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Avasto, Giovanni

Pittore italiano, XX sec.

Biografia

 

- Nasce a Mesagne il 25 febbraio 1910 da Francesco e Maria Olive.  Muore a Mesagne il 30 settembre 1996.

- Notizie del primo periodo della formazione tratte da un suo breve racconto autobiografico.

"La mia infanzia non è stata priva di costrizioni: si usava in quel tempo affidare i bambini a dei maestri artigiani per apprendere il mestiere e, contemporaneamente, frequentare la scuola pubblica. Avevo quattro anni. Durante l'asilo infantile e la scuola elementare volli più volte cambiare mestiere e per ultimo quello di falegname mobiliere. E fu appunto qui che scoprirono in me una certa tendenza per il disegno. Avevo, credo, dieci o undici anni. Mi prese con sé un bravo pittore del posto: il prof. Francesco Epicoco, che, forse, qualcuno ricorderà. Questi, senza percepire alcun compenso, mi tenne con sé alcuni anni, facendomi disegnare, disegnare, disegnare; e posso affermare senz'altro che a Lui devo la mia prima vera formazione. Di quel periodo si conservano migliaia di disegni.
Questo tirocinio un giorno ebbe termine, non so dire né come né quando, e mi ritrovai a contatto con la vita senza un mestiere, abbandonato a me stesso e sempre a carico dei genitori. Più di una volta tentai l'avventura: la prima, allontanatomi da casa con due lire in tasca e senza altri mezzi, volevo raggiungere Napoli comodamente installato in un vagone merci; ma non ce la feci: a Metaponto fui costretto da un ferroviere mesagnese a riprendere la via del ritorno. Però scesi a Taranto che era mezzanotte e, alle prime luci dell'alba scoprii il mare più bello del mondo, in tutto il suo incanto. Sul tardi, nella stessa mattinata, mi raggiunse mio fratello proprio in tempo per non morire di fame.
Qualche anno dopo, ne avevo forse venti, mi venne commissionato un lavoro di decorazione in casa dei genitori dell'On. Santo Semeraro, allora "fuoruscito" in Francia. Qualcosa è ancora visibile. Col ricavato, e questa volta con le carte in regola, ritentai l'avventura.
Raggiunsi Roma: ma anche questa volta fu un fallimento: non riuscii a procurarmi un lavoro, e feci ritorno in famiglia. Ricominciò il vagabondaggio, finchè venne bandito il concorso per la borsa di studio "Muscogiuri" (illustre benefattore nostro concittadino), fino ad allora goduta dal mio amico e collega Prof. Salvatore Scoditti. Avevo ventitrè anni suonati quando potetti fare il mio primo ingresso al Liceo Artistico di Napoli".

 

- L'iscrizione al primo anno di corso del Liceo Artistico di Napoli risale all'anno scolastico 1933/34. Il diploma di maturità viene conseguito al termine del corso quadriennale,  nell'anno scolastico 1936/37.

- Nell'anno scolastico 1937/38 si iscrive al corso di pittura presso la Reale Accademia di Belle Arti di Napoli e prosegue negli studi assiduamente fino al conseguimento del diploma, avvenuto nell'anno scolastico 1940/41. Ogni anno è dispensato dal pagamento delle tasse "per merito".

Egli stesso racconta di quest'ultimo suo periodo di formazione:

"Frequentai l'Accademia con assiduità e profitto e non mi mancarono grandi soddisfazioni. Era mio maestro e titolare Pietro Gaudenzi, Accademico d'Italia per meriti artistici. Al terzo anno, per concorso, vinsi una borsa di studio di tremila lire, e l'anno successivo mi venne assegnata la borsa di perfezionamento intitolata a Domenico Morelli, di cinquemila lire, quale migliore licenziato dell'anno".

- Nell'anno scolastico 1941/42 frequenta dunque il primo anno del corso di scultura, sempre presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.

- Nel maggio del 1942 viene assunto quale disegnatore edile alla “Navalmeccanica”, ma il 1° ottobre dello stesso anno è richiamato alle armi;  il servizio militare prosegue fino all'armistizio.

- Il 15 settembre del 1944 sposa a Napoli la sig.na N.D. Ildegarda Natale, e si stabilisce poi definitivamente a Mesagne.

- Nel dopoguerra insegna Materie Artistiche nelle scuole medie. La gran parte della sua carriera di docente si svolge nella  Scuola Media Statale "M. Materdona" di Mesagne, dove assume anche, per un anno,  l'incarico di preside. Un suo dipinto  è esposto nell'Aula Magna della Scuola.

- Nel 1950 organizza una mostra personale  a Francavilla F.na, nell'ambito della X Fiera dell'Ascensione, suscitando notevole interesse e vivo apprezzamento.

Ecco alcuni giudizi della stampa dell’epoca.

“Il Giornale d’Italia” (Quotidiano) n. 117 del 18 maggio 1950:

“Grande ammirazione e stupore per l’inaspettata sorpresa desta un angolo del salone centrale, dove fanno bella mostra di sé 22 quadri  del pittore Giovanni Avasto. In ciascuno d’essi l’intramontabile sogno d’arte d’ogni vero artista traluce in forme e colori che avvincono anche lo sguardo più distratto, proprio per la potenza suggestiva della “vera” Arte, intesa come estrinsecazione d’un intimo ed insopprimibile tormento. E di tale lotta, e della ricerca avida e minuziosa di forme libere e sintetiche, l’Avasto ci dà ampia documentazione nelle sue belle nature morte, negli occhi e nell’atteggiamento della sua Madonna, nei ritratti che sono una sintesi mirabile tra la forza dell’espressione e lo sprezzo delle forme accademiche e consuete, nel suo “Nudo”  ecc. Ci auguriamo che il pubblico decreti a questa autentica rivelazione della Fiera tutto il successo che l’artista merita, in attesa che l’Avasto, mettendo da parte la sua ritrosia, ci allestisca la mostra di tutte le sue opere, che senza sforzo figurerebbero degnamente in ben più importanti Esposizioni.”
“La Freccia” (Settimanale politico indipendente della Provincia di Brindisi) n. 20 del 20 maggio 1950:
“Oscar Wilde disse che un vero artista non si cura del pubblico. Evidentemente egli sottintendeva quello – numeroso – dal palato grosso e dal facile gusto corrente al quale è – pertanto – costituzionalmente vietata la comprensione dell’attimo sublime della creazione che l’artista attua per un suo insopprimibile bisogno di esprimersi. Giovanni Avasto c’è parso “wildeggiare” con questa mostra di suoi lavori alla Fiera Campionaria di Francavilla; e dico subito perché: per aver tenuto fino ad oggi il pubblico (che non è poi tutto quello di Wilde) all’oscuro della bella arte  maturata in lui in forme ed in linee d’una intensa significazione e d’una morbidissima trattazione. C’è nei lavori luminosi che egli oggi finalmente s’è deciso a mostrarci, un intimismo rivelato cautamente con un pudore finanche un po’ scontroso e come offerto paurosamente preoccupato del “palato grosso” cui Wilde raccomandava non curarsi. Senza giungere alla esasperazione della linea e del concetto cui gli estremisti hanno “malmenata” l’arte moderna, Avasto inquadra con encomiabile buon gusto e studiata e vigilante armonia di dimensioni, dolci figure di Madonne e vivide nature morte che balzano dagli sfondi accurati in pennellate dense di colore ed immediate di significato. La innata riserbatezza dell’artista si dilegua però di fronte al ritratto e lì, dietro il tenue schermo del “soggetto vivo” egli si effonde e spazia nel cielo sconfinato del sogno puro, che mette negli occhi e nel palpito delle sue figure, tutto il cuore e tutta l’anima del ritrattato, che perciò deve avere ben schietti e puri l’uno e l’altra per superare senza timori la tremenda prova di rivelazione cui Avasto lo sottopone. D’una efficacia pronta e sicura questo nostro artista merita d’essere incoraggiato e viepiù valorizzato nella nostra provincia che per la sua geografica posizione confinaria impedisce l’affermazione che nei centri più fortunati viene facile e remunerativa ad artisti della sua vaglia. E’ questa la prima mostra dell’Avasto, fatta dopo vive pressioni di amici e colleghi. Il pubblico, se non si sente d’essere quello di Wilde, dia ad essa il meritato incoraggiamento visitandola e soprattutto dimostrando con degli acquisti, che non ha scordato (nel naufragio bellico di tutti i valori) quello dell’Arte come formazione spirituale dell’individuo e come forza civilizzatrice dei costumi di un popolo. Anche se relegati tra due mari e lontani dai grandi centri, non priviamoci della gioia di avere dei bravi artisti nostri. Gustiamo la loro arte come centelliniamo l’essenza della nostra vite e del nostro ulivo, mostriamo ad essi il riconoscimento che meritano, coopereremo così più d’ogni astratto “piano del Mezzogiorno” alla rinascita ed alla valorizzazione della bella provincia nostra”.

“Il Popolo” (Quotidiano) n. 121 del 23 maggio 1950:

“Visitando la Fiera dell’Ascensione, divenuta ormai manifestazione di primo piano in tutta la nostra regione, particolare interesse, ammirazione consensi ed anche vivacissime polemiche ha suscitato l’artistica mostra personale del nostro concittadino pittore Giovanni Avasto. Egli si è presentato alla Fiera dell’Ascensione con una lunga serie di suoi lavori tutti improntati ad un indirizzo nuovo, in cui lo spirito nettamente prevale sulla materia. Padrone della tecnica e della forma, il nostro artista procede oltre, insistendo nella ricerca di ritmi e motivi sempre diversi e nuovi. Fra le numerose opere esposte non possiamo non ricordare: “Ritratto di vecchio”, “Il ritorno”, “Circoncisione”, “Gente che va”, che rispecchiano un determinato stato d’animo. Molto ammirati anche gli autoritratti e alcune nature morte. L’autore, nella sua comprensione geniale e nella sua incomparabile sensibilità interiore, ha fatto veramente sentire che <>.”

“Momento Sera” (Quotidiano) n. 124 del 28 maggio 1950:
 

“…Da uno sguardo d’assieme, appare evidente il carattere antiaccademico ed antinaturalistico della produzione…Ogni opera reca la prova d’uno studio nuovo…ti stupisce per l’impasto e l’accostamento dei colori, ti convince per l’ardita umana concezione…” 

Ecco infine cosa scrive l’artista presentando la mostra:
 

“ In questa mia rassegna di lavori, ho cercato di sintetizzare il cammino percorso durante alcuni anni di esperienze formali.
Ho cercato di delineare, sia pure sommariamente, l’intima lotta per il raggiungimento d’una visione nuova della realtà, direi quasi antinaturalistica, nel tentativo, svincolato dalla sottomissione a forme accademiche e su di un piano libero da preconcetti, di tendere ad una meta più poetica e significativa. Il derivante tormento, che dura da vari anni, spero possa, in un prossimo avvenire, essere coronato da intima soddisfazione.
La meta prefissami non è quella del raggiungimento di una fedele e facile copia della realtà visiva, ma quella della concretizzazione, coi soli mezzi pittorici, forse anche naturalistici, di una realtà interiore, mettendo completamente al bando: il gioco di virtuosismi formalistici, ricerche accademiche di volume, di valori atmosferici, ecc.. Giungere con forme più libere e sintetiche ad una visione più     idealistica e personale.”                                                             ”   


- L’artista, in seguito, non allestirà altre mostre personali, limitandosi a partecipare, di tanto in tanto, a rassegne collettive in ambito regionale.

- Nell’Ufficio “Affari del Cerimoniale” della Presidenza della Giunta Regionale di Puglia è esposto un suo dipinto, intitolato “Figure”. (La foto del quadro e brevi notizie biografiche sull'autore sono contenute nel volume "Arte in Regione", a cura di Mirella Casamassima e Giustina Coda - Adda Editore – Bari).

- La Pinacoteca Comunale di Mesagne, istituita nel 2001, ospita una mostra permanente dell’artista con l’esposizione di numerosi dipinti, i più rappresentativi della sua produzione, eseguiti nel periodo che va dall’anno 1925 all’anno 1989.

 

da avasto.altervista.org

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