeta. Anno1989 Messina: Centro Artistico Messinese Galleria Vittorio Emanuele. Anno1989
Messina: Centro Artistico Messinese Club Aranciadimezzanotte. Anno1990
Ragusa: Palazzo della Provincia. Anno 1990
Poppino (VA): Villa d'epoca Barozzi restaura gli affreschi dei saloni. Anno 1993
Luino (VA): Civico Istituto di Cultura Popolare Palazzo Verbania. Anno 1994
Varese: Nel penitenziario di Varese restaura un opera del 700 di proprietà della Curia. Anno 2000
Bollate: Mostra personale nella II Casa di Reclusione di Milano Bollate. Anno 2004
Milano: Mostra personale presso il Palazzo della Società d'Incoraggiamento d'Arti e Mestieri. Anno 2004
Desio (MI): Asta Villa Tittoni. Anno 2004
Roma: Mostra collettiva nei Penitenziari italiani, in occasione della conferenza dei capi dell'Amministrazione Penitenziarie dei paesi del Consiglio d'Europa. Anno 2004
Cologno Monzese (MI): Villa Casati, "Sguardi oltre il confine", Inaugurazione in data 14/1/2005
Milano: Nova Milanese (Sala Consigliare) "L'isola di Saffo" anno 2007.
Milano:Artecultura, Sala Olimpia. La musa Artè alla scoperta animata della psicomateria anno 2008
Messina: Barcellona Pozzo Di Gotto, Palacultura (Bartolo Cattaffi) "Anime in Fiamme" anno 2009
Palermo: Galleria d'Arte Moderna (Complesso monumentale Sant'Anna) Donazione alla città di Palermo dell'opera "un Boato da Capaci a via D'Ameglio" in commemorazione di Falcone e Borsellino anno 2009
Messina: Barcellona Pozzo di Gotto (Circolo Corda Fratres) Donazione dell'opera al museo etnografico Nello Cassata "l'urlo umano del gorilla" e donazione dell'opera "Il saluto" al circolo Corda Fratres anno 2009
da: www.santisindoni.com
Notizie biografiche
Marisa Benetti, nata Chellini a Siena.
Dal padre pittore, Umberto Chellini, eredita la passione per la pittura, ma di formazione è autodidatta sia nell'arte pittorica sia nell'arte grafica.
MOSTRE E CENTRI D'ARTE
Con le sue opere Marisa Benetti collabora con diversi Centri d'Arte
Milano
A Milano da piu' di vent'anni e' stata impegnata con opere di pittura e grafica per i seguenti editori:
Mondadori, Rizzoli, Ricordi, La Spirale, Torcular, Istituto Grafico Italiano, ...
Roma
A Roma ha lavorato per il Centro Fondazione Artisti e per la SelfArt.
Venezia
A Venezia ha inciso lastre all'acquaforte per il Centro Internazionale delle Grafica.
Foggia
Dal 1997 lavora con dipinti ad olio si tela anche per Arte Dimensione Edizioni di Foggia.
Le sue mostre personali sono state allestite in molte citta' italiane e straniere.
COLLETTIVE
-
1965 Concorsi di Pittura, Napoli
-
1966 Concorso Internazionale di Pittura, Roma
-
1971 Rassegna Internazionale di Pittura, Genova
-
1971 Mostra di Pittura, Brindisi
-
1971 Rassegna d'Arte Contemporanea, Madrid
-
1972 Rassegna d'Arte Contemporanea, Atene
-
1973 Rassegna di Pittura e d'Arte Grafica Italiana Contemporaned, Londra
-
1974 Mostra al "Salon International de l'Art libre", Parigi
-
1979 Mostra di Grafica, Norimberga
-
1980 Mostra di Grafica, Rovigo
-
1980 Mostra di Grafica, Padova
-
1981 Mostra di Incisioni all'acquaforte, Erlangen (Germania)
-
1982 Mostra di disegni, incisioni, e litografie, Milano
-
1984 Mostra di Pittura e Grafica, Pavia
-
1984 Mostra di Pittura e Grafica, Roma
-
1985 Rassegna di Grafica, Parigi
-
1988 Mostra di Pittura e Grafica, Tokio
-
1989 Mostra di Pittura e Grafica, Milano
-
dal 1990 ad ora e' presente all'Arte Fiera di Bologna, Roma,Padova, Pordenone, Vicenza, Milano
PERSONALI
-
1971 Mostra di Pittura, Valdagno
-
1975 Mostra di incisioni all'acquaforte alla "Bottega Santi", casa di Raffaello, Urbino
-
1979 Mostra di incisioni all'acquaforte, Hersbruck (Germania)
-
1979 Mostra di incisioni all'acquaforte, Vicenza
-
1980 Mostra di Grafica, Padova
-
1981 Mostra di Grafica, Valdagno
-
1981 Mostra di Grafica, Erlangen (Germania)
-
1982 Mostra di Grafica, Magenta
-
1982 Mostra di incisioni all'acquaforte, Venezia
-
1983 Mostra di Grafica, Rovigo
-
1983 Mostra di Grafica, Reggio Emilia
-
1984 Mostra di Grafica, Venezia
-
1992 Mostra di Grafica, Bassano del Grappa
-
1997 Mostra di Pittura, Salone Teatro Super, Valdagno
-
1998 Mostra di acqueforti e chine, Dugni (Parigi)
-
1999 Mostra di dipinti su tela, Foggia
-
1999 Dipinti su tela, Artefiera di Udine
-
1999 Dipinti su tela, Artefiera di Massa Carrara
-
1999 Dipinti su tela personale, Galleria Nuovo Segno, Forli'
-
1999 Dipinti su tela, Galleria Grazia Arte, Bitonto
-
2000 Dipinti su tela, Bari Expo
-
2001 Due Mostre collettive con dipinti su tela, Francia
Marisa Benetti si ispira alla natura come fonte inesauribile di emozioni, per una composizione di memoria e di fantasia.
La sua pittura è lirica e tende a registrare una musicalità interiore. Il suo stile figurativo, post-impressionista, coglie nella realtà tutto quello che è eccitante, con una mobilità di luci e di ombre, una freschezza di forme e di colori che sono lo specchio di un'armonia interiore che vibra di fronte all'armonia del creato e al suo miracoloso rinnovarsi.
Anche quando la rappresentazione si fa analitica, minuziosamente descrittiva, come avviene talvolta nei disegni e nelle acqueforti, l'artista non ci dà mai una riproduzione fotografica della realtà, ma una personalissima interpretazione.
L'immagine, infatti, per un frantumarsi della materia, nell'impulso emotivo, istintivo e frenetico di cogliere la realtà, diventa un'immagine mentale, rarefatta, quasi metafisica.
Fin dalle sue prime mostre, i disegni a china, acquarellati o no, hanno riscosso il successo della critica:" L'artista predilige immagini di natura che la trasparenza fa essere leggere come pensieri..." "...Marisa Benetti scrive armoniosamente fiori, felci, cardi, piante sottili e delicate e ne derivano piccoli mondi in tumulto, oppure serene immagini di spazi, di luce, distensivi e rassicuranti..., un gioco intelligente, pensieroso, talvolta complesso e pieno di misteri...".
"Marisa Benetti usa la matita e la penna con agilità sorprendente e, nello stesso tempo, spontanea". " Parrebbe impossibile raggiungere tecnicamente certe forme espressive, in cui il segno diventa pulviscolo, impalpabile sfumatura che scorre sulle cose, accarezzandole per dircele nella loro più fedele e felice immediatezza...".
Dal disegno all'acquaforte per la Benetti, il passo è stato inevitabile. Le sue incisioni sono apparse subito preziose all'occhio esperto della critica: dal prof. Paolo Bellini, dell'Università Cattolica di Milano, al critico prof. Enzo Di Martino del Centro Internazionale della grafica di Venezia, dal prof. Francesco Carnevali,presidente dell'Accademia Raffaello di Urbino ai critici professori Salvatore Fazia e Giuliano Menato...
Tutte le incisioni della Benetti vengono eseguite scrupolosamente a casa dall'artista, iniziando dal taglio della lastra di zinco alla pulitura a specchio della medesima, subito dopo verniciata a cera e affumicata. Si passa quindi all'incisione sulla cera usando un punteruolo dalla punta sottile come un ago da ricamo; quindi si procede alle numerose "morsure" nell'acido nitrico, fino alla pulitura della lastra, alle eventuali correzioni e alla stampa degli esemplari numerati e firmati in carta pregiata dalla stessa autrice.
DALLA CRITICA D'ARTE
di Michel Berche'
La collocazione di un artista in un certo spazio e in un certo tempo è strettamente legata alla sua storia personale che fa inevitabilmente riferimento alla cultura in cui l'artista si è formato ed è cresciuto. La Toscana e il riferimento principale di Benetti.
Le opere di Benetti sono opere "compiute", rifinite, non hanno quasi nulla del "bozzetto" che per molti fu considerato l'idea prima e anche definitiva di coloro che usavano la macchia e quasi la lasciavano incompiuta nello stesso momento in cui la consideravano definitivamente conclusa. Quindi si tratta semmai - per Benetti - di un "lavoro" intorno alle macchie, colto nel suo divenire, ancora incerto nelle forme, quasi che l'opera fosse solo il primo abbozzo di un 'idea ancora in fase di chiarificazione mentale e successivamente pittorica.
Nell'opera di Benetti la macchia è solo uno dei momenti particolari iniziali di cui si compone il dipinto, che talvolta pare abbozzo solo per la libertà con cui segno e colore si concludono in libertà spaziale in un rapporto tra le tinte e i rari chiaroscuri, che assume il valore di opera conclusa a causa della stessa rigorosa spigliatezza cromatica con cui era stata cominciata. Nel suo caso la macchia è risolta nel tutto della visione -per cui la macchia cessa di esser tale - che unifica ideazione ed esecuzione, e che nel senso crociano potremmo dire che unifica intuizione ed espressione. Opere che hanno lafreschezza del bozzetto e contemporaneamente la compiutezza dell 'opera finita.
Entrava in gioco il rapporto luce-ombra, che era stato oggetto per secoli di varie interpretazioni, un limpido gioco di stesure pure e rigorosamente contrapposte, rapporto partecipe di un modo nuovo di dipingere che al chiaroscuro sostituisse la luminosità uscita dal frangersi più libero dei toni per delineare con apparente semplicità le strutture essenziali dei soggetti trattati.
Le luci piene dei primi Maestri ci offrivano atmosfere di realistiche visioni colte con la freschezza di chi sa di dover offrire la visione palpitante di un vero a portata di mano, non recuperato dai libri o dalla memoria.
Sono passati tanti decenni e l'espressionismo è vissuto di piccole e grandi presenze, non tutte eccellenti, anche se la critica giornalistica tende erroneamente a definire come tale tutta l 'opera degli artisti anagraficamente venuti dopo, senza tener conto delle infinite e varie tendenze che nel frattempo hanno caratterizzato - anche in senso innovativo - questi sei sette decenni di pittura toscana.
Marisa Benetti si inserisce con un suo personale atteggiamento di ricerca e di riscoperta in questo filone toscano e lo fa non tanto attraverso l'improvvisa illuminazione di uno scenario pittorico legato ad una intuizione "dì avvio", ma attraverso l'esecuzione precisa di un "tutto " realizzato in un tempo lungo che vive di piani precisi di colore che sembrano ignorare il disegno preparatorio e realizzano le demarcazioni usando le contrapposizioni delle masse coloristiche. Infatti il rosso di un campo di papaveri irrompe nettamente nel fogliame verde del primo piano, isolandolo e definendolo, mentre in alto la linea orizzontale taglia decisamente il connubio terra-cielo nel rispetto di una tridimensionalità a cui la Benetti vuole rimanere fedele.
Ha sempre mirato a tradurre le emozioni direttamente in colore, accentuando perfino la lucidità e i timbri dei toni studiati e risolti con immediatezza, traendo dalla visione reale il nucleo più vistoso e porgendolo con una specie di entusiasmo cromatico ai limiti della realtà più accesa, intendo dire rendendo il reale più reale, e venendo così a proporci forme così sapientemente arricchite di una loro fissità irreale da sfiorare l'irrealtà di una natura diversa. Il suo fascino deriva, quindi, non tanto dalla piacevolezza quanto dal tasso di misteriosità che pure è racchiusa in queste tele solo apparentemente di facile lettura. Altro apparentamento con la pittura dei vecchi maestri toscani che lo hanno preceduto deriva dalla mancanza di quell'arido intellettualismo che già fu evitato in quella famosa stagione a favore di una apparente e folgorante brevità intuitiva e di una immediata stesura cromatica capaci di folgorare un paesaggio o una marina: e anche l'equilibrio compositivo che caratterizza le posizioni degli oggetti, le misure, le distanze, rientra in un istinto naturale, in un talento di base, più che in un razionale piano di studi intorno alle distribuzioni spaziali. E anche le prospettive obbediscono in Benetti ad una specie di arcana gradualità coloristica che all'impennata del primo piano fa seguire scansioni nitide di macchie intense e funzionali al gioco dell'allontanamento prospettico, talvolta accendendo un colore timbrico che pare voler affermarsi come "colore a sé stante", disgiunto dagli altri, e capace di creare da sé solo l'atmosfera dominante del dipinto. È in quel momento che la pittura della Benetti pare farsi meno "tonale" perché sembra che gli effetti plastici e spaziali siano compromessi dalla dominanza di un unico colore primario, mentre poi l'equilibrio coloristico del dipinto è ricostruito dal gioco alterno delle luci e delle ombre senza bisogno di chiaroscuri e contorni scolasticamente definiti.
Benetti è una narratrice di episodi naturali entro cui penetra con la sensibilità di un poeta per trarne effetti non visibili in superficie, quasi una natura morta contenesse per lei un suo segreto e un paesaggio gli si presentasse come uno spazio partecipe delle "storie" dei tanti passati che lo hanno occupato o delle memorie del proprio naturale silenzio.
Se il "vero" contiene già in se una bellezza "di natura", Benetti interviene per tradurla in bellezza estetica e ce la offre con la semplicità di chi sa di non averfatto altro che riconsegnarla arricchita alla mente e al gusto degli uomini. La nostra pittrice sta dando una svolta al suo lavoro non tradendo nulla della sua fedeltà alla figurazione, ma ponendosi in una nuova posizione per controllare meglio gli spazi e per accentuare aspetti particolari della visione. Cioè, ella continua la tessitura meticolosa di un'esperienza ormai lunga ma che aveva bisogno di un minore adeguamento alla bellezza delle cose naturali o meglio di una maggiore carica di trasgressività linguistica nella sua rappresentazione: è per questo motivo che ora stiamo assistendo ad un approfondimento del processo creativo che apre prospettive nuove di più responsabile professionalità. Cosa caratterizzava in passato la pittura di Benetti? Ella stessa confessava di "voler scrivere " col pennello aspetti di vita semplice, anche per raccontarla serenamente - questa vita - e nemmeno pensando alla carica di irreale segretezza che inconsciamente si nascondeva nella luminosità di un fiore di campo o in un girasole di una campagna.
In tal modo però Benetti rimaneva fedele solo alla reminiscenza dei valori della sua terra toscana nello stesso momento in cui voleva travalicarla per soluzioni che si staccassero dalla nostalgia tenera ma stanca e ripetitiva di tanti colleghi. Non cambiava l'intento di impossessarsene - di questa terra - ma mutavano le modalità di resa, l'ampliamento sonoro e luministico della visione quasi cresceva in "autenticità " pur rifacendosi ad una indiscussa autenticità naturale. Per decenni Benetti ha pagato il suo scotto alla tradizione nobile della sua Toscana, ma il suo successo derivò proprio da quel segno di novità che ella introdusse nella sua descrizione del vero: era il brivido emotivo per qualcosa che la toccava personalmente e che si introduceva - come nota formale innovativa.
Nascevano le "ninfee " che illeggiadrivano (ma con tristezza) il verde laghetto o erano i "giaggioli" che dominavano il centro di una rasserenante visione quelli che uscivano vivi da un loro letargo di memoria e che l'urgenza narrativa della pittrice richiamava ad una loro essenziale presenza pittorica. E così nascevano le sue tele, tra immersioni in una realtà di per sé lumino sa e un immaginario che interveniva per tentare la resurrezione di un reale di per sé anche monotono e perduto nel mare trascurato di una natura non sufficientemente guardata e amata. Vi era dentro alle sue tele - e seguita a rimanervi - un alto tasso di limpidità morale che pare trarre dal sogno e dalla poesia, più che dagli aspetti naturalistici, una sua trasognata magia.
Quando l'artista guarda la natura sa bene di non poterla offrire nitida ed esatta, anche perché essa si pone come oggetto di riproducibilità perfetta forse solo tramite la macchina fotografica: allora scatta l'urgenza di tramutarla in emozione che rappresenta l'attimo creativo più importante che porta all'esecuzione dell'opera. La scena naturale fine a se stessa muore nell 'attimo del suo ricrearsi irrealmente tramite il pennello, per cui i particolari si annullano lentamente come elementi reali e si smarriscono felicemente nell'atmosfera di un nuovo "insieme" che raccorda in una nuova misuraforme e significati. Solo così si possono spiegare i risultati di un 'operazione artistica di cui avvertiamo i tratti distintivi di differenziazione e arricchimento in confronto ad un passato a cui Benetti non poteva solo fare riferimento contenutistico ma da cui doveva distinguersi per autonomia e per inevitabile mutamento stilistico.
Il suo "reale " è un dato ineliminabile per la sua cultura pittorica, ma è un reale da guardarsi con sguardo nuovo, con incentivi problematici per i quali pittare non si fa solo contemplatore naturalistico ma polemico difensore di una linea artistica che deve andare al di là dell 'effimero e della banalità contemplativa.
Oltre a questo non si può evitare di ricordare che tanta pittura di Benetti pare estraniarsi intenzionalmente dal fracasso assordante e spesso cinico della odierna realtà sociale e artistica - così terrìbilmente schizofrenica sulle tele di tanti contemporanei -in nome di una speranza di salvezza visiva ma anche esistenziale e umana: Pare che Benetti voglia liberare cose e paesaggi dalla loro banale ma anche tragica quotidianità per irrorarli di un sapore metafìsico che nell'incanto attui il miracolo di una riappacifìcazione con l'uomo: ecco il senso del suo messaggio amicale rivolto alle cose del mondo e anche agli uomini, indipendentemente dal fatto che essi appaiono raramente nei suoi paesaggi. Ma l'uomo c'è, il suo respiro è vagante quasi che - invisibile - dirigesse il volgersi delle albe e dei tramonti, sempre diversi per loro stessa natura e, quindi, sempre diversi come realizzazioni dell' artista.
E così sulle tele passa la storia delle stagioni che s 'incendiano o s 'incupiscono a seconda delle ore e anche in rapporto alle attese dell 'artista, ora pronta a cogliere la felicità di una luce (a cui corrisponde la felicità dell 'impasto) e ora restia e disincantata nell' afferrare il senso giusto dell'esistere. Ogni momento è idoneo a concludere un abbozzo, magari lavorandovi sopra, ma facendolo rimanere tale proprio per evitare un eccesso di decorazione o di verosimiglianza, specie quando l 'opera che nasce en plein air torna nello studio per l'ultimo ritocco.
// giudizio sulla pittura di Marisa Benetti è estremamente semplice e lineare: si tratta di una pittura che di fronte alla Realtà assume un ruolo di rivisitazione e trasformazione senza nulla cedere al naturalismo di maniera e senza lasciarsi irretire nelle lusinghe facili di una esteriore riproducibilità. La storia della pittura è sempre storia di apporti personali alle precedenti forme di oggettualità. Il processo artistico si è differenziato nel tempo in rapporto al modo come gli artisti lo hanno vissuto e risolto alla luce della urgente variabilità dei linguaggi, sempre diffidenti dei confronti con i modelli desueti. E vero che ogni processo non è sempre un progresso (i manierismi, per esempio, sono ritorni negativi), ma il superamento dell 'accademismo è di per sé sempre un elemento di positività. Perfino la "macchia " ottocentesca, considerata un gesto screanzato e inutile nei confronti di una pittura di studio seria e armonica, fu elevata a dignità creativa solo quando ne fu colta V interpretazione circa i valori luministici che andavano ben oltre il particolare effetto singolo e particolare per concludersi in una visione che - al pari di quella degli Impressionisti francesi - metteva a soqquadro i modi logici precedenti di porsi davanti al mondo, anche se è da quei "modi " che dovevano svilupparsi altri nuovi germi di altri nuovi linguaggi.
Marisa Benettisi rese conto fin dall'inizio che non era sufficiente vivere il suo rapporto con la natura e i suoi vari aspetti sullo slancio di una grande spontaneità descrittiva, ma che doveva inventarsi una sua grammatica narrativa che potesse fare a meno della precisione analitica per poter cogliere l'ampiezza di una visione che doveva salvare le architetture del "vero" ma doveva anche mutare il gioco cromatico e le distribuzioni spaziali. Di fronte ai vari dilemmi Marisa Benetti avrebbe potuto rivolgersi ad una cupa problematizzazione della realtà rapportata di continuo alla storia dell 'uomo e alle sue insidie di violenza e di disperazione esistenziale, e allora avrebbe dovuto chiudersi nella diversità di un astrattismo cerebrale tutto nuovo per lei, oppure avrebbe potuto restare sul terreno della figurazione iperrealista per non cadere nel bozzettismo di maniera o nell'incanto superficiale di una neutra verosimiglianza: ma questa fu la sua scelta. Colse del mondo la freschezza, vi aggiunse il senso compositivo inventato proprio per ridonarlo ad una natura che rispondeva a regole e architetture non certamente umane e che andava ricondotta a più umane sembianze; colse il modo giusto per calibrare la ricerca sulle gamme calde e impetuose di uno scenario amato.
Si andava delineando in Benetti il bisogno di lasciare copertà l'intensità metafisica delle visioni, lasciando vibrare in esse le inquietudini della storia, intendo le vicissitudini e le insicurezze che pur rimangono inespresse entro una realtà che non è solo idillio: mi sembra che le ultimissime tele segnino un distacco notevole - mentale ed esecutivo - con la precedente pittura, un distacco che non rinnega nulla, ma continua e approfondisce la partecipazione agli spettacoli del mondo, quasi per filtrarli con una razionalità ed emotività e per tentare una diversa proiezione e divulgazione.
da: www.marisabenetti.com
Notizie biografiche:
Nato a Messina nel 1949, si diploma all’istituto d’arte, si trasferisce a Roma dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, partecipando a diversi
concorsi di pittura. Nel 1972 ritorna in Sicilia e tiene la sua prima personale nella sua città natale. Da lì comincia un percorso artistico che
mai si è fermato fino ad oggi,tenendo varie mostre di pittura personali in tutta Italia.
Hanno scritto di lui : “Giornale di Sicilia”,“Gazzetta del Sud”, “Corriere di Reggio”, “Bolaffi Arte”, “Pittori del Sud”, “Artisti dello Stretto”, “Il Gruppo”, “Il Soldo”, “Ragusa Sera “,
“La Procellaria”, “Artisti Italiani Contemporanei”, “Art Leader”.
da: http://web.tiscali.it/FerrignoLuigi/
Notizie biografiche:
Dilvo Lotti ha iniziato a dipingere nel 1931 con una scatola di colori ad olio regalatagli dal suo insegnante Francesco Chiappelli, scatola che è ancora oggi conservata nella casa-museo di San Miniato[1]. Frequenta con la guida di Chiappelli l’Istituto d’arte di Porta Romana a Firenze[2] dove si diploma nel 1935 discutendo la tesi su Honoré Daumier.
Gli anni Trenta del Novecento sono anni passati prevalentemente a Firenze, dove artisti e letterati sono soliti incontrarsi il locali come "Le Giubbe Rosse" o “l’Antico Fattore”. Scambia lettere con personaggi della cultura fiorentina: Ardengo Soffici, Giovanni Papini,Baccio Maria Bacci, Nicola Lisi, Piero Parigi, Francesco Chiappelli, Giorgio La Pira, e alcuni scrivono critiche su di lui[3]. Nel 1940, dopo un breve soggiorno a Milano, vince il Premio Panerai[4] con l’opera Natura morta e bambino.
Giuseppina e Dilvo Lotti, 2006
Esponente dell’Espressionismo europeo[5], tiene però conto della tradizione e cerca un rapporto con l'arte sacra[4]; nel 1941 espone alla Galleria di Roma ed è invitato a partecipare alla Triennale di Milano, la Quadriennale di Roma e, nel 1942, alla Biennale di Venezia (con una sala di sedici opere)[6]. Nel 1947 nella sua città dà vita, insieme ad altri amici, all’Istituto del Dramma Popolare[7]. In questi anni firma la regia degli spettacoli Marianna Pineda[8]e Essi arrivarono ad una città. Nel 1950 è invitato al Premio Carnegie a Pittsburg[9].
Dal 1953 al 1985 si dedica a vaste opere ad affresco e graffito presso chiese ed altri edifici[10].
Nel 1966 viene inaugurato il Museo diocesano d'Arte Sacra di San Miniato, per opera ed interessamento dello stesso Lotti, negli spazi dell'antica sacrestia, attigua alla Cattedrale di Santa Maria Assunta e di San Genesio.
Nel 1968 viene insignito dal Presidente della Repubblica di "Medaglia d'argento ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte"[11] Nel 1983 viene nominato Accademico Corrispondente della Pontificia Insigne Accademia dei Virtuosi al Pantheon[12]. Nel 1995, dal 10 maggio al 9 giugno a Hildesheim (Germania) gli viene dedicata una mostra antologica nelle due sedi del Palazzo Comunale e della Chiesa di San Jacopo.
Notevoli le dimensioni di alcuni lavori, come la Processione degli Scalzi o il Martirio del Savonarola. Talvolta ha usato anche la tecnica del buon fresco. È anche autore di vari studi a carattere storico e artistico, in particolare una storia di San Miniato[13].
il 20 febbraio 2009 è stato insignito del titolo di Accademico d'onore dalla LABA, Libera Accademia di Belle Arti di Firenze, durante la presentazione della prima tesi di Laurea sul suo lavoro, intitolata "Dilvo e le sue donne" , della studentessa Lara Cavallini.
Bibliografia
-
Luigi Servolini, Dizionario illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Gorlich, 1955.
-
Hans Vollmer, Allgemeines Lexikon der Bildenden Kunstler des 20. Jahrhunderts, Seemann, 1956.
-
Agostino Mario Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, Patuzzi, 1962.
-
Emmanuel Benezit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs de tous les temps et de tous les pays par un groupe d'ecrivains specialistes francais et etrangers, Grund, 1976.
-
Allgemeines Kunstlerlexicon, Saur, 1995.
-
Luca Macchi, Dilvo Lotti. L'arte e la fede, Ed. ETS, 2008.
-
Luca Macchi, Dilvo Lotti. Un maestro della pittura, Ed Pacini, 2007.
-
Luca Macchi, Dilvo Lotti. Un maestro dell’espressionismo europeo, Ed Felici, 2006.
-
Marco Moretti, Ardengo Soffici a Dilvo Lotti. Lettere inedite 1940-1963, Ed. Pentalinea, 2002
da: https://it.wikipedia.org/wiki/Dilvo_Lotti
Notizie biografiche
Giuseppe Lanzanova: Nato a Soncino nel 1921, Lanzanova ha da sempre avuto nel cuore l'antico borgo. Ha vissuto in gioventù presso i cascinali di Prevosta, Motta, S. Michele.
Dopo gli anni di guerra e di prigionia in Grecia, Tunisia e Sicilia come ufficiale di artiglieria e di prigionia in Algeria e Francia, ha frequentato il politecnico di Milano, laureandosi in ingegneria. Impiegato e poi dirigente presso un grosso gruppo cartario italiano è stato contemporaneamente per due mandate sindaco di Lonate Ceppino, comune della provincia di Varese, sito vicino al complesso industriale. E' stato nominato Cavaliere della Repubblica.
La grafica e la pittura sono sempre state una sua grande passione.
Trasferitosi, per ragioni di lavoro, a Milano con la famiglia, la moglie Laura e i figli Roberto e Paolo, ha frequentato il mondo dei pittori ed ha partecipato (1960- 1980) con successo a mostre collettive e personali con opere pittoriche di avanguardia "La ricerca programmata della forma." (Bolaffi e Quadrato).
Benchè il lavoro occupasse gran parte del suo tempo, l'amore per l'arte ha sempre avuto una grande importanza.
Nel 1970 ha iniziato a dedicarsi alla grafica, in particolare acquaforte e punta secca, da allora ha inciso oltre 540 lastrine, alcune di Soncino molte di Milano dove ancora oggi lavora, come presidente di un importante gruppo ospedaliero.
da: www.prolocosoncino.it
Notizie biografiche
Nata in Lombardia nel 1935. Allieva di Felicita Frai é considerata una tra le maggiori acquarelliste viventi.
Notizie biografiche
Nato a Livorno nel 1932 è un pittore italiano contemporaneo.
L’artista si avvicina sin da giovanissimo alla pittura grazie al padre, anch’egli pittore. La sua opera si lega nella sua fase iniziale alla macchia, per poi sviluppare nel tempo una tecnica pittorica personalissima. Solo a partire dagli anni 70′ potette dedicarsi completamente alla pittura, nel dopoguerra infatti, la sua opera era poco compresa a causa del forte orientamento popolare verso i pittori macchiaioli e post-macchiaioli. Pelagatti è un autodidatta che trae ispirazione da grandi maestri della tradizione labronica quali Plinio Nomellini e Renato Natali. Nel 1971, convinto da Voltolino Fontani, entra a far parte del gruppo Labronico. Con la sua opera si ha un rinnovamento della scuola Labronica del secondo novecento. I suoi dipinti spaziano in una vasta gamma di tematiche e le sue figure, danno all’osservatore l’immediata percezione del movimento.
da: www.galleriadartegoldoni.it
Notizie biografiche
Gino Cosentino naque nel 1916 a Catania, dove trascorse l'infanzia e compì gli studi. Adolescente, iniziò a dipingere da autodidatta, manifestando una vocazione che la famiglia non incoraggiò.
Nel 1937 iniziò il sevizio militare e al termine della ferma fu trattenuto a causa dell'approssimarsi del conflitto mondiale. Intanto conseguì la laurea in Scienze economiche.
L'8 settembre 1943 lo colse a Novara, in convalescenza per un'ulcera gastrica. Si rifugiò ad Alba e quindi a Casale Monferrato, dove viveva la famiglia di Eugenia Lupano, la sua prima compagna, che di li a poco sposerà. A Casale frequentò lo scultore Capra, allievo di Bistolfi. Eugenia lo sostenne e lo incoraggiò nella determinazione di iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove conobbe e apprezzò Arturo Martini, che ne seguì la formazione e ne indirizzò lo studio.
Conseguì il diploma accademico nel 1946, l'anno della sua prima mostra personale a Milano, con presentazione di Beniamino Joppolo, città dove poi si trasferì. Qui si stabilì in una baracca che si costruì da sé nel cortile di una caserma diroccata in via Olona.
Il pittore Aligi Sassu lo aiutò a realizzare un forno per la cottura della ceramica, con cui iniziò la produzione di oggetti di vario genere. Nel 1949 nasce la figlia Isabella.
Nel 1951 la capanna venne distrutta da un incendio sviluppatosi in un vicino deposito di stracci. Nell'incidente furono perdute quasi tutte le opere, ma Cosentino ricordò l'episodio quasi con soddisfazone: "Finalmente mi sono liberato e posso iniziare qualche cosa di nuovo...". Quindi tornò provvisoriamente a Casale Monferrato.
Gli anni che seguirono appaiono decisivi per la vita dell'artista. Nel 1956 comparse un primo album monografico sulla sua opera. Nel 1958 realizzò la Via Crucis per la chiesa di Baranzate, progettata dagli architetti Mangiarotti e Morassutti. In questo periodo lavorò in uno studio affittato in una grande villa a Intra, sul lago Maggiore. Sempre in questi anni si consumò il distacco dalla moglie e nacque un'affettuosa amicizia tra Gino e Maria Teresa, la giovane figlia dei proprietari della villa di Intra, dal curioso soprannome "Pim". Quando si trasferì a Milano , Pim lo seguì, divenendo la compagna della sua vita per tutti gli anni a venire.
Nei primi anni Settanta Cosentino intensificò la collaborazione con vari architetti (Invernizzi, Farina Morez, Nelly Kraus) e realizzò diverse decorazioni per pilastri, facciate e recinzioni, sia in pietra che in calcestruzzo, a Milano e a Bergamo. Nel 1970 trasferì lo studio in via Watt 5, sempre a Milano, in un capannone industriale dove lavorò per il resto dei suoi giorni.
Le mostre si fecero frequenti e culminarono nella personale del 1975 alla Rotonda di via Besana, organizzata dal Comune di Milano e ordinata dall'architetto Fragapane. Con questa mostra, che gli valse lusinghieri consensi, si ruppe il silenzio della critica attorno alla sua opera.
La produzione astratta toccò il culmine con la realizzazione del grande monumento ai caduti di Lodivecchio nel 1981. La presenza di temi figurativi nella pittura, già all'inizio degli anni Settanta, fu il preludio per il ritorno della figura anche in scultura, di cui si avvertirono chiaramente i sintomi alla fine dello stesso decennio.
L'ultima mostra di opere astratte è del 1984. Da allora si dedicò soprattutto alla pietra, realizzando sculture di notevole impegno, come quelle per la chiesa di San Pier Giuliani a Baggio (1987) o quelle esposte nell'importante mostra di scultura contemporanea alla Peramnente di Milano nel 1990 e le grandi sculture in travertino realizzate per la mostra "Trent'anni da Sem" a Marina di Pietrasanta.
Nel 1998 tre grandi sculture vengono insallate nella nuova facoltà milanese di Ingegneria Areonautica. Due anni più tardi, nel 2000, viene istituita la Fondazione "Gino e Isabella Cosentino" di cui resterà presidente fino alla fine dei suoi giorni. Nel 2002, in occasione della grande mostra antologica alla Basilica romanica di S. Celso, la Fondazione ricevette un riconoscimento dalla regione Lombardia.
Negli ultimi tempi si accentuò l'interesse per la pittura, anche a causa della età e degli acciacchi fisici. Continuò a dipingere fino a due giorni prima della sua morte, che lo colse nella sua casa a Milano il 19 giugno 2005.
Mostre
2004
Milano, Carcomauto, personale
Bergamo, Banca Popolare, collettiva "La scuola di Cosentino"
Borgomanero (NO), Galleria Borgoarte, personale
Badia Tedalda (AR), fattoria Arsicci, collettiva
2002
Milano, Basilica di San Celso, personale
Milano, AreaBanca, personale
Milano, Hotel Hilton, personale
2001
San Pietro in Cerro (PC), Castello, MIM
2000
Milano, Unifor, personale
1999
Milano, Palazzo delle Stelline, collettiva "Arte a Milano 1946/1959"
1997
Sondrio, Palazzo Sertoli, collettiva "Reale concreto astratto"
1996
Mantova, Palazzo Ducale, collettiva "La croce e il vuoto"
Milano, Galleria Ciovasso, personale
1995
Milano, Triennale, collettiva "Le ragioni della Libertà", per il 50° della Resistenza
Sondrio, Palazzo Sertoli, personale
Castell'Arquato (PC), Palazzo della Pretura, collettiva
1994
Milano, Sede centrale della Banca Popolare, personale
Cesano Maderno (MI), Parco Borromeo, collettiva "Arte in giardino"
Forlì, Palazzo Albertini, collettiva "Omaggio a Melozzo"
1993
Milano, Palazzo della Permanente, XXXII Biennale dell'Arte
1991
Pietrasanta, piazza del Duomo, collettiva "Trent'anni da Sem"
Milano, Spazio Ansaldo, collettiva "Arte e Architettura"
1990
Milano, Corso Vittorio Emanule, "Il Percorso della scultura"
Milano, Palazzo della Permanente, "Scultura a Milano 1945/1990"
1988
Milano, Studi Blei, personale
1984
Milano, Galleria Borgogna, personale
1983
Milano, Galleria Zunino, collettiva
1980
Brescia, Galleria Ferrari, personale
1979
Brescia, Galleria Ferrari, collettiva
Padova, Palazzo della Regione, XII Biennale del bronzetto
1978
Campione d'Italia (VA), II Biennale Internazionale di scultura
1977
Milano, Galleria Zunino, personale
Milano, Galleria Vismara, personale
Arese (MI), premio nazionale di scultura, per inviti
1975
Milano, Palazzo del Turismo, premio internazionale Stampa '75
Milano, Rotonda della Besana, personale
1974
Verbania, lungolago, collettiva "Scultorincontro"
1973
Pavia, Collegio Cairoli, personale
Locarno (CH), Palazzo della Sopracenerina, collettiva
Basel (CH), collettiva "Art 4 '73"
1971
Milano, via Watt, personale organizzata dalla Galleria Blu
1968
Teufen (CH), Galleria Nigli, personale
1967
Solothurn (CH), Galleria Kunsi, personale
1966
Ascona (CH), Galleria Castelnuovo, personale
1963
Milano, Galleria Schettini, personale
Milano, Centro Culturale Pirelli, collettiva "Sculturi della scuola di Milano"
1962
Firenze, via degli Artisti, personale organizzata dalla Galleria Numero
Roma, piazza di Spagna, personale organizzata dalla Galleria Numero
1961
Milano, Galleria Cadario, personale
1956
Milano, Galleria via Montenapoleone 6/a, personale
1946
Milano, Galleria S.Redegonda, personale
Critica
di seguito riportiamo alcune note critiche apparse negli anni in merito all'attività artistica di Gino Cosentino.
Quello che segue è stato redatto dal noto critico d'arte Gillo Dorfles in occasione della personale alla Rotonda di Via Besana, Milano,1975,contenuta nel relativo catalogo.
In un'epoca come la nostra in cui l'arte cerca di svincolarsi dai "media" tradizionali, dai mezzi espressivi ereditati dal passato, per adottare, quasi con convulsa partecipazione, ogni nuovo materiale offerto dal mondo esterno: rottame metallico, lamiere contorte, frammento di vetro, ingranaggio arrugginito, Cosentino rimane affettuosamente legato allo studio e alla manipolazione degli antichi - degli eterni – materiali che la natura offre all'uomo: il granito, il serpentino, le diverse pietre. La sua arte è infatti ancora quella dello scavare, dello scalpellare, del conquistare faticosamente, pezzo per pezzo, scaglia per scaglia, quel quid vitale e formativo che il sasso ti tiene in sé celato.
È, dunque, un'arte difficile proprio perché antica, perché non basata sull'effimero gusto del momento; ed è anche un'arte pericolosa perché presenta molti addentellati con il passato: con un passato prossimo (come quello del suo maestro di un tempo Arturo Martini), e con un passato remoto come quello delle arcaiche sculture ricavate nelle pietre sacre, nel dolmen, nei menihir, dell'età neolitica. - Ma, che questa impostazione tradizionale non abbia irretito, né soffocato, la vena creativa dell'artista, lo mostrano le recenti opere in cemento, dove un materiale "nuovo", con le sue particolarità tecniche, di grana, di colore, di consistenza, ha trovato in Cosentino un interprete quanto mai felice. Anzi, potremo a ragion veduta affermare come quelle ricerche di volumi e di luminosità (o meglio di sviluppi spaziali ottenuti attraverso l'incontro di forma e di luce) che sono così tipiche delle sue creazioni lapidee,hanno potuto essere trasfuse anche in un medium tanto più opaco e sordo come il cemento, senza perdere gran che della loro efficacia.
Certo, nelle opere in pietra – specie in alcuni piccoli "pezzi" dove il lavoro dello scalpello è più minuto e controllato – Cosentino ha saputo insufflare una più viva presenza di quella luminosità atmosferica che forse gli è connaturata, che ha respirato sin dagli anni giovanili dalla stessa candida ed intensa luce della sua Sicilia; ma anche nelle opere più ampie e rudi l'elemento luminoso e l'elemento di ricerca tissulare rimangono presenti.
Chi osservi le tavole di questo volume lo potrà constatare. È la superficie stessa nelle sue tensioni volumetriche, nelle sue mille sfaccettature, a creare di per sé una materia plastica vivente; ed è anche questa qualità plastico-spaziale che ha reso possibile allo scultore di affrontare l'impegnativo compito che gli è stato affidato da alcuni giovani architetti d'avanguardia.
Siamo ancora lontani, ai giorni nostri, da quella "sintesi delle arti maggiori" auspicata da Le Corbusier, e forse passeranno ancora parecchi lustri prima che ci si possa arrivare; ma tuttavia qualche tentativo sta diventando attuale in tutti i paesi, dopo la lunga quarantena imposta a pittura e scultura dalla loro sorella maggiore, oggi finalmente si ripresentano timidi tentativi di inserire la plastica nell'architettura, e ho detto "inserire" e non "applicare" . Che la decorazione sovrapposta, appiccicata in un secondo tempo all'edificio, sia sempre deleteria, è cosa ovvia; che invece l'elemento plastico concresciuto con l'architettura, sposato strutturalmente ad essa possa e debba diventare un fatto auspicabile, è evidente.
Ecco, si osservino alcuni dei molti esempi, spesso ottimi, di cui è stato artefice Cosentino. A Milano e a Bergamo egli ha saputo eseguire una serie di "sculture per l'architettura" di massimo rilievo. Si tratta di tre tipi diversi, ma analoghi, di opere:
1. bande sottili, quasi greche o festoni, poste a scandire la sequenza dei piani, inserite (già al momento della lavorazione e quindi previste nella progettazione dell'edificio) nel margine esterno delle solette che permettono così di sottolineare la divisione tra un piano e l'altro e creano un elemento ritmico oltre che ornamentale di prim'ordine;
2. pilastri portanti posti all'ingresso dell'edificio scolpiti sin dalla fase di lavorazione ( il bassorilievo formato in creta è stato poi passato al negativo in gesso così da poter essere messo in opera in calcestruzzo già entro il cassero). Questi elementi sono altrettanto efficienti dal punto di vista statico dei consueti pilastri "nudi", ma presentano in più un aspetto dinamico, dovuto alla modulazione plastica degli stessi, per cui l'attenzione rivolta su di essi proprio per il loro aspetto "diverso dal solito" risulta determinante, nell'attribuire al pilastro un rilievo oltre che artistico strutturale (di elemento portante) che altrimenti non avrebbe. E basterebbe (sia detto per inciso) questo fatto a renderli giustificabili anche agli occhi di coloro – sono ancora molti – che vogliono a tutti i costi vedere coincidere forma e funzione, e considerano pernicioso ogni elemento "decorativo" introdotto nell'architettura.
3. Il terzo tipo di opere è costituito da ampie bande o fasce dei bassorilievi (sempre in cemento, sempre concresciuti con le lastre di calcestruzzo già prima della sua messa in opera e talvolta scolpiti direttamente nel gesso del cassero) ma, codeste indubbiamente più "ornamentali", meno strutturali e funzionali, dunque così da costituire un elemento esclusivamente artistico che accompagna e arricchisce l'ingresso degli edifici o che movimenta le pareti di gallerie di accesso, senza tuttavia entrare in gioco nella determinazione di un aspetto strutturale o statico della costruzione stessa.
Non posso in questa sede soffermarmi ulteriormente a considerare l'inserimento della plastica nell'architettura, ma vorrei far notare l'importanza di questi esperimenti di Cosentino, che già da numerosi anni ha abbandonato ogni esplicita figurazione (eppure di lui ricordiamo un'interessante Via Crucis inserita nella Chiesa degli architetti Mangiarotti e Morassutti a Baranzate) mentre ha saputo raggiungere in queste opere un equilibrio particolarmente efficace tra l'aspetto meramente plastico e quello che potremmo definire "semantico" delle sculture. Codeste sculture in cemento, infatti, non presentano quasi mai forme gratuite, elucubrazioni informali, proliferazioni amorfe, ma sono modulazioni plastiche di un'idea formativa, spesso rese scarne e quasi emblematiche in seguito alla ripetizione dei segni (nelle bande "marcapiano", ad esempio, la serie di elementi si ripresenta identica ad ogni piano) e costituiscono quasi delle sequenze di alfabeti ermetici. La lettura di tali segni è naturalmente impossibile, come del resto lo è per l'uomo della strada quella delle scritture cufiche sulle moschee islamiche, ma la loro efficacia estetica è di un ordine analogo.
Si viene così a creare, non un elemento di disordine nel contesto dell'edificio, ma quasi un suggello, una sensazione indelebile, all'opera costruttiva. Nei pilastri e nelle bande di bassorilievi invece, la fantasia dell'artista può trovare un maggior sfogo: qui le raffigurazioni non sono mai identiche, le forme proliferano secondo una libera sintassi, seguendo gli impulsi statici e dinamici degli edifici, sicché appare evidente nell'opera la presenza di un "alto" e di un "basso", di una destra e di una sinistra, mentre rimane anche qui, evidente la presenza di una sorta di racconto, di sequenza ritmica che si trasforma in una sequenza semantica.
E ci sembra che proprio questa caratteristica di sequenzialità, di metamorfosi di una forma che è anche metamorfosi di un'idea, possa costituire un carattere dominante di tali opere e possa risultare capace di infiniti sviluppi per il futuro di questa interessante opera creativa.
Gillo Dorfles
Tratto dal saggio La scultura d'immagine nel dopoguerra contenuto nel volume Scultura a Milano 1945-1990, Mazzotta edizioni, Milano.
Gino Cosentino, di cinque anni più giovane, [del Minguzzi n.d.r.] catanese di nascita, arrivò a Milano dopo l'Accademia frequentata a Venezia sotto la guida di Arturo Martini. Il suo caso riveste un particolare interesse perché, dopo aver abbandonato per anni la lezione martiniana in favore di una scelta astratto-primitiva, è ritornato ad una scultura in cui la componente primitiva si riconverte in immagine. Èstato un processo lento, iniziato almeno una quindicina di anni fa, [siamo nel 1990 n.d.r.] ma i risultati sono tra i più suggestivi. È una sorta di universo ecologico quello che Cosentino ci pone davanti con le sue nuove plastiche: il palpito lirico di una "natura naturans", che chiede all'uomo la salvaguardia del suo stesso regno.
Mario De Micheli
da: www.ginocosentino.com
Biografia:
Milano 1862 - Woodcliff (Stati Uniti) 1941
Si formò a contatto con artisti come F. Carcano, E. Longoni e A. Morbelli, gravitanti intorno all’Accademia di Brera, che frequentò negli anni 1879-1880. Dopo l’esordio nel 1883 alla Mostra braidense e all’Esposizione Internazionale di Roma con una coppia di studi di paesaggio, si volse a una pittura di schietti contenuti sociali: nel 1885 figurò alla manifestazione milanese con La questua pei poveri, Dopo la predica, Desideri!... e nel 1887 presentò il significativo Le cucine economiche diPorta Nuova (Milano, Galleria d’Arte Moderna). Nel 1893, in compagnia di L. Conconi, G. Previati e Longoni, visitò l’Esposizione Universale di Chicago. Anche se protetto da V. Grubicy, non ottenne un facile successo di pubblico per l'esplicita carica di denuncia contenuta nei temi di vita proletaria che trattava e ai quali rimase comunque fedele (Vagone di prima classe, 1892, coll. privata). Fu anche attivo come illustratore per la stampa socialista milanese. Di altro registro appaiono alcune composizioni di accento intimista (In vettura, 1895 ca., coll. privata) i paesaggi e i ritratti, spesso a pastello. Dopo il 1898 si trasferì a New York.
da. www.istitutomatteucci.it
nato? - morto nel 1992
I vecchi quartieri, il porto, le navi e le scogliere nei quadri di Millus
Livorno è stata la sua fonte principale di ispirazione, il suo mare, il porto, le navi, i vecchi quartieri. Immagini che si sono miscelate insieme ai colori nella pittura di Mauro Illusi, in arte Millus, di cui sabato ricorre il settimo anniversario della morte. La figlia Cecilia e gli altri familiari lo ricordano con affetto e grande rimpianto: «Proprio in estate, la stagione più bella della nostra città, è scomparso Millus. Una morte prematura_ scrive la figlia in una breve lettera dedicata al padre _per un pittore autodidatta, di cui hanno scritto bravissimi critici, che ha lasciato immagini legate a Calafuria (ha fra l'altro gestito il ristorante Sassoscritto che era di proprietàdella madre), alle scogliere del Boccale e di Castel Sonnino. Ha amato molto Livorno e i i suoi abitanti e in molti continuano a ricordarlo specialmente nei quartieri Pontino e Venezia dove lui lavorava e passava la maggior parte del suo tempo. Noi familiari vogliamo ricordarlo ancora una volta,come faranno nell'anniversario della scomparsa tante altre persone che l'hanno conosciuto».
da: http://iltirreno.gelocal.it/
Biografia:
Portici 1943
È il continuatore ideale e di fatto della linea figurativa iniziata da Luigi Crisconio e proseguita da Errico Placido. Proprio con Placido iniziò sin da adolescente a dipingere e ad apprenderne i segreti di una pittura di rapida esecuzione che fa del colore il suo elemento caratterizzante. Esordì a Ravello nel 1965 dove venne premiato con la medaglia d’argento, nello stesso anno vinse la medaglia d’oro al premio Dalbono. Da allora e fino ai giorni nostri è stata un’escalation per l’artista che ha accumulato riconoscimenti dalla critica e dal pubblico e collezionato tantissime coppe e medaglie su tutto il territorio nazionale. Armando De Lauzieres è un pittore che ha un suo pubblico di estimatori giacché ha trovato una sua autonomia espressiva, un suo linguaggio personale, in virtù di una carica poetica che trasfigura il dato reale. Motivo essenziale della sua arte è proprio il saper cogliere il senso genuino di tutto ciò che appartiene alla natura che viene rappresentata su larga scala coloristica: il suo occhio esperto, educato alla osservanza diretta di uomini e cose, riesce a dare un’interpretazione propria, unica ed inconfondibile, sulla realtà umana e sulla verità visiva che resta sempre il tema principale dei suoi dipinti. Ha ottenuto consensi di importanza nazionale ed internazionale e le sue opere si trovano presso Enti Pubblici e collezioni private in Italia e all’estero.
da: http://www.marcianoarte.it/
Biografia:
Nato a Genova nel 1920. Personali al Quadrifoglio di La Spezia; Bibliotecca di Sirmione e Studio Maria Luisa di Parma. Pittore, creatore di pupazzi animati, figlio d'arte. Ha tenuto personali a Torino, Parma, Rapallo, Santa Margherita, Los Angeles, Dresda. Ha partecipato ad importanti collettive.
Molti i premi e le segnalazioni, in concorsi nazionali ed esteri, tra i quali il premio speciale alla mostra di primavera. V. P. Karemik. Elogio di Salvator Gotta. Menzione speciale del console del Congo. In permanenza (nel 1975 ndr) allo Studio 22 di Rapallo.
da: Pittori e pittura contemporanea - Il Quadrato 1975
Biografia
Nacque a Praga il 20 ottobre del 1909, sotto l'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. Interrotti gli sudi universitari nella città natale, si trasferisce in Italia nel 1930, prima a Trieste e poi a Ferrara. Qui è allieva di Achille Funi con il quale studia la tecnica dell’affresco e collabora nel 1936 alla decorazione Il mito di Ferrara nella sala dell'Arengo (già Sala della Consulta) del Palazzo Municipale di Ferrara. Nel 1937 collabora con Funi agli affreschi della Chiesa di San Francesco Nuovo a Tripoli in Libia.
Nel 1938 debutta all’Esposizione Internazionale Biennale d’Arte di Venezia, tornandovi anche nel 1948.
Negli anni Quaranta si trasferisce a Milano, dove frequenta lo studio di Giorgio De Chirico e partecipa a tutte le edizioni della Triennale dal 1945 al 1954. Si dedica alla pittura di figura e alla natura morta ma anche all’incisione e all’illustrazione di libri quali Viaggio attraverso lo specchio (1947) di Lewis Carroll e L'albero del riccio (1948) di Antonio Gramsci.
Nel 2001 la pittrice italianizzata ha ottenuto l'Ambrogino d'oro.
Muore a Milano il 14 aprile 2010.
Attività
Felicita Frai si è espressa con l'olio, la tempera, l'acquarello, l'incisione e la litografia. L'artista ha dipinto, soprattutto, l'immagine femminile in infinite variazioni, oltre ai suoi coloratissimi e bellissimi fiori.
Opere nei musei
-
Collezioni d'arte della Fondazione Cariplo di Milano con l'opera: Fiori alpestri e anforetta (1965).
-
Galleria Civica d'arte contemporanea di Copparo con l'opera: Figura femminile (1992).
-
Galleria d'Arte Moderna Aroldo Bonzagni di Cento con l'opera: Sul davanzale (1974).
-
Museo d'arte di Avellino con l'opera: Fiori modesti del (1989).
-
Museo Civico d'arte Anticha di Ferrara (Palazzo ducale degli Estensi) con l'affresco: San Giorgio (1934-1938), realizzato con Achille Funi.
-
Museo Epicentro di Barcellona Pozzo di Gotto
-
Quadreria dell'Ospedale maggiore di Milano
Bibliografia
-
FERRATA Giansiro, MANZINI Gianna, MONTALE Eugenio, VALSECCHI Marco, Felicita Frai, Silvania editoriale d’arte, Milano 1973, pp. 131.
-
Laura CASONE, Felicita Frai, catalogo online Artgate della Fondazione Cariplo, 2010, CC-BY-SA (fonte per la prima revisione della voce).
da: https://it.wikipedia.org
Biografia:
Nato a Ferrara nel 1915. Ha frequantato l'Istituto d'Arte di Venezia. Nel 1961 ha vinto il premio "Città del Palio" a Siena.Ha partecipato al premio Suzzarra. Crociera della pittura italiana a New York e Washington nel 1965; premio di pittura Monmartre, Parigi 1966.
In permanenza (nel 1975 ndr) al Crocicchio di Bologna.
da Pittori e Pittura contemporanea - Il quadrato, 1975
Biografia:
(Alassio 1947 – Roma 1999)
Dalla natia Alassio si trasferì nel 1947 a Roma, per iscriversi all'Accademia di Belle Arti e seguire le lezioni di Roberto Melli, uno dei maggiori esponenti della Scuola romana. Carlo Cattaneo è stato un importante protagonista della pittura e dell'incisione italiana del dopoguerra. Negli anni 1955-65 è approdato ad esperienze artistiche di gusto nordeuropeo, assorbendo influenze simboliste e del post-cubismo fiammingo, mentre nel decennio successivo, fino al 1975, si è concentrato invece sulla ricerca formale. Nel 1971 ha vinto il Premio Mazzacurati e nel 1972 è stato invitato da Mario Penelope alla Biennale di Venezia. Nel 1987 ha ottenuto il Premio per la pittura alla XXX Biennale Nazionale d'arte Città di Milano. Nel 1991, il Museo di Roma a Palazzo Braschi gli ha dedicato un'importante mostra antologica, mentre nel 1994 gli è stato conferito il Premio del Presidente della Repubblica dall'Accademia Nazionale di S. Luca. E’ morto il16 marzo 2009 a Roma, all'età di 79 anni.
Biografia:
Dino Banchelli (1903-1974), pittore labronico, per molti anni visse a Casciana Terme.
Biografia:
Nato a Camaiore, Lucca, ITA nel 1944
Nazionalita: ITA
Nato da padre decoratore, prima si dedica al mosaico, quindi frequenta i corsi della Scuola di Parigi, prediligendo la terracotta. Ha vinto il Premio Pagina Pubblicitaria sull'Eco d'Arte Moderna per la Scultura, Capraia Fiorentina, FI.
Tra le sue partecipazioni a mostre nazionali, si ricordano: "Disegnare il Vangelo nel III Millennio", Roma (2001); "Opere della seduzione", Forum Interart e Palazzo Barberini, Roma (2001); "VI Biennale d'Arte Sacra", mostra itinerante in Spagna, Francia e Italia (2005); Torre degli Upezzinghi, Calcinaia (2006); Chiesa degli Artisti, Roma (2006); mostra itinerante: Concattedrale di S. Antimo, Chiesa di S. Rocco di Torrenieri, SI, Basilica di S. Maria in Montesanto, Roma e Chiesa di S. Maria ad Martyres, Maranola, LT (2006).
In Versilia, dove si avvale della collaborazione dei Laboratori Francesconi e Stagi Mosaici Artistici di Pietrasanta, presenta le sue opere in molte mostre, tra cui si ricordano: "Dimensione Ambiente", Lido di Camaiore (personale, 1989); Palazzo Mediceo, Seravezza (personale, 1990); "Arte alla Badia", Badia di Camaiore, LU (personale, 1997); "Documento Arte 2000", Centro Internazionale di Cultura e Spiritualità Frà Benedetto, Sillico di Pieve Fosciana, LU (2000); "Crocifissione e Maternità", Chiesa del Suffragio, Pietrasanta (2000); ex-Scuderie dei Borboni, Camaiore (2007).
Biografia:
Eugenio Reggiani (Sustinente 1857 – 1947).
Notizie bibliografiche:
Nato a Padova nel 1930, ma trasferitosi fin da bambino a Cremona, Mori è considerato artista cremonese non solo per ragioni cronologiche, ma anche e soprattutto per il suo impegno prolungato e costante nel campo dell’arte e in una lunga serie di attività culturali rivolte alla città di Cremona.
E’ stato docente di pittura e figura, per oltre un trentennio, al gruppo artistico “Leonardo”, socio-fondatore e presidente dell’Associazione Artisti Professionisti oggi (Associazione Artisti Cremonesi), attivo sostenitore ed animatore di importanti manifestazioni artistiche e culturali. Nome di rilievo nazionale, Giorgio Mori ha al suo attivo un grandissimo numero di mostre personali tenute sia in Italia che all’estero ed è universalmente riconosciuto per il suo modo unico e particolarissimo di trattare la figura. Sue opere sono presenti in numerosi spazi pubblici, Istituzioni, banche, musei e pinacoteche tra le quali anche la galleria Civica Ricci Oddi di Piacenza.
da: www.undo.net
Biografia:
(1895 - 1987)
Nato in Italia, si è formato all’Istituto d’Arte di Venezia, emigra poi in Brasile completando la sua carriera a San Paolo, dove è stato professore di disegno e pittore. Ha esposto tra l’altro nel Salone delle Belle arti a San Paolo negli anni ’50 e ha realizzato un’esposizione individuale nella Galleria Paulo Figueirido nel 1973.
Biografia:
Nato a Livorno nel 1903.
Presenze: Premio al "Tirrenia", segnalazione speciale al Cral Poligrafici per gli acquarelli, premio "La Rotonda" dell'Ardenza, partecipa alla collettiva dell'Accademia Militare di Livorno, per due volte ha il secondo premio "Palio marinaro", il terzo premio alla "Mostra del quadro", riconoscimenti ambiti alla Mostra di Pittura "Iacip", il "Castellina".Nel 1972 personale a Milano alla Galleria Le Colonne.
In permanenza (nel 1975 ndr) alla Galleria Apuania di Marina di Carrara.
da: Pittori e pittura contemporanea - Il Quadrato - 1975
Biografia:
Natoa Padova nel 1937. Esposizioni e premi: Primo premio "Bassano" (Premio Rotary Club); Mostra Nazionale d'Arte Mariana ad Assisi; Premio "Mestre", Premio "Feltre" (Terzo premio), Premio Internazionale "Giorgione" di Castelfranco. Premio Marina di Ravenna (Premio Ministero Difesa). Biennale Trivenetadi Padova. Premio Nazionale "L. Salvi" di Sassoferrato. IX Quadriennaled'arte Romana.
In permanenza (nel 1975 ndr) alla galleria Pro Padova di Padova.
da: Pittori e Pittura contemporanea - Il Quadrato, 1975
Biografia:
Ennio Finzi nasce a Venezia nel 1931 e, giovanissimo, si interessa di pittura e di musica. Dopo una temporanea frequenza dei corsi dell'Istituto d'Arte di Venezia viene attratto dall'affascinante scoperta dello sconvolgimento strutturale del cubismo, il che gli permette di trascendere il dato reale della rappresentazione. Con la Biennale del 1948 si riapre a Venezia l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee e questo fatto gli offre la possibilità di dedicarsi allo studio dei maestri delle avanguardie storiche. L'incontro con Atanasio Soldati, genera uno stimolo che influenzerà le opere successive caratterizzate da accesi cromatismi e rigorosi equilibri formali. Nascono così le prime "invenzioni" in cui il ritmo, il colore, la luce, il timbro, assumono il ruolo di elementi portanti e diverranno una costante basilare di tutta la sua ricerca. Notevole influenza in quegli anni viene esercitata su Finzi da Virgilio Guidi per la forza ideologica del pensiero creativo e da Emilio Vedova per l'impeto del gesto che aggredisce la superficie. La scoperta della musica dodecafonica lo porta ad appropriarsi del principio della "dissonanza", Improvvisamente, in tal modo, la prassi di un colore sciolto da ogni relazione di tono e carico dell'esclusiva funzione di timbro, apre nuovi e vasti orizzonti, tanto che da quel momento e fino al termine degli anni '50 il suo lavoro risulterà un’ossessi va ricerca sulla semantica del gesto, della luce, del timbro. Il rapporto suono-colore, un colore che Finzi, più che "vedere", ama "ascoltare" nelle sue risonanze più intime, gli permette di esprimersi secondo altre regole del tutto aleatorie in svincolata autonomia. Sul finire degli anni '50, segnati dalle sconvolgenti intuizioni di Lucio Fontana, che Finzi conosce a Milano in occasione di una sua mostra alla galleria Apollinaire, la turbolenza gestuale e l'urgenza espressiva si placano e subentra una dimensione più riflessiva nella direzione di un superamento della pittura stessa, con l'avvicinamento alle teorie gestaltiche sulla fenomenologia della percezione. I principi della optical art informano le sue ricerche sulla suggestione ottica fino al 1978.
Nel 1980 la pittura riconquista lo spazio dominante con un successivo alternarsi di colore e non colore, di luce ed oscurità che si contendono la superficie dell'opera. Il nero viene posto come la luce del buio, del vuoto, del silenzio e lo conduce a sondare le risonanze più segrete dell'inesistente sull'invisibilità della pittura stessa. Nella continua dialettica che contraddistingue il principio della ricerca, Finzi procede per stadi successivi di evoluzione caratterizzati da espansioni di sontuosità cromatiche e da improvvisi azzeramenti di ogni luminosità in cui concentra allo stato potenziale ogni emissione energetica.
Ha cominciato ad esporre nel 1949 alla fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia dove nel 1956 ha tenuto la sua prima personale.
Ha partecipato, su invito, nel 1959 e nel 2000, alla Quadriennale di Roma e nel 1986 alla XLII Biennale d'Arte di Venezia.
Sono da ricordare, oltre alla mostra antologica del 1980 alla Bevilacqua La Masa di Venezia, l'esposizione alla Galleria d'arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Forti (Verona) e quella alla Galleria d'Arte Moderna Palazzo dei diamanti (Ferrara). Nel corso del 2002 è stata allestita a Roma e Spoleto una grande retrospettiva dal titolo:Ennio Finzi, Venezia e le avanguardie del dopoguerra.
L'ultima importante esposizione personale si è tenuta nel corso del 2005 a Urbino nelle sale del Palazzo Ducale.
Nel corso del 2006 e del 2007 assieme alle opere di Gino Morandis ha esposto a Praga, presso la Fondazione Manes, e a Napoli nelle sale di Palazzo Reale.
Ha insegnato all'Accademia di Venezia.
Vive e lavora a Venezia - Mestre.
Esposizioni:
2011
Roma, San'Ivo alla Sapienza, Archivio di Stato di Roma, L'Arte di Amare l'Arte
Omegna (VB), Galleria d'Arte Spriano, Omaggio a Ennio Finzi ("Guardami")
Castel Ivano, Borgo Valsugana, Le silenziose vie dell’astrazione. Il sentimento del colore
Castelfranco Veneto, Galleria del Teatro Accademico, "Patologia dell'espressione", a cura di D. Marangon e M. Beraldo
Treviso, Museo Civico di Santa Caterina, "Edoer Agostini e la Biennale di San Martino di Lupari"
Milano, Salone Internazionale del mobile, "Omaggio a Ennio Finzi", stand Gruppo Euromobil
2010
Rimini, Castel Sismondo, "Pittura d’Italia", a cura di Marco Goldin
Venezia, Galleria Perl'a, "Lucio Fontana e lo Spazialismo a Venezia", a cura di F. Battacchi
Piazzola sul Brenta (PD), Villa Contarini, "Dal nero al non colore. Opere 1950-2010", a cura di M. Beraldo e D. Marangon
Salò, Sala dei Provveditori, Civica Raccolta del disegno di Salò, "Nuove acquisizioni 3004-2010", a cura di M. Riccioni
2009
Pieve di Soligo, Villa Brandolini, "Oltre il paesaggio"
Padova, Anfiteatro Arte, "Gino Morandis e lo spazialismo a Venezia"
Roma, Palazzo Venezia, "Riccardo Licata e le stagioni dello Spazialismo a Venezia"
Jesolo, Palazzo del Turismo, "Pittura come gesto. Tendenze informali dagli anni cinquanta al contemporaneo"
Venezia, "Porto d'Arti", evento collaterale della 53ma esposizione Internazionale d'Arte La Biennale di Venezia, a cura di Luciano Caramel
Torino, Promotrice delle Belle Arti, Riccardo Licata e gli amici di Venezia e Parigi
2008
Venezia, Scuola Grande San Giovanni Evangelista, "Finzi-Pontini, dal mecenate al collezionista"
Mel (Bl), Palazzo delle Contesse, Omaggio a Ennio Finzi, a cura di Michele Beraldo
Portogruaro, “Io non sono lui”, Galleria Comunale d’Arte Moderna, a cura di Dino Marangon
2007
Napoli 1986-2007 Finzi e Morandis, Rincontro di due generazioni dello Spazialismo, Napoli-Palazzo Reale
Treviso, Museo di Santa Caterina, "Spazialismi a confronto: Tancredi e Ennio Finzi"
2006
Ennio Finzi e lo spazialismo veneziano, Loggiato San Bartolomeo, Palermo
Finzi-Morandis, Fondazione Manes, Praga
Libreria Mondadori Ferrarin, Legnago
2005
Galleria Art Media, Castelfranco Veneto
Ennio Finzi e gli Spazialisti, Palazzo Ducale di Urbino
Finzi-Cappelletti: Ancora Pittura, Villa Lagarina, Trento, 2005
2004
Galleria d'arte Vecchiato, Padova - Galleria Borromeo, Padova
Galleria Dante Vecchiato, Padova - Galleria Ferrari, Ferrara
Galleria Meeting in Arte fiera, Bologna
2002
Galleria La Roggia, Conegliano - Complesso monumentale San Salvatore in Lauro, Roma
Villa Brandolini, Pieve di Soligo - Galleria Civica d'Arte Moderna Palazzo Ràcani Arroni, Spoleto
2001
Ai Molini, Portogruaro (Ve) - Box Art, San Bonifacio, Verona
Museo d'Arte delle Generazioni Italiane del '900, Pieve di Cento - Galleria Argo, Trento
Galleria Multigraphic, Venezia
2000
Galleria d'Arte Tarozzi, Pordenone - Teatro Comunale Lonigo - Vicenza
Galleria "Arte Più", Ferrara - "Finzi e Licafa a confronto", Castello Cinquecentesca L'Aquila
Città di Corale, centro Civico Comunale - Piazza Vesco
1999 - Galleria Dante Vecchiato, Vicenza - Galleria Studio d'Arte GR Sacile
1998
Galleria Bluart, Padova - Ca' Lozzio Incontri, Oderzo
Galleria Vega Spazio, Trento - Galleria Studio Delise, Porfogruaro
1997
Arte Fiera, Bologna, personale galleria Fidesarte e galleria Meeting - San Gregorio Art Gallery, Venezia.
Galleria Fidesarte, Venezia-Mestre - Galleria Morone, Milano
1996
Palazzetto dell'Arte Città di Foggia - Galleria Sagittaria, Ennio Finzi Opere 1951-1958, Pordenone
Galleria "Linea 70" Verona - Galleria Cheiros. Vicenza
1995 - Galleria d'Arte Moderna "Spriano" Omega (No)
1994 - "Giuseppe Mazzariol" - Arte Fiera, Bologna - Mostra Antologica, Comune di Sarego
1993 - Mostra Seminario, Università degli Studi di Venezia, Dipartimento di Storia e Critica delle Arti
1992 - Galleria Centro d'Arte la Fenice, Treviso. Studio d'Arte LArgentario, Trento
1991 - Galleria del Cavallino "I versi del colore", Venezia
1990
Mostra ontologica Galleria Tommaso, Trieste (testo di D. Marangon)
Galleria Civica Palazzo Todeschini, Città di Desenzano del Garda
1989
Galleria Rosati, Ascoli Piceno - Associazione Artistica "La Cooperafìva" Bari
Jazz e pittura, Valdagno
1988
Galleria La Virgola, Fabriano
Galleria Sintesi, Treviso
Galleria d'Arte Moderna Palazzo dei Diamanti, Ferrara
Galleria Meeting, Venezia-Mestre
1987 - "42 Opere Inedite 1950-1955" Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Forti, Verona
1986
Galleria Il Sole, Bolzano
Galleria Tommaseo, Trieste
Galleria Il Traghetto, Venezia
Galleria Borgo, Treviso
Galleria Meeting, Venezia-Mestre
1983
Galleria L'Argentario, Trento
Galleria Il Traghetto, Venezia
Galerie BIMC, Parigi
1982
Galleria d'Arte Moderna Dino Del Vecchio, Monopoli
Galleria Lilla, Venezia-Mestre
1981
Galleria Seno, Milano
Galleria Il Traghetto, Venezia
1980
"Artisti per la Scuola" Comune di Venezia - Centro d'Arte, Acqui Terme
Fondazione B.L.M. Venezia, mostra antologica
1979 - Galleria Meeting, Venezia-Mestre
1978
Galleria Arte Struktura, Milano
Galleria Rosati, Ascoli Piceno
La Cooperativa Associazione Esperienze Culturali, Pescara
1977
Galleria L'Argentario, Trento
Galleria Fidesarte, Venezia-Mestre
1975
Galleria Erika, Torino
Galleria Il Traghetto, Venezia
Galleria l'incontro, Vicenza
1974 - Galleria Il Traghetto, Venezia - Galleria L'Argentario, Trento
1973 - Gallerie 58, Rapperswill, Svizzera - Galleria Quarta Dimensione, Arezzo
1972 - Galleria Falchi, Milano - Galleria S. Giorgio, Venezia-Mestre - Galleria Michelangelo, Bergamo
1971 - Galleria 3B, Bolzano - Galleria G3N, Seregno
1970 - Galleria l'Argentario, Trento - Galleria Il Traghetto, Venezia - Galleria l'Incontro, Vicenza
1969 - Galleria Il Traghetto, Venezia - Galleria Schreiber, Brescia
1964 - Galleria Gritti, Venezia
1961 - Galleria Il Traghetto, Venezia
1958
Galleria Apollinaire, Milano (testo G. Marchiori) - Circolo di Cultura, Bologna
Fondazione B.L.M. Venezia (testo di U. Apollonio)
1957 - Galleria Schneider, Roma - Galleria S. Stefano, Venezia - Galleria Numero, Firenze
1956 - Fondazione B.L.M. Venezia.
da: www.enniofinzi.it
Biografia:
Aldo Santoro è nato a Napoli nel 1949. Ha frequentato il Liceo Artistico nella sua città e si è imposto in pochi anni come uno dei migliori pittori figurativi, grazie anche ad un indiscusso talento ed uno stile suggestivo ed efficace.
Nella sua ricerca di espressioni nuove e spontanee, è riuscito a fondere i preziosi suggerimenti della tradizione pittorica partenopea e gli stimoli più genuini di chi crea arte con entusiasmo e applicazione. Nelle sue opere la bellezza costituisce l'elemento essenziale. Conosciuto ed apprezzato in Italia e all'estero, dove critica e pubblico gli accordano ampi consensi, quando di frequente espone le sue opere.
Fra le mostre principali, da ricordare:
1973 - Napoli - Personale Castel dell'Ovo
1978 - Londra - Galleria Desiree
1982 - Roma - Galleria S. Marco
1984 - Torino - Galleria Sabauda (Medaglia d'oro)
1987
Biografia
Bigazzi è un eccellente classico-moderno, cioè un artista che, pur essendo abbeverato di classiche esperienze, possiede una ben moderna sensibilità ed uno straordinario potenziale espressivo.
Paolo Bigazzi è un artista che conosce bene il suo mestiere; un pittore dagli impasti succosi, di una schietta sensibilità, quella stessa che troviamo nella migliore pittura livornese.
Le esperienze acquisite nei suoi continui spostamenti: dalla Grecia alla Francia, dalla Costa Azzurra all’Inghilterra hanno contribuito notevolmente alla sua formazione artistica, affinandolo sempre più nella tradizione classica con un apporto descrittivo tutto moderno.
Bigazzi prediligie i soggetti ispirati alla natura che traduce con intima e profonda sensibilità, usando una tavolozza limpida e vivace, capace di illuminare con una straordinaria luce la purezza delle forme e la sensibilità del disegno. Egli è profondamente attaccato alla natura e ne sa tradurre la sua voce con un linguaggio “realistico nuovo” che oscilla tra sogno e poesia.
Modestia, sincerità di ispirazione, sicurezza di tecnica, estrema padronanza dei mezzi espressivi, animo di poeta, sono le doti precipue che fanno di Paolo Bigazzi “il pittore”.
Temi delle sue composizioni sono: i fiori, le nature morte, la figura e i paesaggi nei quali ultimi, l’artista mette in particolare evidenza la sua maggiore carica espressiva dando comunque, a tutte le opere, una visione personalistica altamente riconoscibile.
(Nino Villanti)
Mostre
Il maestro Paolo Bigazzi ha partecipato a numerose mostre personali in Italia e all’estero. Le sue opere si trovano nelle più grandi collezioni private. Vive a Londra e dipinge tutta la Toscana.
1969 – Boutique del Quadro, Livorno.
1975 – Galleria La Custoza, Pistoia.
1977 – Galleria Nazionale, Lucca.
1977 – Galleria Librarte, Florence.
1980 – Portico Gallery, Manchester, England.
1984 – Galleria IL Cenacolo, Florence.
1985 – Executive Gallery, Beverly Hills, California.
1990 – Iseten Gallery, Tokyo.
1991 – Galleria Spagnoli, Lugano.
1992 – Galerie Otto, Vienna.
1998 – Centre de Rencontre Internationale, Monte Carlo.
2002 – Chelsea Town Hall, London.
2003 – Leighton House Museum, London.
2005 – Alticozzi Gallery, Cortona, Italy.
Biografia
Alfredo Pini e’ nato a Mirandola nel 1958.
Si diploma all’Istituto Commerciale G. Luosi di Mirandola nel 1977. Nel 1985 abbandona la sua professione di ragioniere per dedicarsi completamente alla pittura. Apre contemporaneamente una galleria d’arte a Ferrara e ivi si trasferisce.
Frequenta diversi studi di pittori e si iscrive a vari corsi di pittura tra i quali uno tenuto dal pittore e scultore Gianni Guidi.
Entra in contatto con vari artisti del ‘900 tra i quali il futurista Primo Conti, Bruno Cassinari, Mario Schifano, Bruno Ceccobelli, Luca Alinari, Concetto Pozzati, Omar Galliani.
Nel 1987 inizia l’attivita’ espositiva e contemporaneamente si iscrive al corso di Laurea DAMS sezione arte presso L’Universita’ di Bologna.
Si appassiona all’arte della litografia e serigrafia e dal 1990 esegue diverse serigrafie e litografie a tiratura limitata.
Illustra copertine di libri e diverse altre pubblicazioni tra le quali alcune della Schifanoia editore.
L’attivita’ espositiva si fa sempre piu’ frequente e lo porta di sovente anche all’estero.
Partecipa a diverse fiere internazionali dell’arte.
Dal 1997 la sua attivita’ di pittore lo porta a stringere rapporti di collaborazione sempre piu’ stretti ed in rapporti di semiesclusiva con varie gallerie in diverse citta’ d’Italia, Spagna e Stati Uniti.
Nel 2001 la casa editrice Reinermann con sede a Bielefeld in Germania diffonde in esclusiva stampe originali tratte da sue opere in Germania e nord Europa.Diverse riviste artistiche si sono interessate periodicamente al suo lavoro, tra queste il mensile Arte, edito dalla Mondadori, in diverse occasioni.
Vive a Ferrara con la moglie Dalida ed il figlio Simone.
Studio via Goretti 5/7 Ferrara
Alfredo Pini
"La musica dei colori metropolitani"
Critica di Gabriele Turola
Alfredo Pini vuole rappresentare la società in cui vive confrontandosi con la dimensione del tempo per trovare una risposta esistenziale: l’effetto del dripping, ovvero il colore che cola, simboleggia il fluire del tempo che abbraccia uomini e cose visualizzando il motto del filosofo Eraclito «Tutto scorre».
Eppure le pennellate veloci, scattanti, impetuose di Pini, che ricordano le sciabolate, i fuochi di artificio di Boldini oltre alle improvvisazioni informali di Schifano, affrontano il tempo per trovare dei significati duraturi, capaci di sottrarsi alla vanità delle mode passeggere, vogliono scendere in profondità, indagare sotto la superficie delle cose, sotto la stoffa degli abiti firmati, dietro gli ammiccamenti della società consumistica, della cultura di massa e scoprire il nocciolo, l’essenza vera e autentica. Ecco così che le bellissime ragazze da lui dipinte come simboli di una società in cui conta più apparire che essere, nascondono dietro il loro fascino, dietro la sensualità dei corpi esibiti, dietro l’eleganza dei vestiti all’ultima moda qualcosa di incerto, di fragile, come indica il titolo di un suo olio su tela “SÌ e NO”. Le figure femminili dell’artista modenese sembrano modelle uscite dalle riviste patinate o giovani attrici di sceneggiati televisivi letteralmente travolte da elementi pittorici che si riallacciano alla Pop Art, al Graffitismo, alla Poesia Visiva, sono le icone di un mondo bombardato da messaggi subliminali, da scritte pubblicitarie il cui gusto compositivo ossessivo è improntato all’horror vacui.
Sono bambole messe in vetrina ad uso e consumo del voyeurismo. Pini ricorre alla moda, al cinema alla pubblicità per dimostrare che la donna rimane una persona degna di rispetto, fatta per amare ed essere amata, non un oggetto catturato dalle trappole del consumismo bieco, scaduto negli esiti del Kitsch.
Pini adotta il linguaggio della comunicazione di massa per effettuare una lucida critica della stessa comunicazione di massa, quindi in un certo senso si accosta più al Nouveau Réalisme che alla Pop Art in quanto la sua visione della società dei consumi risulta tutt’altro che ottimistica, anzi ne denuncia gli aspetti vuoti e negativi. Infatti le sue immagini volutamente caotiche ricordano gli oggetti accumulati di Arman, intesi quali resti archeologici del futuro, reperti di una società sovraccarica, debordante, ricordano inoltre il linguaggio pubblicitario e quotidiano di Mimmo Rotella e Jacques Villeglé.
Un artista scoperto dal grande Andy Warhol e caro a Pini è Michel Basquiat, graffitista, legato alle sue radici etniche, che recupera la negritudine e che si ispira alla musica Jazz. Il nostro mondo moderno racchiude elementi e forze primordiali, per questo per essere moderni spesso occorre volgere lo sguardo indietro in un passato remoto, risalire alle sorgenti del mito, riscoprire il primitivismo. Di questo se ne è accorto Gauguin il quale ha abbandonato la civile Europa per trovare ispirazione prima a Tahiti poi in Polinesia, così pure Picasso per inventare il Cubismo ha attinto alle maschere africane.
Il primitivismo di Pini si evidenzia nel suo graffitismo, memore delle pitture rupestri di Lascaux, in maniera esplicita spicca nell’olio su tela Senza parole del 2007 dove le figure femminili ricorrenti si mescolano a impronte rosse di mani, le stesse che gli aborigeni australiani lasciavano sulle rocce, risalenti a 11.000 anni fa. Così pure l’artista modenese si ricollega alle foreste intricate e informali di Pollock ma nello stesso tempo prende le distanze dalla furia drammatica del Maestro americano, cerca piuttosto accordi musicali, a volte attenua la sua tavolozza distendendola in toni più sommessi, delicati, quasi monocromi. Dietro la violenza delle pennellate, dietro le immagini che si accavallano in un caleidoscopio metropolitano di segnaletiche, insegne pubblicitarie, scintillii metallici, fari di macchine scorgiamo il filo di Arianna per uscire da questi labirinti. Pini cerca se stesso dietro le apparenze ammiccanti e caotiche, sa apprezzare l’importanza delle piccole cose, il sapore degli affetti e dei ricordi che ci riportano a un mondo sano, genuino, non inquinato.
Ecco allora che affronta i temi dell’amata musica jazz, protagonista di molte sue opere introspettive. Perfino i colori guizzanti, esplosivi, zigzaganti evocano proprio le note che escono con impeto da uno strumento a fiato, una tromba o un sax, ma queste note seguono un filo preciso, aspirano all’armonia, all’intimismo, all’idea di arte quale fonte di gioia, forza catartica. Così l’artista si affida alla memoria intesa non come nostalgia decadente ma come scoperta delle proprie radici.
I suoi quadri attraversati da dinamismi vorticosi, da linee e segni che si intersecano ci invitano a riflettere, a trovare il filo rosso per cogliere un significato, un codice, una chiave di lettura. Non a caso, laureandosi al Dams di Bologna, Pini ha avuto come insegnante Umberto Eco, famoso per i suoi trattati di semiotica. Nella pittura di Pini protagonista è proprio il segno che diventa colore e gesto per fermare l’attimo fuggente, per cogliere il bandolo della matassa. Ecco così che perfino le macchine, motivi cari ai futuristi, simboli di velocità e fiducia ottimistica nel progresso, diventano per il nostro artista pretesti non per correre, ma per fermarsi a riflettere, per gustare il sapore delle cose amate e preziose, dei ricordi personali. Infatti Alfredo Pini predilige vecchi treni, Cadillac degli anni ’60 e la mitica Vespa, immortalata nel film del 1953 Vacanze romane, interpretato da Andrey Hepburn, proprio per ricollegarsi al filo della memoria, per ritornare alle sue radici, per privilegiare gli aspetti umani e positivi del progresso, della tecnologia, del consumismo stesso, infatti anche questa parola può assumere un significato ludico, creativo.
I colori improvvisati, come le note del Jazz, scattanti e vivaci di Pini si trasformano allora nella Ali della mente, titolo di un suo olio su tela del 2004, in quanto ci trasportano in una dimensione sottratta alla forza di gravità, in un firmamento di note colorate e di cromatismi sonori.
Mostre Alfredo Pini
1992
“Galleria La Bottega”, Mirandola (Mo)
1993
“Art Box”, Carpi (Mo)
“Galleria Lacerba” , Ferrara
1994
“Artisti a Pordenone”, Pordenone
“Vicenza Arte” , Vicenza
“Arte Padova”, Padova
“Artissima” , Torino
1995
“Art Expo” , Bari
“Galleria Zanolini” , Ferrara
“Galleria Accademia Arte Antica” , Cento (Fe)
1997
“Galleria Lacerba” , Ferrara
“Galleria Colors” , Ferrara
“Galleria la Bottega” , Mirandola (Mo)
“Galleria Artstudio” , Portomaggiore (Fe)
“Palazzo Piasenti”, Cavarzere (Ve)
“Arte Padova” , Padova
“Line Art” , Gent (Belgio)
1998
“Galleria Oreste Marchesi” , Copparo (Fe)
“Reggio Arte” , Reggio Emilia
“Club La Marchesa” , Mirandola (Mo)
“Arte Fiera Forli’” , Forli’
1999
“Reggio Arte” , Reggio Emilia
“Expo Arte Montichiari” , Montichiari
“Galleria la Rotonda” , Montecchio Emilia (Re)
“Arte Fiera Forli’” , Forli’
“Palazzo Roncale” , Rovigo
2000
“Reggio Arte” , Reggio Emilia
“Galleria Rota” , Bergamo
“Galleria Nuovo Segno” , Forli’
“Arte Padova” , Padova
“Galleria Gaspar” , Barcellona (Spagna)
2001
“Galleria Armanda Gori Arte” , Prato
“Bellini Fine Art Gallery”, La Jolla (California, Usa)
“Galleria Transit” , Bergamo
“Galleria Convento” , Burgos (Spagna)
2002
“Allegretti Arte” , Villapoma (Mn)
“Young Museum” , Revere (Mn)
“Galleria Gaspar” , Barcellona (Spagna)
“Galleria Logrogno Berrueta” , (Spagna)
“Line Art” , Gent (Belgio)
“Galleria YsYa – Blanc” , Barcellona (Spagna)
2003
“Sala Efer”, Ferrara
“Villa Vecelli Cavriani”, Mozzecane (Vr)
“Studio d’arte Christine Böke”, Pietrasanta (Lu)
2004
“Vicenza Arte” Vicenza
“Artexpo Montecarlo” Principato di Monaco
“Marcart” Lugano (Svizzera)
“Sala Nemesio Orsetti” Pontelagoscuro (Fe)
“Atelier Calvenzano” Calvenzano (Bg)
“Contemporanea” Forli’
“Immagina” Reggio Emilia
“Arte Padova” Padova
“Expo Arte Montichiari” Montichiari (Bs)
2005
Galleria “ARTantide” Lugano (Svizzera)
“Villa Colombaia” Ischia (Na)
“Galleria Signorini” Lendinara (Ro)
“Galleria La Lanterna” Moncalieri (To)
2006
“Galleria Putignano” Noci (Ba)
“Vicenza Arte”
“Catania Arte”
2007
"Vicenza Arte”
Officine ABSO Napoli
“Casa Ariosto” Ferrara
Galleria Al Paradisino Modena
2008
Maschio Angioino – Napoli
2009
“Art Expo” , Bari
“Arte Padova” Padova
“Vicenza Arte” Vicenza
Banca Popolare di Ravenna - Ferrara
“Art Expo” , Bari
“Arte Padova” Padova
“Vicenza Arte” Vicenza
2010
Museo Magi 900 – Pieve di Cento (Bo)
2011
Giorni d'arte - Carrara
Art-business - Malpensa
Galleria Atelier – Calvenzano (Bg)
Museo Bellini – Comacchio (Fe)
2012
Galleria Armanda Gori arte – Prato
Idearte Gallery – Ferrara
Studio Pofessionisti Associati - Prato
2013
Galleria Wikiarte – Bologna
Galleria “Il Melograno” - Livorno
Villa Draghi – Montegrotto Terme (Pd)
2014
Galleria Federico Barrocci – Urbino (PU)
The jambo street e pop art - Bologna
da: www.lacerba.com
Notizie biografiche:
Nato ad Aleppo (Siria), è vissuto a Roma per una decina d’anni, negli anni settanta, aveva lo studio in via Ponti, 253 a Roma. Appartiene alla corrente figurativa e fa uso di olio, tempera e acrilica.
(Notizie tratte dal volume: “Arte Oggi. Antologia d’arte contemporanea” di Michele Cennamo, Edizioni romane d’Arte SpA, Roma, 1975)
Biografia
Alfredo Fabbri nasce il 2 settembre 1926 a Grosseto. La precoce morte del padre, fa sì che fin da bambino Fabbri trascorra lunghi periodi tra il Barba (Quarrata-Pistoia) , presso la casa natale degli zii e Grosseto, con la madre che qui possiede una bottega.
Dopo la scuola di disegno tecnico a Torino, la sua formazione avviene sui primi anni Cinquanta a Pistoia, dove lavora con Alfiero Cappellini, e Firenze dove è in contatto con Soffici, Rosai e Loffredo.
Dal 1953 al 1955 si trasferisce con la moglie a Grosseto dove, tra le altre partecipazioni, si ricordano la sua prima personale al Bar la Vasca nel 1954 e la Rassegna di pittura realista nel 1955; mentre nello stesso anno partecipa alla VII Quadriennale romana. Sono anni di grande lavoro in cui l’entusiasmo conduce i primi passi di Fabbri attraverso un linguaggio variegatamente sperimentale, in cui sono chiari echi espressionisti, cubisti e realisti.
Ritornato definitivamente a Pistoia, nel 1957 tiene una mostra personale al Lyceum di Firenze durante la quale viene acquisito un dipinto per la Galleria d’arte moderna di Pitti. Dagli anni Sessanta inizia un’intensa attività espositiva tra cui si segnalano le partecipazioni all’XI, XII e XV premio del Fiorino, alla Biennale Nazionale d’arte di Milano (1961 e 1965); la Personale a Milano alla Galleria Vinciana nel 1964, visitata da Carrà. In questi decenni frequenti sono i viaggi all’estero, soprattutto in Svizzera, dove terrà una mostra a Burgdof; ma anche a Parigi (1968) e a New York (1969), visitando, col tempo, le maggiori capitali europee.
Il suo lavoro si incentra adesso su due temi peculiari: i Notturni e le Nevicate in cui la ricerca pittorica distaccandosi dall’assillo del ‘vero’ si stempera nei bagliori di liriche visioni. Intanto a partire dagli anni Settanta, i viaggi diventano fonte primaria di ispirazione: molte, in questi anni, le mostre a tema dedicate alle suggestioni delle città visitate sia europee (1972, Firenze, Galleria d’Arte “Palazzo Vecchio”), i tetti di Londra, con presentazione di Mario De Micheli), che africane o sudamericane; nel 1988 illustra la Suite parigina del poeta Piero Bigongiari.
Di primaria importanza è l’attività grafica che rivolge l’attenzione alle città toscane, ma anche alle nature morte e ai fiori. Dagli anni Novanta predilige i temi legati alla Maremma, le nature morte di fiori o i ritratti che spesso coniuga in opere caratterizzate da estrema libertà compositiva.
Nel 1992 esegue il Fregio della Sala Consiliare di Quarrata in cui racconta i mestieri della tradizione artigianale pistoiese, mentre nel 2001 il Centro di Documentazione sull’Arte Moderna e Contemporanea pistoiese gli dedica una mostra antologica nelle Sale affrescate del Palazzo Comunale.
Nel 2007 il Comune di Quarrata e la Fondazione Banche di Pistoia e Vignole gli dedicano una mostra antologica nel Polo Tecnologico di Quarrata.
*A.M. Iacuzzi In Alfredo Fabbri "Città" catalogo della mostra al Centro Monteoliveto - di Pistoia - marzo 2005
Muore nel 2010, dopo una lunga malattia
Mostre personali:
1954 Grosseto - Galleria La Vasca - Mostra Personale
1955
Grosseto - Sala Borse Camera Commercio - Mostra Personale
1956
Livorno - Premio di disegno Amedeo Modigliani
Pistoia - Università Popolare - Mostra Personale
1957
Grosseto - Sala Borse Camera Commercio - Mostra Personale
1958
Prato - Galleria d'arte 'Falsetti' - Mostra Personale
1959
Perugia - Premio Perugia
Galleria d'arte 'Vannucci' - Mostra Personale
1960
Arezzo - Galleria d'arte Moderna 'L'incontro' - Mostra Personale
Firenze . Galleria d'arte 'La Strozzina' - Artisti pistoiesi
Firenze - XI Premio nazionale 'Il Fiorino'
Prato - Galleria d'arte 'Falsetti' - Mostra Personale
Viareggio - VI Premio Città di Viareggio
Bari - X Mostra nazionale di Pittura
Pescara - Galleria 'Verrocchio' - Mostra Personale
1961
Firenze - XII Premio Nazionale 'Il Fiorino'
Roma - Palazzo Grazioli - Mostra di artisti pistoiesi
Milano - Biennale Nazionale d'Arte
1962
Venezia - Galleria d'Arte 'Adriana' Mostra Personale
Rovereto - Galleria d'arte 'Delfino' - Mostra Personale
1963
Ancona - Galleria 'Arte' - Mostra Personale
1964
Milano - Galleria 'Vinciana ' - Mostra Personale
1965
Porto Ercole - Galleria 'Archibassi' - Mostra Personale
S. Benedetto del Tronto - Mostra Nazionale d'Arte contemporanea di pittura e bianco e nero
Firenze - Galleria 'Palazzo Vecchio' - Mostra Personale
1966
Padova - Il Biennale dell'incisione artistica
Burgdof - Galerie Bertram - Mostra Personale
1967
Grosseto - Galleria d'arte 'Contemporart' - Mostra Personale
Livorno - Galleria della Pittura Toscana - Mostra Personale
1968
Verona - Galleria 'Ghelfi' - Mostra Personale
1969
Firenze - Galleria d'arte 'Palazzo Vecchio' - Mostra Personale
Roma - Galleria 'Casa della Fornarina' - Mostra Personale
1971
Firenze - Galleria d'arte 'Palazzo Vecchio' - Variazioni su un tema
St. Gallen - Museo Civico di Pistoia - Historisches Museum St. Gallen - Mostra di artisti italiani e svizzeri
Pistoia - Galleria 'La Custodia' - Mostra Personale
Firenze - Galleria d'arte 'Palazzo Vecchio' - Variazioni su un tema
1972
Prato - Galleria 'Metastasio' - Cento maestri della grafica internazionale del XX' secolo
Firenze - Galleria d'arte 'Palazzo Vecchio' - I tetti di Londra
1973
Siena - Galleria 'Duccio di Buoninsegna' - Mostra Personale
Firenze - Galleria d'arte 'Il Mirteto' - Mostra Personale
1974
Montecatini Terme - Galleria 'Ghelfi' - Mostra Personale
1980
Pordenone - Concorso Internazionale 'Il Pordenone 1980'
1988
Pistoia - Galleria d'arte 'Vannucci ' - Mostra Personale
1990
Firenze - Galleria d'arte 'Palazzo Vecchio' - Mostra Personale
1992
Quarrata - Mostra delle opere per il fregio della Sala Consiliare
1993
Sulmona - XX Premio Sulmona - Palazzo dell'Annunziata
1994
Quarrata - Area ex Lenzi - Mostra antologica opere dal 1951 al 1993
1999
Agliana - Polispazio 'Hellana' - Le opere grafiche di Alfredo Fabbri
2000
Verona - Galleria 'Ghelfi' - Mostra Personale
Taranto - Galleria 'Margherita' - Mostra Personale
2001
Pistoia - Sale Affrescate del Comune di Pistoia - Mostra antologica
2005
Pistoia - Mostra Personale 'Città' - Centro di Monteoliveto di Pistoia
2007
Quarrata - Polo tecnologico - Mostra antologica
Notizie biografiche:
Nato a Tunisi il giugno del 1943; l'inquietudine intellettuale di questo Artista fa si che le sue opere, belle, di felice costrutto e cromaticamente felici siano di facile assorbimento per chi le guarda.
Animali, personaggi o caseggiati non ha importanza, il gusto, il concetto e l’armonia risultano sempre vincenti e felici, chi ha un suo quadro in casa lo sa, quel quadro gli apparterrà per sempre, sarà suo.
Sono innumerevoli i successi di critica e di pubblico che ha mietuto Ruggiero, per tutta Europa ha tenuto personali di gran tenore e forza, alle biennali e quadriennali alle quali è stato ammesso a partecipare non ha mai deluso la critica che si è sempre bene espressa nei suoi confronti.
Siciliano d'origine, nato a Messina, ha vissuto e operato a Napoli. Fu presidente e socio fondatore del <<Movimento Artistico Vomero>> e Accademuco Tiberino della sezione Arti. Con lusinghiero successo partecipò a concorsi nazionali e internazionali, conseguendo ambiti riconoscimenti, fra cui3 primi premi, 8 medaglie d'oro. coppe. targhe, ecc., tra gli altri il 1° premio <<Targa d'Argento Città di Napoli 1974>>
da Pittori e pittura contemporanea IL QUADRATO 1975
Notizie biografiche:
ANTONIO FREILES, NATO A TERME VIGLIATORE (MESSINA) L’8 LUGLIO DEL 1943, RESIDENTE A MESSINA, è TITOLARE DELLA CATTEDRA DI DECORAZIONE PRESSO L’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI FIRENZE. INSEGNA DAL 1991 DECORAZIONE COME DOCENTE&NBSP; PRIMA ALL’ACCADEMIA DI BB. AA. DI CATANIA&NBSP; POI&NBSP; IN&NBSP; QUELLA DI REGGIO CALABRIA E DI SASSARI – ATTUALMENTE INSEGNA DECORAZIONE E INSTALLAZIONI MULTIMEDIALI A CATANIA. E’ STATO CHIAMATO COME CONSULENTE&NBSP; PER LA GRAFICA DALL’ISPETTORATO PER L’ISTRUZIONE ARTISTICA PER LA STESURA DEI “PROGRAMMI DIDATTICI DEI CORSI A CARATTERE PERMANENTE E A CARATTERE TEMPORANEO NELLE ACCADEMIE DI BELLE ARTI” NEL SETTEMBRE DEL 1990 NEL CONVEGNO DI VENEZIA. ATTIVO COME OPERATORE CULTURALE NEL FAR PROGREDIRE GLI SCAMBI DI INFORMAZIONI FRA LA SICILIA E NUMEROSI CENTRI ARTISTICI NAZIONALI E INTERNAZIONALI, è STATO CONSULENTE ARTISTICO DELLA PROVINCIA REGIONALE DI MESSINA ED HA&NBSP; ORGANIZZATO PRESSO IL MUSEO REGIONALE DI MESSINA&NBSP; LE GRANDI RASSEGNE DI “GRAFICA INTERNAZIONALE” COLLABORANDO CON IL BRITISH COUNCIL DI LONDRA, CON LA BIENNALE DI GRAFICA DI LUBIANA, LA FONDAZIONE MAEGT&NBSP; DI PARIGI, IL WORLD PRINT COUNCIL DI SAN FRANCISCO, CON JEAN CLAIR CONSERVATORE DEL MUSEO POMPIDOU DI PARIGI, CON DANIEL BERGER DIRETTORE DELLA SEZIONE GRAFICA&NBSP; DEL METROPOLITAN MUSEUM DI NEW YORK, CON SARAH FOX-PITT ED ELIZABETH HUNDERHILL&NBSP; RISPETTIVAMENTE CONSERVATRICE E DIRETTRICE DELLA SEZIONE DI GRAFICA DELLA TATE GALLERY DI LONDRA, CON LESLIE LUEBBERS DIRETTRICE DELLA WORLD PRINT COUNCIL DI SAN FRANCISCO NONCHé CON NUMEROSI CRITICI E STORICI DELL’ARTE QUALI GUIDO BALLO, LUIGI CARLUCCIO, VITTORIO FAGONE ECC. FA PARTE DEL WORLD PRINT COUNCIL DI SAN FRANCISCO, CALIFORNIA ED&NBSP; è MEMBRO DIRETTIVO DELLA STORICA ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE ART CLUB (DI CUI FACEVANO PARTE PRAMPOLINI, AFRO, BURRI, DORAZIO ECC.)
HA ORGANIZZATO MOSTRE DI GEORGES BRAQUE, LUCIO FONTANA, ALEXANDER LIBERMAN, GIò POMODORO, GIUSEPPE SANTOMASO, VICTOR PASMORE, CORRADO CAGLI, FAUSTO MELOTTI, COME CONSULENTE ARTISTICO DEL PREMIO NAZIONALE DI POESIA VANN’ANTò HA ORGANIZZATO A PALAZZO ZANCA DI MESSINA UNA GRANDE RASSEGNA DEL LIBRO D’ARTISTA INSIEME A VANNI SCHEIWILLER ED HA CURATO NEL 1983 L’ALMANACCO DEL PREMIO VANN’ANTò DI POESIA. HA ILLUSTRATO TRE COFANETTI DI PREGIO CON POESIE INEDITE DI BARTOLO CATTAFI (OLTRE L’OMEGA) DI GUIDO BALLO (LA STANZA) E DI ROBERTO SANESI (VERSO CITERA). E’ STATO DIRETTORE DELLA GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA DI SCALETTA ZANCLEA (MESSINA). HA FONDATO NEL 1990 LA RIVISTA TRIMESTRALE BILINGUE “CARTE D’ARTE”(TRIMESTRALE DEL DISEGNO DELL’OPERA GRAFICA E ALTRO) SUCCESSIVAMENTE RISTRUTTURATA IN “CARTE D’ARTE INTERNAZIONALE” CONTEMPORANEAMENTE HA FONDATO LA RIVISTA MONOGRAFICA SEMESTRALE “CARTE” DI CUI è ATTUALMENTE DIRETTORE RESPONSABILE.
RECENTEMENTE è STATO CO-IDEATORE E COORDINATORE DELLA RASSEGNA “4 QUARTETTI” TENUTASI NELL’AMBITO DEL FESTIVAL&NBSP; INTERNAZIONALE DI TAORMINA ARTE. COME ARTISTA è STATO SEGNALATO DALLA CRITICA UFFICIALE COME “ARTISTA GRAFICO DELL’ANNO” NEL 1970 E NEL 1980, COME “PITTORE DELL’ANNO” NEL 1983 NELL’ANNUARIO DELL’ARTE MODERNA MONDADORI E BOLAFFI – ARTE. HA VINTO IL&NBSP; I° PREMIO AL PREMIO&NBSP; NAZIONALE DIOMIRA DEL&NBSP; DISEGNO A MILANO (NELLA GIURIA MARCO VALSECCHI, FRANCESCO MESSINA, DINO VILLANI, GIORGIO MASCHERA, ETTORE GIAN FERRARI) ; è STATO TRE VOLTE SEGNALATO DALLA GIURIA INTERNAZIONALE ALLE MOSTRE INTERNAZIONALI DEL DISEGNO “JOAN MIRò”DI BARCELLONA, SPAGNA. HA VINTO IL PREMIO DELLA GIURIA ALLA BIENNALE DI GRAFICA DI LUBIANA PER LA GALLERIA D’ARTE MODERNA DI NOVI SAD (EX JUGOSLAVIA). E’ STATO INVITATO NEL 1982 ALLA BIENNALE DI VENEZIA&NBSP; ED HA AL SUO ATTIVO IMPORTANTI RASSEGNE INTERNAZIONALI QUALI LA BIENNALE DI CRACOVIA , LA BIENNALE DI IBIZA, LA BIENNALE DI LUBIANA, LA BIENNALE DI BRADFORD, LA TRIENNALE DI BADEN BADEN, LA BIENNALE PAPER KUNST DI DüREN, LA BIENNALE DI MENTONE, LA QUADRIENNALE DI ROMA, LA BIENNALE DI GRAFICA D’EGITTO A GIZA. SUE OPERE SI TROVANO IN VARIE ISTITUZIONI PUBBLICHE E MUSEI TRA CUI LA TATE GALLERY DI LONDRA, IL LEOPOLD HOESCH MUSEUM DI DüREN ECC. HA AL SUO ATTIVO OLTRE 50 MOSTRE PERSONALI&NBSP; E 100 RASSEGNE INTERNAZIONALI TRA LE QUALI LA MOSTRA DEL LIBRO D’ARTISTA AL MOMA DI NEW YORK.
da: http://www.pittorisiciliani.it/elenco%20pittori%20siciliani/freiles_antonio.htm
Esposizioni:
2010 La Collezione Spazio Libro d’Artista, Museo Regionale, Messina
The London Art Book Fair, Whitechapel Gallery, London
2009 Twentysix Gasoline Stations e altri Libri d’Artista – Una Collezione, Museo Regionale di Messina
VI Biennale del Libro d’Artista, Città di Cassino
The London Art Book Fair, Whitechapel Gallery, London
Darlington Borough Art Collection, Myles Meehan Art Gallery, Darlington
Cento artisti per l’Aquila, Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna”, Pescara
Asta Finante, Auditorium Museo Delle Genti d’Abruzzo, Pescara
ARTWORK, rassegna del libro d’artista, Spazio libro d’artista, Catania
Galleria Morone, Milano
Eminentia serie 2009, The London Art Fire, Whitechapel Gallery, Londra
2008 Artistbook international, Centre Georges Pompidou, Parigi
Disegnoinverso (Gastini, Freiles, Pignotti, Sapienza), Carte d’Arte Mostre, Catania
Quattro artisti del libro Baldessari, Cucchi, Freiles, Tuttle, Spazio Libro d’Artista, Catania
Eminentia, serie 2008, Artistbook International, Centre Georges Pompidou, Parigi
La giornata del contemporaneo, Antonio Freiles, Spazio libro d’artista, Catania
Arte Libro, Antonio Freiles, Palazzo Re Enzo, Bologna
2007 Sicilia!, Galleria del Credito Siciliano, Acireale
Chartae, Carte d’Arte Mostre Catania
Fortuna Arte, Messina
2005 Accademia di Romania in Roma
2004 Mixed Media 1, Centro Arte Contemporanea Bannata, Piazza Armerina
Galerie Bürgerhaus, Schwabach
2003 Fundacija Jože Ciuha, Bled (Slovenia)
2002 Fundació Josep Niebla, Casavells-Girona
Accademia di Romania in Roma, Roma
Rytm Gram, Bad Ischl
2001 Opera scelta, Carte d’Arte Mostre, Catania
2000 Doppiamente, Carte d’Arte Mostre, Catania
Carte d’Arte Mostre, Catania
Kalós Arte Contemporanea, Parma
Studio Arti Visive, Mantova
1997 Echi metaficisi, Como
La questione meridionale, Castello Ursino, Catania
Prints from Atelier Fiorenzo Fallani Venice, Tivoli Gallery, Lubiana
4 Quartetti, Taormina Arte, Chiesa del Carmine, Taormina
1996 Viaggio atipico nell’arte del nostro secolo, Artissima, Lingotto, Torino
Galleria Andrea Cefaly, Catania
Palazzo Zanca, Messina
Artissima, Torino, Carte d’Arte Mostre, Catania
Accademia d’Egitto, Roma
1995 The Tenth Tallinn Print Triennial, Tallinn
Galleria Adelphi, Padova
Aula Mimismagia, Rovereto
Galleria Morone 6, Milano
1993 XX Biennale Internazionale di Grafica, Lubiana
Il Sogno del Classico, Casa Vaccarini, Catania
1st Egyptian International Print Triennale, Giza
Galleria Ezio Pagano Artecontemporanea, Bagheria
1992 Galleria 2RC Edizioni d’Arte, Milano
1991 XIX Biennale Internazionale di Grafica, Lubiana
Lux Mundi, Albergo delle Povere, Palermo
Le Arti in Carta, Riolo Terme
Pittura & Pittura, Teatro Vittorio Emanuele, Messina
1990 Il librismo 1986-1990, Fiera campionaria, Cagliari
Galleria 2RC Edizioni d’Arte, Milano
Galleria Il Nome, Vigevano
1989 XVIII Biennale Internazionale di Grafica, Lubiana
Incontri in Tessilità, Chiesa di San Giacomo, Vicenza
1988 Il Laboratorio di Serigrafia Sperimentale di Fiorenzo Fallani, Museo dell’Accademia di Belle Arti, Varsavia; Accademia di Belle Arti, Cracovia
Textilia: Interpretazioni Tessili e Trame nell’Arte, Basilica Palladiana, Vicenza
Incisori Italiani Contemporanei, Klaghenfurt
La Biennale di Lubiana in Giappone, Sakaide, City Museum, Kawasaki City Museum
I Salone del Libro, Edizioni Helicon, Lingotto, Torino
1987 5 Artist Paper (mostra itinerante in Danimarca e Olanda)
XVII Biennale Internazionale di Grafica, Lubiana
Extra Moenia, XXVII Rassegna Nazionale di Pittura, Capo d’Orlando
1986 I Internazionale Biennale der Papierkunst, Leopold Hoesch Museum, Düren
Palazzo Zanca, Messina
Galleria 2RC Edizioni d’Arte, Milano
Galleria Ellequadro, Genova
Galleria Helicon, Torino
Western Kentucky University, Bowling Green
Chiesa del Carmine, Taormina
Galleria 2RC Edizioni d’Arte, Milano
1985 Il non Libro, Biblioteca Regionale, Palermo
XVI Biennale Internazionale di Grafica, Lubiana
International Impact Art Festival, Municipal Museum of Art, Kyoto
Corde dell’Arpa, ex Monastero dei Benedettini, Catania Galleria Il Fondaco, Messina
Expo Arte Bari, Edizioni La Pergola, Pesaro
Galleria Helicon, Torino
1984 Lirico-Geometrico-Gestuale, XI Rassegna di Grafica Contemporanea, Galleria d’Arte Moderna, Forlì
III Rassegna della Xilografia, Carpi
1983 Mostra del Libro d’Artista, Palazzo Zanca, Messina
III Biennale di Grafica Europea, Baden-Baden
International Impact Art Festival, Municipal Museum of Art, Kyoto, Seoul National Museum, Seoul
La TrasFORMAzione del Libro, Galleria Segno, Torino
Print in Italy, Plan For Art, Pittsburgh
1982 XL Biennale Internazionale d’Arte, Venezia
XXIV Rassegna Nazionale d’Arte, Capo d’Orlando
Biennale Internazionale di Grafica, Lubiana
Art PooI, Budapest
International Impact Art Festival, Municipal Museum of Art, Kyoto
XXI Wystawa Znakow Rysunkowych, Poznan
Apollinaire ’81, (mostra itinerante), Messina, Gibellina
Continuo/Discontinuo, Paternò
Il Dito nell’Occhio, Galleria d’Arte Contemporanea, Siracusa
Palazzo Sormani, Milano
1981 Galleria Morone 6, Milano
Studio Oggetto, Caserta
1980 VII Biennale Internazionale, Cracovia
Grafic ’80, Premio Internazionale, Ibiza
Etchings International, New York
International Impact Art Festival, Municipal Museum of Art, Kyoto
Artisti ltaliani in Danimarca, Sammenslutningen af Danske, Kunstforeninger
Galleria Weber, Torino
1979 XIII Biennale Internazionale di Grafica, Lubiana
XVIII Premio Internazionale Joan Mirò, Barcellona
Grafica ‘79 Internazionale, Museo Regionale, Messina
1978 Grafic/78, Premio Internazionale, Ibiza
Grafica 78 Internazionale, Museo Regionale, Messina
XVII Premio Internazionale Joan Mirò, Barcellona
Grafik aus dem Mediterranen Raum, Leverkusen
VII Biennale Internazionale di grafica, Cracovia
1977 Encuentros de Manzanares eI ReaI, Madrid
XII Biennale Internazionale di Grafica, Lubiana
XVI Premio Internazionale Joan Mirò, Barcellona
Grafica 77 Internazionale, Museo Regionale, Messina
Inter ‘77, X International Kunstudstilling, Holstebro
1976 Mediterranea 1, Messina
Circolo degli Artisti, Torino
I Rassegna Nazionale del Sacro nell’Arte Contemporanea, Palermo
International Kunst Festival, Langeland
XI Biennale Internazionale d’Arte, Mentone
Fifth British International Print Biennale, Bradford
Grafic ’76, Premio Internazionale, Ibiza
Palazzo dei Diamanti, Ferrara
1977 Galleria Weber, Torino
Galleria Morone 6, Milano
Galleria Nuova 13, Alessandria
1975 Mostra di affreschi, Galleria San Fedele, Milano
Nutidig Italiensk Kunst, Langelands Museum, Rudkøbing
Linguaggi e Generazioni a Confronto, Palazzo Chiericati, Vicenza
X Quadriennale Nazionale d’Arte, Roma
Galleria Nove Colonne, Trento
Studio d’Arte Moderna SM 13, Roma
Galleria Il Salotto, Como
Nakskov Bibliotek, Nakskov
1974 XXVIII Premio Michetti, Francavilla a Mare
XIII Premio Internazionale Joan Mirò, Barcellona
Skolernes Kunstforening Alssund-Kredsen (mostra itinerante in Danimarca)
1973 Torquay Art Gallery, Torquay
Darlington Museum and Art Gallery, Darlington
XVIII Premio Villa San Giovanni
1972 XIII Premio Nazionale di Pittura Capo d’Orlando
Ibiza Grafic‘72, Premio Internazionale, lbiza
Artetur ‘72, Madrid
Galleria Il Traghetto, Venezia
Galleria Il Fondaco, Messina
Galleria L’Incontro, Vicenza
1971 Galleria Il Traghetto, Venezia
1970 III Rassegna Internazionale d’Arte, Acireale
Premio Diomira, Milano
Premio Suzzara, Suzzara
Premio Soragna, Soragna
Galleria Gian Ferrari, Milano
1969 Biennale Internazionale d’Arte, lbiza
XI Premio Villa San Giovanni
1967 Galleria Il Fondaco, Messina
da: https://antoniofreiles.wordpress.com/biografia/
Notizie biografiche:
Dino Francesco Fantini era nato a Cagliari nel maggio del 1913, città dove ha vissuto ed operato a lungo.
Fantini aveva iniziato gli studi artistici sotto la guida dello scultore Francesco Ciusa, disegnando e modellando il nudo. A soli 18 anni vinse il 1° Premio a Roma nella Mostra Nazionale per giovani artisti. Consegui la maturità artistica presso il Liceo Artistico Statale di Roma. Dal 1937 fino alla sua morte, espose nelle principali città d' Italia, in Sardegna e all'estero , in svariate mostre personali e collettive di pittura ed incisione.Sue opere e ritratti si trovano in parecchie raccolte pubbliche, anche all'estero; Fantini ha inoltre eseguito diversi monumenti in bronzo, per i cimiteri di Roma, Cagliari e altre località.Tra le sue opere pubbliche citiamo : decorazione su pannelli Auditorium della Clinica Medica dell' Università di Cagliari; allestimento Cinema Teatro Alfieri di Cagliari; 18 pannelli per le scuole Elementari S. Antioco; atrio palazzo delle Assicurazioni, Cagliari; decorazione della Chiesa di Sant'Elia, Cagliari.Dino Fantini muore nel 1981.
Biografia
Nato a Vittoria (Ragusa) nel 1936, opera in Toscana. Ha frequentato l’Istituto d’Arte a Palermo e a Firenze e successivamente l’Accademia “La Grande Chaumière” a Parigi.
Grazie alle sue spiccate doti artistiche, nel 1951, ha ricevuto da Papa Pio XII una borsa di studio per proseguire negli studi artistici.
Nel 1966 il Governo Italiano ha acquistato una sua opera per Palazzo Chigi.
Suoi dipinti si trovano in collezioni private e pubbliche in Arabia Saudita, Libano, Egitto, Yemen, Quwait, Israele, Olanda, Belgio, Francia, Italia, Austria Germania, Finlandia, Svezia, Spagna, Turchia, Stati Uniti, Giappone, Inghilterra, Argentina, Messico, Grecia, Monaco.
Per riconosciuti meriti artistici è socio e accademico di: Accademia Tiberina di Roma dal 1964; Accademia dei 500 per le Arti, Lettere, Scienze e Cultura dal 1964; Free World International Academy dal 1965; Centro Studi e Scambi Internazionale dal 1965; Casa di Dante di Firenze dal 1966; Societé Libre de Poésie di Parigi dal 1966; Unione della Legion d’Oro di Roma dal 1967; Unione Fiorentina dal 1967; Accademia delle Scienze, Lettere ed Arti di Milano dal 1970; Accademia Teatina per le Scienze di Pescara dal 1973; Accademia Medicea di Firenze dal 1984.
E' presente nel Benezit, Dizionario Internazionale di pittori e scultori.
Recensioni
La sua pittura si collega al postimpressionismo e si caratterizza per una stesura del colore ampia, veloce e materica. I suoi temi prediletti sono i paesaggi, le vedute di Firenze e di Venezia, il nudo, la natura morta ed i fiori, questi ultimi di grande esplosione cromatica ed energia vitale.
Gabriella Gentilini
dal Catalogo della mostra "Piccolo formato" a cura di Gabriella Gentilini, Firenzeart Gallery, Firenze, dicembre 2000-gennaio 2001.
Mostre
Ha in attivo più di 156 mostre personali in tutto il mondo, tra cui:
Milano (1959), Trieste (1959), Como (1959), Firenze (Accademia di Belle Arti, 1963), New Jersey (1964), Los Angeles (1964), New York (1964), Genova (1967), Firenze (1968), Milano (1968), Parigi (1970), Bologna (1970), Cagliari (1974), New York (1976), Chamonix - Mont Blanc (1991),Firenze (Istituto degli Innocenti, 1991), Maastricht (1996), Essen (1999), Dusseldorf (2003), Collodi (2004), Gela (2005), Modica (2006), Vittoria (2007, 2011,2013), Monaco di Baviera Praga, Pescara, Montecarlo, Colonia, San Francisco, Atalanta (U.S.A.), Innsbruk, Washington.
Notizie da www.firenzart.it
Notizie biografiche:
Nata a Messina nel 1949, pittrice e poetessa. Autodidatta, si esprime con varie tecniche: olio, acrilico, acquarello. La sua tematica è varia e la sua cromia è di una tonalità particolare, personalizzata. Sulle tele esprime il suo stato d’animo travagliato, con una tavolozza dai toni cupi e forti.
Mostre personali:
Agrigento (Studio d’Arte Esseaerre Romano), Comune di Fiumedinisi (ME), Circolo Ufficiali Messina, Galleria “Il Gabbiano” Messina, Galleria “Conca d’Oro” Messina.
Pasquale Marino nasce a Reggio Calabria nel 1945 ,dove frequenta il Liceo Artistico “Mattia Preti” e l’Accademia di belle arti nella scuola di “Pittura”. Ha insegnato al Liceo Artistico di Reggio Calabria ed è stato docente di “Pittura e decorazione pittorica” presso l’Istituto Statale d’Arte “E. Basile di Messina fino al 2003.
La sua opera abbraccia il campo dell’Arte nel suo complesso, comprendendo ogni aspetto: pittura,
scultura, grafica,scenografia e restauro.
Pittura- Ha esposto in diverse città Italiane e all’Estero in collettive e personali: a Reggio Calabria, Messina, Castrovillari, Villa s. Giovanni, Capo D’Orlando, Rho (MI), Mazzate (MI) Cosenza, Sidereo (RC), Roma, Milano, Brescia, Perugina, Padova, Bari, Venezia, Ragusa, Gangi (PA), Modica (RG),Parigi, Rouen, Le Mans, Berlino, Erevan (Armenia) , Minsk (Biellorussia).
Tra i dipinti più significativi si ricordano: Le grandi tele per il villaggio “Marispica “ di Ispica, leTele del martirio di S. Agata nella chiesa del Villaggio S. Agata di Messina, le tele per il villaggio “Baia Samuele”di Marina di Modica (RG).
Scultura - si segnalano: I portali in bronzo “Porta della fede” e “Porta della eucaristia” nella chiesa del S. Cuore di Milazzo (ME), le sculture Bronzee all’interno della stessa chiesa, I Bronzi del Monumento ai caduti di Venetico (ME), I bronzi per i monumenti funebri al cimitero di Milazzo (ME), La “Pietà “ bassorilievo in bronzo per la cappella di famiglia al cimitero di Pace (ME), Il ritratto del poeta Lucio piccolo per la mostra “gli intellettuali del novecento”,La porta lignea del tabernacolo nella chiesa del Convento di Sinagra (ME)
Grafica-le cartelle: “Risvegli d’oggi” pres. Elio Mercuri (ed. Graziani Roma), “Monte di Pietà” pres. Elvira Natoli (ME),”Miti d’acqua : Fontane a Messina” pres. Antonietta Mondello (ME), “Chianalea di Scilla” (ed. iiriti RC),”Architetture Calabresi” (ed. iiriti RC), “Bronzi di Riace e testa di filosofo” (ed. iiriti RC), “Artigianato Calabrese” (ed. iiriti RC), “Memoria e paesaggio Capo d’Orlando (ME), e ”Gangi “(ME) .
Scenografia - realizza diverse scenografie con le regie di : Saro Inastasi, Giovanni Cutrufelli, Accursio De Leo , Giordano Corsi e Walter Manfrè.
Hanno scritto : Lucio Barbera, Luigi Bonifacio, Luigi Ferlazzo Natoli, Maria Froncillo Nicosia, Pedro Fiore, Gaetano Gattarello, Elio Mercuri, Nuccia Michalizzi, Elvira Natoli, Giuseppe Pani, Antonietta Mondello, Marcello Passeri, Elio Gino Roda, Carmelo Romeo, Teresa Pugliatti, Giuseppe Selvaggi, Marcello Venturoli, Patrizia Danzè, Bartolo Minauda
ATTIVITA? ARTISTICA
1961 Gerace, (RC) Palazzo Comunale, Rassegna d’Arte: 2° premo
1964 Reggio Calabria, Biblioteca Comunale De Nava , Rassegna circolo artistico:
1° premio
1965 Roma, Palazzo delle esposizioni, Rassegna Internazionale “Giornale d’Italia”:
medaglia d’oro - premiazione al Campidoglio -
1966 Reggio Calabria, Biblioteca De Nava , collettiva pres. G. Pani
1968 Reggio Calabria , Galleria “la Cornice” gruppo “dentro e Fuori”, pres. C.
Romeo
1969 Catona, (RC) mostra “turismo e amicizia” : 1° premio
Messina, Palazzo dei Leoni: collettiva di pittura
Lazzate (MI), Esposizione “Maltempo”: medaglia d’oro
1970 Alba Adriatica (Teramo), Premio “Marino Mazzacurati”
Rho (MI) Premio Nazionale “Subio 10”
Villa S. Giovanni (RC), XV Premio Villa S. Giovanni
Roma, Accademia di S. Luca: borsa di studio
Reggio Calabria, Galleria “La Vernice”, gruppo 4 pres. Nino Romeo
collettiva
1971 Catona (RC), mostra “turismo e amicizia”: 1° premio
Messina, premio FUCI ’71: premio acquisto
Genova, Galleria “Amaltea”, rassegna internazionale d’arte collettiva
Reggio Calabria, galleria “L’indaco”: collettiva
Villa S. Giovanni (RC), XVI Premio Villa S. Giovanni
Cosenza, Galleria “La bussola”, Guppo 4 pres. Nino Romeo collettiva
Brescia, premio “Ancora d’oro” collettiva
Gallico (RC), Rassegna di pittura “La vela d’oro”: 1° premio
Siderno (RC), Rassegna di pittura: 2° premio
1972 Reggio Calabria, Piccola Galleria Bruzia, Omaggio ad A. Frangipani,
collettiva
Castrovillari (CS),Estemporanea di pittura: 2° premio
Messina , Galleria “Arte studio”, pres. Nino Romeo
Capo d’Orlando (ME), Esp. Salvarani, pres. Marcello Passeri
Villa S. Giovanni (RC),XVII Premio Villa S. Giovanni
1973 Reggio Calabria, Galleria “L’indaco”, pres. Nino Romeo
Villa S. Giovanni, XVIII premio Villa S. Giovanni
Capo d’Orlando (ME), Galleria “Agatirio”, collettiva
Reggio Calabria, Fiera Internazionale, Incontro Pittori Biello-russi e calabresi
collettiva
1974 Erevan Armenia, Incontro Calabria-URSS opere di artisti Calabresi
( “Modulo”) collettiva
Minsk Biellorussia, Incontro Calabria-URSS opere di artisti Calabresi
( “Modulo”) collettiva
Milano, Centro di cultura “Valori”, pres. Pedro Fiori e Nino Romeo personale
Reggio Calabria, Galleria “La tela”, 38 opere esposte a Everan e Minsk,
associazione
Italia URSS collettiva
Capo d’Orlando (ME), Galleria “Agatirio”, pres. Pedro Fiori e Nino Rome
personale
Castrovillari (CS), Galleria “Il Coscile”, pres. Pedro Fiori e Nino Romeo
personale
Villa S. Giovanni (RC), IXX Premio Villa S. Giovanni
Capo d’Orlando (ME), collettiva
S.Luca (RC), Omaggio a Corrado Alvaro: 4° premio
Parigi, Palazzo U.N.I.R.E.G. “Pittori del Sud” collettiva
Le Mans, Incontro pittori Calabresi, collettiva
Rouen, Incontro pittori Calabresi, collettiva
1975 Capo d’Orlando (ME), 7° premio “Agatirio”: 1° premio
Villa S.Giovanni (RC), XX premio Villa S, Giovanni
Capo d’Orlando (ME), XVI Mostra “Vita e Paesaggio: gli artisti siciliani 1925-1975,
cinquant’anni di ricerca
Messina, scenografia di “Adamo contro Eva-Eva contro Adamo”, regia di
Saro Anastasi
1976 Roma, Cartella di grafica “Risvegli d’Oggi”, a cura di Elio Mercuri, Ed. P.
Graziani
Villa S. Giovanni (RC), XXI premio Villa S. Giovanni: Premio acquisto
Comune di Villa S. Giovanni
Reggio Calabria, “Centro d’arte Calabrese” – “Presenze ‘76” a cura di
Adriana Ribaldi,
1977 Messina, 5° premio “Eucaliptus ‘77”: 2° premio
Bari, Expo Arte, ed. Graziani Roma
Messina, Scenografia 2 farse siciliane, regia di G. Cutrufelli
1978 Messina, Scenografia: “Le cicalate di don Pippo Romeo” regia di Accursio
De Leo
Reggio Calabria, Museo Nazionale,” Rassegna Giornate Europee Ferrovieri
di pittori e scultori calabresi
Messina, galleria “Grafica 35”, pres. Gaetano Gattarello
Messina, Studio Cavour, Incontro pittori ceramisti,”32 piatti decorati”
1980 Messina, Fiera Internazionale, rassegna “Messina Arte”
Messina, Istituto d’Arte “E. Basile, collettiva dei docenti
1981 Reggio Calabria, Museo Nazionale Kivanis Internazionale, Rassegna
“I guerrieri di Riace”
1982 Messina, Galleria ” La Meridiana “, pres. Nino Romeo
1983 Messina, cartella di grafica “Monte di Pietà”, pres. Elvira Natoli
Barcellona (ME), ex chiesa S. Vito , collettiva a cura della “Corda Frates”
Messina, Fiera Arte 83, “ 15 mode di fare Arte “ proposta Catalani
1985 Messina, Scenografia “Questi fantasmi” di E. De Filippo, regia Salvatore
Ruggiano
Limina (ME), 2 murales per il comune di Limina
Messina, Circolo della stampa, pres. Carmelo Romeo
1986 Sinagra (ME), Palazzo municipale, “Sinagra Arte ‘86”
Barcellona (ME), Murales via Scinà, org. Corda Frates
S. Piero Patti (ME), Murales comune di S. Piero Patti
Ispica (RG), villaggio “Marispica”, 8 grandi tele: “ la Sicilia vista da Marino”
1987 Barcellona (ME), Murales, Pescheria, organizazione Corda Frates
Reggio Calabria Gall. LAV “ Arte e Città” Collettiva
Rodi Milici (ME), Murales per il comune di Rodi Milici
Reggio Calabria, Galleria L.A.V. ,”Arte e città” gruppo L.A.V., collettiva
Patti (ME), Murales, Ass. Pro Loco Patti
Piero Patti (ME), “la Giara dipinta”, comune di S. Piero Patti
1988 Perugia, Galleria “il Gianicolo” collettiva
Messina, Padiglioni Fiera, collettiva, “Collezione privata: Pittura in Urbe” a
cura di Lucio Barbera
Messina, Galleria “il Gabiano” pres. Maria Froncillo Nicosia e Lucio Barbera
1989 Venezia, Scoleta S. Zaccaria “15 pittori e scultori Messinesi”
Bari, Expo Arte galleria “Airone”, pres. Lucio Barbera
Messina, Galleria “Airone”, collettiva
1990 Messina, Illustrazione libro “ Duetto”, ed. il Gabiano – Milano 1990
1991 Reggio Calabria, catalogo “opera Esposta” a cura di G. Andreani,
Rubertino ed. (CZ)
Milazzo (ME), 2 monumenti funebri in bronzo per il cimitero
Venetico (ME), Bronzi per il monumento ai Caduti
Milazzo (ME), Portale in bronzo “porta della Fede” chiesa del S. Cuore
Milazzo (ME) , Porta in bronzo “Porta dell’ Eucarestia” chiesa del S. Cuore
1994 Berlino, BIT Fiera del turismo: 2 grandi tele per il villaggio turistico “Baia
Samuele” Marina di Modica.
1995 Milazzo (ME), Tabernacolo in bronzo , chiesa del S. Cuore
Messina, 2 grandi tele “ il martirio di S. Agata” , chiesa villaggio S. Agata
Vibbo Valentia (VV), Accademia Hipponiana, chiesa delle
Clarisse,collettiva pittori e scultori Calabresi
1996 Milazzo (ME), scultura in bronzo “Vortici” chiesa del S. Cuore (interno).
Milazzo (ME), Vetrata artistica , chiesa del S. Cuore (interno).
1998 Messina, Galleria “il Gabbiano”, litografie “Miti d’ acqua – Fontane a
Messina” pres. A. Mondello
1999 Capo d’Orlando (ME), Galleria “Agatirio” cartella calcografia
“Memoria e paesaggio”
Reggio Calabria, Ed. iiriti 4 cartelle calcografiche :
“Paesaggi Calabresi” , “Bronzi di Riace e testa di filosofo”,
“Artigianato calabrese”, “Scilla”
Reggio Calabria , Torre Nervi Lido comunale, collettiva “100 opere per una
Pinacoteca Comunale” , pres. Pina Porchi
2000 Messina , galleria “ Airone”, collettiva
Padova, 11° Expo d’Arte contemporanea , Evento “Messina Arte Pride” cat.
Galleria 56
Bologna pres. Lucio Barbera
2001 Gangi (PA), Palazzo “Buongiorno” personale
Gangi (PA), pres. Cartella litografie, “Gangi - il paesaggio” Palazzo
Buongiorno.
Messina, Galleria “Ant Art” collettiva “invito al collezionismo”
Capo d’Orlando (ME), galleria “Agatirio”, collettiva “invito al collezionismo”
2002 Messina, Monte di Pietà , “Messina Arte Pride” pres. Rossana Bosaglia e
Lucio Barbera
Messina, Galleria “Airone”, collettiva
Capo d’Orlando (ME), galleria “ Agatirio” collettiva “invito al collezionismo”
Villa S. Giovanni (RC), Hotel de la Ville ,Premio V. S. Giovanni , premiato
pres. G. Selvaggi
2003 Reggio Calabria, Liceo Artistico, “ Giornate Pretiane –percorsi artistici” pres.
G. Selvaggi
ed. Gangemi Roma
Reggio Calabria, Grande Albergo Miramare, “Ritrovarsi” collettiva un opera
per la la Pinacoteca della Fondazione “ Italo Falcomatà”
Messina, Teatro “V: Emanuele” TELETHON collettiva gruppo FAP
Figura-Azione - Pensiero
Capo d’Orlando (ME), galleria “Agatirio”,collettiva “invito al collezionismo”
Villa S. Giovanni (RC) , Galleria “Creattività” ,collettiva
Messina, Teatro V. Emanuele ,”per una storia dell’Ospe” Collettiva
2004 Modica (RG), Castello dei conti “Il muro la memoria” Ass. alla cultura.
personale
Capo d’Orlando, ( ME) ,galleria “Agatirio” , invito al collezionismo. Collettiva.
Messina , “Palazzo Zanca” salone di rappresentanza . personale
presentazione L. Barbera .
Messina , Realizza il Calendario “Il muro, la memoria il presente” per conto
della “ Domino GBC.”
2005 Capo d’Orlando, (ME), galleria “Agatirio” , invito al collezionismo. Collettiva
Capo d’orlando, (ME),Villa Lucio Piccolo “ Gli intellettuali del novecento”
Collettiva sculture.
Messina, Studi aperti – tra arte e caffè “Persorsi d’Arte” Personale. (caffè
Barbera)
Ragusa, galleria “ InArte” , Collettiva.
2006 Castel buono (PA) “ Castello dei Ventimiglia” “ Gi intellettuali del
novecento” –Collettiva di scultura
Capo d’Orlando (ME) galleria “ Agatirio” , invito al collezionismo, Collettiva
Ficarra (ME) Palazzo Milio-Ficarra ” Gli intellettuali del novecento”
Collettiva di sculture
2007 Ragusa, Studio “ Lirismo d’autore” , Collettiva.
Messina, galleria “ORIENTALESICULA 7 puntoarte “ : “artisti visibili 2 “
collettiva.
Reggio Calabria , Accademia di belle Arti :” 40° anniversario della
fondazione “ mostra ex allievi collettiva. Messina,” teatro Vittorio
Emanuele” Artisti al Museo a cura del Rotari Club , collettiva ,presentazione
catalogo Lucio Barbera.
Capo d’Orlando, (ME) ,galleria “Agatirio” ,invito al collezionismo,
Collettiva.
Messina, Galleria “ORIENTALESICULA 7 puntoarte” “ H2O “ Collettiva
2008 Messina, Fiere Int. di Messina ,“ Pelle di Medusa “ Collettiva
2009 Scicli (RG), Palazzo Spadaro personale a cura di Barbara Sisalli “Emozioni Jblee”
Capo d’Orlando (ME), Pinacoteca comunale “Omaggio a Lucio Piccolo”
S Marco d’Alunzio (ME) mostra collettiva
2010 Capo d’ Orlando (ME), “galleria Agatirio” omaggio a Lucio Piccolo
2011 Capo d’ Orlando (ME), “galleria Agatirio” mostra collettiva.
da www.pasqualemarino.com
Notizie biografiche:
Francesco Catalano (San Leucio del Sannio-Bn, 23 luglio 1952) è un artista pittore e scultore. Lavora in provincia di Milano. La famiglia si trasferisce a Milano nel 1955 In giovane età conosce il pittore Paolo Tonzar, il quale, lo avvia alla pittura con consigli e indicazioni sulle tecniche. La sua prima opera pittorica è datata 1966 ( Tramonto con anatre in volo ). Nel 1969 si trasferisce a Venezia per vedere una mostra personale di Paolo Tonzar,colui che considera suo Maestro. In occasione della visita alla città, trova alcune gallerie d’arte, dove può ammirare opere di pittori di scuola cubista, ne rimane così affascinato da esserne influenzato nella sua arte negli anni a venire. Nel 1973, dopo il servizio di leva, si trasferisce per un periodo a Roma dove alloggia in via della Cisterna nei pressi di p.za Trastevere. Vive vendendo quadri per strada e nei locali di p.za del Popolo dove conosce gli artisti di Scuola di piazza del Popolo frequentando alcuni di loro, in particolare Franco Angeli. Prima di tornare a Milano, si ferma a Firenze e Bologna. Successivamente, per qualche tempo, va a vivere a Venezia, dove conosce Virgilio Guidi. Dal 1974-1987 dipinge quadri d’ ispirazione mistico-simbolica di tendenza prima cubista e poi fortemente di matrice espressionistica (Un volto per una maschera, una maschera per un volto. Il sogno, Il risveglio, Allucinazioni, L’incubo) dove tende ad evidenziare violentemente il colore e la forma. Alla fine degli anni ’80, dopo aver visitato una mostra di Joseph Beuys all’Accademia di Brera, Catalano rimane fortemente ispirato dalle sue opere , alcune delle quali simboleggiano dei timbri. Dopo diverse ricerche e studi sull’artista , egli sposa il pensiero creativo socio – ambientalista del messaggio di Beuys e crea un piccolo catalogo (Metodologia pittorica) che presenta in occasione della mostra personale nel 1991 allo studio Panigati di Milano. Successivamente, le sue opere saranno una continua ricerca estetica ottenuta con timbri, etichette, scontrini fiscali,collage di fotocopie. Francesco Catalano, in un suo comunicato stampa scrive: Negando il concetto estetico tradizionale dell’arte, e consolidando la presa di coscienza dell’inquinamento sull’ambiente, la mia proposta pittorica propone, nella “dinamica estetica”, una nuova identità etico-morale; nello sforzo di questo cambiamento si evidenzia la valutazione e la consapevolezza del problema ecologico dell’ambiente della natura e della stessa oggettività dell’arte: “L’occhio che vede farà sì che i timbri rappresentati nell’opera entrino nell’animo e nelle coscienze degli uomini…” bibliografia: Catalano francesco è stato recensito in numerosi quotidiani tra i quali: Il Giornale, Il Popolo Cattolico, il Corriere della Sera, il Tempo, Corriere di Viterbo, il Cittadino, L’eco, Images art &Life, etc.
Figlio dello scultore Ambrogio Pirovano, studiò a Brera dove ottenne i premi Bozzi Caimi e Hayez avendo realizzato le opere migliori. Nella sua vita di lavoro intenso ed umile ha allestito numerose mostre personali e partecipato a collettive. Sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche in tutta Europa.
Un pittore: un poeta.
Fu artista eclettico e soprattutto completo. Chi come me ha avuto la fortuna di incontrarlo negli anni felici della giovinezza, appena compiuti gli studi accademici, può con pochi tratti riassumere la sua figura di uomo e artista. Prima di tutto ambrosiano autentico, costruito graniticamente come una delle colonne laurenziane. Il suo linguaggio, il dialetto milanese, la lingua degli avi.
Nella prestigiosa Firenze io ed Ernesto ci trovammo spontaneamente uniti in una amicizia che era destinata a non avere più fine....
Sicchè a chi la natura gli è dato ammirare attraverso il prisma spirituale di questo artista onesto, si sente come pervadere da un senso di calma e di serenità, da un fresco desiderio di valori spirituali, un riconciliarsi con la quiete che si rinnega ogni giorno per le materiali necessità della vita.
La sua pennellata sobria sembra spesso un fraseggiare sommesso che dice la verità incomparabile dell'apparizione affinché trasmigri senza deformazioni dall'interprete a chi è concesso di ammirare la sua opera saggia...
Ambrogio M.Antonini (avvocato e poeta milanese)
da www.galleriabolzani.it
Nato nel 1946 a Livorno.
Link: http://www.artealivorno.it/bonechi/
Scultore, accademico Nazionale di San Luca dal 1999
Nasce nel 1935 a Pomigliano d’Arco. Vive e lavora a Roma dove per diversi anni è stato titolare della cattedra di Decorazione Plastica all’Accademia di Belle Arti. Studia con lo scultore L. Gelli, a sua volta allievo di L. Andreotti, presso l’Istituto d’Arte di Napoli dove in seguito è docente di lavorazione della pietra e disegno dal vero. Sempre a Napoli sono importanti per la sua formazione due incontri: quello con V. Pratolini e P. Ricci. A Roma, sostenuto da A. Trombadori e presentato da V. Pratolini, espone per la prima volta alla Capannina dei Porfiri (1957), frequenta in seguito D. Micacchi, D. Morosini, A. Del Guercio e lo studio di P. Fazzini. Dal 1965 al 1968 fa parte del Collettivo Il Girasole. Ha partecipato alle Quadriennali di Roma (1960,1965, 1972), al X Premio Spoleto, alla Biennale di Alessandria di Egitto (1971), a Il Premio Nazionale del Fiorino a Palazzo Strozzi a Firenze (1971), alla Biennale di Scultura a Padova (1971), alla Biennale di Milano (1993). Ha tenuto personali a Roma, nella Galleria la Nuova Pesa e nella Galleria il Gabbiano e a Milano alla Galleria 32, dove nel 1967 è presentato in catalogo da R. Guttuso. Tra le opere permanenti in spazi pubblici realizza il cancello per la Cappella Secci a Terni, con la vetrata di R. Guttuso su progetto dell’architetto M. Ridolfi (1972), la statua per Piazza Primavera a Pomigliano D’Arco (1998). A conferma della critica del suo percorso artistico riceve numerosi riconoscimenti ufficiali tra cui: il Primo premio alla Quadriennale di Roma (1965), il Premio Internazionale Budapest per la piccola scultura (1978) e il Premio Presidente della Repubblica per la Scultura (1986) su designazione dell’Accademia Nazionale di San Luca di cui è membro dal 1999.
da www.accademiasanluca.eu
Biografia
Insieme alla formazione di musicista, la quale lo ha portato a svolgere l’attuale professione di cantante d’opera, svolge i suoi studi d’arte figurativa presso il liceo artistico e l’accademia di belle arti di Roma.
Frequenta i corsi internazionali di calcografia presso l'accademia Raffaello di Urbino, ma deve soprattutto la sua formazione alla assidua frequentazione dei più importanti musei, in particolare quelli romani, dove ha avuto modo anche di realizzare copie direttamente dall’originale dei grandi maestri del passato.
Recentemente si è iniziato alla scultura. Ha esposto le sue opere in collezioni private e pubbliche.
Tematiche
"queste cose non furono mai ma sono sempre"! Questo motto illuminante tratto dalle Upanishad, sintetizza mirabilmente quanto mi ha da sempre segnato nel mio proposito di fare arte: tentare di svelare la realtà mitica nel nostro quotidiano. Abbandonarsi all’idea di considerare come unica, autentica realtà il “presente” , è quanto di più aberrante e antispirituale si possa concepire.
Tecniche
Tentare di recuperare tutto quanto la iattura di un secolo di avanguardie ha tentato di cancellare. Quindi da una visione preimpressionistica, ricominciare colla rivalutazione dei grandi maestri del passato e individuare quanta ricchezza di propositi questi possano offrire ancora a noi uomini del nostro tempo.
da www.gigarte.com
Piero Leddi è nato nel 1930 nella provincia di Alessandria, a San Sebastiano Curone. Dal padre, che è un falegname e da altri parenti artigiani, ha appreso le tecniche di lavorazione della materia, mentre il rapporto con la terra e l’esperienza della cascina sono legati agli agricoltori alla famiglia materna. Nel dopoguerra si trasferisce a Tortona. Determinante fu il rapporto con il pittore di Tortona Mario Patri, nella seconda metà degli anni '40. A Milano si stabilì nel 1951 e per alcuni anni si dedicò all’attività di grafico pubblicitario, sperimentando contemporaneamente le proprie capacità espressive e conoscendo degli artisti coetanei dell’ambiente di Brera. Nel 1958 allestisce la prima mostra personale a Tortona, alla quale ne seguono, ad oggi, oltre ottanta. Circa centotrenta mostre collettive, nelle quali si registra la sua presenza. Al centro della sua arte si pone, sin dall’inizio, l’incontro con la città: interni di auto, discussioni degli intellettuali, famiglie nella quotidianità della vita urbana. Accanto a ciò, tema parallelo e ricorrente è il ripensamento dell'ambiente agricolo arcaico e della sua fine. Figura simbolo di tale cambiamento irreversibile diventa nella sua pittura il ciclista Fausto Coppi, eroe di un’epoca contadina, protagonista di numerosi dipinti, esposti tra l’altro in una mostra nel 1966, alla Galleria “La Nuova Pesa” di Roma. Alla fine degli anni '60, l’avvio di un’ampia ricerca sulla morfologia delle Teste segna l’acquisizione di nuovi strumenti formali, intanto nel corso degli anni '70, il confronto con la grande tradizione lombarda arricchisce la pittura di Piero Leddi di spunti allegorici e metaforici, che si rintracciano nei dipinti legati al motivo della peste. A questi si uniscono raffigurazioni di esodi, come Il Carro di Milano (1973-74), oppure lavori dedicati al tema della festa, sino alla Festa sul Ticino (1978). Nella fase successiva, i paesaggi urbani ricorrono nei suoi dipinti, i quali hanno per oggetto il parco Sempione. La riconsiderazione del rapporto col passato si traduce, invece, in un corposo ciclo di opere sulla Rivoluzione francese, esposto nel 1989 al Castello Sforzesco di Milano, in occasione del bicentenario. Negli anni recenti, insieme al mai cessato interesse per la città, che si esprime nella mostra dedicata a Milano, tenutasi al Museo della Permanente nel 1995, si nota una ripresa sistematica ed approfondita sulla tematica del corpo, che vede il pittore impegnato nel tentativo di raffigurare in modi costantemente diversi l’anatomia umana, l’interno-esterno, il rapporto uomo-natura in ogni chiave possibile, tragica e sentimentale.
da www.gregoriorossi.it
La Paz (Bolivie), 24-05-1937 - Cholet (Francia) 2005
Pittore, scultore e incisore.
Pedro Portugal, peintre, graveur, sculpteur, illustrateur, décorateur engagé, c’est l’homme de l’art qui emploie les dons qu’une nature généreuse lui versa sans retenue aucune.
Né au pays du culte du soleil incarné par l’Inca et la déesse terre, dans cette Bolivie qui semblait il y a quelques décennies pétrifiée en un songe minéral, il nous apporte une vue originale et quasi mystique des traits et des traditions si particuliers de ceux qui survécurent à l’invasion latine. Du poncho, si nécessaire en ces régions andines, il tire des effets tout à fait inattendus et de l’awayo, cette pièce carrée de laine qui sert à tout et dont l’usage est aussi généralisé chez les métisses, il tire les motifs du répertoire graphique local, qu’il réinvente et transcende.
Remarquablement doué, curieux de toute technique Pedro Portugal connaît l’alchimie de l’eau forte et la rigueur du burin ; il sait vaincre la résistance de la terre et tirer parti de la pierre.
En 1996 et à ma demande, il réalisa une girouette en résine colorée, la seule du genre dans son œuvre. Elle représente une femme solitaire, battue par le vent dont elle indique la direction.
da: http://daniel-couturier.fr/
Nous sommes au mois de mai et comme tous les autres jours, le soleil froid se lève sur l'Illimani. Cependant, en ce 24 mai 1937, Pedro Portugal naît dans le quartier de San Pedro, un nouveau coeur bat dans la ville de La Paz Bolivie. Telle une communion avec la nature, ce coeur appartient à cette terre, il palpite avec le coeur de pierre cosmique de la Cordillère des Andes. La sensation d'espace infini, le silence métaphysique et le mystère du paysage se fusionnent ici comme le sang dans les artères.
da: http://www.pedro-portugal.com/
Notizie biografiche:
Nato a Caltagirone nel 1918 e morto a Messina nel 2008. Visse e operò a Messina
Notizie biografiche:
Togo è indubbiamente un "figlio d'arte" e l'atmosfera respirata in famiglia ne ha certo influenzato la formazione culturale: lo zio Giuseppe è pittore di grande fama; lo zio Angelo (scomparso prematuramente) ha avuto grandi meriti come scrittore e umorista;
Ad iniziare dalla fine degli anni cinquanta, comincia a partecipare a mostre e rassegne di pittura organizzate a Messina
Alla fine de 1962 un po’ per sfuggire al clima provinciale, un po’ perché attratto dalla grande metropoli, si trasferisce a Milano città che in quegli anni, ancor più di oggi, rappresentava il centro di un mondo culturale di grande importanza. Dopo la mostra alla Galleria Laurina di Roma del 1966, presentata da Carlo Munari, prepara e realizza la prima personale lombarda che è ospitata, nel 1967, presso la Galleria 32; in catalogo un testo di Raffaele De Grada. In quegli anni Togo frequenta giovani pittori lombardi suoi coetanei tra cui si segnalano Lino Mazzulli, Umberto Faini, Vitale Petrus; con loro espone sovente in mostre collettive come quella presentata a Palazzo Gotico di Piacenza nel 1971. Nel 1969 entra a far parte con Marzulli e Faini del Gruppo di pittori della Galleria Diarcon diretta da Pasquale Giorgio. Tra il 1969 e il 1970 inizia la sua ricerca nel campo dell'incisione, tecnica questa che andrà approfondendo con sempre maggior merito negli anni successivi. Nel 1972 Togo viene segnalato da Raffaele De Grada nel catalogo Bolaffi della pittura e, sempre dallo stesso critico, viene presentata la personale organizzata alla Galleria Diarcon. Dal 1973 al 1980 la sua attività espositiva avrà momenti anche molto significativi come ad esempio le mostre personali presso le Gallerie Palmieri di Milano con in catalogo un testo di Enzo Fabiani, e Busto Arsizio con una presentazione di Mario La Cava, e quelle organizzate dalla Galleria Diarcon. Partecipa nel 1976 alla Prima Rassegna Nazionale "Mediterranea 1", a Messina.Nel 1980 inaugura la sua prima mostra di grafica che viene ospitata a Palazzo Sormani a Milano. E' il primo grande riconoscimento ad una attività di ricerca e di analisi ormai decennale.La galleria Annunciata, diretta da Sergio Grossetti, ospita nel 1981 una sua personale; in catalogo una testimonianza di Paolo Volponi. Sempre nel 1981, insieme ai pittori Mario Bardi, Julio Paz, Benito Tirolese, al critico Giorgio Seveso e Paola Mortara Bardi, costituisce lo spazio" Aleph", centro d'arte e di cultura, che aggrega artisti ed estimatori d'arte. In questo spazio autogestito Togo espone nel 1982 una serie di disegni e grafiche, commentata in catalogo da Giorgio Seveso.Fonda, con Leopoldo Paratore, le Edizioni dello Scarabeo, edizione di grafica e libri d’arte, che pubblicano una monografia del suo lavoro di incisore, a cura di Alberto Cavicchi. Espone con Alvaro al Grifone Arte di Messina, presentato da Lucio Barbera e al Museo Remo Brindisi di Lido di Spina. Nel 1983 si presenta nuovamente alla galleria Annunciata con venti grandi incisioni a "puntasecca"; in catalogo una nota di Alberto Cavicchi. Nell'estate dello stesso anno partecipa con Luigi Veronesi, Giovanni Cappelli e Julio Paz alla mostra" Grafica oggi-Quattro proposte di ricerca" presentata al Festival Provinciale dell'Unità di Milano con note in catalogo di Alberto Cavicchi. Lo stesso critico presenta nel settembre successivo la mostra del "Gruppo Aleph" alla Galleria Massari I del Palazzo dei Diamanti di Ferrara e al Teatru Kalambur a Wrroclaw in Polonia.Nel catalogo Bolaffi della grafica 1983 Togo viene segnalato dai critici Giorgio Seveso e Sebastiano Grasso.1985 - Due sue opere sono riprodotte nella "Storia dell'Incisione Moderna" di Paolo Bellini, edita da Minerva Italica. 1986 - Espone presso la Galleria Mosaico di Messina, alla galleria Bonaparte presentato in catalago da Luciano Caramel e alla Villa Comunale di Trezzo sull'Adda con un testo critico di Romano Leoni; esegue un murale, "Il ritorno dell'emigrante", a Limina (Messina). 1988 - E' invitato alla mostra "Theotokos" a Tindari, curata da Giovanni Bonanno.E’ di quest’anno una sua esposizione di grafica presso il Comune di Senigallia. Vince il Primo Premio per il disegno a Nova Milanese 1989 – E’ pubblicato il volume di Vincenzo Palumbo per le Edizioni D’Anna, "Poesia degli uomini senza miti" che riproduce, tra gli altri, un disegno di Togo eseguito per l’occasione e riprende l’articolo del 1961 "Celi e Togo, felice avvio di due giovani artisti".Nello stesso anno l'Amministrazione Provinciale di Messina organizza al Teatro Vittorio Emanuele, una sua mostra antologica curata da Lucio Barbera. Sono esposti 60 oli realizzati a partire dal 1962 e 30 incisioni; nel catalogo delle Edizioni Mazzotta sono pubblicati testi di Luciano Caramel, Lucio Barbera e Paolo Bellini; Sergio Palumbo è autore del video "Togo arte per arte". 1991 - Otto sue incisioni, con un testo di Lucio Barbera (Togo, il segno e il sogno), vengono pubblicate su "Arte fantastica e incisione" delle Edizioni Giorgio Mondadori, a cura di Paolo Bellini; partecipa ad "Autoritratto d'artista", mostra curata da Giorgio Seveso su un'idea di Giovanni Billari. E’ invitato da Renzo Bertoni alla Rassegna "Sicilia mito e realtà" al Museo Pepoli di Trapani.1992 - Espone ancora alla Galleria Bonaparte presentato in catalogo da Tommaso Trini. 1993 - E' ospitato con oli ed incisioni nelle sale dell'Università Bocconi di Milano (nel catalogo delle Edizioni Torcular, un testo di Tommaso Trini) e alla Galleria Quasar a Monticelli d'Ongina; partecipa al Premio Suzzara. 1994 - E' invitato da Lucio Barbera, curatore della mostra "Artisti al Museo", per il Rotary Club, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina. 1995 - Espone una serie di incisioni allo Studio d' Arte Grafica di Milano con una testimonianza in catalogo di Vincenzo Consolo, alla Galleria Nuvola Nera di Santa Croce sull' Arno e alla Galleria Radice di Lissone con un testo di Francesco Poli, alla terza Biennale di grafica di Castelleone e al Centro dell'Incisione di Milano "Vent'anni dopo". 1996 - L'Ente Mostra di Pittura "Città di Marsala" allestisce una sua personale presentata da Giuseppe Quatriglio. E' invitato alla Biennale dell'Incisione Alberto Martini di Oderzo e al Premio Biella. Espone a Messina alla Galleria Il Sagittario con un testo in catalogo di Lucio Barbera e a Milano alla Galleria Il Torchio; invitato da Renato Valerio dipinge, a Casoli, il murale "Il ritorno".1997 - La Galleria Meceden di Milazzo presenta una sua esposizione con in catalogo un testo di Mariateresa Prestigiacomo; espone a Patti presso le sale dell'Ente Provinciale del Turismo e a Mantova alla Arianna Sartori Arte, partecipa alla seconda Rassegna dell'Incisione "Bianco e nero" di Modica. 1998 - Nei mesi di marzo e aprile tiene un corso di incisione per l'Ente Mostra di Pittura Città di Marsala presso i magnifici ambienti dell'Ex Convento del Carmine. Espone 50 incisioni a Milano al Centro dell'Incisione Alzaia Naviglio Grande. E' presente a Palazzo Sarcinelli di Conegliano per le donazioni del nuovo museo. Partecipa in aprile, con 4 opere a "L'Isola dipinta", mostra a cura di Aldo Gerbino al Vittoriale, a Roma, e in settembre a "La Sicilia è un Arcipelago", a cura di Lucio Barbera, mostra ospitata all'Acquario di Roma poi a New York, Palermo e Messina e al primo Salone dei pittori siciliani contemporanei a Palermo; espone alla Galleria Brezia di Cosenza. 1999 - In aprile gli è assegnato il Premio Nazionale di Pittura Santhià. In ottobre a Palermo espone 10 incisioni assieme ad Attardi e Gambino presso la Galleria Studio 72 (la mostra è curata da Aldo Gerbino), a Milano 25 incisioni presso la libreria dell'Angolo (la mostra è curata da Gianni Pre) e a Messina presso l'Associazione Motonautica Peloritana " Il mare e i suoi colori", mostra curata da Lucio Barbera; partecipa a "Cyperus Papyrus, Aspetti dell'Incisione Italiana", curata da Renzo Margonari. Nel novembre dello stesso anno è invitato a Bruxelles negli ambienti del Parlamento Europeo con 20 pitture recenti; partecipa alle Rassegne d'Incisione "L' Arte e il Torchio" a Cremona, al Museo Civico Ala Ponsone, nel 1999, 2003 e 2007. 2000 - In aprile, a Roma, gli viene assegnato il premio Antonello da Messina per le Arti Figurative. Viene eletto membro del Consiglio Direttivo della Permanente di Milano, incarico che ha mantenuto fino al 2006, e nel 2002, dallo stesso Ente gli viene affidata l'organizzazione della VIII Triennale Nazionale dell'Incisione assieme a Enrico Della Torre e Walter Valentini. E' invitato al 3° Premio Casoli, edizione dedicata alla grafica. Esegue una incisione originale per la traduzione di Vincenzo Palumbo del "Soliloquio d’un Fauno" di Mallarmè, pubblicata in volume, con una prefazione di Mario Luzi, per le Edizioni ETS di Pisa e presentata a Bruxelles, Milano e Messina.2001 - E' invitato a "Il canto del mare" Rassegna curata da Giovanni Bonanno a Mazara del Vallo; espone una serie di incisioni alla galleria Rosaspina. 2002 - Espone al Centro dell'Incisione di Milano assieme a Tano Santoro e Tono Zancanaro, presentato in catalogo da Sergio Spadaro; partecipa a "Arte a Milano oggi nella collezione del Museo della Permanente", a Urbino, Casa di Raffaello e a Vigevano, Castello Sforzesco. 2003 - Il suo lavoro appare nella cartella "Cento artisti per un museo" alla Galleria La Regina di Quadri di Modica. La cartella è stata esposta nel 2005 al Centro dell'Incisione di Milano, a Chieri, Bad Seben (Germania) e Berlino. Dal 1999 al 2004 è stato titolare della cattedra di Incisione presso l'Accademia di Belle Arti "Aldo Galli" di Como. Dallo stesso anno e fino al 2005 ha avuto un contratto col gruppo editoriale Telemarket che ha proposto per televisione, in esclusiva, la sua opera pittorica.2004 - Espone in collettiva alla Brambati Arte di Vaprio d'Adda, in catalogo un testo di Ivan Croce. Pubblica, con la Est Ticino di Turbigo (Mi), una cartella di sei incisioni con testi di Terenzio Baronchelli e Pinuccio Castoldi. 2006 - Espone con Enrico Della Torre e Ugo Maffi alla Brambati Arte: la mostra è curata da Ivan Croce; è invitato alla IV Biennale dell'Incisione Contemporanea "Città di Campobasso", a Piraino nella mostra "La donna e il mare" curata da Giovanni Bonanno, alla Permanente di Milano nella rassegna "Ventipiùcento"; per le edizioni Avatara è pubblicato un catalogo "Togo opere recenti" con un testo critico di Angela Manganaro e una poesia di Guido Oldani. 2007 - Con Giancarlo Colli, Gioxe De Micheli, Ugo Sanguineti e Alberto Venditti pubblica, con la Est Ticino, una cartella di incisioni curata da Terenzio Baronchelli, con un testo critico di Giorgio Seveso; assieme a Michele Cannaò e Tano Santoro, per le Edizioni AvatarA, è presente nella cartella d'incisioni" Per Amore" corredata da un testo di Angela Manganaro e tre poesie inedite di Juan Gelman, Franco Loi e Guido Oldani. Partecipa a Mantova alla rassegna "La vite, l'uva e il vino nell'Arte contemporanea" alla Galleria Arianna Sartori. Presenta trenta incisioni alla Orientalesicula 7 punto arte di Messina. A Ficarra (Me) è presente con quattro opere alla rassegna "Magnificat" organizzata da Giovanni Bonanno. Espone a Villa Genovesi, S. Alessio (Me), presentato in catalogo da Giovanna Giordano. Nei mesi di novembre e dicembre presenta, assieme ad Alvaro, "Conversazioni" opere recenti, alla Permanente di Milano. La curatela della mostra e il testo critico in catalogo sono di Angela Manganaro.2008 - E' invitato ad esporre una serie di opere recenti alla Galleria d'Arte Moderna "Tono Zancanaro" a Capo d'Orlando 2009 - Espone assieme a Michele Cannaò, Tano Santoro e Alberto Venditti, una serie di incisioni alla Biblioteca Comunale Cassina Anna di Milano e alla Fondazione Granata-Braghieri di Imbersago (Lecco). Le due mostre sono curate da Angela Manganaro su progetto di Giulio Crisanti. E’ invitato,con cinque opere, alla mostra di pittura e scultura “Astratta/Informale” di Gravedona. Partecipa al progetto di Vittorio Ferri “Domino” assieme a Sonja Aeschlimann, Alvaro, Michele Cannaò, Ignazio Moncada, Sara Montani, Augusto Sciacca, Susan Post. Durante il “VI Convegno di Primavera” dell’Ordine dei medici, al Teatro Vittorio Emanuele, a Messina, riceve una targa quale riconoscimento al suo lavoro d’artista. All'interno di un progetto della Provincia Regionale di Messina è invitato a esporre, in una mostra personale, opere di pittura e incisioni a Taormina nelle sale della "Fondazione Mazzullo" nel Palazzo dei Duchi di S. Stefano. In catalogo una presentazione di Lucio Barbera.2010 - Espone alla Galleria San Carlo di Milano la sua ultima produzione in una personale dal titolo "Forme pure di colore", presentata in catalogo da Francesco Poli. Per l'Associazione "Roberto Boccafogli " con Sara Montani è docente e responsabile del laboratorio "La Stamperia" de "La Fabbrica del Talento", centro di attività espressive e socializzanti a Milano.
da www.togopittore.net
Notizie biografiche:
Fernando Farulli, nato nel 1923, e' stato titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti e esordisce con una sua personale a Milano nel 1950. Nel primo dopoguerra partecipa ai movimenti -Arte Oggi- di Firenze -Il pro e il contro- di Roma. A Roma esordisce con una personale nel 1963, lo stesso anno della sua consacrazione fiorentina alla Strozzina, grazie all'appassionata opera di Carlo Ludovico Ragghianti e Renzo Federici, che diventano suoi grandi sostenitori. Fra il 1961 e il 1966 propone tre sue mostre alla Manhattan Gallery di Pasadena e nel 1965 entra nella scuderia de -Il Bisonte- con le sue opere di grafica, proposte in una mostra a Piombino del 1965. Inizia in questo periodo anche il suo lavoro di scenografo, con installazioni per opere al Maggio Musicale Fiorentino (per Il volo di notte di Luigi Dallapiccola nel 1964) e per la Deutsch Oper di Berlino (Ulisse, sempre di Dallapiccola, nel 1968). A Berlino propone due importanti personali nel 1970 e nel 1972 e ritorna nella fondamentale collettiva del 1974 Italienische Realisten. Espone anche a Roma (1974), Prato (1976), Certaldo (1977), Bruxelles (1978), Milano (1980, al Palazzo della Permanente), Castiglioncello (1988), Hamamatsu in Giappone (1989), Firenze (1992), Milano (1992), Firenze (1993), Piombino (1993). Dopo un esordio novecentista nel secondo dopoguerra, prese parte alla fondazione del gruppo “Arte d'Oggi”. Verso la fine degli anni Cinquanta, fondò con U. Attardi, E. Calabria, A. Gianquinto e i critici D. Morosini, D. Micacchi e A. del Guercio, il gruppo “Il pro e il contro”. Fino agli anni Settanta la ricerca pittorica di Farulli è stata caratterizzata da una figurazione neorealista dai drammatici toni cromatici (Piombino: spazio per un'autobiografia, 1963), mentre forme stemperate sino all'evanescenza onirica distinguono la successiva produzione dell'artista (La mia palma d'inverno e La mia palma di mezza stagione, ambedue del 1988). Importanti mostre antologiche si sono svolte a Prato (1963) e a Firenze (1986). Muore nel 1997.
Notizie biografiche:
Elisabeth Chaplin (Fontainebleau, 17 ottobre 1890 – Firenze, 28 gennaio 1982)
Nipote di Charles Chaplin e figlia della scultrice e poetessa Marguerite Bavier-Chaufour, visse a lungo in Italia, fin da bambina, in Piemonte, in Liguria e poi, dal 1904-1906 circa, a Firenze, dove frequentò gli studi di alcuni grandi maestri attivi in città, tra cui Francesco Gioli e l'anziano Giovanni Fattori. Come prevedeva la didattica artistica dell'epoca, fece numerose copie di dipinti degli antichi maestri della Galleria degli Uffizi, anche se le prime opere di quegli anni, come il Ritratto di famiglia in esterno, Les enfants au soleil e l'Autoritratto con ombrello verde mostrano suggestioni legate al tardo-impressionismo, come quello di Auguste Renoir e Mary Cassat
Verso il 1910 si dedicò a tele di grande formato, con una veloce maturazione del proprio stile, verso forme più sintetiche e costruzioni basate su grandi campiture di colore, in linea con quanto avveniva in Francia con Pierre Bonnard e Félix Vallotton. Nel 1910 ricevette, con il Ritratto di famiglia, la medaglia d'oro dalla Società Fiorentina di Belle Arti. Seguirono alcune importanti esposizioni: nel 1912 alla Promotrice Fiorentina, nel 1913 alla Secessione romana, nel 1914 alla Biennale di Venezia.
Nel 1916 si trasferì a Roma con tutta la famiglia, dove conobbe il direttore di Villa Medici Albert Besnard e André Gide. Mentre il suo successo si andava consolidando, il suo stile si avvicinò alle ricerche nabis, in particolare di Maurice Denis, esponendo di nuovo alla Biennale veneziana nel 1920 e al Salon di Parigi, riscuotendo importanti consensi che la portarono ad esporvi regolarmente da quell'anno.
Nel 1922 lasciò Roma e dagli anni trenta, fino alla fine della seconda guerra mondiale, visse a Parigi, dove ottenne importanti commissioni pubbliche per la realizzazione di grandi murali nelle chiese Notre-Dame-du Salut e Saint-Esprit. Nel 1937 ricevette la medaglia d'oro all'Exposition Internationale di Parigi e nel 1938 la Legione d'Onore.
Negli anni successivi sviluppò uno stile più decorativo, con superfici ingigantite e riempite di figure, colori smaltati e massicci inserti floreali. Accanto a queste opere di grande formato continuò sempre a produrre anche opere da cavalletto, spesso dedicate a soggetti tratti dalla vita quotidiana e familiare.
Finita la guerra si stabilì definitivamente a villa Il Treppiede a San Domenico di Fiesole, venendo celebrata da numerose mostre personali a Firenze, tra cui una grande antologica a Palazzo Strozzi (1946), all'Accademia delle Arti del Disegno (1956), all'Institut Français (1965) e alla Galleria Michelucci (1972).
Tra i musei che espongono opere dell'artista figurano la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, e la Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti a Firenze.
Notizie biografiche:
Daniele Falanga è nato nel 1974 a Messina, dove vive. Attualmente è rappresentato dalla galleria d'arte contemporanea PARTHENIA ART di Partinico (PA).
Travalicando l'iperbole tecnico stilistica, suo patrimonio certo, Falanga penetra in modo nturale la sfera concettuale del fare arte ed affronta il labirinto della creatività sfidandone le insidie tese dal banale Minotauro. Rifugge la mera rappresentatività del vero che massifica la media, giustapponendo i valori della sua cultura intellettuale in un gioco di tessere che, una volta ricomposte, svelano il suo pensiero...(Nico Parziale)
Recensito su testi autorevoli e riviste del settore quali" l'Elite, Euroarte, Peloro 2000, Albo d'oro degli artisti contemporanei, avanguardie artistiche, Poseidone, etc." Sue opere sono entrate a far parte di importanti collezioni pubbliche, sia in Italia che all'estero.
nel 2005 viene pubblicata la sua monografia intitolata "Falanga, Tra Metefisica e Popart". Molti i premi ed i riconoscimenti assegnatigli dalla critica (tra i più recenti il ROYAL GENERAL CERTIFICATE OF ART Hans Cristian Andersen - Premio ANTONELLO DA MESSINA - nobel dell'arte - nomina di Accademico dei Dioscuri - nomina di Accademico internazionale Greci-Marino ed Accademico del Verbano.
Intensa attività espositiva personale e collettiva in Italia ed all'estero, tra cui Cosenza, Lecce, Lecco, Messina, Milano, MOnza, Palermo, quindi in Australia, Francia, Montecarlo, Danimarca, Giappone, Usa.
da www.albopittoriitaliani-ast.it
Notizie biografiche:
Genova 1904
Nel 1975 esponeva in permanenza alla Galleria La Contemporanea di Genova.
Notizie biografiche:
Maria Murgia nasce a Ossi, vicino a Sassari, nel 1935. Proviene da una famiglia discendente dalla baronia sarda; il padre Salvatore Murgia è un produttore di vini e la madre Gesuina, donna dinamica e intelligente, immagine solida e profonda di storico matriarcato sardo, avrà un ruolo essenziale nella formazione culturale e nelle scelte più importanti dell'artista.
Maria Murgia, poco più che ragazzina, a Sassari alla Galleria "Il Cancello", ha occasione di conoscere l'artista Aligi Sassu che, viste le prime opere della giovane, la incoraggia a proseguire gli studi artistici. Con Sassu ci furono altri incontri e, in particolare molti anni dopo, a Thiesi nel 1989, in occasione dell'inaugurazione di un museo in cui è esposto uno dei primi murales del Maestro che, in seguito, visitando una mostra della Murgia, oltre a complimentarsi per la carriera, la definì "la pittrice del colore" e, profeticamente, artista del 2000.
Nel 1957 si sposa con Giovanni Fancellu anch'egli di Ossi e si trasferisce a Venezia, città dove ha vissuto dieci anni, frequentandone gli ambienti artistici e seguendo le lezioni di Virgilio Guidi, molto significative per il suo percorso di formazione. Un episodio degli anni veneziani, bizzarro ma rivelativo del temperamento dell'artista, è quando, durante una edizione del Festival del cinema, viene notata fra il pubblico da Carlo Ponti e Dino De Laurentiis e invitata a partecipare ad un film: la Murgia declina serenamente l'invito, sostenendo che era l'arte la sua unica aspirazione.
Per quattro anni torna a vivere in Sardegna, a Cagliari e nell'isola della Maddalena. In quel periodo studia presso l'Istituto d'Arte di Sassari. Dal 1974 risiede nella città della Spezia e sino alla fine degli anni '70 intraprende l'insegnamento scolastico, come direttrice di una scuola materna. Proprio in questi anni inizia con passione e convinzione la carriera artistica. La prima esposizione personale l'8 novembre 1975, presso lo "Studio 13" diretto da Andrea Occhipinti. Curatore della mostra e primo critico d'arte della Murgia era, in quell'occasione, il professor Nicola Rilli, importante per i suoi studi storici sugli etruschi e per un'opera reinterpretativa della figura di Pinocchio. Una tela della Murgia fa parte della collezione dedicata a Pinocchio e donata da Rilli al comune di Collodi. Nel 1975 ricordiamo l'incontro nello studio dell'artista Pietro Annigoni insieme a Nicola Rilli.
Nel 1976 espone alla galleria "Sagittarius" di Terni e, in quel periodo, realizza molte mostre in Umbria, riscuotendo un grande successo fra i collezionisti. Si ricorda, negli stessi anni, la frequentazione di vari artisti, fra i quali Manuel Campus e la partecipazione a manifestazioni artistiche a Spoleto durante il Festival dei Due Mondi; l'incontro nel 1977, in occasione di una personale a Terni, col grande artista Renato Guttuso, che tanto ammirò i colori delle opere della Murgia e, in consonanza con l'artista, commentò la particolare ricchezza e il fulgore dei talenti artistici nelle isole italiane.
Altra data importante è il 1981, anno in cui apre a Porto Cervo, per il periodo estivo, lo "Studio d'arte Maria Murgia", attivo sino agli inizi degli anni Novanta. La Murgia vanta il titolo ufficiale di pittrice della Costa Smeralda; le sue opere entrano a far parte di collezioni di importanti peronalità. E' presente come ospite del Principe Aga Khan alle premiazioni e alle manifestazioni dello Yacht Club Costa Smeralda. Ricordiamo, nel 1983, l'nvito speciale ad un concerto di Maria Carta presso l'hotel Cala di Volpe: entrambe, nel canto e nella pittura, portavoce dell'arte in Sardegna.
Nel 1985 arreda con le sue opere una delle due sale ufficiali della nave "Zeffiro" della Marina Militare Italiana, insieme all'artista Remo Squillantini. Nel 1987 apre alla Spezia, con la direzione della figlia Giusy, la galleria d'arte "Athena" con sede anche a Lerici. Successivamente nasce la galleria "Punto Arte", diretta dal figlio Marco.
Dagli anni Ottanta la Murgia partecipa a numerose fiere in Italia e all'estero e la sua intensa attività prosegue non disdegnando mai di misurarsi con il panorama artistico generale e aprendosi alla sperimentazione di nuovi mezzi e nuove tecniche espressive, che l'hanno portata oggi ad essere, nell'arte digitale, una delle artiste italiane più all'avanguardia. Inoltre, vanta durante tutto il suo percorso artistico, l'esperienza di consulente di giovani artisti che, seguiti da importanti critici d'arte quali Giorgio Segato, Pierre Restany, Tommaso Paloscia, ecc. si sono, in seguito, affermati nel mondo dell'arte.
18 ottobre 2010 segna la prima trasmissione sull'emittente televisiva Telemarket, con la presentazione al pubblico delle opere digitali e tradizionali; da allora si sono susseguite numerose trasmissioni e speciali sull'opera di Maria Murgia.
Nel 2012 da un incontro con il Sindaco della città natale di Ossi, il Prof. Pasquale Lubinu, nasce l'intesa per la realizzazione, tramite una donazione, di una Pinacoteca dedicata alle opere della Murgia che vanno dai primi anni '70 ad oggi.
Il 20 luglio 2014 scompare dopo 57 anni di matrimonio il marito Giovanni, indiscusso promotore dell'attivita artistica della moglie, al quale dedicherà il Museo Maria Murgia a Ossi che sarà inaugurato nella primavera del 2015. Nell'occasione verrà concessa all'artista la cittadinanza onoraria.
Il 25 gennaio 2015 Maria Murgia partecipa in diretta presso gli studi televisivi della Meeting Arte di Vercelli alla presentazione della Mostra/Asta di 30 fotomosaici.
da: www.mariamurgia.it
Notizie biografiche:
Nato a Montalcino (Si) nel 1943, ha lavorato a Firenze e all'estero.
Pittore, scultore, incisore, mosaicista, scenografo, ha studiato alla Scuola d’Arte di Roma dove ha avuto come maestro per l’affresco Alberto Ziveri ed ha tenuto mostre in Via Margutta. Successivamente ha avuto lo studio a Bruxelles ed ha allestito mostre personali e collettive.
Negli anni Sessanta è stato in Africa ad insegnare. Poi è tornato in Italia ed ha continuato un’intensa attività pittorica ed espositiva in vari paesi europei, soprattutto in Germania.
La solarità del paesaggio, la suggestione espressiva di certe vedute, la precisione descrittiva e l’intensità della resa psicologica nella figura e nel ritratto, connotano il suo linguaggio.
E' scomparso a Firenze il 28 luglio 2009.
Gabriella Gentilini
Dal catalogo della mostra (aggiornato) “PICCOLO FORMATO" a cura di GABRIELLA GENTILINI FIRENZEART GALLERY, Firenze, dicembre 2000 - gennaio 2001.
Opere di Luigi Pignataro si trovano in collezioni private e pubbliche in varie parti d’Europa e negli Stati Uniti.
In permanenza presso Firenzeart Gallery Via della Fonderia, 42r - Firenze - staff@firenzeart.it
e su www.firenzeart.it
Recensioni
Assai ampia è la scelta iconografica del maestro, che spazia su ogni aspetto della realtà. Il tema del paesaggio è particolarmente sentito ed interpretato con una sensibilità dinamica e solare che talvolta incontra l’immediatezza di una gestualità molto vicina all’espressionismo toscano, arricchito da un cromatismo vivido, intriso di luce.
La predilezione per il colore si rivela anche nelle nature morte e nel floreale, insieme alla piena adesione al vero, la stessa che troviamo nella figura. Pignataro infatti, è un grande disegnatore dal tratto potente e sicuro. Interprete attento e appassionato della realtà, applica il suo esercizio sincero e irrinunciabile alla quotidianità vissuta.
Si affaccia in punta di piedi sull’universo femminile realizzando splendidi nudi e ritratti che si avvalgono dell’intensità del carboncino o del calore della sanguigna per renderci partecipi di una bellezza non solo esteriore, ma soprattutto di un’indagine profonda dell’intimità, degli stati d’animo, dei sentimenti, che l’artista riesce a far affiorare con delicata sapienza.
Lo sguardo puntuale e partecipe si posa sugli animali domestici, sulle cose care, oppure è attratto dal mondo del circo e sotto la maschera del clown sa farci sentire il cuore che batte, nella sua figura goffa che nasconde la timidezza, nella sua forza ruvida che cela un carattere mite, nel suo malinconico sorriso, sa cogliere la genuina poesia, metafora della vita.
Gabriella Gentilini
da: www.firenzeart.it
Notizie biografiche:
Livornese, classe 1930. Figlio dello scultore Cesare che lo educò fin dalla fanciullezza all'amore per le arti figurative. Dagli anni '50 ha tenuto più di 100 personali, piaciute al pubblico ed alla critica.
Ha partecipato a tante collettive, conseguendo riconoscimenti e premi. Molte sue opere sono in numerose raccolte private in Italia e nel mondo
Grande sincero, Tarrini si reca sul vero e ferma sulla tela le proprie emozioni senza ricorrere a malizie, tutto inconsapevolmente intento a cogliere i valori lirici della visione. Ricerca effetti luministici e cromatici; tratta, accanto al prediletto e predominante paesaggio, la marina, la natura morta ed i fiori. Dipinge con una immediatezza ed una freschezza che impressionano. Dipinge ciò che vede e ciò che sente e non è difficile, negli ultimi lavori, avvertire e presagire il suo orientamento sempre più verso il sentire che il vedere, ognor liberandosi progressivamente della costrizione visiva che lusingherebbe, con il culto dei particolari, la sua solida conoscenza del disegno e della composizione.
(Luigi Servolini)
La pittura di Tarrini è di genuina tradizione, libera e sincera, aperta al bello che la natura gli presenta sotto i più diversi aspetti. (Furio Bartorelli)
Hanno scritto di lui:
Egidio Innocenti, Domenico Mennitti, Piero Semeraro, Mario Bandinelli, Luigi Bernardi, Italo Fabbrocino, Anna Maria Bianco, Giulio Lenzi, Ivan Piocich, Iole Simeoni Zanollo, Gianluigi Verzellese, Loriano Domenici, Italo Carlo Sesti, Giancarlo Caldini, Carlo Segala, Giorgio Falossi, Fosco Monti, Luciano Bonetti, Giuliana Matthieu, Arturo Molinari.
I critici moderni possono affiancarsi ad un pittore come Tarrini per l'onestà della sua tematica, per la spontaneità della sua pittura pacata, intessuta sul filo di una tenace e quasi avida dedizione al mestiere. (Iolanda Pietrobelli).
Grande sincero, Tarrini si reca sul vero e ferma sulla tela le proprie emozioni senza ricorrere a malizie, tutto inconsapevolmente intento a cogliere i valori lirici della visione. (Luigi Servolini)
Leonardo Tarrini pittore chiaro e pulito che consegue con sicurezza effetti cromatici nitidi e luminosi che testimoniano la calda e solare personalità dell'artista. Una personalità che a nostro avviso stabilisce un rapporto diretto con la natura circostante di cuis embra intuire il linguaggio segreto e che rappresenta per l'artista l'unica fonte di vera ispirazione... (Italo Carlo Sesti)
da: http://web.tiscali.it/giquattro/tarrini_critica.html
Notizie biografiche:
Kino Mistral nasce a Milano, dove vive i suoi primi 20 anni abitando in Corso Magenta proprio vicino alla chiesa di Santa Maria delle Grazie con il Cenacolo di Leonardo da Vinci. Si entusiasma davanti allo splendore ed all’unicità di questo capolavoro, che lascia il segno nella formazione visiva e culturale dell’artista.
Frequenta il liceo scientifico Leonardo Da Vinci; poi la facoltà di architettura. Nel contempo si dedica alla pittura e sperimenta arte cinetica e scultura. Si appassiona alle sculture etniche ed all’arte esotica, al cui studio si dedica anche nei suoi viaggi di conoscenza e approfondimento in molte parti del mondo: in centro e sud-america, nell’africa sahariana e in quella equatoriale, in medio oriente, nel sud-est asiatico, studiando le espressioni artistiche di etnie diverse.
Vive poi a New York per due anni, per conoscere anche i più nuovi e sofisticati concetti progettuali ed artistici che si stanno in quel tempo sviluppando. Qui conosce anche Andy Wharol e Bob Rauschemberg .
Tornato in Italia, si sposa a Palermo, dove rimane innamorato della gente e dei colori di Sicilia. Qui vive la maggior parte dell’anno, dividendo il resto del suo tempo tra Milano e la Toscana.
Sempre pensa all’Arte, sempre si dedica alla Pittura, ma per diversi anni passa in primo piano la professione di architetto di interni e progetta 300 tra ville, case, banche, locali pubblici, tra Milano, la Sicilia e la Toscana.
I critici d’arte riconoscono che quegli anni di esperienza al tavolo da disegno hanno molto contribuito allo sviluppo della sua personalissima pittura ed alla precisione geometrica delle accurate rifiniture dei suoi quadri.
Negli anni 90 e nei primi anni del 2000 riceve diversi premi in tutt’Italia, partecipando a numerose Manifestazioni d’Arte, tra cui:
Milano MiArt 2007-2005-2004
Catania Arte Fiera 2006-2005
Bologna Arte 2005-2004
Bari Expo Arte 2005
Roma RipArte 2004
Parma Museum ParmaInArte 2000
Reggio Emilia –Reggio In Arte 2000
Argentario (Toscana) Galleria Corso Umberto
Argentario Premio Argentario (1°premio)
Palermo Artem Galleria 2004/2005
Etruria Arte 1994 (5°premioPittura)
Parma Arte Europa 2000
Mirandola – Artemania 2003
Reggio Emilia Immagina dic. 2000
Catania - Galleria del Viale Ionio (Calcagno) 2004
Sue Opere sono state acquisite anche all’estero, come :
Washington D.C. USA (Mr.Fiocco – Italian Embassy in Usa)
Madrid (Agenzia Registi – Sr. Japino)
Londra (Mr. Mead – Consulate)
Lisbona (Italian Embassy)
Bruxelles (TourBastion PlaceChamp-de-Mars)ecc.
da: http://www.artmajeur.com/it/artist/kinomistral/artist/kino-mistral/3998/biography
GIUSEPPE MAZZON (Treviso, 1912, Bagno a Ripoli, Fi, 1997).
Dopo un’infanzia segnata dall’orfanotrofio e dalla guerra, dove fu fatto prigioniero, trascorse una lunga stagione in Algeria, poi con gli Alleati si trasferì in Francia ed aprì uno studio a Parigi, dove subì l’influsso dell’Impressionismo. Tornato in Italia si stabilì a Firenze e poi a Bagno a Ripoli (Fi). Si dedicò alla pittura en plein air che praticava anche insieme a colleghi ed allievi. Interessato ad ogni genere d’arte, era appassionato di archeologia, in particolare degli Etruschi, ma fu attratto anche dal mondo medievale e dal sacro. La sua cultura si è nutrita della pittura ottocentesca, soprattutto veneta e macchiaiola, studiata molto da autodidatta.
L’amore profondo per la natura si evidenzia nei suoi paesaggi, rigorosamente dal vero, sottolineati sempre da una commossa intonazione poetica. La sobrietà della composizione, la ricchezza cromatica e i valori della luce, sono gli elementi che si apprezzano imediatamente nelle sue opere.
Sempre fedele alla pittura dal vero, ha formato artisti oggi affermati. Uno dei suoi allievi prediletti è stato Graziano Marsili.
L'Associazione a lui intitolata, composta da amici ed allievi, organizza periodicamente mostre dedicate al Maestro.
GABRIELLA GENTILINI da www.firenzeart.it
Bruno Saperi è nato a Messina nel 1933.
Poiché non tiene alcuna documentazione della sua attività, né della sua produzione il reperimento delle opere e l’elenco delle mostre a cui ha partecipato non sarà esaustivo.L’autore
Bruno Saperi è nato a Messina nel 1933.
Poiché non tiene alcuna documentazione della sua attività, né della sua produzione il reperimento delle opere e l’elenco delle mostre a cui ha partecipato non sarà esaustivo.
La sua prima presenza espositiva è in una collettiva di pittura estemporanea a Messina nel ‘64, nella quale consegue il I premio (Coppa della Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo); e la sua prima personale viene allestita nel ‘74 nella Galleria Arte Centro di Enzo Celi; a questa ne seguono altre due (Galleria Agatirio di Capo d’Orlando nel ‘75 e Galleria Arte Oggi, Messina 1978). Consegue nel ‘79 il Premio Tavolozza d’Oro del Fondaco e nell’83 altro I Premio in una collettiva della Galleria messinese La Loggia, che nello stesso anno gli organizza una personale di autoritratti.
Una grande antologica gli viene allestita nell’84 al Circolo della Stampa di Messina e una personale a due (insieme con Carlo Giorgianni) nel giugno dell’87, nell’Aula Magna dell’Università di Messina. Segue un’altra personale nell’88 alla Galleria messinese L’airone e una a Milano, nell’89, nella galleria Nuovo Aleph.
Nell’agosto del 2006 partecipa alla mostra collettiva di artisti messinesi I pupi siciliani fra fantasia e colori allestita al Monte di Pietà, nel novembre dello stesso anno espone presso l’ex Hotel San Rizzo sui Monti Peloritani. Nel novembre del 2007 ancora a Messina viene allestita una sua personale a L'isola. Nel novembre del 2008, espone nella Collettiva Gli intellettuali del '900 al Salone degli Specchi della Provincia di Messina.
Nel febbraio 2009 l’associazione Il Cantiere dell’InCanto di Messina allestisce nella sua sede la personale Spazi d’inchiostro.
Nel novembre 2009 espone nella Galleria Orientale sicula - 7 punto arte di Messina
Nel luglio 2010 ancora una personale allestita dall’associazione Culturale Maremare di Messina
A dicembre del 2010 sarà uno dei 100 Pittori a Taormina 2010 L’arte internazionale a Taormina promossa dall’associazione culturale Art Promotion presso il Palazzo Duchi di Santo Stefano.
(Lucca 1926) Prima mostra personale inaugurata a Prato nel 1962 presso la Galleria d'arte Falsetti,cui sono seguite numerosissime altre nelle principali città italiane e estere, tra le quali: Firenze, Roma, Bologna, Pisa, Chicago nel 1965, Verona, Milano (più volte), Genova, Trento, Bolzano, Mantova, Bergamo, Catania, Bari, Parma, Rovigo, Lugano nel 1976, Grosseto, Prato, Ferrara, Sesto San Giovanni, Viareggio, Pistoia, La Spezia, Lucca, Monaco nel 1995, Empoli, Udine ecc. La mostra più importante, che ha richiamato migliaia di visitatori, é quella dell''Inferno' di Dante Alighieri, rappresentata per la prima volta ad olio su tela in una serie di 34 dipinti (della misura di m. 2,00x1,60 ciascuno) ed esposta a cura del Comune di Lucca nella chiesa monumentale San Cristoforo dal 1 maggio al 5 ottobre 1980, risulta la più colossale opera ad olio su tela dipinta in Europa in questo secolo, perché le sue tele totalizzano ben 108 metri quadrati. La stessa mostra é stata presentata nel 1982 a Pontedera; nel 1984 a Latisana e a Udine; nel 1986 a Milano nei chiostri del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci, presentata da Francesco Ogliari, nell'occasione fu consegnato al Maestro Rontani l'Ambrogino d'argento del Comune di Milano; nel 1996 a Baveno e nel 1998 a Lugano. In considerazione dei particolari meriti per la sua attività in favore della cultura e dell'arte, nel 1988 gli é stata conferita,su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, l’onoreficenza di Cavaliere della Repubblica.Considerevoli sono, inoltre, altre opere tra le quali una grande tela posta sull'altare della chiesa di San Lazzaro a San Concordio di Lucca, rappresentante il ritorno alla vita del Santo, e un dipinto dal titolo 'Lasciate che i pargoli vengano a me' (m 4 x 3), donato a Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita pastorale a Lucca, avvenuta nel Settembre 1989. Notevole, infine, il ciclo di opere che lo hanno impegnato per due anni, raccolte sotto il titolo 'Memorie di Carnevale', presentato a Viareggio (1992) al Palazzo dei Congressi 'Principe di Piemonte', per il Carnevale europeo della FECC, Fondazione Europea Città del Carnevale (a cura della Fondazione Carnevale di Viareggio). Queste le tracce non indifferenti del lungo cammino artistico di Gianfranco Rontani, pittore che può passare con maestria dal 'Sacro al profano' e per il quale insigni personalità della Cultura affermano il suo inserimento fra i 'grandi' della pittura italiana contemporanea, collocandolo tra le pagine ancora aperte della storia artistica del nostro Paese. Di lui hanno scritto autorevoli giornalisti, pittori e critici d'arte su giornali, Cataloghi e monografie. Durante la sua lunga carriera artistica ha ottenuto numerosi e ambiti premi e riconoscimenti. Sue opere sono esposte in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero e in permanenza presso il Museo del Parco Portofino.
da www.danielesquaglia.it
Pittore di origine campana, nasce a Sperone (AV) nel 1943, vive e lavora dal 1969 a Catanzaro Lido.
Si diploma presso l’Istituto d’Arte di Avellino e si iscrive all’Accademia di BB. AA. Di Napoli. In questo periodo frequenta assiduamente la pinacoteca di Capodimonte rimanendo affascinato dalla pittura classica, dalle maestose nature morte del 600 e dai pittori della scuola napoletana.
Si abilita all’insegnamento di Disegno e Storia dell’Arte e Disegno nelle scuole di primo grado e ottiene, su sua richiesta, l’insegnamento nella provincia di Catanzaro, dove aveva trascorso alcuni anni della sua fanciullezza.
Frequenta per due anni i corsi liberi del nudo sotto la guida del maestro Pileggi, nella neonata Accademia di Catanzaro.
Si reca spesso, per non perdere i contatti con l’arte, in varie città d’arte, soprattutto Napoli e Firenze.
Riservato di natura e responsabile nella vita pubblica, continua a dipingere in silenzio con vera vocazione, lontano dagli ambienti che contano, in assoluto isolamento artistico, rifiutando ogni compromesso commerciale.
Si ispira ai concetti dei grandi pittori del passato, ma anche ai grandi pittori figurativi del nostro secolo.
Artista schivo, non cede alle mode, pur avendone le possibilità tecniche, resta ancorato al mondo reale.
Dipingere, con il passare degli anni, diventa sempre più una necessità vitale.
La sua ricerca è fortemente indirizzata alle conoscenze tecniche pittoriche e alla struttura compositiva del quadro, in cui cerca di conciliare una visione della realtà con un linguaggio plastico e prospettico della natura.
I suoi temi ricorrenti sono le nature morte e il paesaggio, ma non ignora il nudo e la figura.
Dopo lungo periodo di maturazione interiore, di esperienze, dietro pressioni esterne, decide di esporre i suoi lavori ed esordisce a Messina nel 1975.
Conosce durante l’esposizione, il poeta e critico d’arte Nino Ferraù che oltre ad incoraggiarlo a proseguire l’attività espositiva, gli scrive una critica, mettendo in risalto le sue doti artistiche.
Inizia così il lungo cammino artistico, con una sua ricerca personalissima che affonda le radici sempre vive nella sua terra d’origine e di adozione.
La sua opera artistica non si limita alla sola pittura, nei periodi di crisi personali, si dedica alle attività teatrali ed artistiche programmate nella scuola dove insegna, coinvolgendo un nutrito gruppo di allievi, soprattutto disagiati, ottenendo premi nazionali e un lusinghiero successo.
Si interessa di fotografia amatoriale ed è stato delegato provinciale dell’Associazione Fotografica F.I.A.F. per la provincia di Catanzaro.
Su invito, ha partecipato a rassegne nazionali e internazionali, conseguendo numerosi premi e riconoscimenti per meriti artistici.
Dal 1982 non ha più partecipato a concorsi a premi perché li ritiene inutili, poco seri e speculativi.
Negli anni settanta/ottanta collabora con la nascente galleria d’arte “L’ANGOLO” di Catanzaro Lido e successivamente, unitamente ad un appassionato d’arte, fonda e dirige per un anno il “Centro Diffusione Arti Visive La Sfera” di CZ Lido avendo l’opportunità di venire a contatto con artisti di diverse città italiane e di diverse correnti artistiche arricchendo ulteriormente il suo bagaglio artistico.
E’ membro di diverse Accademie Nazionali, di circoli a carattere sociale e culturale ed è socio fondatore dell’Associazione Culturale “GIPSOART F. JERACE” di cui è stato il primo presidente.
Alla sua attività artistica è stato dato ampio rilievo su riviste d’arte specializzate, cataloghi d’arte nazionali e internazionali, settimanali, TV private e quotidiani. Numerosi critici hanno scritto sulla la attività sua pittorica.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Enciclopedia d’Arte Contemporanea N.E. (Firenze)
Il Golia 77 (Milano)
Catalogo d’Arte Contemporanea “Art 78” E.L.A. (Milano)
Panorama d’Arte Contemporanea ed. La Bitta (Milano)
Catalogo Nazionale Bolaffi n°12 (Milano)
Guida Regionale Bolaffi degli Artisti Italiani (Milano)
Annuario Comanducci n° 5 e 6 (Milano)
Dizionario degli Artisti del XX° secolo ed. Bolaffi (Milano)
Il Quadrato 86 (Milano)
Repertorio Nazionale delle Arti Figurative S.G. (Novara)
Annuario Arte Base n°2 G.A.E. (Ancona)
Panorama d’Arte Contemporanea 79 M.E.D. (Brescia)
Pittori e Scultori Contemporanei C.I.D.A.C. (Cesena)
I Protagonisti ed. P.V. (Campobasso)
Artemercato ARCAM (Napoli)
Il Rovescio della Medaglia (Brindisi)
Arte Oggi (Cervia)
Il Pungolo Verde (Campobasso)
Catalogo d’Arte Internazionale “Novart 88” (Rieti)
L’Elite ed. n° 84-94-2000-2002 (Milano)
Nuovi Orizzonti (Napoli)
La Trivella (Avellino)
Scena Illustrata (Roma)
Calabria letteraria 1976 n°1-2-3-7-8-9 e 2002 n°7-8-9 (Catanzaro)
Eco d’Arte Moderna (Firenze)
Verso il Futuro (Avellino)
Dizionario Enciclopedico d’Arte Moderna e Contemporanea 2001- 2002- 2003-2004 Casa Editrice Alba (Ferrara)
Aspetti Storici dell’Arte Contemporanea ed.Internazionale 2003 LEADERSHIP GROUP (Roma)
Alla sua attività artistica è stato dato ampio rilievo su riviste d’Arte, cataloghi nazionali ed internazionali, settimanali,
TV private, quotidiani tra cui L’Eco di Ferrara, La Nazione, Paese Sera, L’Unità, Il Giornale di Calabria, Il Quotidiano, Il Domani, ecc. ecc.
MOSTRE PERSONALI E COLLETTIVE
1975 - Centro d’Arte “The Hoop” (Messina)
1976 - Galleria d’Arte “Mattia Preti” (Catanzaro)
1976 - Fiera Campionaria Internazionale (Messina)
1976 - Galleria d’Arte “Buca di Dante” (Firenze)
1977 - Galleria d’Arte “L’Angolo” (Catanzaro Lido)
1977 - Centro d’Arte “The Hoop” (Messina)
1977 - Galleria della Provincia “F.Jerace” (Catanzaro)
1978 - Galleria d’Arte “Mattia Preti” (Catanzaro)
1978 - Galleria d’Arte Moderna “Alba” (Ferrara)
1979 - Centro Diffusione d’Arte “Il Mosaico” (Messina)
1979 - Galleria d’Arte “L’Angolo” (Catanzaro Lido)
1979 - Bilan del’Art Contemporain (Parigi)
1979 - XIX Centenario dell’eruzione del Vesuvio (Pompei)
1979 - IV Biennale Romana “Palazzo Braschi” (Roma)
1980 - Centro Diffusione Arti Visive “La Sfera” (Catanzaro Lido)
1981 - Centro Diffusione Arti Visive “La Sfera” (Catanzaro Lido)
1982 - Galleria Circolo Ricreativo “Enel” (Catanzaro)
1982 - Galleria d’Arte “Mattia Preti” (Catanzaro)
1989 - Galleria della Provincia “F. Jerace” (Catanzaro)
1990 - Salone Hotel Palace (Catanzaro Lido)
1999 - Gipsoteca “F. Jerace” (Caatanzaro)
1999 - Galleria della Provincia "F. Jerace" (Catanzaro)
2000 - Gipsoteca “F. Jerace” (Catanzaro)
2000 - Galleria d’Arte “Mattia Preti” (Catanzaro)
2000 - Pro Loco (Cropani di CZ)
2000 - A.L.P.S. Palazzo Palmisani (Squillace di CZ)
2001 - Rassegna Pittorica “Città di Catanzaro” presso il Complesso Monumentale del San Giovanni (Catanzaro)
2001 - Villaggio Guglielmo Copanello (Stalettì di Catanzaro)
2001 - Centro Artigianale “Le Botteghe” (Catanzaro)
2001 - Pro Loco (Sersale CZ)
2002 - Sala mostre Azienda Forestale Sila Villaggio Mancuso (Taverna CZ)
2002 - Centro Artigianale “Le Botteghe” (Catanzaro)
2003 - Galleria d’Arte Moderna “Alba” (Ferrara)
2003 - Sala Mostre Azienda Forestale Sila Villaggio Mancuso (Taverna CZ)
2003 - TranviArt (Catanzaro)
Su invito ha partecipato a rassegne nazionali e internazionali, conseguendo numerosi premi e riconoscimenti per meriti artistici.
da www.oreficefrancesco.it
SELOSKI (Domenico Selo 1924-1981)
Operò per molti anni a Livorno e successivamete, in altre città italiane. Colorista spostaneo ed irruento, affrontò tutti i soggetti, soffermandosi in particolare su paesaggi notturni. Tenne esposizioni in varie città italiane ed all'estero; si ricordano Parigi, Lione, Rimini, Ancona, Forlì, Santa Margherita Ligure, Livorno, Viareggio, Pisa, Genova, Torino, Bologna, Milano ecc.. Fù accademico Tiberino, accademico dei 500, accademico degli Abruzzi, consulente artistico dell'università di Toronto (Canada). Nato a Napoli nel 1924, morì a Livorno nel 1981.
da www.korovamilk.com
Nunzio Bava (Bagaladi, 1906 – Reggio Calabria, 1994) è stato un pittore italiano, considerato il più importante pittore verista del Novecento calabrese.
Biografia
VIve l'infanzia a Bagadali e si trasferisce poi a Reggio Calabria dove frequenta l'ambiente artistico ed in particolare Umberto Marasco, un bravo decoratore che egli definì il proprio "maestro". Frequenta la scuola d'arte Mattia Preti di Reggio, collabora in questo periodo con disegni di paesaggi calabrese e figure ispirate al costume calabrese a diversi quotidiani e periodici.
Produzione artistica
Trasferitosi in Umbria dipinge un centinaio di opere di paesaggio umbro. Dipinse poi a Reggio Calabria quattro grandi composizioni d'arte sacra per la Cattedrale di Reggio Calabria, e altre nel Santuario di San Paolo, nellaChiesa del Carmine e nella Cattolica dei Greci. Dipinse inoltre bozzetti e cartoni per vetrate e mosaici per altre chiese reggine.
Ha simpatia per i macchiaioli, per la pittura luministica. Partecipa a 150 Mostre nazionali e ne allestisce di personali in diverse città. Ha ricevuto tra gli altri i seguenti premi:
-
Premio Ministero delle corporazioni - Roma, 1934
-
Esposizione Nazionale d'Arte Mediterranea - Palermo, 1946
-
IV Esposizione Nazionale di Arte Contemporanea - San Benedetto del Tronto, 1955
-
I Biennale Nazionale d'Arte Sacra di Bologna - 1954
Nunzio Bava muore nel 1994 a Reggio Calabria. Si sono occupati di lui importanti testate nazionali ed internazionali tra cui: "Comanducci" ,"Gli anni 60 dell'Arte Italiana, "la Peinture Italienne Contemporaine", "Italy Today", "l'Arte Italiana nel Mondo", "Silloges Conviviale", "Dizionario dei Maestri d'Arte", "Critica Europea", "Pittori Italiani Contemporanei", "Artisti degli anni '70", "Mercato artisti 800-900" ", " L'Elite Selezione Arte Italiana".
Nel 2006 è stata allestita una mostra retrospettiva dell'artista presso il Castello Aragonese di Reggio Calabria.
« Bava rimane soprattutto il cantore di un'epoca e di una società; i suoi spaccati di vita calabrese: barche adagiate al sole del pomeriggio, contadini intenti in una lotta atavica con una terra avara o ritratti in un momento di riposo, casolari sperduti tra gli alberi in un sottofondo di silenzio sono colti nel loro hic et nunc: isole di tempo che permangono, innalzate a dignità artistica, a testimoniare un passato perduto di cui tutti ci sentiamo un po' figli. »
(Emiliano Scappatura, da "Nunzio Bava: una vita per l'arte", mostra retrospettiva su Nunzio Bava - Castello Aragonese di Reggio Calabria, settembre 2006.)
Bibliografia
-
Ugo Campisani, Artisti calabresi, Ottocento e Novecento, pittori, scultori, storia, opere, Cosenza, Luigi Pellegrini editore, 2005, pp. 44-49.
-
Anna Foti, Due tele acquerellate del verista reggino Nunzio Bava a palazzo Piacentini in ReggioTV, 15 agosto 2013.
da Wikipedia
Maurilio Colombini infatti nasce a Piombino (Livorno) nel 1933. Dopo le elementari non ha frequentato alcuna scuola ed ha svolto innumerevoli lavori, tra i quali: il garzone di bottega, il marinaio, il carpentiere, etc. riuscendo a ritagliare comunque il tempo necessario da dedicare alla sua grande passione: la pittura.
Colombini dipinge da sempre, sin da quando eseguiva i suoi schizzi sulla carta, che serviva ad avvolgere la spesa dei clienti di suo padre spesso ricevendo rimproveri.
Usa ogni genere di materiale (olio, tempere, terre, catrame, matite, colori da carrozzeria e quanto altro), per ricavare i colori che gli servono a realizzare i suoi lavori, che dipinge su ogni piu' impensabile supporto: carta, cofani di automobili, cartoni, porte, sedie, muri e persino tele. Lui racconta spesso quanto sia sempre stato beffeggiato dai suoi compaesani, che gli davano del buono a nulla, del perditempo certamente non incoraggiandolo nella sua attività pittorica; ma lui, imperterrito, continuava a dipingere, poiche' era ed e' tuttora l'unica cosa che gli piace fare, che gli da una forte emozione.
-Colombini si ispira al paesaggio, alla natura. I fiori, ad esempio, sono quelli della tradizione; gigli e giaggioli, i malvoni che fanno ai pagliai detti anche bastoni di San Giuseppe, papaveri, margherite e girasoli. E ancora: case e storie, i pagliacci del circo, i carabinieri. A volte e' la solennità di un santuario o la cotta di un monsignore a segnalare un evento straordinario, oppure sono i cantori, allineati, con le bocche, rosse e rotonde, tutte spalancate. Carnale il rapporto con strumenti musicali, come nelle celebri violoncelliste. Ma neppure il nudo in Colombini, e' un fatto privato. Il nudo sembra piuttosto il lusso della povera gente: veloce, improvvisato, insoddisfatto, torbido e scontroso. Il nudo come peccato.- (NORI ANDREINI GALLI)
-Solo, forse, i fanciulli, nei grandi voli quotidiani della loro bianca innocenza, possono piu' di noi avvicinarsi all'anima di questi fiori comprendendone tutta la sterminata e clamorosa purezza. Forse le api e i fanciulli, ma sentite voi un ronzio d'ape nelle intuibili campagne di Colombini? lo no! Forse i fiori di Colombini non hanno zucchero, sono frutti d'una terra già fin troppo consapevole, qui capace di appagarti di bellezza, di tutta la bellezza che vuoi, ma ahime' non di amorevole dolcezza.- (GLAUCO GIUSTI)
-Sempre vario nella stesura cromatica cosi' come nella scelta dei soggetti, il lavoro di Maurilio Colombini non e' certo riconducibile ad una cristallizzata concezione estetica, sicche' gli esiti, ottenuti ora sotto il peso passionale delle idee ora in uno svolgimento lineare della rappresentazione, si situano in un contesto particolare dove l'equazione fra sentimento e dato oggettivo porta a una dimensione di totale libertà di espressione. Dipingere o plasmare e' la classica impresa filosofica per Colombini, la realizzazione cioe' del proprio essere attraverso significanze inusuali soprattutto per una originale commistione segno-materica che lo porta a soluzioni dalle sigle del tutto personali. La sua produzione e' un succedersi convulso di tematiche, di tensioni, di rappresentazioni esterne; in particolare, di individualità, laddove compaiono personaggi osservanti quasi con sofferta solidarietà o descritti in modo acuto, come allucinato, quasi a sottolineare la loro «doppiezza» psicologica e il motivo della spaccatura tra l'essere e il sembrare dell'uomo. Dai contenuti della mente la materia assume quindi una dimensione per cosi' dire morale e religiosa in una continua e assillante autoanalisi che si traduce in una successione spontanea di concentrata significanza dove il vigore sostituisce il dato descritto e dove la voce dell'artista risuona dai grovigli materici o dai coaguli ammorbiditi da un segno semplificato al massimo.- (MARINA FOSSATI)
L'arte di Maurilio Colombini e' arte della terra. E della terra conserva la drammaticità e lo spessore, l'immediatezza e la poesia.- (PAOLO LEVI)
da www.mauriliocolombini.it
Biografia
Andrea Vizzini nasce a Grotte in Sicilia il 05 Febbraio del 1949. Vive e lavora a Jesolo dal 1978. Il suo esordio, è caratterizzato da diverse partecipazioni alle mostre collettive dell'Opera Bevilacqua La Masa a Venezia. E' invitato nel 1983 ad allestire una personale al Museo Cà Pesaro di Venezia. Inoltre ha collaborato con artisti e scrittori: Al Di Meola, nel 1998 e 2000, Karl Jenkins nel 1999 a Londra e con Leonardo Sciascia nel 1991.
Studioso delle tecniche artistiche dalla fotografia alla computer art, è stato tra gli iniziatori del movimento che, tra gli anni sessanta e settanta “prima della Transavanguardia”, si è orientato verso un ritorno alla Pittura, contemporaneamente alle correnti concettuali. I suoi inizi sono caratterizzati da una pittura concettualizzata, usando la figurazione in contesti stranianti e diversificati, contribuendo con i principali esponenti del nucleo storico della Nuova Figurazione degli anni settanta alla graduale affermazione del movimento, quando il panorama dell'arte italiana era dominato da artisti quali Renzo Vespignani e Giuseppe Guerreschi. Nelle opere su tela, accompagnate da numerosi progetti riconfigura con sguardo visionario il senso del mito, della storia dell'arte e della letteratura. La storia dell'arte e la sua iconografia è stata l'elemento centrale della sua ricerca, anticipatore ante-litteram del Citazionismo, non aderì al movimento promulgato da Maurizio Calvesi ed Enrico Crispolti per proseguire il percorso fuori da schemi e raggruppamenti definizionali. Le Opere del ciclo "Interni Teoretici" 1980, "Luoghi dell'eternità" 1986, "Iconico Aniconico", 1994 caratterizzati da un impianto simbolico, hanno manifestato una visione del mondo come dicotomia di due principi opposti.
Il motivo dominante delle opere adotta sempre più la coniugazione di valenze figurative con impaginazioni informali che via via lo porteranno subito dopo il periodo delle Negazioni (1995-1998) ad assumere, nella pittura e nella scultura, un atteggiamento sempre più intimista e minimale. Dopo l'utilizzo di acrilici e collage, ha sperimentato di diversi materiali, tra i quali la terra, il ferro, la luce (serie "I luoghi dell'Immortalità" dedicata a Gino De Dominicis o "Abduzione logica" dedicata a Balthus) abbracciando nel contempo una forma quasi caravaggesca della luce, che gli ha consentito effetti di profondità spaziale e un uso dell'architettura molto particolare.
Ha integrato il suo linguaggio attraverso la produzione di sculture e la decorazione di luoghi pubblici, alcune opere si trovano nella Collezione Farnesina. Nel 2008 in occasione delle Olimpiadi in Cina, espone alla Biennale di Pechino e un'opera viene acquisita dalla Galleria Nazionale delle Belle Arti. Affascinato dall'architettura e dalle prospettive impossibili di Maurits Cornelis Escher, l'artista riesce a dare ampio spazio a questo suo interesse realizzando un grande Mostra sempre nel 2008 all'Italian Cultural Istitute di Londra sul tema dei Luoghi dell'Eternità.
Nel 2011 allestisce a Napoli, presso il Museo Castel Nuovo - Maschio Angioino, una mostra personale, presentata da Angela Tecce dal titolo Codice Perpetuo, per la prima volta il dialogo tra pittura e scultura diviene più serrato e interattivo: le forme essenziali e cromaticamente pure entrano a far parte degli ambienti dipinti e nel contempo sono presenti in tutta la loro totemicità all'interno dell'esposizione, trasformando la sala espositiva in un riflesso speculare della rappresentazione pittorica.
Critica
Achille Bonito Oliva, Luciano Caramel, Eugen Gomringer, Alberto Moravia, Pierre Restany, Klaus Honnef, Alberto Fiz, Lucio Barbera, Floriano de Santi, Enrico Crispolti, Luigi Carluccio, Leonardo Sciascia, Domenico Rea, Enzo di Martino, Mario Penelope, Marco Goldin, Demetrio Paparoni, Massimo Rizzante, ecc.
Principali esposizioni
2008
Istituto Italiano di cultura - London
Belgravia Gallery - London
Biennale di Pechino - Olimpiadi 2008
2007
one exbition man Art Fire Verona
2005
Gall. Ravagnan e Museo Diocesanoper 51° Biennale di Venezia,
OLTREPASSAGGIO.
2004
Museo Sant'Apollonia, Venezia.
2003
Galerie Romanet, Paris
2002
Galerie Harderbastei, Ingolstadt - Galerie Renate Bender, München
2000
Palazzo della Ragione, Mantova - Museo di Mouscron, Belgique
1999
Museo Sant'Apollonia, Venezia - Gall. Ravagnan, Venezia
1998
Marisa del Re, New York
1997
Die Galerie am Salzgries, Vienna
da www.andreavizzini.eu
Milano 1966. Figlia di Alessandro, architetto epocale, ha studiato all'Istituto Europeo di Design, ha realizzato ceramiche a Vietri, gioielli a Milano, borse su internet (Yoox), ha esposto i suoi quadri al Grand Palais di Parigi, all’Expo International di Taejon in Corea, alla Triennale di Milano, alla Biennale di Praga, oltre che in numerose gallerie. E’ presente nella collezione del Byblos Art Hotel di Verona e, con mosaici, nelle stazioni della metropolitana di Napoli. Vive a Milano.
Fulvia Mendini adotta un linguaggio lineare e sintetico, influenzato dal graphic design, dall’illustrazione per l’infanzia e dalla tradizione artigianale dell’Arts and Crafts. I suoi ritratti mostrano soggetti con colli oblunghi, occhi grandi, bocche innaturalmente regolari. Sembra quasi che i volti dipinti dall’artista soccombano al dominio della geometria. Sono i vestiti, i cappelli, i gioielli, le acconciature a fare la differenza, lo spettacolo di un’arte che riporta in primo piano il piacere miniaturistico per il dettaglio prezioso. In tal senso, i fiori, gli insetti e gli uccelli che compaiono nelle composizioni dell’artista sono i vocaboli di un dizionario visivo in cui si fondono parimenti echi dell’arte orientale e occidentale.
- Ivan Quaroni -
da www.eccellentipittori.it
Nato nel capoluogo lombardo il 28 agosto 1964 e dotato di precoce talento, Gabriele Canetti ha frequentato il liceo artistico e si è successivamente laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano. Completata la propria formazione e acquisito uno stile personale, nel 1995 ha iniziato l’attività artistica.
Dal 2003 è titolare della cattedra di Affresco e Tecniche murali presso la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano.
Le sue opere sono accolte in importanti collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.
da www.quadreriapalladio.com
Nasce a Torino il 20 dicembre del 1929. La sua famiglia si trasferisce dapprima a Parigi e poi a Roma, dove vive dal 1935 al 1945. Nel 1946 si trasferisce con la madre a Venezia. Nel 1947 s’iscrive al Liceo Artistico. Studia la cultura della Bauhaus e inizia a cimentarsi con il mosaico. Conosce gli artisti Santomaso, Vedova, Viani, Turcato, Birolli. Nel 1949 - con altri giovani pittori: Ennio Finzi, Tancredi Parmeggiani, Bruno Blenner e con lo scultore Giorgio Zennaro - costituisce un gruppo di tendenza astratta[1].
Nel 1950 s’iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia e comincia ad esporre. Partecipa con un grande mosaico alla Biennale di Venezia del 1952 e, l’anno successivo, alla Triennale di Milano[senza fonte]. Conosce Gino Severini, che raggiungerà a Parigi come assistente alla cattedra di mosaico, l’anno successivo. Inizia a vivere tra Parigi, frequentandovi gli studi di vari artisti, e Venezia, dove mantiene il proprio. Diventa docente di mosaico all’Accademia di Belle Arti di Parigi e, dal 1970, insegna tecniche dell’incisione a Venezia. Nel 1963 vince il premio Michetti. Partecipa alle Biennali di Venezia del 1964, 1970 e 1972, alla Quadriennale di Roma, alle Biennali di Parigi, San Paolo e Alessandria d'Egitto.[senza fonte]
In questo periodo sviluppa e definisce quello che poi diventerà il suo linguaggio artistico: una specie di alfabeto, composto da simboli e tratti grafici, che caratterizzerà gran parte della sua produzione, in particolar modo negli oli su tela, nelle tecniche miste e nelle serigrafie a tiratura limitata. Questi tratti - che Licata stesso definisce lettere immaginarie, una "scrittura grafico-pittorica" che trae ispirazione dal linguaggio musicale[2] - vengono usati dall'artista per comporre le opere che lo renderanno famoso.
Suoi grandi mosaici sono installati in spazi pubblici di città italiane e francesi, quali Genova (Palazzo dei lavori pubblici), Bourgoin-Jallieu, Sault-lès-Rethel, Lilla (Università), Perpignano, Monza (largo di via Italia), Reggio Emilia (Camera del Lavoro), ecc. Si è occupato anche di scenografie teatrali (Medea di Euripide, nel 1978 a Treviso, Teatro Comunale) e di balletto (Ichspaltung di Giuseppe Marotta nel 1980 a Venezia, Teatro Goldoni). Sue opere si trovano presso Musei d'Arte Moderna di Venezia, Milano, Mulhouse, Alessandria, Roma, Torino, Varsavia, San Paolo del Brasile, Vienna, New York, Stoccolma, Firenze, Stoccarda, ecc. La Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia ha allestito dal 31 marzo al 1º maggio 2007 l'importante mostra: "Riccardo Licata. Diari di viaggio", nella quale sono stati esposti acquarelli e disegni del maestro, eseguiti su diversi album su carte pregiate.
Presso il Museo Nazionale di Palazzo Venezia - Sala Regia e Sala delle Battaglie - a Roma, nel gennaio/marzo 2009, si è tenuta, inaugurata alla presenza di alte cariche dello Stato e del Ministero per i Beni Culturali, l'importante rassegna "Riccardo Licata e le stagioni dello spazialismo a Venezia", che ha ripercorso, proprio nell'anno in cui compiva 80 anni, la carriera artistica del maestro, anche approfondendo il confronto fra il percorso del pittore negli anni Cinquanta e Sessanta e quello di tutti gli altri artisti veneziani, suoi contemporanei, che aderirono in quegli anni alla corrente spazialista, geniale e rivoluzionario movimento artistico che influenzò profondamente l'arte europea nel Dopoguerra grazie al lavoro del suo teorico e fondatore, Lucio Fontana, che ne avviò la nascita a partire dal 1947.
Sempre nell'anno 2009, la città di Venezia, per celebrare gli 80 anni del pittore e mosaicista, ospita nel prestigioso Palazzo Ducale una grande mostra di mosaici e vetri. Nello stesso anno Venezia ospita inoltre, presso la sede espositiva della ex Chiesa di Santa Marta, "Porto D'Arti", evento collaterale alla 53esima Biennale d'arte (progetto che figurerà nel Catalogo generale della stessa Biennale e in tutte le comunicazioni dell'Ente), in cui il maestro, che già annovera ben 8 presenze alla Biennale Veneziana, espone unitamente ad altri 7 artisti italiani di fama internazionale, tra i migliori esempi italiani nell'ambito delle arti visive. Muore a Venezia il 19 febbraio 2014
da Wikipedia
Pittore autodidatta nato il 14.02.1956 a Caltanissetta, ove vive e opera. Artista di animo gentile e generoso, sin da bambino ha manifestato spiccata abitudine all'arte. Dipinge figure, paesaggi, nature morte e ritratti su commissione. La sua pittura richiama lo stile caravaggesco con influenze fiamminghe; l'artista usa una tavolozza composta di colori scuri, con la quale modella l'invecchiamento dell'opera; le sue tinte calde rimandando al naturalismo di tutti i tempi.
Il Chiarello, nelle sue opere, si rivela scevro da ogni complesso e manipolazione della realtà: le sue tele sfuggono spesso agli occhi dell'uomo condizionato dalla "civiltà del benessere".
Il Chiarello esalta e fa trasparire, attraverso il connubio fra tela e pennello, la sensibilità artistica del fanciullo.
Il capoluogo nisseno si pregia di custodire una sua tela nella Chiesa di S. Lucia ed un ritratto di S. Eustacchio in Cattedrale.
L'artista ha esposto con successo in tutta Italia, prendendo parte a mostre collettive, estemporanee e personali, che gli hanno fatto guadagnare notevole consenso di critica e pubblico.
La straordinaria presenza delle sue opere presso dimore private e famiglie siciliane, testimonia quanto diffusa e varia sia la produzione di questo singolare artista che, per indole schiva e restia alla mondanità, rimane spesso celato dietro le sue stesse tele.
Tuttavia la recente produzione artistica, con le sue trame coloristiche, comincia a disvelare, attraverso una satira raffinata, l'identità del pittore: personaggi dalle mille espressioni emergono dalla traformazione ironica della sua immagine.
da www.babelearte.it
Ulisse, al secolo Rossano Massaccesi, nasce a Osimo nel 1957.
Proprio come il personaggio omerico, dopo aver peregrinato nel mondo alla ricerca del proprio essere, toccando le principali mete dell’arte, è ritornato alla sua “Itaca”, ovvero proprio Osimo. Qui vive e lavora tutt’oggi.
Autodidatta, si inserisce fin da giovane nel mondo della pittura contemporanea e della scultura, attraverso gli insegnamenti di grandi maestri che si richiamano all’arte “naif”.
Da qualche anno ha iniziato a partecipare a mostre collettive ed esposizioni.
Conosciuto e riconosciuto già dagli addetti al settore, è ormai entrato a pieno titolo tra gli artisti che vengono richiesti al gallerista.
Invitato a molte manifestazioni, ha partecipato solo a importanti esposizioni nazionali ed internazionali, dove ha sempre riscosso notevole successo.
Tema centrale della sua pittura sono i paesaggi e le scene di vita del passato, tra il medioevo ed i giorni nostri.
da www.ulisseinarte.it
Nata a Kalocsa (Ungheria),dopo liceo scientifico ha studiato all'Università di Eotvos Lo'rànd, laureandosi in biologia chimica.
Nel 1989 ha frequentato l'Istituto di Design a Budapest,in seguito si è diplomata all'Accademia di Brera a Milano.
Ha esposto in numerose gallerie d'arte in Italia e all'estero, tra le più importanti quelle all'Università Eotvos Lòrànd di Budapest nel'1987, Palermo nel'1995, Palazzo Reale di Milano nel 1998, e alla Galleria Rocchetta Pavia etc.etc.
Vive e lavora a Milano e in Ungheria a Budapest. Nel 1998 ha tenuto a Milano
un' importantissima performance al Salon di Milano nella Galleria Arte a Parte.
da www.groupart.it
Elvio Zorzenon (Aquileia, 4 marzo 1939) è un pittore italiano. Nato ad Aquileia (UD) il 4 Marzo 1939, frequenta l'Istituto d'arte di Trieste negli anni 1957/1962 formandosi nel clima della città, a contatto con alcuni tra gli esponenti maggiormente impegnati nelle nuove ricerche estetiche quali Miela Reina, Bruno Chersicla, Enzo Cogno che, nella metà degli anni '60, condividendone l'esperienza, lo introducono nel gruppo "Arte Viva", in cui erano confluite le tensioni al rinnovamento, il desiderio di libertà, la voglia di contestazione di quegli anni. Nella prima metà degli anni '60 questo "movimento" diede origine agli anni raggianti della cultura giuliana. Agli iniziali interessi del "gruppo" - inizialmente animato dal maestro Carlo de Incontrera - si affiancarono in seguito quelli di altri giovani pittori, architetti, scenografi, fotografi. Zorzenon, che nel frattempo si dedica anche alla realizzazione di molti affreschi, esordisce a Roma nell'anno 1962 - con una pittura di energico impatto visivo, caratterizzata dallo splendore di forme e colori - con la sua prima personale tenuta presso la Sala Civica di Monterotondo (RM), cui seguono moltissime altre, nel mezzo secolo di pittura che scandirà il percorso artistico del maestro e che lo vedrà partecipare a concorsi in Italia ed all'estero, ove riscuote ampi consensi, premi (più volte 1° classificato in varie rassegne) e segnalazioni.
Dopo aver indirizzato le proprie ricerche sulla forma, le opere più recenti (in particolare dal 2000, anno in cui l'artista comincia a dedicarsi appieno alla pittura) divengono più complesse sia dal punto di vista grafico che del colore: Zorzenon "crea" attraverso stesure di colore e materia dalle intense tonalità (fra rossi, gialli, blu, viola, verdi, arancione), di energica incisività. Con la tecnica che mette a punto nel corso degli anni ottiene quelle velature e trasparenze - attraverso l'uso combinato di tempere, acquerelli, acrilici, olii - da cui emergono sequenze di forme, "esplosioni" e coaguli materici che segnano, strisciano, graffiano la tela, propri di una originalità pittorica sempre fedele nelle motivazioni, nelle tecniche e nella evocazione delle più intime emozioni.
Tra le personali del maestro va certamente annoverata l'esposizione a Villa Manin di Codroipo (UD), tenuta nell'anno 2004, presentata da Licio Damiani, a cui il critico dedica una delle sue ultime presentazioni. Tra le collettive un posto di rilievo occupa la mostra del 2009 presso la sede del Palazzo del Consiglio Regionale del Friuli-Venezia Giulia, in Trieste.
Di Zorzenon hanno scritto, tra gli altri, oltre a Licio Damiani, Paolo Rizzi, Carlo Milic, Domenico Zannier, Franco Savadori, Enzo Santese.
Recentemente è stato selezionato, insieme ad altri 50 artisti di rilevanza nazionale, per essere inserito nel secondo volume di storia dell'arte "Fra tradizione e innovazione" curato dal critico d'arte Rosario Pinto ed in uscita entro ottobre 2010.
Vive e lavora a Fiumicello (UD)
da www.realarte.it
ROBERTO DI LENA (RDL) Giovane artista milanese molto interessante, ha frequentato l'accademia di belle arti Naba dove si è avvicinato all'arte astratta e del secondo dopoguerra. Roberto di Lena propone una pittura dalle geometrie asfissianti e dai colori stridenti, rese con una grande padronanza del mezzo pittorico. Roberto di Lena ha intitolato questa serie di lavori "New world order" proprio per significare la volontà di conquistare un nuovo universo, un nuovo luogo ospitale e conviviale, che possa nascere in seguito al frantumarsi del mondo attuale. Le geometrie e i colori volutamente contrastanti nel loro accostarsi divengono quindi il modo per rappresentare la condizione attuale dell'uomo, oberato da problemi di convivenza etnica e religiosa e incapace di porre rimedio a problemi sempre più pressanti come l'inquinamento atmosferico o l'erosione del suolo, problemi che un giorno potrebbero causare proprio la fine del mondo così come siamo soliti conoscerlo.
Palermo, 1908 - Firenze, 1998
"Grandi maestri ebbi in gioventù frequentando l’Accademia d’Arte della mia amata Firenze, madre prolifica di tutte le Arti e culla di grandi artisti, artisti a cui ho cercato di rubare i segreti della “pittura”. Come non ricordare il grandioso e sensibilissimo Osman Lorenzo De Scolari, superbo artista siciliano che, nel suo studio di Firenze, mi svelò ogni segreto del colore; ..." (Mariano Magnini)
da: http://www.marianomagnini.com/1/biografia_2980876.html
Carlo Cherubini nasce ad Ancona il 27 luglio 1897 da Giuseppe Cherubini, pittore, e Adelia Ceroni.
Ancora bambino, si trasferisce con la famiglia a Venezia e abita in campo Santo Stefano al piano nobile di Palazzo Pisani. E' il primogenito di quattro fratelli, frequenta il liceo classico e, da studente, compie un viaggio signigicativo in Germania.
Nel 1913 partecipa all'ottova collettiva di Cà Pesaro e nel 1914 viene ammesso alla Biennale d'Arte di Venezia con l'opera "Bambino penoso": Carlo Cherubini ha 17 anni ed è il più giovane pittore italiano presente. Seguono poi le partecipazioni alle Biennali d'Arte del 1920, 1922, 1924 e 1926 e le Collettive di Cà Pesaro negli anni 1920, 1922, 1924 - 1926.
Sempre nel 1926 risale la realizzazione di alcuni pannelli decorativi al Caffè Martini di Venezia e nel 1927 il signor Edouard Chaux, proprietario del famoso locale parigino "Lido des Camps Elysèes", durante una permanenza a Venezia, gli propone di eseguire l'intera decorazione del prestigioso locale francese. Cherubini accetta e si trasferisce a Parigi ed occupa lo studio in Rue Henri Rochefort, lasciato libero dalla notissima Yosephine Baker. Realizza quattro dipinti di 12 metri quadrati ciascuno, un fregio lungo 30 metri e tanti piccoli pannelli. Cherubini accetta e il suo nome balza sulla cronaca francese.
Purtroppo, il crack della borsa di New York nel 1929, causa il fallimento della società del "Lido" e la recessione del contratto. Cherubini continua la permanenza a Parigi con esiti decisamente significativi: nel 1929 si tiene la sua prima personale presso la "Galerie de la Renaissance" presentata dal critico Paol Sentenac, nel 1930 espone al "Salon des Artistes"un ritratto di "Geoge de la Fouchardère" ed ottenne la "Medaille d'Argent" per un dipinto "Si jenuesse s'avait".
Nel 1933, anno della nascita della figlia Claudia, ottiene la commissione di ventotto pannelli per la decorazione del "Lido Club" di Lond Island di New York e nel 1937 la Fondazione Carnegie di Pittsburg (Stati Uniti) lo invita ad una importante collettiva.
Nel 1940 rientra definitivamente in Italia e per motivi di sicurezza, legati all'imperversare del secondo conflitto mondiale, si trasferisce a Noventa Padovana, dove nasce nel 1943, il secondo genito Giancarlo. Risalgono a questi anni la decorazione del ristorante "Al Colombo" di Venezia e la partecipazione alle colettive della Bevilacqua La Masa negli anni dal 1939 al 1944 e in seguito nel 1955-56 nonchè le personali alle Botteghe d'Arte di Piazza San Marco dal 1941 al 1945.
Frequenta, insieme al padre, il ristorante "Gorizia", importante luogo di ritrovo per molti pittori veneziani e nel 1947 è socio fondatore del "Magnifico Ordine della valigia". Nel 1950 è presente, sempre con il padre, ad un importante collettiva di pittori veneziani svoltasi a Tolosa. Seguono poi altre significative personali , tra le quali ricordiamo, nel 1968 quella tenutasi alla galleria "Benvenuti" di Venezia e nel 1969 la ricca antologica presso la galleria "La Cornice" di Belluno.
Muore a Venezia il 3 maggio 1978. Nel novembre del 1978 la Galleria d'arte "En Plein Air" di Venezia in collaborazione con la Federazione Italiana d'Arti Figurative, il Comune di Venezia, l'Ufficio Turismo e Sport della regione e l'Enal provinciale, organizza il primo premio di pittura dedicato al Maestro Carlo Cherubini, mentre nel 1982, presso il Centro d'Arte San Vidal di Venezia, si svolge l'importante retrospettiva dedicata al Maestro con la presentazione di Mario Stefani.
I dipinti di Carlo Cherubini compaiono in numerosissime collezioni private nazionali e internazionali, nella Pinacoteca di Ascoli Piceno e nella Galleria d'Arte Moderna di Udine.
Nata il 23.08.1961 a Pyhaselka (Finlandia)
Studi in Finlandia
Corsi di pittura
Studi in Italia
Diploma in pittura Accademia di Belle arti di Brera, 1996
Istituto Europeo di design, 'L'architettura d'interni' 1992
Mostre
1995 Incisioni ed ex-libris c/o Libreria Duomo, Milano
1996 Mail art event, Kopenhagen, Danimarca
1996 Mostra collettiva, Palazzo Litta, Milano
1997 Realizzazione di dipinto su tela per La chiesa dei marinai Danzica, Polonia
1998 Mostra collettiva Spazio Blu, Milano
1999 Mostra collettiva , Bogliasco
1999 Mostra collettiva , Genova
1999 Mostra personale Hammaslahti , Finlandia
2000 Mostra personale , Tuulos, Finlandia
2000 Mostra personale , Raakkyla, Finlandia
2000 Mostra collettiva , Galleria Massante, Milano
2000 Mostre televisive 'Sei Milano' , Galleria Massante, Milano
2001 Mostra collettiva , Galleria Arte , Pihtipudas Finlandia
2001 Mostre televisive 'TLC Sat - Sei Milano',Galleria Massante, Milano
2002 Mostre televisive 'TLC Sat - Sei Milano',Galleria Massante, Milano
2007 10ème SALON INTERNATIONAL DE PEINTURE Menton France
2007 SALON PEINTURE SCULPTURE Saint-Jean-Cap-Ferrat France
Notizie da: http://www.dimensionearte.it/artista_biografia.php?codiceutente=123&id_lingua=1&id=140
Biografia:
NasciGenova 1956
Nato a Genova nel 1956, oggi è residente a Milano. Ha lavorato con diverse gallerie fra cui la Mimmo Massante di Milano. Numerose mostre personali e collettive all'attivo, vanta diversi risultati anche nelle principali case d'asta italiane: Meeting art (VC); Artinterni (BS); Artesegno di Udine; Artemoderrna (Brescia). Delego, grazie al suo stile unico e inconfondibile, si sta confermando come uno dei più interessanti artisti del panorama figurativo italiano.
Biografia:
Nato il 13 luglio 1925
Pintor. Participó en la sección de alumnos del V Salón Oficial (1944) con tres grabados: Paisaje (xilografía), Iglesia (aguafuerte) y Paisaje (linóleo). En 1945 su obra Flores fue reconocida en el VI Salón Oficial, en el cual participó con dos pasteles más, Dalias y Naturaleza muerta, y con ocho cerámicas. Guillermo Meneses elogió su intervención en esa ocasión al incluirlo, junto con Alejandro Otero, Mateo Manaure, Carlos Cruz-Diez y Carlos González Bogen entre los jóvenes que representaban una "magnífica seguridad para el futuro de la pintura venezolana" (El Nacional, 15 de julio de 1944). En 1946 envió al VII Salón Oficial dos óleos de flores y un retrato en acuarela y, en 1947, es premiado en la VIII edición de este mismo salón por los óleos Virgen colonial, Bodegón, Naturaleza muerta y Auyama. Pérez Avilán siguió participando en el Salón Oficial hasta 1958, cuando viaja a Italia. Su evolución pictórica puede seguirse por estos envíos: en 1947 muestra óleos sobre tela, entre ellos Virgen colonial y naturalezas muertas, además de cerámicas; en 1948, cerámicas, entre ellas Madona en relieve, Máscara y Virgen con manto sepia; en 1949, dos óleos, Humanidad (mención honorífica de ese año) y El suicida, obras de carácter rigurosamente surreal, además de cerámicas; en 1953, un guache, Maternidad, y en 1958, dos óleos, Inmigrantes y Maternidad. En 1957 expuso un centenar de máscaras en el MBA. Según Mariano Picón Salas, quien hizo la presentación de la muestra, el artista, "si a veces puede caer en el folclorismo o la imitación de otros estilos demoníacos, pronto lo salva con su inventiva creadora". En 1959 expuso, en Florencia (Italia), 30 pinturas, algunas de ellas con rostros de ojos vacíos como máscaras y un San Sebastián que recuerda las formas de los metafísicos italianos. La GAN posee en su colección los óleos sobre tela Flores (sin fecha) y Bodegón (1946), que fue incluida en la exposición "Naturalezas muertas en la colección Galería de Arte Nacional" (1995). En esa ocasión, Mónica Domínguez señaló sus habilidades pictóricas en la transcripción de las distintas calidades de los materiales y en el manejo de los efectos atmosféricos (1995, s.p.).
Exposiciones individuales
-
1957 "Máscaras", MBA
-
1959 Galería Vigna Nuova, Florencia, Italia
Premios
-
1944 Mención honorífica, V Salón Oficial
-
1945 Premio de mérito especial para estudiantes de artes plásticas, VI Salón Oficial
-
1947 Segundo premio de pintura, VIII Salón Oficial
-
1949 Mención honorífica, X Salón Oficial
-
1960 Premio popular, VII Salón D'Empaire
Colecciones
GAN
Fuentes
-
Archivo MBA.
-
Domínguez Torres, Mónica. "Vida y trascendencia de lo inanimado". En: Naturalezas muertas en la colección Galería de Arte Nacional (catálogo de exposición). Caracas: GAN, 1995.
-
Meneses, Guillermo. El arte, la razón y otras menudencias. Caracas: Monte Ávila, 1982.
-
Picón Salas, Mariano. "Máscara y máscaras". En: Máscaras (catálogo de exposición). Caracas: MBA, 1957.
Créditos
-
Galería de Arte Nacional (GAN): http://vereda.ula.ve/gan
-
Carlos Eduardo Morillo. Estudiante de la Licenciatura en Historia del Arte en la Universidad de los Andes
da: http://vereda.ula.ve/wiki_artevenezolano/index.php/P%C3%A9rez_Avil%C3%A1n,_Tom%C3%A1s
(Livorno 1911 - 1985) inizia a dedicarsi fin da giovane alla pittura frequentando lo studio di Cafiero Filippelli, attuando una ricerca semplificata nel disegno pur rimanendo fedele alla forte componente coloristica presente nella tradizione labronica. E'indubbia in questo periodo un'affinità con la figurazione e il gesto pittorico di Giovanni Bartolena, anche se l'esigenza di rappresentazione autonoma, lo porta ad elaborare una personale ricerca espressiva.Nel 1951 espone alla Galleria Guillaume di Parigi.Nel 1963 partecipa alla Quadriennale di Roma e alla collettiva ''Otto pittori livornesi a Roma'', organizzata dalla Galleria d'Arte d'Urso.Si intensificano in questi anni le sue esposizioni tra le quali ricordiamo: Comune di Certaldo 1963; Niagara Falls (Canada), Hotel Niagara 1963; Cagliari, Galleria Maestri del Colore 1970; Pisa, Galleria il Navicello 1970, 1971, 1974; Salsomaggiore, Accademia d'Italia 1983.Numerose le mostre retrospettive effettuate negli ultimi anni, fra le più importanti: Livorno, Fortezza Nuova 1987/1988; Livorno, Circolo Ufficiali Accademia Navale 1991; Bagno a Romagna, Palazzo dei Capitani 1992; Bologna, Galleria Sant'Isaia 1995/1999; Roma, CASC Banca d'Italia 1996; Milano, Zammarchi Arte Contemporanea 1997. Si ricordano i contributi critici scritti da: Giuseppe Argentieri, Luigi Bernardi, Lucio Bernardi, Luciano Bonetti, Piero Caprile, Rossella N. Falchini, Gustavo Gasparini, Gino Gentile, Nivalco Provenzale, Andrea Revi, Saverio Strati, Francesca Veroni.(Catalogo Monografico - Alvaro Danti - ''La Persistenza della Pittura'' 2004 a cura di Marcello Pierleoni, Biografia, Michele Pierleoni)
da www.danielesquaglia.it
Vittorio Maria di Carlo è nato a San Marco in Lamis, nel Gargano. Dopo aver frequentato i corsi di Arte, presso l'Istituto Statale di Bari, ha conseguito il diploma in Pittura e Decorazione, avendo come Maestri Spizzico e De robertis. E' stato riconosciuto come giovane artista emergente al tempo della "Nuova Figurazione" ed ha riscosso notevole successo in parecchie mostre collettive e personali. In seguito, si è stabilito a Milano alternando la residenza lombarda con periodi trascorsi a Manila, e viaggiando spesso per conoscere il mondo e per far conoscere la propria arte in esposizioni internazionali, come quella tenuta a Bamberg in occasione della 5a Biennale Europea. La sua attività prosegue tuttora ottenendo consensi in mostre presso Istituzioni Pubbliche e private sia in Italia che all'Estero.
Notizie da: http://www.arteincorniceborgione.it/vittorio-maria-di-carlo.asp
Notizie biografiche
Mario Della Bella, artista marnatese, nasce il 22 aprile 1934.
Inizia la sua carriera lavorativa presso un laboratorio di falegnameria.
L’estro creativo non tarda a manifestarsi, per cui a lui geometri ed architetti, parroci e signori, ricorrono volentieri per pareri e
schizzi sulle più diverse soluzioni ambientali.
Una carriera tutta devoluta all’arte quella di Mario Della Bella, che ha voluto conservare rigorosamente libera: crea per sé, per il piacere che ne ricava, quando ne sente l’ispirazione. Per questo non ha mai venduto nessuna opera, semmai regalata ad amici e né si è mai legato a gallerie d’arte per non essere costretto a
produrre in quantità commercialmente apprezzabili, su temi prefissati da altri.
da: www.varesenews.it
Biografia:
Antonio Sbrana nato nel 1934, vive e lavora prevalentemente in Maremma. Diplomato all’Accademia di Belle Arti, diviene anche storico dell’Arte e fondatore del Gruppo Toscana Arte G. Macchi e fece parte dell’Accademia Tiberina di Roma e dell’Accademia del Fiorino di Firenze.Alle spalle dell’artista si colloca certamente un lungo periodo di apprendistato, come dimostrano: la dominanza della tecnica, l’uso calibrato dei colori, la sapienza nei passaggi tonali, il sicuro impianto spaziale ed un’abilità di fondo riscontrabile in quasi tutti i suoi dipinti.Lungo il corso della sua carriera tiene numerose mostre personali nelle maggiori città italiane e partecipa alle più importanti rassegne artistiche nazionali ottenendo premi e riconoscimenti. Tra questi vale la pena ricordare: il Premio Città di Capannori, il Premio Città di Messina, il Premio Città di Viareggio, la 1° Biennale di San Leo, il 1° Premio Vallechiara Pisa, il 3° Concorso Cavalieri del Tau Altopascio, l’8° Concorso Città Eterna Roma e la 2° Rassegna d’Arte Barbarasco di Tresana, i quali ci permettono di constatare l’interesse di pubblico e critica nei confronti dell’artista.Le sue opere si trovano oggi nelle più importanti collezioni italiane ed estere.
Il principale punto di riferimento per le opere di Antonio Sbrana è senza dubbio la campagna toscana, nella quale egli vive ed opera, studiandola con assoluto rigore, alla ricerca di un paesaggio che sia in grado di essere espressivo. Egli costruisce le sue figure attraverso l’utilizzo di un disegno sapiente, in linea con la tradizione pittorica fattoriana, ed attraverso accostamenti cromatici naturali e calibrati. I soggetti ricorrenti sono: paesaggi, marine e nature morte, indagate con estrema cura da parte dell’artista, per il quale il contatto visivo diretto è fondamentale ed irrinunciabile. Partendo dalla visione del dato naturale, egli crea paesaggi ed atmosfere dal carattere evocativo, luoghi in grado di trasmettere sensazioni di pace, raccoglimento, quasi sospesi carichi di quella tanto ricercata espressività.Partendo indubbiamente dalla lezione dei grandi maestri toscani, in particolare Macchiaioli, rintracciabile ancora soprattutto nella sua pennellata, egli ha saputo sviluppare un percorso autonomo e riconoscibile. La natura rimane lungo tutta la sua carriera primaria fonte di ispirazione, dalla carica poetica. La ricerca continua del dialogo profondo con la natura è costante in Sbrana, il quale sceglie sempre luoghi appartati, sereni e poetici, spinto da un moto interiore, che lo porta a coglierne i molteplici aspetti, come la mutazione degli effetti di luce nei repentini cambiamenti atmosferici. Attraverso soggetti essenziali, pervasi di quella serena quotidianità, Sbrana è in grado di trasmettere tutta la potenza di una natura, costruita attraverso rapide pennellate e delicati accostamenti cromatici, nella quale ricorrono atmosfere terse e cariche di sentimento.
Critiche
“E’ pittore solare, pittore d’impasti brillanti, di soluzioni immediate, di orizzonti improvvisi che si aprono su colline tipicamente toscane. La pittura di Sbrana si legge da sola, parla di un mondo che ci contorna, di cose antiche, di sapori abbinati alle cose.”
(Bruno Cosignani)
“Sbrana distilla per noi il suo liquore, l’elisir delle cose buone.” (Raffaello Bertoli)
Mostre personali
Ha tenuto mostre personali in varie città d’Italia: Lucca, Grosseto, Genova, Pisa, Pavia, Milano, Firenze, Larderello, Sasso d’Ombrone, La Spezia, Viterbo, Sarzana, Como, Venezia, Montopoli Vaidarno, Saturnia, Montignoso, Viterbo.
Premi
Ha partecipato a rassegne d’arte ottenendo premi e riconoscimenti; tra i tanti ricordiamo: Premio Città di Capannori, Premio Città di Messina, Premio Città di Viareggio, 1 Biennale San Leo, 1 premio Vallechiara Pisa. Molte delle sue opere figurano in collezioni private in tutti i Paesi: Italia, Germania, Francia, Inghilterra, Scozia, Africa, Stati Uniti, Canada, Austria, Belgio, Svizzera, Olanda, Romania, Bulgaria.
da: www.deodato-arte.it
◄
1/24
►