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Sernaglia, Rino

Pittore italiano, XX - XXI sec.

Biografia:

 

Rino Sernaglia nasce nel 1936 a Montebelluna. Studia pittura e mosaico all’Istituto d’arte di Venezia e nel 1959 si trasferisce a Milano dove collabora come disegnatore per una nutrita serie di pubblicazioni culturali e per la televisione italiana. Dal 1965 inizia una serie di viaggi di studio all’estero che lo aiuteranno a confrontarsi con le ultime tendenze artistiche e a superare definitivamente un’arte di ispirazione naturalistica ed evocativa a favore dell’astrattismo geometrico. Sernaglia si fa così pionere di queste ricerche, ideando geniali cicli creativi che dalla fine degli anni ’60, con i “cicli di purificazione”, passando poi attraverso i “positivo-negativo” degli anni ’70, si protraggono fino ad oggi. La sua ricerca lo porta a definire percorsi tridimensionali di luce bianca, meccanica, organizzati all’interno da uno spazio passivo, delimitato ai suoi margini da un cornicione virtuale, ma concedendosi anche ad esercizi più vivamente cromatici e cinetici. La sua estetica è rigorosamente razionale e si articola sulla forma del quadrato poligonale e del movimento cinetico, suggerendo l’invenzione di forme dinamiche, ritmate, moltiplicate. Nel 1990 aderisce al movimento internazionale “arte madì” e all’associazione culturale Arte Struktura, partecipando a numerose mostre e iniziative su questi temi. Vanta ad oggi il conseguimento di numerosi premi e riconoscimenti, e le sue opere sono esposte in numerosi spazi pubblici nazionali ed internazionali. Tra le mostre più importanti cui ha partecipato, ricordiamo: 1964- Firenze, “Arte italiana Contemporanea” 1966- Milano, Galleria del Corso Venezia, Sernaglia 1969- Cantù, Galleria Pianella, Rino Sernaglia 1970- Milano, Galleria Il Giorno, Rino Sernaglia 1972- Como, Galleria Il Salotto 1973- Padova, Galleria A10, Pongo, senesi,Ssernaglia 1974- Milano, Arte Struktura, Rino Sernaglia e la luce 1975- Milan, Galleria Gastadelli 1977- Milano, Galleria Schubert, Geometrie: Bonalumi, Carmi, Pardi e Sernaglia 1979- Milano, Arte Struktura, Nomi e cose: Campus, Colombo, Pardi, Sernaglia 1981- Milano, Galleria Gastadelli 1984- Milano, Arte Struktura, il quadrato 30x30 1989- Milano, Arte Struktura, Un’altra luce, Rino Sernaglia 1991- Cologno Monzese, Villa Casati, Arte Madì internazionale 1994- Bucarest, Museo delle Collezioni - Perugia, Sala Grande, 99 idee per l’arte, l’arte costruisce l’Europa 1994- Avellino, Centro culturale l’approdo, Miscellanea 1996- Saragozza, Centro dee Expociones, Madì internacional; 50 ans despues 1998- Revere, Joung Museum, Costruttivismo, concretiamo + nuova visualità internazionale 1998- Napoli, Villa Campolieto, Movimento arte Madì 1999- Gallarate, Civica Galleria d’Arte Moderna, Da Madì a Madì 2000- Montebelluna, Museo Civico - Milano, Arte Struktura - Carnate, Villa Fornari Banfi Rino Sernaglia dal 1970 al 2000 2003- Milan, Fiera Internazionale Intel - Pieve di cento, Museo Bargellini, Per un progetto fatto ad Arte 2003- Novara, Salone Arengo del broletto, solo 2004- Milan, Palzzo della Ragione, Tremend-Art 2004- Albissola, Galleria Osemont, Arte Madì Italia 2006- Trento, Palazzo della Ragione Tondo d’autore 2006- Sesto Calende, Spazio Cesare da Sesto, La collezione Cesare da sesto 1945-2005 2011- Desenzano del Garda, Galleria Arte e Design 2011- Ville de Cholet, Musee d’Art, Madì’ 2013- Milano, Università Bocconi, 1966-1976, Milano e gli anni della grande speranza 2014- Vittorio Veneto, Palazzo Todesco, Collezionare arte optical e programmata a nord-est.

 

da: www.studioartegr.com

 

RINO SERNAGLIA PITTORE CONCETTUALE DELLA LUCE

 

Fra il tanto parlare che si fa di pittori, può finire che resti sotto silenzio una figura autentica, una storia precisa e coerente come quella di Rino Sernaglia. Forse uno dei pochi, nel boom della comunicazione di massa, che ancora non ha una  monografia. Eppure la storia di Brera degli anni 50-80 non si potrebbe scrivere senza lui, senza il suo lavoro, condotto con senso continuo e logica acuta, da meritare d’essere studiata secondo uno strumentario esegetico anticonformista.
Rino Sernaglia è artista noto ai lodigiani: per la sua partecipazione alle Oldrado da Ponte del 1971 e 1972, per le due personali organizzategli da Giovanni Bellinzoni al Gelso (1973, 1989) e per l’evidenza strappata in alcune collettive in via Marsala degli anni Ottanta. E’ pittore presente nel collezionismo privato locale  ma anche  del Sudmilano, grazie alle esposizioni a Cascina Roma a San Donato e al Castello di Melegnano e i riscontri ottenuti un po’ su tutta l’informazione del territorio ( Il Cittadino, il Broletto, il Giornale del Lunedì, Il Bollettino della Pubblicità, Forme ’70, Dialogo Lodigiano, L’Eco Sudmilanese).
Nato a Montebelluna nel 1936, vive a Milano da giovanissimo, prima degli anni ’50 ed è considerato un “personaggio storico” di Brera. Con esclusione della fase iniziale, il colore-luce è sempre stato elemento centrale della sua attività artistica. Non nel senso inteso di un rapporto emblematico con lo spazio reale, bensì come modello concettuale. Differente dalle esperienze condotte in chiave astrattista  da altri pittori come Mauro Reggiani, per intenderci.La luce è sempre stata il suo idolo, ma anche la tecnica. La tecnica come pulizia, la tecnica come calcolo, la tecnica come integrale artificialità. E la luce. Una luce che accompagna la tecnica, la precede o la segue indifferentemente, e che s’introverte per diventare un pensiero insistente. Il centro del suo sillogismo, un pensiero non di panico ma sottile e puntuale.
Anni fa Sernaglia l’otteneva con sapientissime gradazioni di grigi fino alla lama bianca con cui chiudeva i corpi geometrici. La luminosità raggiungeva l’incandescenza bianca. Era uniforme e fredda da provocare effetti illusionistici su quei fondi piani, quasi a creare una sorta di inquietante contrapposizione tra geometria e vuoto. Negli anni 80-90 la sua ricerca si era orientata più verso esperienze cromatico-cinetiche. Poi l’artista aveva aderito al movimento di “arte madi”, un gruppo che in via Broletto a Milano promuoveva una estetica assolutamente razionale, di pura visualità, compatta e autonoma tra forma e colore. In Sernaglia, comunque, la luce è rimasta al centro del suo impegno. Non la luce mistica, ma scientifica, tecnologica. La luce intesa come “agente attivo, pulsante, energetico”, che sviluppa sollecitazioni percettive e costringe a riflettere.
Ogni suo quadro è modulare a un altro, ogni geometria ne presume un’altra, ogni particolare è figlio di un altro. In questo produrre e procedere c’è una sorta di germinazione continua lungo i sentieri di una geometria che non potrebbe essere che “illuminante”. Ma per Sernaglia la visibilità è anche opposizione e confronto. Ha funzione dialettica. Rivaleggia con l’invisibilità. Sfiora il mondo psichico, senza escludere che l’organica energia coinvolga il mondo interiore.

 

da: https://formesettanta.wordpress.com

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