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Cavallini, Giuseppe

Pittore italiano, XX sec.

Biografia:

 

Giuseppe Cavallini (Livorno, 1916-2000)

 

Come molti altri artisti dilettanti di Livorno, Giuseppe Cavallini era autodidatta e operaio. Lavorava presso il Cantiere Navale Orlando come vigile del fuoco e nell’immediato dopoguerra riuscì a trasformare quella che era un’attrazione giovanile per la pittura in una vera passione cui si dedicò totalmente fino agli ultimi anni della sua vita. Formatosi respirando l’aria della pittura macchiaiola labronica, Cavallini fin dal principio della sua ricerca artistica ha ripudiato lo stanco repertorio pittoresco locale per affermare la sua forte e libera personalità. Pur nell’innegabile influsso della pittura espressionista e postimpressionista, l’artista livornese ha ricercato un suo linguaggio d’espressione oggettivo e al tempo stesso lirico.

L’esordio di Cavallini avvenne nel 1949 con la pubblicazione di alcune illustrazioni su “Il Martello”, periodico di informazione interna degli operai del cantiere (Patti 2004, p. 12). Sullo stesso periodico, nel 1951 il pittore prese parte al dibattito sulle due principali tendenze artistiche che dividevano i critici e gli artisti italiani: il realismo e l’astrattismo (Carpita1 2004, pp. 38, 70). Dagli anni Sessanta ha cominciato a dipingere su carta di giornale incollata alla tela e raschiata, accentuando su tale supporto la sua carica emotiva e trasfiguratrice grazie a colpi di spatola sempre più franti, vibranti e materici, talvolta uniti a pennellate addirittura gestuali. Giovanni March definì Cavallini “‘pittore d’assalto’ per l’impeto con cui afferra il motivo” (1962 in Cavallini 1998, p. 4 e in Donzelli 1987, pp. 116- 117). Numerose personali di Cavallini, oltre che in Italia, si sono svolte in tutta Europa.

Di lui hanno scritto con sincero apprezzamento molti critici legati dapprima al realismo socialista e successivamente alla pittura figurativa in genere: Guttuso, Treccani, Carrà, De Grada, Trombadori, Loffredo. Lo stesso Raffaele De Grada apparteneva alla giuria della prima edizione del Premio Modigliani che assegnò a Cavallini il riconoscimento per la sua opera “Raffineria”. Come ha giustamente notato Mattia Patti (Patti 2004, p. 12), se a Livorno i temi centrali del dibattito sul realismo innescato dal PCI furono prontamente accolti, ciò nonostante la ricezione strettamente pittorica fu molto limitata nella città labronica. Eccezion fatta per alcune opere raffiguranti scene di lavoro e paesaggi industriali di Giulio da Vicchio e Alfredo Mainardi, Cavallini fu il testimone più significativo della pittura realista socialista a Livorno.

Le sue successive partecipazioni senza successo alle edizioni del Premio Modigliani (vedi Patti 2004, p. 220) furono probabilmente all’origine della dichiarazione polemica rilasciata nel 1968 a “Paese Sera” (“Paese Sera”, 12 marzo 1968), dove il pittore esprimeva la necessità di “rifare il ‘Premio Modigliani’, ogni anno, con più serietà e convinzione. Aperto a tutte le valide forze livornesi. Che sia il ‘nostro’ premio, soprattutto il nostro stimolo per misurarsi e migliorarsi”. V.C.

 

da: www.comune.livorno.it

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